Dopo sospensione SSRI: ricaduta o riassestamento?
Buongiorno Sono un uomo di 37 anni.
All’età di 26 anni ho avuto il primo episodio di attacco di panico e ansia acuta, trattato immediatamente con escitalopram (Entact) 20 mg e gocce di Xanax.
Il trattamento ha dato esito positivo, ma negli anni, ogni sospensione, anche parziale, del farmaco si è tradotta in ricadute più intense.
Per questo motivo ho mantenuto il dosaggio stabile tra 20 e 10 mg per molti anni.
Negli ultimi anni, dopo un periodo di stabilità nella vita sociale e lavorativa, ho deciso insieme a un medico di sospendere gradualmente Entact e Xanax, completando il tapering a giugno 2025.
Per circa 4-5 mesi, grazie anche a pratiche di mindfulness, disidentificazione dai pensieri e integrazione naturale, ho mantenuto uno stato di benessere, viaggiando anche da solo senza farmaci.
Tuttavia, nell’ultimo mese, ho notato alcune difficoltà:
Problemi di induzione del sonno, con sonno comunque adeguato quando riesco a dormire;
Aumento della ruminazione e sensazione di tristezza/nostaliga;
Percezione di fallimento e insicurezza legata alla vita sentimentale e sociale;
Maggiore sensibilità emotiva, ad esempio guardando film o contenuti malinconici;
Modificazioni della sfera sessuale, percepite come eiaculazione più rapida rispetto al passato;
Persistente analiticità e autocritica interiore, con difficoltà a vedere i pensieri con distacco.
Attualmente seguo un’integrazione a base di griffonia, ashwagandha, L-teanina, melatonina, vitamine B e D, zafferano e SAMe.
Ho consultato il mio psichiatra di riferimento, che ha ritenuto questi sintomi come il preludio a una possibile ricaduta ansioso-depressiva, consigliando di intervenire prima che la condizione peggiori.
La proposta terapeutica è stata: riprendere escitalopram fino alla dose standard di 20 mg, eventualmente con supporto momentaneo di benzodiazepine.
Avendo avuto esperienze passate in cui, nonostante la terapia farmacologica, alcune situazioni stressanti generavano blocchi, derealizzazione o ansia, mi chiedo: questi sintomi attuali dopo 4-5 mesi dalla sospensione indicano un reale rischio di ricaduta, oppure potrebbero rappresentare un riassestamento biologico/neurochimico post-SSRI?
Inoltre, considerata la lunga storia con escitalopram, è ragionevole pensare che questa molecola sia ancora il farmaco più adatto per me, o ci sono alternative altrettanto efficaci e ben tollerate per un disturbo ansioso-generalizzato di lunga data?
Ringrazio anticipatamente per ogni indicazione o consiglio che potrà offrirmi.
Cordiali saluti
All’età di 26 anni ho avuto il primo episodio di attacco di panico e ansia acuta, trattato immediatamente con escitalopram (Entact) 20 mg e gocce di Xanax.
Il trattamento ha dato esito positivo, ma negli anni, ogni sospensione, anche parziale, del farmaco si è tradotta in ricadute più intense.
Per questo motivo ho mantenuto il dosaggio stabile tra 20 e 10 mg per molti anni.
Negli ultimi anni, dopo un periodo di stabilità nella vita sociale e lavorativa, ho deciso insieme a un medico di sospendere gradualmente Entact e Xanax, completando il tapering a giugno 2025.
Per circa 4-5 mesi, grazie anche a pratiche di mindfulness, disidentificazione dai pensieri e integrazione naturale, ho mantenuto uno stato di benessere, viaggiando anche da solo senza farmaci.
Tuttavia, nell’ultimo mese, ho notato alcune difficoltà:
Problemi di induzione del sonno, con sonno comunque adeguato quando riesco a dormire;
Aumento della ruminazione e sensazione di tristezza/nostaliga;
Percezione di fallimento e insicurezza legata alla vita sentimentale e sociale;
Maggiore sensibilità emotiva, ad esempio guardando film o contenuti malinconici;
Modificazioni della sfera sessuale, percepite come eiaculazione più rapida rispetto al passato;
Persistente analiticità e autocritica interiore, con difficoltà a vedere i pensieri con distacco.
