Schizoidia

Buongiorno dottore,
sono un uomo di trentasette anni con depressione maggiore invalidante e una grave forma di schizoidia. Verso in uno stato di grave abbandono per negligenza dei miei genitori e assoluta incapacità di affrontare il mondo intorno a me. Le chiedo se sono previste in Italia delle forme di aiuto per raggiungere almeno una parziale autonomia, e per uscire dalla mia stanza ogni tanto, con l’aiuto di qualcuno. Grazie.
Io sono di Napoli, vicino Pompei, ma non ho trovato nessuno, nel settore pubblico, con un’adeguata conoscenza della schizoidia. Non riesco a usare il telefono, ma comunico abbastanza bene in forma scritta. Non potendo arrivare a comprendere bene il mondo e la realtà, vorrei semplicemente conoscere una persona che mi facesse da punto fermo, ogni tanto quando mi sento troppo smarrito. L’Asl non mi aiuta a parte prescrivermi sonniferi e tranquillanti, e non so a chi rivolgermi anche perché i miei genitori mi fanno solo la spesa e mi pagano vitto e alloggio a casa loro, e non mi permettono di pretendere di più da loro. Uso ora internet per chiedere aiuto… grazie per l’attenzione, e se vorrà scrivermi qualche consiglio.
Raffaele
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Gentile utente,

Non ha trovato nessuno che conosca la schizoidia, che in effetti non corrisponde ad una diagnosi psichiatrica attuale, se non in rapporto al disturbo schizoide o o alla schizofrenia, ma allora chi gliela ha diagnosticata ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
MI scusi il disturbo in effetti è quello schizoide. Mi è stato diagnosticato dopo il test che ho fatto a Policlinico Nuovo qui a Napoli, cioè quando mia madre ha deciso di farmelo fare. Una volta ottenuti i risultati del test, la dottoressa mi ha salutato dicendo che non era suo compito aiutarmi o consigliarmi, e che dovevo cercare un medico specializzato che mi aiutasse. Ad oggi, a molti anni di distanza, di cinque psichiatri o psicoterapeuti (settore pubblico, perché non posso permettermi quello privato), non ho trovato nessuno che avesse mai affrontato casi di disturbo schizoide. la risposta generale è stata sempre: dovresti cercare qualcuno "esperto" in materia, o "io non faccio al caso tuo, mi dispiace". Io mi chiedo, dottore, ma è colpa mia o sono i medici che non sono abbastanza preparati? Grazie.
Riesco ad affrontare la vita solo vivendo al buio e in completa solitudine, però vorrei almeno una figura di cui potessi fidarmi fuori di qui. Una sola, non chiedo altro visto che non ho una famiglia che mi accetta alle spalle.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Un disturbo diagnosticato con un test ? Uhm.. I test servono per orientare una diagnosi, non per farla così seccamente.
In effetti si tratta di un disturbo generalmente non gestito, ma per un motivo semplice: che in realtà chi lo ha non lo lamenta, non cerca intervento, quindi "disturbo" inteso in termini di sintomi, ma non di disagio percepito.
Infatti la prima cosa strana è il fatto che una persona con questo problema sia qui a riferire un disagio attribuendolo alla propria diagnosi, così come fa Lei, ovvero uno schizoide non tende a far questo.
Io farei in un altro modo, e cioè prima di tutto farei fare la diagnosi nella maniera normale, visitandola e interagendo con lei in ambulatorio, poi vediamo se la diagnosi è confermata o meno.
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dopo
Utente
Utente
Non credo di essermi spiegato, anche perché non credevo di dover convincerla della diagnosi, prima di chiederle un aiuto a orientarmi su un modo per proteggere (non per superare) il mio isolamento. Prima di tutto, perché crede che uno schizoide non possa riferire del proprio disagio? Io faccio parte di un gruppo di persone, sempre in rete che è la mia unica forma di sporadica interazione col mondo esterno, in cui spesso scriviamo i nostri disagi e le nostre paure, proprio in quanto “diagnosticati” con questo tipo di disturbo. Mi perdoni, ma non credo che uno schizoide non cerchi aiuto, semplicemente lo fa a modo suo, ed è proprio questo modo che viene ignorato, sottovalutato o preso alla leggera da psichiatri e psicoterapeuti.
In secondo luogo, il test è arrivato dopo un ricovero di venti giorni in un reparto di psichiatria, in cui il primario l’ha richiesto per completare una diagnosi che non riteneva abbastanza completa. La diagnosi principale era depressione maggiore, ma il disturbo è stato diagnosticato dopo altri mesi di psicoterapia e sedute per il test, proprio perché la prima è stata ritenuta soltanto parziale e poco attinente al mio quadro clinico. Il tutto è durato un paio d’anni, anche a costo di gravi sofferenze da parte mia.
Ambulatori? Li frequento da vent’anni, e così Asl, psicoterapeuti, psicologi e affini. Siccome non esco volentieri di casa, alla lunga non riesco più a continuare perché non riesco ad affrontare l’esterno, la sala d’aspetto, la vista di una persona in carne ed ossa. Il ricovero in due differenti reparti di psichiatria ha costituito un trauma da cui non ho cominciato a riprendermi che ad anni di distanza.
A me non importa di sapere che l’etichettatura è schizoide o meno (benché sia stato confermato, e vorrei non ritornarci, se lo consente), se soffro o meno di una depressione invalidante, o se un giorno dovessi o meno essermi diagnosticata anche l’Asperger. Non desidero guarire da una malattia, né ricevere approvazione o conforto: ho scritto per conoscere una via per superare lo stato d’abbandono in cui sono lasciato da anni, senza poter trovare un punto di riferimento nell’ambiente esterno.
Lo scopo è poter continuare a vivere in un ambiente isolato e protetto, senza contatti con la realtà fisica che mi ucciderebbe (più che altro facendomi soffrire, perché una morte indolore non mi spaventerebbe): per fare questo, avrei bisogno di qualcuno che mi proteggesse o almeno fosse un punto fermo. Tutto qui.
Sono un po’ frustrato quando (sempre da anni) gli unici consigli che mi sento dire sono: si rivolga ad ambulatori, a psicoterapeuti, all’Asl, a psichiatri, ecc., quando questi stessi non fanno altro che rimandarmi ad altri ed altri ancora. La domanda torna ad essere quella di partenza: crede ci siano strutture o aiuti per farmi uscire di casa ad esempio per una visita medica, o per farmi sentire più protetto, visto che un giorno potrei essere inghiottito dal mondo esterno dopo la morte dei miei genitori?
Scusi per la lunghezza dell’email: era solo per darle un quadro un po’ più chiaro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Il problema è questo. Da come mi dice che è stata posta quella diagnosi, di disturbo schizoide di personalità, propendo per una diagnosi fatta in maniera normale, perché con i test non si pone diagnosi.

