Ansia debilitante lavoro sintomi depressione

Buona sera,
eccomi dopo circa un mese, un nuovo bisogno di aiuto.

5 anni di tira e molla, con fenomeni ansiosi/depressivi sono veramente tanti. Sono molto resistente e non mollo. Ho tenuto il lavoro e continuo a tenerlo in momenti in cui mi sembra impossibile. E l'ansia/depressione è concentrata sul lavoro ( scadenze, mi piace quello che faccio? era quello che volevo? sono competente?). Questo mi martella da quando dopo una laurea in matematica, ho iniziato a fare il programmatore, certo un po come necessità lavorativa, non certo per innata passione. Mentre la passione c era nel percorso di studi più astratto, più teorico, più ''nobile''. Ma ormai sono passati 8 anni e il lavoro che ho costruito è questo. Non mi dilungo...

A volte mi sembra che tuttti gli aiuti e le cure che ho (farmacologiche- credo dosaggi abbstanza elevati, psicoterapetiche) potrebbero non bastare.
Ma in una clinica si puo' essere ricoverati in caso di crollo totale, un ricovero puo' essere utile se scelto dal paziente o è possibile solo in casi estremi tipo tentato suicidio (non è nei miei pensiei)? Se i fenomeni depressivo ansiosi sono farmaco-resistenti una clinica puo' valutare sul paziente delle soluzioni? Per la stanchezza, lo scarso appettito, l'apatia, dovrei fare delle analisi mediche ulteriori?
Grazie
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Mi sembrano però domande molto generiche, da porre al medico, ma anche superflue, perché è il medico che le comunica cosa deve fare.

Chiede se ci sono cliniche che ricoverano per provare delle cure. Certamente, ma anche in questo caso, il medico le ha detto che serve un ricovero ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
No il medico non ha mai parlato di ricovero... ora non lo ritengo necessario.. pero' ho spesso crolli e fantastico su possibili soluzioni.... e in dei momenti la realtà sfugge, e probabilmente in quei momenti penso ma se mi facessi ricoverare forse ne uscirei per sempre.
forse è il mio modo di vivere ansia stress depressione, o di non accettarla, o forse la fatica che faccio molte volte è elevatissima.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
La sua è stata definita come una forma resistente alle terapie ?
[#4]
dopo
Utente
Utente
No non è stata definita farmaco resistente, e non ho chiesto. Lo chiederò a fine mese all' appuntamento.

Lo dedotto io prendendo farmaci da 5 anni e non arrivando a una soluzione.
Ora prendo 40mg citalopram 4×0.50 xanax...credo siano dosi consistenti.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
No, sono dosi normalissime.
Quali cure ha fatto in questi cinque anni ?
[#6]
dopo
Utente
Utente
Allora in questi 5 anni direi cure farmacologica con una seduta psichiatrica circa 1 volta al mese..ma senza regolarità

Da gennaio ho iniziato una psicoterapia cognitivo comportamentale con una psicoterapeuta con incontro regolare una volta a settimana.
[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Quali cure ?
[#8]
dopo
Utente
Utente
Scusi ma non riesco a capire che intende per cure?
Non sono un medico e l ambito psichiatrico è molto complesso da capire, nonché ci siano inoltre molte resistenze culturali. Per cui sento dire la cura sono i farmaci, i farmaci non servono, la cura è la psicoterapia, con la psicoterapia butto i soldi,....
Per cui non ho capito la sua domanda.
Grazie
[#9]
dopo
Utente
Utente
Se intende cura farmacologica...
è sempre stata citalopram / xanax da 5 anni.
Per un periodo aggiunta Tavor e Mirrazapina.
Ma di base Citalopra e Xanax.
Non conosco infatti altri farmaci oltre quello indicati.
[#10]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ecco, intendo che citasse il nome delle medicine, altrimenti che commenti possiamo fare sapendo soltanto che ha preso dei farmaci... ?

Siccome lei parla di una lunga storia di cure..in realtà ha provato in pratica una cura sola in questi cinque anni. E allora, se i risultati non sono soddisfacenti, perché mai non è stata cambiata ?

Altrimenti stiamo semplicemente a dirci che una cura ha funzionato poco, così e così, e quindi sta ancora non bene. Ma perché questo immobilismo terapeutico ?
[#11]
dopo
Utente
Utente
Nei 5 anni, ho avuto 2 psichiatri, per via di un trasferimento. Uno per i 3 anni nella prima città e uno per i 2 anni nella nuova città.
Io non ho mai proposto un cambio terapeutico, certo ho fatto presente che la mia salute non migliora. Negli anni sono solo via via alzati un po' i dosaggi.
Da un lato cerco di fidarmi di chi mi segue, per cui credo che la proposta di uscire da un'"immobilismo terapeutico" debba venire da uno psichiatra e non dal paziente ( che non ha idea delle cure che segue e che potrebbe seguire).

