Dubbi sulla strada da prendere

Sono un giovane di 25 anni al quale l'11 giugno è stato diagnosticato un tumore del testicolo sinistro, poi asportato chirurgicamente il 21 giugno. Premesso che il testicolo in questione alla mia nascita era ritenuto e all'età di 8 anni mi è stato disceso. Il medico disse alla fine dell'operazione che aveva deciso di lasciarlo nonostante lo avesse visto amorfo, con la speranza che con la pubertà sarebbe disceso. Ma torniamo al presente. I markers tumorali al momento dell'operazione segnalavano i seguenti valori: hcg 14,1-alfafetoproteina 0,8-cea 0,6-ldh 1400 Dopo l'operazione il successivo controllo evidenziava come i sopradetti valori rientravano nella norma. Per quanto riguarda l'esame istologico così veniva scritto:"tumore a cellule germinali del testicolo,componente prevalente: seminoma circa 90%, tumore del sacco vitellino circa 10%, indagini immunoistochimiche coerenti, albuginea indenne, presenti focali microemboli neoplastici nei vasi del funicolo; aggiungevano inoltre che il testicolo di cm 12x8x6 era interamente sostituito da neolasiabiancastra plurinodulare con aree di necrosi, il funicolo infine era di cm7" Venivano successivamente fatte una tac ed una pet che non evidenziavano nessun ingrossamento dei linfonodi. Tuttavia è anche opportuno sottolineare che da circa un mese sono in lotta con un'infezione della ferita operatoria che dovrebbe essere alla base dell'unica ANOMALIA in me rivelata: l'ingrossamento dei linofonodi inguinali che tuttavia sono secondo l'ecografie fatte al di sotto dei 2 cm. Mi recavo successivamente dai professori Pizzoccaro a Milano e Bassi a Roma, che consigliavano in via preventiva una linfoadenectomia retroperitoneale in via preventiva. Cari dottori ecco emergere i miei dubbi. Infatti io ho letto che solo in presenza di linfonodi addominali ingrossati, già visibili con la sola tac, è consigliabile il ricorso alla via chirurgica. Come mai i due illustri luminari pur non essendo ingrossati i linfonodi addominali, la consigliano? Altro dubbio grandissimo. C'è infatti un dato che accomuna Pizzoccaro, Bassi, nonchè il medico che mi ha operato e riguarda l'esame istologico: tutti e tre ritengono infatti abbastanza anomalo l'esito scritto. Il medico che mi ha operato mi ha detto che non si spiega cosa c'entri il tumore del sacco vitellino, il professo Pizzoccaro ha parlato di un esame istologico non approfondito e limitato, il professor Bassi ha invece evidenziato come le percentuali indicate nel referto istologico non siano possibili, affermando che il seminoma e il tumore del sacco vitellino avrebbero dovuto presentare percentuali invertite. Ha consultato l'anatomo patologo in mia presenza il quale ha detto che il mio sarebbe un caso rarissimo..... E' possibile tutto questo? Come la vedete cari dottori una rilettura dei vetrini? E' possibile che mi abbiano sbagliato l'esame istologico? Tre medici seppur con argomentazioni diverse parlano di una reale possibilità. Premetto infine che al momento non ho consultato un oncologo medico, solo oggi infatti ho presso un appuntamento con il professor De Braud dell'istituto europeo di oncologia di milano. Pensate che sia possibile fare una radioterapia? Non vi nascondo che l'idea di farmi operare nuovamente non mi rallegra molto, anche se sono consapevole che dovrò finire con l'accettarla.Aspetto con ansia una vostra risposta.

Cordiali saluti
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Dr. Luca Pizzol Urologo 19
Gentile Signore,
risponderei per punti secondo l'elenco delle sue domande:
1- la stadiazione clinica con imaging (TC PET) ha statisticamente una percentuale di falsi negativi del 35%;
per tal motivo, nel mondo si sono divise due scuole uro-oncologiche : a)quella inglese che tendenzialmente opta per un regime di controlli ravvicinati (ogni 3 mesi per 2anni) con TCaddome...considerando giustamente meno invasivo tale approccio rispetto alla stadiazione chirurgica (linfoadenectomia retroperitoneale) e quindi avviando il paziente al trattamento (chemioterapia) solo alla comparsa radiologicamente evidente di linfoadenopatia con eventuale successiva asportazione delle masse residue a tale trattamento...ma in tal modo il paziente subisce un "distress" psicolocico-gestionale per cui numerosi sono le persone che o sfuggono alla programmazione dei controlli seriati oppure chiedono essi stessi di essere sottoposti alla stadiazione chirurgica per uscire dal suddetto "tunnel" di ansia e incertezza costanti che viene vissuto come una vera e propria spada di Damocle
b)quella statunitense, cui fa riferimento gran parte della scuola italiana, che alla luce del rischio di mancare (35%) una diagnosi precoce di malattia già presente microscopicamente nel retroperitoneo consiglia direttamente la stadiazione chirurgica.
2- una revisione dei vetrini è certamente una buona opzione, spt in un caso raro e in cui la risposta istologica guida decisamente il futuro iter diagnostico-terapeutico.
3- la radioterapia si intende come profilattica (preventiva di eventuali recidive)sui campi linfonodali retroperitoneali solo nel caso si tratti di seminoma puro;
altrimenti, in presenza associata di neoplasia non-germinale (come lo "yolk sak tumor", t. sacco vitellino) non è utilizzata come profilassi delle recidive bensì riservata come terza linea terapeutica (adiuvante dopo chirurgia delle masse retroperitoneali residue a chemioterapia sistemica nella malattia al IIstadio clinico) quindi assolutamente non nel Suo caso, in cui dopo l'orchifunicolectomia non c'è nè evidenza radiologica (PETTC) nè sierologica di malattia retroperitoneale.
Cordiali saluti.