Quando dice " Prima di tutto, perché crede che uno schizoide non possa riferire del proprio disagio? " ... per motivi che sono intrinseci alla diagnosi.
Non tutti chiedono aiuto, prima di tutto, ma non tutti vivono come disturbanti i propri sintomi, non essendone sempre consapevoli. A modo suo uno chiede aiuto per un disagio, ma spesso non per quello che è centrale in termini di causa. Magari uno ha un delirio e chiede aiuto perché dorme male, per fare un esempio.

L'etichetta è importante, perché serve a decidere le cure, e quindi definire quell'etichetta per vie normali serve a orientarsi poi nel tipo di cure che sono previste (o non sono previste).

Inutile quindi focalizzare su un risultato senza che sia certo il punto di partenza.
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Utente
Utente
Grazie per la sua risposta. Le ripeto che il test è stato parte del ricovero. Come vorrebbe che uno psichiatra riuscisse a diagnosticarmi qualcosa, se io per primo non riesco a parlare con difficoltà con esseri viventi, se non attraverso uno schermo o mezzo cartaceo? Dopo vent’anni un medico è riuscito andare oltre il semplice ricovero o le classiche, inutili sedute ambulatoriali, spingendomi ad approfondire la diagnosi, e lei vorrebbe che cancellassi tutto per ripetere questi vent’anni di torture mediche? Le persone che mi hanno fatto più male da quando sono nato sono stati per primi i miei genitori, e poi psichiatri e psicoterapeuti senza professionalità né interesse alcuno ad aiutarmi. Forse non mi crederà o penserà a un semplice sfogo, dottore, ma le assicuro che lei ha molti più colleghi vergognosamente incompetenti (e anche pericolosi per lo stato mentale di persone deboli come il sottoscritto), di quanto creda.
Rinchiuso in una stanza per quasi trent’anni, ho imparato a scrivere discretamente. E allora? La mia vita non è mica cambiata, per questo. Non sto mica meglio o riesco a sopravvivere da solo, nell’indifferenza globale, in questo mondo che mi fa ribrezzo. Tempo fa chiesi informazioni a uno psichiatra (privatamente e molto tranquillamente) per una soluzione definitiva alla mia depressione che prevedesse l’eutanasia, con contatti con una struttura in Svizzera. Il signore (non oso definirlo medico), carico d’anni e prossimo alla pensione, ha convinto i miei a forzarmi al ricovero in psichiatria. È seguito un mese di torture mentali, sedativi, violenze psichiche e (soprattutto) fisiche, che mi hanno distrutto. La diagnosi di allora? MI dispiace, il paziente è difficilmente analizzabile. Si richiedono TEST di supporto.
A chi vuole che mi rivolga, dottore, per una diagnosi che riesca a convincerla? Là fuori (qui al Sud, non so dove vive lei) non c’è assolutamente nessuno non dico con la sufficiente preparazione (rarissima, ma non pretendo tanto) ma almeno con la pazienza di ricominciare un percorso con me.
Le avevo scritto per individuare dei percorsi di aiuto “pratico” per trovare qualcuno che mi tendesse la mano quando non ci sarà più nessuno per me. Su questo sito come su altri, mi rispondete semplicemente restituendomi la patata bollente e rinviandomi a nuovi accertamenti, nuove diagnosi, nuovi medici. Sono proprio stanco. Per giunta, è vietato pure chiedere una morte dignitosa. Una delle tante sue colleghe una volta mi disse: allo stato attuale delle cose, credo proprio che la vita debba togliersela lei da solo. Se aspetta una legge ad hoc in Italia per l’eutanasia, dovrà aspettare almeno altri cinquant’anni.
Lo credo anch’io.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Sta facendo problemi sul nulla. Se non si ragione sugli elementi comprensibili, si parla a casaccio e quindi non ci sono patate bollenti perché non ci sono patate.
Ovvio che se fa discorsi di quel tipo a un collega la ricovera come proposta.

Ripeto, se non gradisce come le si risponde o lo trova inutile, nessuno le impone di farsi far diagnosi che soddisfino ME, ma continuo a farle notare ciò che dall'inizio non quadra in questo percorso diagnostico. E qui chiuderei il consulto in sé.
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Utente
Utente
Io credo semplicemente che sia lei che non voglia né consigliarmi, né indagare ulteriormente, perché le costerebbe troppa fatica o tempo. In più, non credo che sia abbastanza preparato sulla schizoidia. Mi rendo conto che trovare professionisti online sia ancora più difficile che nella vita privata... Scusi il disturbo, arrivederla e buon lavoro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Bene, sì, Lei è troppo superiore per me, cerchi gente alla sua altezza.
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