Disurbo da panico/disturbo fobico
Buonasera Dottori, cercherò di esporre brevemente la mia situazione.
Circa 6 mesi fa la mia vita è stata stravolta dall'insorgenza di ripetuti attacchi di panico con agorafobia che mi hanno subito condotto ad iniziare un percorso psicoterapeutico cognitivo comportamentale e psichiatrico, che per fortuna sta dando i suoi frutti.
Vedo lo psicologo settimanalmente e da circa 5 mesi e mezzo sto assumendo Escitalopram (adesso 20 mg al giorno) e la situazione è nettamente migliorata, probabilmente grazie anche alla modifica del mio stile di vita.
Ho infatti smesso di fumare, ripreso a fare attività sportiva con costanza e ridotto le ore di studio che quotidianamente dedicavo allo studio e che nell'ultimo periodo è diventato sempre più opprimente.
Sono infatti uno studente di Medicina, adesso al sesto anno anche se sto ancora sostenendo gli esami del quarto anno, quindi sono ritardo di un paio d'anni abbondanti, ed il problema per me non è neanche questo.
Sin da prima dell'insorgenza degli attacchi di panico ho sempre avuto una personalità discretamente ansiosa, e probabilmente l'ingente mole di studio a cui sono sottoposto non ha giocato un ruolo positivo sulla mia ansia.
Accetto con serenità il fatto di laurearmi con un paio di anni di ritardo, ma vivo costantemente nel timore che non avrò la struttura emotiva per svolgere questo mestiere, anche perché presento una fobia (anche se il mio terapeuta non la definisce esattamente così) nei confronti dell'ospedale, ambulatori, materiale medico ecc.
Paradossale vero?
Mi piace lo studio della Medicina ma appena metto piede in un ospedale, vedo uno sfigmomanometro, sento la parola infarto, ho una risposta tachicardia molto forte e sgradevole, formicolii a mani e piedi e tutti i sintomi psicosomatici possibili e immaginabili.
Ovviamente tutto questo mi sta portando a fare diverse riflessioni sul mio futuro, e se sia proprio il caso di continuare questo tipo di studi se la mia personalità al momento è così fragile e vulnerabile.
Eppure, sia il mio psichiatra che il mio psicoterapeuta, dopo un'accurata analisi sostengono che il mio sia un problema facilmente risolvibile, anche se al momento la situazione mi sembra fuori controllo.
Durante l'ultima seduta di comune accordo con il mio terapeuta abbiamo deciso di iniziare un'esposizione graduale secondo la tecnica della desensibilizzazione sistematica, che inizialmente consiste sostanzialmente nel fare brevi passeggiate in ospedale, incominciare a maneggiare siringhe, prendere la pressione a mia madre, fino a quando, almeno a suo dire, la risposta fobica/ansiosa si estinguerà completamente.
Anche perché a quanto pare la mia risposta fobica non è determinata da traumi passati avuti in ospedale, ma è determinata dalla mia incapacità di autoregolazione emotiva, a causa dell'educazione che ho ricevuto dai miei genitori.
Mi piacerebbe anche avere un secondo consulto.
Voi cosa ne pensate?
Si può cancellare una fobia e tornare a vivere serenamente?
Circa 6 mesi fa la mia vita è stata stravolta dall'insorgenza di ripetuti attacchi di panico con agorafobia che mi hanno subito condotto ad iniziare un percorso psicoterapeutico cognitivo comportamentale e psichiatrico, che per fortuna sta dando i suoi frutti.
Vedo lo psicologo settimanalmente e da circa 5 mesi e mezzo sto assumendo Escitalopram (adesso 20 mg al giorno) e la situazione è nettamente migliorata, probabilmente grazie anche alla modifica del mio stile di vita.
Ho infatti smesso di fumare, ripreso a fare attività sportiva con costanza e ridotto le ore di studio che quotidianamente dedicavo allo studio e che nell'ultimo periodo è diventato sempre più opprimente.
Sono infatti uno studente di Medicina, adesso al sesto anno anche se sto ancora sostenendo gli esami del quarto anno, quindi sono ritardo di un paio d'anni abbondanti, ed il problema per me non è neanche questo.
