Depressione resistente ai farmaci

Gentili Dottori,
vi scrive per richiedere un parere sulla situazione di mia moglie, che al momento ha 35 anni.


Lei ha avuto il primo episodio depressivo circa 15 anni fa e da quel momento in poi ne ha avuto almeno 1 all'anno.
Alla base c'è sempre un Disturbo Ossessivo Compulsivo, che innesca un calo dell'umore.


Il psichiatra che la aveva in cura trattava gli episodi depressivi con sertralina.
Il dosaggio massimo è stato di 150 mg in uno degli episodi depressivi più acuti.
Dopo la fase depressiva, mia moglie scalava e interrompeva il trattamento, sempre sotto controllo dello psichiatra.


Nei periodi di benessere mia moglie dormiva poco e mangiava molto, arrivando ad ingrassare anche di 15-20 kg in meno di 1 anno.


In due occasioni, in seguito ad episodi depressivi particolarmente acuti, mia moglie ha tentato il suicidio.

Sono venuto a conoscenza del primo tentativo di suicidio solo molti anni dopo, poichè ciò avveniva prima che noi ci conoscessimo ed è stato tenuto nascosto dalla sua famiglia.


Dopo il secondo tentativo di suicidio (2018), ci sono stati due anni di benessere (o forse non era tale), in cui abbiamo avuto un figlio e mia moglie è ingrassata di 25 kg dopo la sua nascita (non durante la gravidanza, in cui era depressa).
In quel periodo assumeva sertralina da 75 mg.


Nel 2020 sono ricominciati gli episodi depressivi, con frequenza maggiore, non più 1 l'anno.

Nel 2022 abbiamo cambiato città, avvicinandoci un po' alle nostre famiglie d'origine, con la speranza che ciò potesse migliorare le cose.

In realtà da quel momento in poi le condizioni di mia moglie sono peggiorate.


Ha cambiato diversi psichiatri e diversi farmaci, va in psicoterapia 4 volte al mese, ma è ormai affetta da una depressione cronica.

Ha provato a cambiare antidepressivo, prima Ciralopram, poi di nuovo Sertralina (100 mg) e al momento Fluoxetina (20 mg).

All'antidepressivo è stato affiancato un neurolettico, prima Quetiapina (non tollerata a causa di tremori), poi Aripriprazolo (5 mg).

Da quando è stato introdotto il neurolettico la situazione è precipitata e il suo umore è estremamente basso.

Ormai sono costretto a lavorare sempre da casa, per paura che lei possa tentare nuovamente il suicidio.


La psichiatra non vuole alzare del dosaggio della fluoxetina, per paura che possa innescarsi un nuovo episodio ipomaniacale.
Ma, in queste condizioni, la nostra vita è invivibile.


Il problema principale non sono più le oscillazioni di umore, ma la depressione cronica e resistente ai farmaci che caratterizza mia moglie da ormai quasi 2 anni, con brevissimi periodi (giorni) di remissione.


Non sappiamo più cosa fare, siamo disposti ad andare ovunque in Italia, anche presso una clinica specializzata se necessario.


Spero di ricevere una risposta.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"per paura che possa innescarsi un nuovo episodio ipomaniacale."

Prima non aveva menzionato questo punto, molto importante. La diagnosi non è di Depressione. Ma da quanto tempo si parla di episodi ipomaniacali ? (ipotesi che del resto emergeva anche da altri elementi indiretti) ? Devono averlo notato sicuramente dal momento in cui hanno inserito gli antipsicotici.

Se la diagnosi è disturbo bipolare, le terapie sono diverse, l'antidepressivo non è il farmaco cardine, e non necessariamente è da usare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Non abbiamo una diagnosi, abbiamo diagnosi variabili a seconda dello psichiatra.

In ordine sparso, Disturbo Ossessivo Compulsivo, Depressione Maggiore, Disturbo bipolare di tipo 2.

Quello di cui sono certo è che l'introduzione del neurolettico (che a detta dello psichiatra avrebbe dovuto stabilizzate l'umore), ha peggiorato notevolmente la situazione.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Da psichiatri diversi, presumo. L'ultima è la terza, e viene dopo una serie di eventi che magari gli altri non conoscono o non hanno considerato a posteriori.

Le terapie per il DB tipo II comunque prevedono anche altri tipi di medicinali, in prima linea.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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