Il fatto che a volte cerco un ulteriore confronto anche qua, evidenzia che a questo punto la mia fiducia verso chi mi segue non è totale.

Alla sua domanda " perché questo immobilismo terapeutico ?" credo non posso rispondere io, in quanto io subisco una terapia, non posso e non ho le competenze per indirizzare o proporre cambiamenti a una terapia.
[#12]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Certo, ha ragione, la proposta deve venire dal medico. Solo che mi stupisco, anche in ragione di questi cambi di medico, e del fatto che non sta bene, che nessuno abbia pensato di cambiare molecole.
Chieda un nuovo parere e faccia anche presente che è da tempo che la situazione è "ferma" così.
[#13]
dopo
Utente
Utente
Grazie per il consulto.
[#14]
dopo
Utente
Utente
15 giorni più o meno passati..quasi indolori
Oggi crisi totale, ansia di non riuscire a fare il lavoro, panico per i prossimi giorni.
Ho frequentato una lezione di un corso di comunicazione, ansia a parlare. L'ansia è nata 5 anni fa sul lavoro (con episodi scatenanti abbastanza inquadrabili), ma si è estesa a ogni settore della mia vita.

Io ho paura che non riuscirò sempre a mantenere un lavoro. Ho troppi problemi.
Io voglio solo capire, ma chi convive con questi problemi, più o meno invalidanti, quali tutele -parlo di tutele seriamente- può avere per il futuro.
Io vedo un circolo vizioso.
Sento dire i fenomeni ansioso depressivi sono una malattia. Vero ma non come un influenza che al limite stai una settimana casa e non si ripete. Questi vanno e vengono e certamente uno non puo' assentarsi a più riprese.
Per cui è una malattia, ma detto questo, non è gestibile come tale per garantirsi un lavoro.
Uno tiene duro, ma fino a quando? In 7 anni non sono mai stato assenteista eccetto un episodio di crisi totale in cui il mio psichiatra mi ha dato un mese.(lo scorso anno).
Certo nessuno ha visto male la cosa, è stata più che compresa.
Ma certo non puo' capitare di nuovo, non per ripercussioni che non temo, ma sarebbe compromettente e più difficile stare al lavoro anche per me stesso.
Io faccio fatica a vedere una via di uscita.
Mi spiace. Cercherò di continuare, anche se la resistenza ha un limite. E a volte il limite sembra vicinissimo.
[#15]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Non capisco. Le si è consigliato di chiedere un altro parere. Non vorrei che questo immobilismo fosse anche però legato ad una sua tendenza ad attendere e tenere duro, che non ha necessariamente senso, anziché mirare a risultati migliori.
[#16]
dopo
Utente
Utente
No non mi è stato chiesto di chiedere un altro parere. L'ho chiesto io, per insoddisfazione. Oggi su richiesta mia al medico ho aggiunto tavor orosolubile al bisogno per affrontare queste 2 settimane di lavoro per me critiche.
Solo per questa fase momentanea.
Certo i consigli che ho avuto dai sue psichiatri fino ora sono stati di tenere duro, di capire che il lavoro non si molla per sfinimento, senza alternative. La mia ansia non mi permette di creare alternative ne su cosa vorrei fare ne su fare un salto nel buio.
Si prova a risolvere la cosa cercando di dare una dimensione alla sfera non lavorativa, troppo azzerata a causa dell'ansia. Con scarsi risultati.
Va bè grazie per i consulti. Capisco che oltre in questa sede non si possa fare, la ringrazio. Cercherò di capire quali terapie, quali cambiamenti avranno senso per me.
Facendomi aiutare dalla psicoterapeuta e cercando di uscire da un immobilità terapeutica facendo presente allo psichiatra gli scarsi risultati.
Grazie.
[#17]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Mi spiego meglio. Le dicevo prima di chiedere un altro parere terapeutico.
Lei lamenta, direi giustamente, il fatto che la cura sia stata tenuta uguale nonostante una risposta non soddisfacente.
Non mi pare difficile trovare un altro medico che si interessi del caso e concepisca una cura diversa.
Aggiunte come quella del tavor non hanno un ruolo se non quello di un momentaneo sollievo dell'ansia, destinato a esaurirsi.
Il "tener duro" significa attendere un effetto della cura, cioè nelle prime settimane, magari nei primi mesi, ma qui che significa tener duro ? Rinunciare a ottenere risultati migliori e convivere con la malattia ? In questo caso più che tenere duro vorrebbe dire di farsene una ragione. Ma non vedo perché francamente fermarsi qui, non capisco il perché.
Anche da parte sua, comunque, mi pare che non ci sia una grande iniziativa nel chiedere una cura diversa, forse mi sbaglio.
[#18]
dopo
Utente
Utente
Sicuramente non mi sono mosso per un alternativa... vedrò nell' appuntamento di mercoledì con lo psichiatra, se è disponibile a cambiare terapia. Altrimenti cercherò tramite la psicoterapeuta un contatto per un altro psichiatra.
Grazie
[#19]
dopo
Utente
Utente
Buonasera,
con un confronto con lo psichiatra, e poi un confronto con la psicoterapeuta ho voluto dettagliare cosa è e come si cura la diagnosi di "disturbo di ansia e fenomeni depressivi".
La cura è rimasta citalopram 40mg, xanax 4X0,50, tavor al bisogno (raramente). Nonostante lei suggeriva uscire da immobilismo terapeutico, ovvero provare altri farmaci.

