Emicrania resistente: anticorpo monoclonale ha smesso di funzionare?

buon pomeriggio volevo sapere una vostra opinione siccome soffro di cefalea emicranica da circa 18 anni ho fatto varie terapie con topiramato depakin flugeral
ma non mi hanno mai dato grossi benefici da circa 4 anni e mezzo ho fatto la terapia con anticorpi monoclonali del tipo aimovig da 140 e per 4 anni sono stato benessimo avevo mal di testa del tipo 1 -2 volte al mese adesso mi sta capitando che da novembre del 2025 ho mal di testa tutti i giorni specialmente al risveglio e un dolore che mi prende certe volte tutta la testa e certe volte lateralmente con dolore pulsante assumo maxalt ho difmetre e il dolore mi passa però certe volte dopo un paio di ore il dolore ritorna in modo più leggero ho chiesto consulto alla mia dottoressa neurologa e lei mi ha detto che può che a distanza di tanti anni la puntura di anticorpo non stia più facendo effetto pero bisogna valutare l'effetto almeno dopo 2 mesi vorrei sapere può essere che l, anticorpo abbia smesso di funzionare dopo 4 anni di trattamento grazie della risposta
Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo 6.7k 364
Gentile Utente,
sì, è possibile che dopo diversi anni di trattamento un anticorpo monoclonale come erenumab (Aimovig) riduca la sua efficacia. Non è frequente, ma è un’evenienza nota nella pratica clinica.
Dalla descrizione dei suoi sintomi emergono due aspetti importanti: ricomparsa di cefalea quotidiana, soprattutto al risveglio, e uso frequente di triptani (Maxalt) e analgesici, con beneficio iniziale ma possibile ripresa del dolore nelle ore successive. In questi casi, oltre a una possibile perdita di efficacia dell’anticorpo, va sempre considerata anche una cefalea da uso eccessivo di farmaci, che può mantenere il mal di testa quotidiano.
È corretto quanto le ha detto la sua neurologa: l’efficacia dell’anticorpo va valutata su almeno 1 2 mesi, se il beneficio non si ripristina, si può considerare sia il cambio di anticorpo monoclonale (meccanismo diverso), oppure associazione o modifica della terapia preventiva.
Il fatto che i triptani funzionino conferma che si tratta ancora di cefalea primaria, non di una forma secondaria. Il consiglio è quindi di non sospendere autonomamente la terapia, ridurre per quanto possibile l’uso di analgesici/triptani e proseguire il confronto con la neurologa per una eventuale rimodulazione della prevenzione.

Cordialmente

Dott. Mauro Colangelo, Neurochirurgo/Neurologo
maurocolang@gmail.com
https://neurochirurgomaurocolangelo.it/

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