Principio di esaurimento nervoso

Buongiorno volevo esporvi il mio/nostro problema.Sono una ragazza di 33, fidanzata da 14, 2 sorelle, papà e mia mamma è morta due anni fa di cancro. La malattia di mia mamma durata quasi 3 anni è stata per me e per tutta la mia famiglia compreso il mio fidanzato una via crucis e purtroppo non ho accettato la sua morte.In seguito a quello che è successo sono diventata aggressiva, arrabbiata con tutto il mondo e non volevo più vedere nessuno. Il mio fidanzato mi è stato molto vicino, assecondandomi e consolandomi in tutti i modi. Credevo l'anno scorso di aver superato il lutto, però al primo problema che mi si è ripresentato (nello specifico ad aprile con il lavoro, cambio di mansioni e capo molto aggressivo) mi si è subito innescata una forte ansia che non riuscivo a controllare e chiedevo in continuazione aiuto e consigli al mio fidanzato scaricandogli dosi di ansia ad ogni telefonata che gli facevo durante il giorno facendo diventare il tutto monotematico. Oltre a questo avevo anche il problema dell'ipocondria .In estate, si è presentato un altro problema con mio papà(diabetico, cardiopatico ecc)per un piede che non guariva a causa del diabete, mio papà che a causa delle sua malattia è egoista, toglieva tempo a me e a mia sorella per accompagnarlo alle visite e per consultare i medici.. Io continuavo nel frattempo a chiedere aiuto al mio fidanzato che controvoglia ultimamente mi dava lo stesso, anche perchè spesso con la mia aggressività lo pretendevo e non lo chiedevo come favore. In luglio sentivo il mio fidanzato distaccato ma credevo che fosse la tensione accumulata per il suo lavoro che gli porta via tanto tempo (dalle 8.00/9.00 del mattino fino alle 21.00 5gg su 5) e in più gli allenamenti 2 volte alla settimana con partita di calcio la domenica sempre. In agosto periodo della partenza per le vacanze, siamo ancora agitati per la situazione di mio papà per la quale abbiamo una forte paura di non partire per le vacanze e come al solito chiedo a lui di portarlo all'ospedale in quanto stava male, io stavo lavorando e lui era già in ferie. in quello stesso gg c'è qualcosa di molto strano, gli chiedo cosa succede e mi dice che lui non ce la fa più, che non sente più niente per me e per nessuno che neanche per se stesso, non ha voglia di partire, vuole stare sempre da solo, non ha voglia di fare niente, neanche di vestirsi e che andava avanti così da qualche mese, ma non ricordava esattamente da quando. Il seguito a questa forte crisi parlando con i suoi genitori lo portano da un neurologo in quale gli dice che ha un principio di esaurimento nervoso e gli ha prescritto cipralex partento da 2 cmp. al g andando fino ad oggi novembre 2009 a scalare(1/2 cmpressa di sera)Lui però dice di non essere ancora lucido che non riesce a esprimere i sentimenti e quindi anche verso di me siamo in stallo, dice che mi vuole bene che sta riscoprendo i sentimenti ma non mi dice che mi ama. Volevo sapere da voi se è normale tutto ciò o non è solo depressione? grazie
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
Gentile utente,
se la diagnosi fatta dallo specialista neurologo al suo fidanzato è depressione (esaurimento nervoso, iniziale o meno, non è una diagnosi), allora la terapia con escitalopram va mantenuta a dose piena per almeno 8-12 mesi, senza troppa fretta di sospenderla.
Per quanto riguarda il suo problema, il lutto della mamma che non ha superato, i problemi sul lavoro e così via, un consulto presso uno psicoterapeuta (psichiatra o psicologo) sarebbe utile.
Quanto al rapporto di coppia, 14 anni di fidanzamento sono tanti; avete cominciato da giovanissimi e nel tempo siete cambiati entrambi, diventando persone diverse. Quando sarete un po'più sereni entrambi valuterete cosa fare.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