Purtroppo ho avuto la conferma che i farmaci "aiutano" a gestire i fenomeni, ma non risolvono il problema. Mi è stato detto di porre molta attenzione all'aspetto psicoteraupetico, che solo intervendo sul carattere è possibile, ma non garantito, interrompere o attenuare certe dinamiche comportamentali. E il farmaco risolutivo non esiste.

Entrambi psichiatra e psicoterapeuta mi hanno inquadrato come una persona tratti evidenti di personalità evitante, ossessiva e fortemente paranoica. Tratti presenti nella mia persona.

Ora non sono in periodo che posso definire "debilitante", ma avendone passati ho paura.
Spero che la cura farmacologica accompagnata da una psicoterapia settimanale possano farmi uscire da questa situazione. Lo psichiatra sostiene è possibile, ma non è detto uscirne. Come dire si può e si deve provare, ma che una soluzione immediata e sicura al 100% non c'è.

Per avere anche un suo parere 3 domande
1) Ritiene auspicabile il cambio di farmaci per uscire da immobilismo terapeutico? Quanto puo' cambiare l'uso di una altro farmaco?
2)Questi due aiuti farmacologico e psicoterapeuto possono
davvero aiutarmi?
3)Dovrò fare i conti per parecchio tempo questi disturbi? Chiedo almeno a livello statistico, i soggetti con tale profilo, impiegano anni a uscirne o la media a livello medico cosa dice?
Grazie
[#20]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"Purtroppo ho avuto la conferma che i farmaci "aiutano" a gestire i fenomeni, ma non risolvono il problema. "

No, non esiste questa regola. Può essere di alcuni farmaci rispetto ad alcune diagnosi e ad alcuni aspetti delle diagnosi. In linea generale no, è un concetto sbagliato.

Se in base a questo non si provano in sufficiente varietà, allora è un serpente che si morde la coda.

La psicoterapia ha le sue indicazioni, messa così diventa qualcosa che riempie i buchi dell'altra terapia, e non va bene. Oppure si crea una contrapposizione, ancora peggiore, di tipo concettuale, per cui si farebbe la psicoterapia per andare "a fondo", e i farmaci fanno da stampella.

Tutto ciò poi considerando che una diagnosi come "disturbo d'ansia con fenomeni depressivi" non è che una descrizione vaga
[#21]
dopo
Utente
Utente
<<La psicoterapia ha le sue indicazioni, messa così diventa qualcosa che riempie i buchi dell'altra terapia, e non va bene. Oppure si crea una contrapposizione, ancora peggiore, di tipo concettuale, per cui si farebbe la psicoterapia per andare "a fondo", e i farmaci fanno da stampella.>>
Al momento è proprio così.
Ho cercato di avere una diagnosi meno vaga, infatti ho chiesto io esplicitamente di capire da entrambi gli specialisti se sono evitante, osssessivo o altro.
Ad entrambi sembra una diagnosi medica.