Attualmente seguo un’integrazione a base di griffonia, ashwagandha, L-teanina, melatonina, vitamine B e D, zafferano e SAMe.
Ho consultato il mio psichiatra di riferimento, che ha ritenuto questi sintomi come il preludio a una possibile ricaduta ansioso-depressiva, consigliando di intervenire prima che la condizione peggiori.
La proposta terapeutica è stata: riprendere escitalopram fino alla dose standard di 20 mg, eventualmente con supporto momentaneo di benzodiazepine.
Avendo avuto esperienze passate in cui, nonostante la terapia farmacologica, alcune situazioni stressanti generavano blocchi, derealizzazione o ansia, mi chiedo: questi sintomi attuali dopo 4-5 mesi dalla sospensione indicano un reale rischio di ricaduta, oppure potrebbero rappresentare un riassestamento biologico/neurochimico post-SSRI?
Inoltre, considerata la lunga storia con escitalopram, è ragionevole pensare che questa molecola sia ancora il farmaco più adatto per me, o ci sono alternative altrettanto efficaci e ben tollerate per un disturbo ansioso-generalizzato di lunga data?
Ringrazio anticipatamente per ogni indicazione o consiglio che potrà offrirmi.
Cordiali saluti
Gentilissimo,
Sulla base di quanto descrive e con i punti di un consulto scritto, è plausibile che si possa trattare di sintomi prodromici di una possibile ricaduta ansioso-depressiva, anche considerando la natura recidivante del suo disturbo.
Generalmente un farmaco che ha avuto efficacia in passato, quando si parla di SSRI come l'Escitalopram, tende ad avere nuovamente efficacia se assunto nuovamente in futuro.
Una possibile criticità che emerge da quanto lei descritto è legata al numero di episodi, che sembrerebbero essere molteplici; ciò rappresenta una criticità perché, come ha notato lei stesso, nelle forme recidivanti ogni ricaduta tende ad essere più intensa rispetto a quella precedente, portando potenzialmente il disturbo a cronicizzarsi.
In tal senso va considerata la sua sintomatologia attuale con un'adeguata valutazione psichiatrica, e mettere a punto una terapia che sia la più adatta considerando la sua specifica individualità.
La priorità deve essere, oltre alla risoluzione dell'episodio attuale, la prevenzione di possibili ulteriori ricadute, perché questo esporrebbe ad un rischio sempre maggiore di ingravescenza del disturbo ansioso-depressivo.
Spero di aver chiarito i suoi dubbi, resto a disposizione per eventuali necessità. Cari saluti
Sulla base di quanto descrive e con i punti di un consulto scritto, è plausibile che si possa trattare di sintomi prodromici di una possibile ricaduta ansioso-depressiva, anche considerando la natura recidivante del suo disturbo.
Generalmente un farmaco che ha avuto efficacia in passato, quando si parla di SSRI come l'Escitalopram, tende ad avere nuovamente efficacia se assunto nuovamente in futuro.
Una possibile criticità che emerge da quanto lei descritto è legata al numero di episodi, che sembrerebbero essere molteplici; ciò rappresenta una criticità perché, come ha notato lei stesso, nelle forme recidivanti ogni ricaduta tende ad essere più intensa rispetto a quella precedente, portando potenzialmente il disturbo a cronicizzarsi.
In tal senso va considerata la sua sintomatologia attuale con un'adeguata valutazione psichiatrica, e mettere a punto una terapia che sia la più adatta considerando la sua specifica individualità.
La priorità deve essere, oltre alla risoluzione dell'episodio attuale, la prevenzione di possibili ulteriori ricadute, perché questo esporrebbe ad un rischio sempre maggiore di ingravescenza del disturbo ansioso-depressivo.
Spero di aver chiarito i suoi dubbi, resto a disposizione per eventuali necessità. Cari saluti
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
WhatsApp 3406693506
https://www.instagram.com/docfabiotortorelli?
Utente
la ringrazio molto per la sua risposta.
Volevo precisare che ho sospeso i farmaci perché mi sentivo davvero bene e credevo di aver debellato il disturbo d’ansia generalizzato, dopo una lunga fase di stabilità e uno scalaggio molto graduale, accompagnato da un’integrazione mirata e da una pratica quotidiana di mindfulness e disidentificazione dai pensieri.
Negli ultimi tempi però ho iniziato a percepire nostalgia, ruminazione e una mente costantemente altrove , con un umore più basso. Per questo non riesco a capire se si tratti di un riassestamento fisiologico post-SSRI o di una vera e propria ricaduta, come da lei ipotizzato.
Riguardo ai farmaci, ho sempre tollerato bene l’Escitalopram, che per me è risultato efficace e con pochi effetti collaterali. Vorrei chiederle se, secondo la sua esperienza, rimane uno degli SSRI più puliti e indicati per soggetti con un temperamento ansioso come il mio.
Inoltre, per il futuro, ritiene che in casi come il mio in cui la sospensione completa può risultare destabilizzante sia preferibile mantenere un dosaggio di mantenimento minimo piuttosto che interrompere del tutto la terapia?
La ringrazio ancora per la disponibilità e per la chiarezza delle sue spiegazioni.
Cordialmente,
Volevo precisare che ho sospeso i farmaci perché mi sentivo davvero bene e credevo di aver debellato il disturbo d’ansia generalizzato, dopo una lunga fase di stabilità e uno scalaggio molto graduale, accompagnato da un’integrazione mirata e da una pratica quotidiana di mindfulness e disidentificazione dai pensieri.
Negli ultimi tempi però ho iniziato a percepire nostalgia, ruminazione e una mente costantemente altrove , con un umore più basso. Per questo non riesco a capire se si tratti di un riassestamento fisiologico post-SSRI o di una vera e propria ricaduta, come da lei ipotizzato.
Riguardo ai farmaci, ho sempre tollerato bene l’Escitalopram, che per me è risultato efficace e con pochi effetti collaterali. Vorrei chiederle se, secondo la sua esperienza, rimane uno degli SSRI più puliti e indicati per soggetti con un temperamento ansioso come il mio.
Inoltre, per il futuro, ritiene che in casi come il mio in cui la sospensione completa può risultare destabilizzante sia preferibile mantenere un dosaggio di mantenimento minimo piuttosto che interrompere del tutto la terapia?
La ringrazio ancora per la disponibilità e per la chiarezza delle sue spiegazioni.
Cordialmente,
Gentilissimo,
L'escitalopram è, tra tutti gli SSRI, il farmaco "più pulito" dal punto di visita dell'azione farmacologica, nel senso che è un serotoninergico puro senza azione secondaria su altri recettori.
Questa azione recettoriale secondaria degli altri SSRI non è detto che debba essere necessariamente negativa, perché talvolta può essere sfruttata per ottimizzare e potenziare gli effetti terapeutici.
In merito alla sua domanda sull'eventuale dose di mantenimento, non è possibile rispondere con certezza in assenza di una visita psichiatrica diretta; quello che emerge è che sembra che il suo disturbo d'ansia abbia le caratteristiche di una forma recidivante, e in questi casi la sospensione va sempre considerata con estrema cautela, perché espone ad un rischio aumentato di poter avere possibili ricadute sintomatologiche.
Rinnovo cari saluti restando a disposizione
L'escitalopram è, tra tutti gli SSRI, il farmaco "più pulito" dal punto di visita dell'azione farmacologica, nel senso che è un serotoninergico puro senza azione secondaria su altri recettori.
Questa azione recettoriale secondaria degli altri SSRI non è detto che debba essere necessariamente negativa, perché talvolta può essere sfruttata per ottimizzare e potenziare gli effetti terapeutici.
In merito alla sua domanda sull'eventuale dose di mantenimento, non è possibile rispondere con certezza in assenza di una visita psichiatrica diretta; quello che emerge è che sembra che il suo disturbo d'ansia abbia le caratteristiche di una forma recidivante, e in questi casi la sospensione va sempre considerata con estrema cautela, perché espone ad un rischio aumentato di poter avere possibili ricadute sintomatologiche.
Rinnovo cari saluti restando a disposizione
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
WhatsApp 3406693506
https://www.instagram.com/docfabiotortorelli?
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 298 visite dal 30/10/2025.
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