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Utente
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La diagnosi fatta da questo neurologo mi è stata riferita sia dal mio fidanzato che dai suoi genitori (cioè principio di esaurimento nervoso) dicendomi anche che è stato preso per tempo. (Ovviamente sono stata incolpata da tutti loro di questo problema) e all'ultima visita effettuata a fine ottobre il medico gli ha incominciato a scalare il farmaco, con prossima visita a metà dicembre. Inoltre per quanto riguarda i sentimente che ha riferito al medico di non riuscire a esprimere, gli è stato detto che è normale che è presto e che lui ha subito un forte stress. questo è tutto quello che so. Volevo però sapere se appunto è normale che non riesca a provare sentimenti?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Non esiste questa diagnosi, né quella di esaurimento nervoso, ma diciamo che significhi depressione (?).
Sarà stata presa in tempo, ma la presa è stata lasciata invece prematuramente, le terapie di un episodio depressivo non devono durare così poco. Oltretutto se ha ancora sintomi chiave come l'appiattimento affettivo non comprendo in base a cosa la cura, anziché essere potenziata o cambiata, sia sospesa.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
francamente non lo capisco neanche io, come mai la cura duri così poco. Il mio fidanzato lo vedo ancora piuttosto confuso, soprattutto se provo a parlargli di argomenti che riguardano la sfera affettiva (me, e le nostre famiglie) cambia immediatamente discorso e l'argomento diventa un tabù.
Non so quale sia la linea terapeutica, io so quello che mi dice lui, che potrebbe non essere del tutto vero, so di sicuro perchè l'ho visto, che adesso sta prendendo mezza pastiglia la sera. Poi se il medico cambierà pastiglia o meno alla prossima visita, a metà dicembre, non lo so. Il mio fidanzato mi dice che gli ha dato il cipralex SSRI perchè in parole povere è come se i neuroni(?) non parlassero più tra loro e questo farmaco gli fa stabilizzare la serotonina che era troppo bassa.
Per quanto rigaurda la diagnosi ripeto è quello che mi è stato riferito. e cmq si sintomi che riferiva soprattutto nella fase acuta della crisi erano tipici della depressione (era anche molto dimagrito ma non faceva nessun tipo di dieta).
Per quanto riguarda la sfera affettiva (che credo sia quella che la malattia ha colpito maggiormente) lui mi dice che sta riscoprendo i suoi sentimenti ecc ecc ma che sente di aver bisogno di ancora un po' di tempo. A me a volte non sembra ancora del tutto lucido e così cmq lui si ancora si definisce( non lucido).
Sicuramente però mi sembra che riesca a lavorare bene e anche a fare la sua solita attività sportiva (allenamenti e partita di calcio). quindi devo pensare che è sulla via della guarigione?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

La cura non dura poco per qualche motivo, la cura della depressione in generale ha una durata che non è questa, ma mi riferisco in particolare al fatto che se non sta bene non si può parlare di qualche mese di remissione totale dopo di che si comincia a ridurre la cura (questo al limite sarebbe prematuro ma almeno comprensibile).

Mi sembra ovvio che se c'è la depressione nel cervello ci sia qualcosa che non funziona come dovrebbe, per il resto le semplificazioni di tipo giornalistico tra cui oggi va di moda la "serotonina" non sono cose serie, perché finisce che uno ha l'idea di avere un qualcosa di simile a una "carenza" di vitamine, non è esattamente così.

Se adesso si sta riprendendo, vedo poco logico togliere una cura in corso, la cosa più probabile in questi casi è che perda nuovamente terreno tra qualche tempo, come risultato del fatto che il disturbo a livello cerebrale non è concluso, e non c'è modo di vederlo, è solo questione di attesa entro termini ragionevoli per non avere come prospettiva probabile una ricaduta.
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Utente
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volevo inoltre dire che nella famiglia del mio fidanzato questo tipo di problema (con sintomi diversi) è capitato anche al padre, più di 15 anni fa e al fratello del mio fidanzato circa 3 anni fa (problema motivazionale...) entrambi curati dallo stesso neurologo.
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Utente
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infatti lui così la vede e anche a amici/conoscenti dice di avere la serotonina bassa ed è per questo che prende quel farmaco.
inolte come le avevo scirtto nella famiglia del mio fidanzato questo tipo di problema (con sintomi diversi) è capitato anche al padre, più di 15 anni fa e al fratello del mio fidanzato circa 3 anni fa (problema motivazionale...) entrambi curati dallo stesso neurologo. Mi devo preoccupare?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