Per capire, anche non riferendomi a me, come capisco se la diagnosi è sensata o una descrizione vaga.
Per capire mi puo' fare un esempio di diagnosi medica come la intende lei. (per capire)
[#22]
dopo
Utente
Utente
"La psicoterapia ha le sue indicazioni, messa così diventa qualcosa che riempie i buchi dell'altra terapia, e non va bene. Oppure si crea una contrapposizione, ancora peggiore, di tipo concettuale, per cui si farebbe la psicoterapia per andare "a fondo", e i farmaci fanno da stampella."

Al momento è proprio così.
Ho cercato di avere una diagnosi meno vaga, infatti ho chiesto io esplicitamente di capire da entrambi gli specialisti se sono evitante, osssessivo o altro.
Ad entrambi sembra una diagnosi medica.

Per capire, anche non riferendomi a me, come capisco se la diagnosi è sensata o una descrizione vaga.
Per capire mi puo' fare un esempio di diagnosi medica come la intende lei. (per capire)
[#23]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ci sono dei manuali che riportano le diagnosi formulate in maniera standard. Non è che si sia obbligati a esprimersi in quei termini, ma per capirsi si tende a farlo.

Depressione maggiore, episodio singolo è una diagnosi, depressione minore, ricorrente un'altra, Disturbo di Panico, un'altra etc. Ansia o ansia depressiva, o depressione ansiosa o panico e ansia, o tante altre diciture di questo tipo per esempio non lo sono.
[#24]
dopo
Utente
Utente
Questa settimana mi è capitato due giorni di dimenticare la mattina i farmaci citalopram (40mg) e xanax (2x50).
Gli ho poi recuperati la sera. Non so se è un caso (alterno giorni tranquilli a giorni catastrofici al di là di questa dimenticanza), comunque entrambi i due giorni sono rientrato la sera distrutto, con un livello di stress enorme, pensieri circolari relativi alla mia vita lavorativa.
Al di là degli episodi che purtroppo si alternano anche in presenza di farmaci, per i quali sto provando una psicoterapia, ma è possibile che ritardare il farmaco alla sera possa compromettere la giornata stessa?

Ovvero, questi due episodi, posso equipararli a quelli che di tanto in tanto devo affrontare, o devo considerare che il ritardo di una farmaco dalla mattina alla sera effettivamente puo' influire in maniera DECISIVA alle emozioni giornaliere?
Grazie
[#25]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Una microastinenza nel caso dello xanax, se è a rilascio rapido, per il resto no.

Però continuo a non capire il perché
la terapia rimane la stessa.
[#26]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta tempestiva.
Capisco la sua perplessità e credo abbia ragiona.
Non so cosa mi spaventa forse sono 4 i motivi di resistenza:
1- ho paura di dover ricostruire la mia storia, i miei problemi con una nuovo psichiatra, e questo equivale a sentirmi "scoperto" per un periodo
2-chiedere invece una soluzione diversa al mio psichiatra ho paura di mettere in dubbio la sua professionalità e perdere comunque un sostegno
3-ho paura che forse una soluzione che non voglio guardare e considerare è che il lavoro che faccio -al pc 8 ore al giorno- è per me insopportabile (non per orari, paga, spostamenti, ma per mia indole, ma rendersi consto o ammetterlo dopo 8 anni sarebbe una sconfitta)
3-"Credo" che lei abbia ragione, e lo dico con convinzione. "Credo" ma non ne sono certo (mi perdoni la diffidenza, ma è la verità), non per mettere in dubbio la sua professionalità (la quale fra l'altro sfrutto nei momenti in cui sono in crisi per cercare di capirmi). Questo perchè le soluzioni offerte da lei, il mio psichiatra, la psicoterapetua e i consigli da persone strette sono sempre contrastanti una con l'altra.
Forse non essere mai convinto, o non avere mai piena fiducia, che chi mi aiuta lo faccia nel modo corretto, non aiuta nemmeno me.

Cercherò pero' di ascoltare e sforzarmi a prendere seriamente il suo consiglio, cercando questo mese di capire se il mio psichiatra concorda con il cambio di una terapia o capire se effettivamente vorrei essere seguito effettivamente da un altro professionista.
La ringrazio molto, per i suoi preziosi consulti. Credo possano essere utili
[#27]
dopo
Utente
Utente
A questo punto le chiederei una cosa (non so se è possibile in base alle regole interne di questo servizio):
qualora le comunicassi la città nella quale lavoro, potrebbe suggerirmi una clinica o addirittura (meglio ancora) un collega che si sentirebbe di consigliare?
Grazie
[#28]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Questo per correttezza non siamo soliti farlo. In generale non è che comunque ci voglia una grande fantasia nel cambiare una cura di questo tipo.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto