
Mangiarsi la felicità: il cibo come cura per la mente

Indice
Introduzione
Sempre più evidenze scientifiche mostrano che l'alimentazione può giocare un ruolo per la salute mentale e può essere essere un supporto alle terapie esistenti. Scopriamo cosa si intende per psichiatria nutrizionale: il legame tra intestino e cervello e i cibi da preferire per il benessere della mente.
La psichiatria nutrizionale: alimentazione e benessere psichico
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha iniziato a guardare con crescente attenzione al ruolo dell’alimentazione per il benessere della mente. Se un tempo si tendeva a separare rigidamente corpo e mente, oggi appare sempre più evidente che ciò che mangiamo influisce in maniera significativa non solo sulla nostra salute fisica, ma anche sull’equilibrio psichico.
È un campo di studio in rapida espansione, che prende il nome di nutritional psychiatry (psichiatria nutrizionale) e che apre scenari affascinanti e promettenti nella prevenzione e nel trattamento di disturbi come ansia, depressione e stress cronico.
Per approfondire:Cosa mettere nel piatto per migliorare la salute mentale?
Microbiota alterato: quali conseguenze sul cervello?
L’intestino ospita trilioni di batteri che partecipano a funzioni vitali come la digestione, la sintesi di vitamine e la modulazione del sistema immunitario. Ma ciò che è ancor più sorprendente è che questi microrganismi comunicano con il cervello attraverso l’asse intestino-cervello, una rete bidirezionale che coinvolge il sistema nervoso enterico, il nervo vago, ormoni e citochine.
Quando l’alimentazione è povera di fibre, ricca di zuccheri semplici, grassi trans e alimenti ultraprocessati, il microbiota si altera (disbiosi), favorendo uno stato pro-infiammatorio. Questa infiammazione può compromettere la barriera intestinale – una condizione nota come leaky gut – permettendo il passaggio di endotossine, batteri e mediatori infiammatori nel flusso sanguigno. Questi fattori, a loro volta, possono oltrepassare anche la barriera ematoencefalica, influenzando direttamente il cervello.
Un'analisi sistematica pubblicata su Biological Psychiatry (2016) ha confermato livelli elevati di citochine infiammatorie (come l’IL-6 e il TNF-α) nei soggetti affetti da depressione maggiore.
Per approfondire:Cos'è il cervello intestinale?
Cosa mangiare e cosa evitare?
Alcuni alimenti possono ridurre o aumentare l’infiammazione sistemica: i grassi trans, i carboidrati raffinati e i cibi industriali tendono a promuoverla, mentre alimenti ricchi di omega-3, polifenoli, fibre e probiotici hanno un effetto anti-infiammatorio.
Uno studio pubblicato sul Journal of Affective Disorders (2014) ha dimostrato una chiara associazione tra l’adozione della tipica dieta occidentale – ricca di zuccheri, farine raffinate, carni rosse e cibo processato – e un aumento del rischio di depressione.
Al contrario, modelli alimentari come la dieta mediterranea sono stati associati a una riduzione significativa del rischio depressivo.
Una meta-analisi del 2019 su Molecular Psychiatry ha incluso oltre 45.000 partecipanti e ha concluso che una dieta sana, in particolare quella mediterranea, è associata a un rischio significativamente più basso di depressione, mentre una dieta pro-infiammatoria è associata a un rischio maggiore.
Vediamo nel dettaglio alcuni alimenti.
Caffè
Il caffè è un caso interessante. Diversi studi suggeriscono che un consumo moderato di caffè (2-3 tazzine al giorno) può ridurre il rischio di depressione. Una revisione su Australian & New Zealand Journal of Psychiatry (2016) ha confermato questa associazione. Tuttavia, in soggetti predisposti, l’eccesso di caffeina può aumentare ansia, nervosismo e disturbi del sonno.
Guarda il video: Disturbi del sonno: rimedi per dormire meglio
Alimenti fermentati
Kefir, yogurt naturale, miso e crauti sono ricchi di probiotici naturali che supportano l'equilibrio del microbiota. Uno studio su Psychiatry Research (2015) ha evidenziato che il consumo regolare di alimenti fermentati è associato a livelli più bassi di ansia sociale nei giovani adulti.
Per chi già soffre di disturbi dell’umore, l’alimentazione non sostituisce le terapie farmacologiche o psicologiche, ma può rappresentare un supporto fondamentale. Curare il microbiota, modulare l’infiammazione e scegliere alimenti sani è un atto d’amore verso se stessi – e anche un gesto di lucidità scientifica.
Fonti
- Dinan, T. G., & Cryan, J. F. (2015). Gut–brain axis and neuropsychiatric disorders: Focus on depression. Frontiers in Psychiatry, 6, 28. https://doi.org/10.3389/fpsyt.2015.00028
- Miller, A. H., & Raison, C. L. (2016). The role of inflammation in depression: From evolutionary imperative to modern treatment target. Nature Reviews Immunology, 16(1), 22–34. https://doi.org/10.1038/nri.2015.5
- Lai, J. S., Hiles, S., Bisquera, A., Hure, A. J., McEvoy, M., & Attia, J. (2014). A systematic review and meta-analysis of dietary patterns and depression in community-dwelling adults. The American Journal of Clinical Nutrition, 99(1), 181–197. https://doi.org/10.3945/ajcn.113.069880
- Sánchez-Villegas, A., & Martínez-González, M. A. (2013). Diet, a new target to prevent depression? BMC Medicine, 11(1), 3. https://doi.org/10.1186/1741-7015-11-3
- O’Neil, A., et al. (2019). The impact of diet on the mental health of children and adolescents: A systematic review. Molecular Psychiatry, 25, 544–556. https://doi.org/10.1038/s41380-018-0230-8
- Khalid, S., Williams, C. M., & Reynolds, S. A. (2016). Is there an association between diet and depression in children and adolescents? A systematic review. British Journal of Nutrition, 116(12), 2097–2108. https://doi.org/10.1017/S0007114516004359