Infarto: si poteva evitare? Limite di tempo con troponina fuori scala
Gentili Dottori,
Mi scuso in anticipo per la prolissità ma apprezzerei davvero un Vs parere.
Alle tre del mattino mio padre, 63 anni, si sveglia con un forte dolore epigastrico che si irradia al collo e al braccio sinistro. In neanche 5 minuti arriviamo al pronto soccorso, abito li a due passi. Lascio mio padre nelle mani del medico e resto in attesa. Dopo un'ora (UN ORA) esce il medico e mi dice, cito testualmente: "Vieni puoi entrare. Il cuore è a posto, l'ECG è negativo. Gli ho fatto due Spasmex ma sta ancora male, dovete decidere se andare in ospedale oppure no".
Inutile dire, che immediatamente mio padre è stato messo su un'ambulanza diretta all'ospedale più vicino (30 MINUTI). All'arrivo all'ospedale gli prelevano del sangue e la troponina risulta 62.20 ng/ml. Lo tengono fermo al pronto soccorso fino alle 10 del mattino nonostante i miei continui solleciti. Mio padre nel frattempo è cosciente e dice di avere meno dolore al petto. Sono già passate 7 ore dall'inizio dei sintomi. Alle 10 arriva il primario cardiologo, comodamente dopo aver fatto tutte le visite in reparto, e immediatamente comincia a urlare "presto presto!" e mandano mio padre in un altro ospedale perchè quello in cui si trovava non aveva il reparto di emodinamica. Altri 30 minuti di strada e finalmente mio padre finisce tra le mani di un cardiochirurgo esperto che esegue un'angioplastica con stent medicato.
Fortunatamente adesso mio padre sta "bene" per quanto si possa stare bene dopo un infarto. Prende una tonnellata di farmaci ma la necrosi non è molto estesa. Non può comunque continuare a svolgere il lavoro che faceva prima a detta dei medici, troppo rischioso.
Ora mi chiedo, è così che si gestisce un paziente come mio padre? E' stata solo sfortuna? Possibile che in corso di infarto l'ECG sia a posto? Il valore della troponina non era forse abbastanza alto da giustificare un intervento immediato?
Voi siete del mestiere, ne vedete tante, mi piacerebbe sentire un Vs commento sulla vicenda.
Cordiali saluti e buon lavoro.
Mi scuso in anticipo per la prolissità ma apprezzerei davvero un Vs parere.
Alle tre del mattino mio padre, 63 anni, si sveglia con un forte dolore epigastrico che si irradia al collo e al braccio sinistro. In neanche 5 minuti arriviamo al pronto soccorso, abito li a due passi. Lascio mio padre nelle mani del medico e resto in attesa. Dopo un'ora (UN ORA) esce il medico e mi dice, cito testualmente: "Vieni puoi entrare. Il cuore è a posto, l'ECG è negativo. Gli ho fatto due Spasmex ma sta ancora male, dovete decidere se andare in ospedale oppure no".
Inutile dire, che immediatamente mio padre è stato messo su un'ambulanza diretta all'ospedale più vicino (30 MINUTI). All'arrivo all'ospedale gli prelevano del sangue e la troponina risulta 62.20 ng/ml. Lo tengono fermo al pronto soccorso fino alle 10 del mattino nonostante i miei continui solleciti. Mio padre nel frattempo è cosciente e dice di avere meno dolore al petto. Sono già passate 7 ore dall'inizio dei sintomi. Alle 10 arriva il primario cardiologo, comodamente dopo aver fatto tutte le visite in reparto, e immediatamente comincia a urlare "presto presto!" e mandano mio padre in un altro ospedale perchè quello in cui si trovava non aveva il reparto di emodinamica. Altri 30 minuti di strada e finalmente mio padre finisce tra le mani di un cardiochirurgo esperto che esegue un'angioplastica con stent medicato.
Fortunatamente adesso mio padre sta "bene" per quanto si possa stare bene dopo un infarto. Prende una tonnellata di farmaci ma la necrosi non è molto estesa. Non può comunque continuare a svolgere il lavoro che faceva prima a detta dei medici, troppo rischioso.
Ora mi chiedo, è così che si gestisce un paziente come mio padre? E' stata solo sfortuna? Possibile che in corso di infarto l'ECG sia a posto? Il valore della troponina non era forse abbastanza alto da giustificare un intervento immediato?
Voi siete del mestiere, ne vedete tante, mi piacerebbe sentire un Vs commento sulla vicenda.
Cordiali saluti e buon lavoro.
[#1]
Non e' certamente il modo di gestire un sindrome coronarica acuta.
Arrivederci
Arrivederci
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.1k visite dal 10/07/2019.
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