Insonnia nuovo farmaco.

Novità in arrivo per il trattamento dell’insonnia

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato il daridorexant (Quviviq) per il trattamento dell’insonnia iniziale e intermedia, ossia i disturbi del sonno caratterizzati da difficoltà alla sua induzione e/o al suo mantenimento, e la sua commercializzazione dovrebbe essere autorizzata dalla US Drug Enforcement Administration entro Maggio.

La decisione della FDA è sostenuta dai risultati del trial di fase 3 su pazienti adulti, con insonnia da moderata a severa, che sono stati randomizzati in due bracci, uno trattato con 25 o 50 mg di daridorexant e l’altro con placebo. Gli effetti del farmaco sono stati valutati, in rapporto alla dose somministrata, sulla base dell’induzione di sonno, dei risvegli dopo l’addormentamento, della latenza per la ripresa del sonno e della durata del tempo totale di sonno.

Come agisce il nuovo farmaco?

Il daridorexant agisce come antagonista dei recettori dell'oressina, che è un neurotrasmettitore importante nella regolazione del ritmo sonno-veglia. In particolare, orexina-A e orexina-B sono peptidi ipotalamici coinvolti in un meccanismo ancestrale, che negli animali si attiva per garantire la sopravvivenza, promuovendo la veglia e il comportamento di allerta durante la caccia per procacciarsi il cibo.

In parole semplici, il controllo della veglia è affidato al sistema dei neuroni orexinergici che con le loro proiezioni diffuse in tutto il cervello esercitano un’azione eccitatoria sul sistema ascendente di allerta ed impediscono il passaggio dalla veglia al sonno. Infatti, l'assenza di oressina nel cervello, conseguente alla degenerazione dei neuroni ipotalamici orexinergici, causa narcolessia, che è caratterizzata da eccessiva sonnolenza diurna e da improvvisi accessi di sonno REM.

Al contrario il daridorexant, bloccando competitivamente i recettori duali dell’oressina nell’ipotalamo laterale, deprime in modo reversibile lo stato di veglia ed induce in tal modo il sonno. Questo approccio farmacologico diminuisce il flusso dei neurotrasmettitori che inducono la veglia e che sono iperattivi nei pazienti con insonnia.

Per approfondire:Igiene del sonno: come prevenire l'insonnia?

Quali sono le complicanze dell'insonnia?

L’insonnia è un disturbo frequente che causa senso di fatica persistente, irritabilità e difficoltà di concentrazione che si riverberano negativamente sulle attività lavorative e sociali e che contribuiscono a scatenare stati di ansia e di depressione.

Thomas Roth, Direttore del Sleep Disorders and Research Center al Henry Ford Hospital in Detroit, Michigan, (USA), consulente del disegno e dell’interpretazione dei dati del trial di fase 3 condotto dalla Idorsia, ritiene che i risultati siano estremamente positivi, particolarmente riguardo alla regressione della eccessiva sonnolenza diurna ed al conseguente miglioramento dell’umore e delle funzioni socio-lavorative, rilevati attraverso la somministrazione del test Insomnia Daytime Symptoms and Impacts Questionnaire (IDSIQ), costituito da 14 item comprendenti tre domini: Prontezza/Cognizione, Umore e Sonnolenza.

Tutti i partecipanti allo studio hanno completato il questionario IDSIQ-18, quotidianamente per due settimane, e un campione di soggetti è stato sottoposto a un’intervista finale per accertare la correttezza delle risposte alle scale valutative e determinare la soglia di modifiche significative dell’insonnia. Roth rileva che precedenti trial, che hanno indagato altri antagonisti recettoriali delle due orexine, non avevano utilizzato come scala di valutazione finale l’IDSIQ, che è ritenuto dalla FDA guida affidabile per l’industria nelle ricerche cliniche sull’insonnia, per cui non è possibile comparare sotto questo aspetto il daridorexant con altri farmaci studiati.

Presentando i risultati del trial di fase 3 al Virtual Meeting SLEEP 2020 della American Academy of Sleep Medicine, Roth ha sottolineato che il Daridorexant ha mostrato di possedere un favorevole profilo di sicurezza e che la sua sospensione non è associata né ad insonnia rebound né ad effetti di astinenza. Inoltre non ha avuto alcun effetto sulla distribuzione degli stadi del sonno e nessun peggioramento di condizioni preesistenti lievi o medie di apnea notturna. Gli eventi avversi più comuni sono stati rappresentati in taluni soggetti da cefalea e sonnolenza o senso di stanchezza.