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dopo
Attivo dal 2006 al 2011
Ex utente
A questo punto mi consigliate il ricorso alla soluzione chirurgica? Potreste segnalarmi il nome di qualche grosso esperto che pratica la linfoadenectomia retroperitoneale come operazione di routine? Vorrei infatti operarmi entro agosto. I professori Bassi e Pizzoccaro infatti mi hanno prospettato chiamate solo fra la fine di agosto e i primi di settembre. Ritenete inoltre che l'operazione possa definitivamente chiudere la vicenda? Vi ringrazio in anticipo per la cortesi che mi userete nel rispondermi.

Cordiali saluti
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Prof. Giovanni Martino Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Andrologo, Urologo, Chirurgo plastico, Chirurgo vascolare 4.3k 23
Gentile Utente,
sono assolutamente d'accordo con il Collega Pizzol.
A mio mdo di vedere lei deve essere sottoposto a linfoadenectomia retoperitoneale stadiante.
I tempi per il trattamento chirurgico proposti dai due Clinici che Lei ha consultato sono del tutto accettabili.
Ed entrambi sono già degli esperti...
Auguri affettuosi e cordialissimi saluti.
Prof. Giovanni MARTINO

Prof. Giovanni MARTINO
giovanni.martino@uniroma1.it

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Dr. Luca Pizzol Urologo 19
Ricordati di fare il LOGIN proma di rispondere!
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dopo
Attivo dal 2006 al 2011
Ex utente
Cari dottori, torno nuovamente a chiedere il vostro aiuto.
Negli ultimi giorni ho avuto modo d'incontrare alcuni oncologi che hanno confermato le vostre indicazioni circa l'approccio chirurgico. Tuttavia qualche dubbio permane ed in un certo senso assilla anche mio padre, nonostante anche lui sia un medico. Ci chiediamo infatti se l'operazione debba effettuarla un chirurgo classico, oppure l'urologo chirurgo. E' bene contattare qualche primario di chirurgia, o affidarsi senza indugi agli specialisti contattati? Relativamente alle controindicazioni dell'operazione, mi riferisco fra le altre cose alle possibili difficoltà nell'eiaculazione( ritardata o bloccata) richiedono particolari accorgimenti? L'intervento poi quanto dovrebbe durare? I tempi di degenza e del successivo recupero sono molto lunghi? Aspetto con ansia le vostre risposte e vi ringrazio per l'attenzione dedicatami.