Sin da prima dell'insorgenza degli attacchi di panico ho sempre avuto una personalità discretamente ansiosa, e probabilmente l'ingente mole di studio a cui sono sottoposto non ha giocato un ruolo positivo sulla mia ansia.
Accetto con serenità il fatto di laurearmi con un paio di anni di ritardo, ma vivo costantemente nel timore che non avrò la struttura emotiva per svolgere questo mestiere, anche perché presento una fobia (anche se il mio terapeuta non la definisce esattamente così) nei confronti dell'ospedale, ambulatori, materiale medico ecc.
Paradossale vero?
Mi piace lo studio della Medicina ma appena metto piede in un ospedale, vedo uno sfigmomanometro, sento la parola infarto, ho una risposta tachicardia molto forte e sgradevole, formicolii a mani e piedi e tutti i sintomi psicosomatici possibili e immaginabili.
Ovviamente tutto questo mi sta portando a fare diverse riflessioni sul mio futuro, e se sia proprio il caso di continuare questo tipo di studi se la mia personalità al momento è così fragile e vulnerabile.
Eppure, sia il mio psichiatra che il mio psicoterapeuta, dopo un'accurata analisi sostengono che il mio sia un problema facilmente risolvibile, anche se al momento la situazione mi sembra fuori controllo.
Durante l'ultima seduta di comune accordo con il mio terapeuta abbiamo deciso di iniziare un'esposizione graduale secondo la tecnica della desensibilizzazione sistematica, che inizialmente consiste sostanzialmente nel fare brevi passeggiate in ospedale, incominciare a maneggiare siringhe, prendere la pressione a mia madre, fino a quando, almeno a suo dire, la risposta fobica/ansiosa si estinguerà completamente.
Anche perché a quanto pare la mia risposta fobica non è determinata da traumi passati avuti in ospedale, ma è determinata dalla mia incapacità di autoregolazione emotiva, a causa dell'educazione che ho ricevuto dai miei genitori.
Mi piacerebbe anche avere un secondo consulto.
Voi cosa ne pensate?
Si può cancellare una fobia e tornare a vivere serenamente?
[#1]
La questione già posta lo scorso mese ed è stata posta in modo differente rispetto a quanto riporta in questo post.
E' singolare che il focus della questione si sia spostato su aspetti che il mese scorso non ha considerato per niente.
Ciò fa considerare che il trattamento attuale non è congruo con la sua sintomatologia e che possono esserci fenomeni iatrogeni dalla psicoterapia.
Anche il trattamento farmacologico, che sarebbe aumentato nel corso dell'ultimo mese potrebbe non trattare la sintomatologia che appare avere delle modifiche in itinere.
E' singolare che il focus della questione si sia spostato su aspetti che il mese scorso non ha considerato per niente.
Ciò fa considerare che il trattamento attuale non è congruo con la sua sintomatologia e che possono esserci fenomeni iatrogeni dalla psicoterapia.
Anche il trattamento farmacologico, che sarebbe aumentato nel corso dell'ultimo mese potrebbe non trattare la sintomatologia che appare avere delle modifiche in itinere.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
Il focus della questione mi sembra sia più o meno sempre lo stesso, e cioè un timore di conciliare una personalità ansiosa e vulnerabile quale la mia con una professione delicata come quella del medico. Questo mio timore è stato espresso sin dal primo giorno che vado in terapia, pertanto non credo si tratti di un effetto iatrogeno della psicoterapia.
[#3]
Utente
Probabilmente nel precedente consulto non ho espresso chiaramente quale fosse il mio disagio, ci tenevo a farle capire che si tratta di una preoccupazione che è centrale nella mia terapia sin dall'inizio e che non si è verificata in itinere. Purtroppo non è molto facile a volte riassumere in 3000 caratteri il proprio problema. Chiaramente per me questo tema è motivo di rimuginii e di sofferenza e per questo motivo ci tenevo ad avere anche un suo parere a riguardo, e cioè se le fobie possono essere completamente superate o meno.
[#4]
Potranno essere trattate con le terapie adeguate.
Quindi deve avere pazienza
Quindi deve avere pazienza
https://wa.me/3908251881139
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Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 480 visite dal 13/01/2024.
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