Data pubblicazione: 19 gennaio 2022

6 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

E' una buona notizia, sebbene l'approccio medico non dica se quella reattivita' e' congruente o meno con cosa sta accadendo alla persona.Se parliamo con uno psicologo o con uno Psichiatra, in modo molto molto semplicistico, svuotano il contesto e iniziano ad attaccare la persona che possiede o non possiederebbe dei coping adottivi, sviluppando un meccanismo di isolamento del contesto.Questo approccio e' sbagliato e non e' un caso che psicologi e psichiatri quasi mai ottengono buoni risultati riducendo tutto o ad una sofferenza cerebrale o ad un coping, rinunciando completamente a prendere in considerazione il modello sociale.E' stupido perché e' xome chiedersi come mai un fiore muore senza domandarsi dove si trovi e cosa accade nel suo ambiente o nell'ambiente in cui vive.Per intenderci , se curiamo la leucemia e nn ci interroghiamo su Chernobyl, beh l'approccio e' sbagliato.Questo e' legato al fatto che medicina e legislazione normativa non comunicano in sinergia con la politica.Come mai non dormiamo?Semplifico la vita di un professionista medio: adempimenti in continuazione, scadenze, responsabilità sanzionate in modo assolutamente ingiustificato dalle vigenti normative, corruzione, rete sociale non supportiva e forte competizione oltre al problema di poter perdere in qualsiasi momento la propria posizione economica.Grosso modo, viviamo male e alla ricerca costante di liquidità per sopravvivere o per vivere dignitosamente e in rari casi per autorealizzarsi.Questo significa che nel nostro modello sociale, non dormire diventa una reazione sana ad un modo di vivere sbagliato ma accettato in modo trasversale.Questo vuol dire che e' il modello sociale italiano a non funzionare e adattarsi a questo modello produce malessere in mille forme somatiche.Chi presenta tratti molto vicini alla psicopatia certamente nn avra' questi problemi ma rimane il problema che curare l'ansia farmacologicamente o l'insonnia purtroppo non funziona.Funziona cambiare i ritmi di vita e decidere di ridefinire il problema lavoro da una angolazione meno assillante e insopportabile e angosciante.Vivere sotto la spada di Damocle dell'incertezza perenne, della corsa perenne e di una qualità di vita molto molto scadente, crea insonnia.E' un problema molto diffuso ma le fonti del malessere spesso sno reattive a modelli sociali insostenibili.Il Covid ha peggiorato il quadro, nonostante il Legislatore insista in modo demenziale a non comprendere xhe lo psichismo non e' immateriale ma una manifestazione molto concreta e fisica.

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Gentile Utente,
La ringrazio della sua puntualizzazione su taluni fattori causali del disturbo del sonno, espressi in modo paradigmatico ed efficace, che sono a monte. Il daridorexant, di cui parla la news, entra in un meccanismo fisiopatologico a valle, ossia attenuando gli effetti di eccessiva stimolazione sulle vie eccitatorie responsabili dello stato di veglia.

#3
Ex utente
Ex utente

Beh, speriamo bene augurandoci che il nostro modello sociale migliori visti gli stressor sempre maggiori che ci impone

#4
Utente 510XXX
Utente 510XXX

Dott. Colangelo, grazie per questo nuovo articolo che, sicuramente, interesserà molte persone alle prese con i problemi da Lei trattati. Per fortuna non rientro tra questi, però viene spontaneo chiedersi, un po' come per tutti i farmaci, se un trattamento di lunga durata non possa portare ad una sorta di "assuefazione" e conseguente ritorno al problema? La ringrazio in anticipo per una sua cortese risposta.

#5
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Nel ringraziarla per la sua gentile e consueta attivissima partecipazione alle mie news, Le rispondo dicendole che, in relazione ai dati del trial di fase 3, iI daridorexant non dovrebbe indurre dipendenza. L'assuefazione è un fenomeno diverso a causa del quale l'organismo sviluppa una certa resistenza al farmaco, per cui si crea un bisogno di dosi progressivamente crescenti per ottenere gli effetti in precedenza ottenuti con dosi inferiori.

#6
Ex utente
Ex utente

Ma il medico di base lo può prescrivere? Ho letto che viene somministrato solo da ospedali e centri specializzati: come mai queste cautele?

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