Cordiali saluti
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Prof. Giovanni Martino Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Andrologo, Urologo, Chirurgo plastico, Chirurgo vascolare 4.3k 23
Gentile Utente,
la linfoadenectomia retroperitoneale è un intervento chirurgico alla portata sia del Chirurgo generale e sia dell'Urologo.
La tecnica chirurgica adottabile può essere quella tradizionale, cosiddetta "open" (per via laparotomica), oppure videoassistita (per via laparoscopica).
Ecco direi che se Lei scegliesse questa seconda possibilità, allora si dovrebbe porre molta attenzione alla esperienza dell'Operatore cui demandare l'intervento.
Per la via tradizionale, invece, si può parlare, sia chiaro a certi livelli, di intervento delicato ma routinario.
Affettuosi auguri per tutto e cordialissimi saluti.
Prof. giovanni MARTINO
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dopo
Attivo dal 2006 al 2011
Ex utente
Gentili medici, torno nuovamente ad approfittare della vostra gentile e cordiale disponibilità per informarvi degli importanti ed in un certo senso stravolgenti sviluppi del mio caso. Come ben sapete in presenza di quel referto istologico che ho avuto modo di sottoporvi, la mia strada era in un certo senso segnata: avrei dovuto procedere alla rimozione dei linfonodi addominali.
Tuttavia avendo ancora un margine temporale a disposizione( l'intervento era calendarizzato per il 7 di settembre) e mosso dai dubbi relativi alla veridicità del referto istologico, approfittando anche dei consigli del dottor Pizzol, ho voluto mandare i vetrini all'Istituto Tumori di Milano che proprio oggi mi inviava il seguente esito" Nelle sezioni in esame seminoma tipico( 100%) necrosi presente( 50%-invasione vascolare assente) Atrofia ed ipospermatogenesi nel parenchima testicolare circostante. Rete testis indenne.
Di dubbia interpretazione è la presenza di permeazione vascolare di cellule neoplastiche nei vasi del funicolo spermatico essendo presenti altrove nel funicolo cellule neoplastiche da contaminazione artefattuale". Come ben capirete la mia situazione cambia a 360° gradi. Tuttavia alcune domande sono lecite. L'anatomo patologa che ha letto i vetrini a Catanzaro deve essere o una vera e propria ignorante oppure una folle quando mi ripete per ben due volte di aver visto un 10% di tumore del sacco vitellino. Trattasi di errore non giustificabile , perchè una cosa è dire 0,1% di tumore del sacco vitellino, altra è DIRE 10%. Sarebbe da vera e propria denuncia se non fosse che nello stesso ospedale lavora mio padre come cardiologo. Solo perchè non abbia strascichi mio padre non denuncio questo medico, che con la sua ignoranza rischiava di farmi fare un intervento delicato come quello di rimozione dei linfonodi addominali. Mi ha colpito poi il riferimento fatto dal medico di milano ad una presunta "contaminazione artefattuale". Scusate la mia ignoranza(sono laureato in economia e non in medicina) ma cosa vuol dire? Che qualcuno ha fatto una manomissione del materiale? Alla luce poi dei risultati evidenziati dall'istituto tumori di milano cosa devo fare? Il medico mi ha fatto il nome di un professionista che lavora sempre all'istituto tumori, tale Nicolai. A suo modo di vedere il problema deve essere seguito da un urologo e potrebbe essere sufficiente anche una radioterapia. Voi come la vedete quest'incredibile vicenda che mi ha riguardato? Aspetto con ansia il vostro parere

Cordiali saluti
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Dr. Luca Pizzol Urologo 19
Gentile Signore,
anzitutto si sentono buone notizie! E questo è già un buon punto di partenza!
gli "artefatti da contaminazione" possono essere tipici del processo di preparazione del vetrino stesso all'origine...prima di pensare ad artefatti "dolosi"...che credo sia anche impossibile effettuare...mi spiego, neanche io sono anatomo-patologo e manco tecnico di anatomia patologica (la figura professionale addetta alla preparazione del vetrino), ma si dovrebbe ipotizzare una tecnica con cui prendere delle cellule del tessuto testicolare e portarle dentro la sezione dei vasi del funicolo....mah...ripeto, non ho conoscenze di tecnica anatomo-patologica,...ma credo che comunque non si materialmente possibile.
Venendo a cose più stingenti per l'immediato futuro...ora che ha acquisito sua personale fiducia nelle capacità professionali del Centro cui si è rivolto (passo fondamentale e imprescindibile nel rapporto medicopaziente...a prescindere dai "titoli" pubblici del centro), prosegua l'iter con un Oncologo Medico di Quella Struttura...che potrà più agevolmente discutere con il Patologo i dettagli dell'esito della revisione (cioè che peso dare alla discutibile presenza di cellule neoplastiche nei vasi) che potrebbero consigliare la radioterapia profilattica sui campi addominali oppure un ciclo di chemioterapia adiuvante (se dovesse esser dato più peso di credibilità alla presenza di invasione vascolare).
L'Urologo ha sostanzialmente esaurito il suo compito per ora (salvo monitorare con l'esame obiettivo e l'eco il testicolo superstite a cadenza circa-annuale)...e, con altissima probabilità(soprattutto anche alla luce dell'esito della revisione, per sempre!
Cordiali saluti.
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Prof. Giovanni Martino Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Andrologo, Urologo, Chirurgo plastico, Chirurgo vascolare 4.3k 23
Gentile Utente,
probabilmente leggerà questa riposta con un pò di ritardo a causa delle ormai trascorse ferie estive. Spero che in ogni caso possa esserLe di una qualche utilità, ma spero ancora di più che il problema sia stato chiarito e risolto.
Davvero brutta la Sua storia Clinica.
L'errore diagnostico occorso nella prima lettura die vetrini, a mio parere, merita di essere sanzionato e questo indipendentemente dal fatto che Suo padre lavori nella stessa Struttura Ospedaliera. Anzi.
Non dimentichiamo che Lei si è potuto permettere revisioni di vetrini, consulti, scelta delle opzioni terapeutiche, scelta del Chirurgo più bravo...Roma, Napoli, Milano...ma un povero disgraziato che non conosce nessuno, che non è nessuno e che non può permettersi niente...che deve fare...sottoporsi ad una linfectomia retroepritoneale inutile????? Magari col rischio di gravi complicanze e con la possibilità di lasciarci le penne.
No, non sono d'accordo per niente.
Ma sono decisione che deve prendere Lei con la Sua coscienza.
Tornando allo specifico. Siamo rientrati nel caso di un seminoma puro con assenza di linfonodopatia alla stadiazione strumentale. Consigliabile, a mio modo di vedere, sempre la radioterapia post-operatoria. Direi che ragionevolmente la guarigione è praticamente certa quasi nel 98-100% dei casi.
Ci tenga informati.
Affettuosi auguri e cordialissimi saluti.
Prof. Giovanni MARTINO
[#10]
dopo
Attivo dal 2006 al 2011
Ex utente
Ringraziandovi nuovamente per la disponibilità dimostrata, volevo informarvi sul fatto che forse la mia paradossale vicenda sembra essere indirizzata verso un epilogo meno complesso di quanto si poteva pensare all'inizio. Mercoledì scorso infatti, mi sono recato all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, dove ho sostenuto una visita con il professor Martinelli. Alla luce del quadro generale arricchito anche con i risultati dei marcatori tumurali e di altri esami del sangue, il medico mi ha suggerito di limitarmi all'osservazione, poichè rappresenterei un soggetto a basso rischio. La positiva conclusione a cui è giunto il professor Martinelli, veniva in un certo senso valorizzata anche dal fatto che a distanza di novanta giorni dell'intervento ,l'assenza di elementi clinici particolari, spinge a credere che l'intervento chirurgico abbia risolto il problema definitivamente. Sul fatto poi che i soggetti che in un primo momento mi avevano descritto la mia situazione più drammatica e spigolosa di quanto in realtà non fosse, concordo anch'io che debbano essere in un certo senso sanzionati.
Non la possono passare liscia, dopo avermi fatto vivere mesi di panico. Ma mi chiedo però come possa agire pur avendo i mezzi per avvalermi di un'adeguata tutela legale, senza che ci vada di mezzo mio padre anche lui medico operante nella stessa azienda, o comunque evitando che la direzione dello stesso ospedale lo renda oggetto di ritorsioni o cose simili.

Cordiali saluti
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Prof. Giovanni Martino Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Andrologo, Urologo, Chirurgo plastico, Chirurgo vascolare 4.3k 23
Gentile Utente,
immaginavo che il follow-up che le sarebbe stato proposto a Milano sarebbe stato quello del "wait and watch". Personalmante non lo condivido... probabilmente lo condividerò in futuro, dopo un congruo lasso di tempo chen permetta di ottenere la standardizzazione dei risultati a distanza. Ma sia chiaro è un mio personale parere.
Per l'altro inquietante aspetto della vicenda, beh...è possibile possa accadere quello che a Lei e Suo padre spaventa...sono decisioni difficili che vanno demandate alla coscienza dei singoli.
Davvero tanti affettuosi auguri ed ancora un cordialissimo saluto.
Prof. Giovanni MARTINO

[#12]
dopo
Attivo dal 2006 al 2011
Ex utente
Gentili Dottori,
a quasi un mese di distanza torno ad usufruire della vostra competenza professionale, per sottoporvi un dato riguardante la mia situazione clinica, che potrebbe configurarsi come "anomalo" Ho notato infatti, sottoponendomi sia a settembre che ad ottobre ad esame del sangue che il livello di globuli bianchi è sceso fino a 4,3 in ottobre dopo essere stato a 4,6 nel mese di settembre. E' opportuno segnalare inoltre che il livello degli stessi prima dell'operazione per asportazione del seminoma alla quale mi sono sottoposto a giugno, era pari a 6,2. Come mai questa riduzione? Potrebbe configurarsi una leucopenia? Aspetto il vostro parere
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Prof. Giovanni Martino Chirurgo generale, Chirurgo apparato digerente, Andrologo, Urologo, Chirurgo plastico, Chirurgo vascolare 4.3k 23
Gentile Utente,
capisco il Suo stato di ansia ed apprensione, giustificabilisismo in virtù della Sua storia clinica.
Credo che Lei non debba uscire dal percorso di follow-up clinico e strumentale che sicuramente Le è stato programmato e confezionato su misura. Non ceda alla tentazione di trovare risposte a quesiti che non hanno motivo di essere.
Davvero affettuosi auguri di definitiva guarigione.
Cordialissimi saluti.
Prof. Giovanni MARTINO
Gravidanza

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