La serotonina c'entra, ma non in maniera così semplice e comprensibile (ne hai poca, te la aumento). Il farmaco infatti se funzionasse così, funzionerebbe immediatamente il giorno dopo, perché la serotonina aumenta subito, invece la risposta si sviluppa soltanto in III-IV^ settimana. Alcuni dei farmaci che funzionano ottimamente su questo disturbo funzionano sia a serotonina che a adrenalina.
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Utente
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Gent.li Dottori, vi ringrazio molto per le risposte.
Ho ancora un'altra domanda:
possibile che un Neurologo non sappia che il farmaco deve essere somministrato fino oltre la scomparsa di tutti i sintomi?
grazie mille per il vostro aiuto.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
Gentile utente,
un conto è la teoria scientifica e un conto le variabili costituite dall'interazione tra il medico e il paziente e i familiari; spesso ci sono pressioni per ridurre/sospendere la terapia anzitempo, addirittura alcuni pazienti ragionano in termini di "scatole", sul modello degli antibiotici, ed è scorretto, oppure appena notano un miglioramento vorrebbero "disintossicarsi" per paura di diventare dipendenti, ed è un altro atteggiamento sbagliato.
Non dico che sia questo il caso del suo fidanzato, ma non è possibile fare ipotesi su informazioni riportate da terze persone.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Non posso sapere cosa ha in mente il collega, come diceva la dr.ssa talvolta i pazienti sono i primi a sollecitare un disimpegno dalle cure, non associando il miglioramento alla cura stessa e credendo di dover procedere altrimenti.
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Utente
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Gent. Dottore, ma come è possibile non sentire amore verso le persone care? il cervello può annebbiarsi a tal punto a causa della depressione. Anche io a causa della morte di mia mamma ho avuto un episodio depressivo, non uscivo più e non volevo vedere nessuno, tranne la mia famiglia e il mio fidanzato, però non provavo alcun distacco emotivo. in lui perchè è successo questo?
grazie
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 195 21
L'appiattimento affettivo è uno dei sintomi chiave della depressione, però non tutte le depressioni sono uguali. Non faccia confronti con la sua depressione, che era un lutto, la reazione a una perdita, e quindi tutt'altra cosa.
Un consiglio: finché lui non sta meglio, allenti il pressing, non lo interroghi sui sentimenti e non gli rinfacci che ha ripreso l'attività sportiva.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
"ma come è possibile non sentire amore verso le persone care? il cervello può annebbiarsi a tal punto a causa della depressione."

Sì, esatto, anzi è un sintomo classico. Ci sono relazioni che si interrompono o vacillano proprio perché si interpreta questo come un venir meno della scelta d'amore, mentre invece è un venir meno della funzione biologica che regola l'intensità e la qualità delle emozioni. A volte è la stessa persona a sentirsene in colpa e a chiedere di chiudere la storia perché non sente più e non vuole tener legato l'altro. Anche questo atteggiamento è di tipo depressivo, al di là dell'appiattimento affettivo.
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Utente
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Gentili Dottori, grazie mille per le risposte e i consigli. Infatti è proprio così Dottor Pacinii, in agosto voleva chiudere proprio per quello che lei ha scritto.
grazie

Serena
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Utente
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Infatti dottoressa, non gli rinfaccio che fa attività sportiva, anzi sono contenta che non abbia mai smesso. noto però che che insisto perchè lui esca anche senza di me ma con altre persone, si stufa e mi dice di non insistere. Sicuramente però pensa solo al lavoro e ai doveri e non da spazio ai piaceri (nonostante il calcio sia sempre stata la sua passione, è obbligato a fare gli allenamenti e la partita in quanto è pagato). Sta facendo questa cura con cipralex ma non vuole andare da uno psicologo e io non saprei come aiutarlo. voi cosa mi consigliate?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
E' sufficiente che ritorni dallo psichiatra e si faccia rivedere la cura.
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Utente
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Glielo proverò a dire, tra l'altro i suoi genitori hanno insistito perchè andasse da un neurologo.
grazie
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Gent. Dott.ssa Scapellato, come mi consiglia di muovermi? cioè come devo comportarmi secondo lei in questo caso? ci vorrà molto prima che torni come prima? si torna come prima?
grazie per la cortese risposta
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Utente
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Buongiorno, vi riscrivo in quanto volevo chiedervi nuovamente aiuto sulla base di quello che ho scritto all'inizio...
Il mio problema è che nonostante abbia aiutato e sia stata molto dietro il mio ex fidanzato che si stava curando di depressione (sono riuscita a farlo andare da una psicoterapeuta a Milano e ci sta andando da 1 anno) credendo appunto che la forte depressione di cui soffriva gli avesse tolto la capacità di amare e di provare affetto verso le persone (a me interessava soprattutto che lo provasse per me), nonostante tutti gli sforzi profusi mi dice ancora che non riesce a provare sentimenti per me ma contemporaneamente sente che c'è qualcosa ma non riesce ad esprimere i suoi sentimenti....
quello che la sua psicoterapeuta gli suggerisce è quello di non vedermi e sentirmi più perchè così smetteremmo di soffrire entrambi, però io non riesco a fare questo passo e non voglio perdere le sue tracce...
mi dareste per favore un consiglio
grazie mille
[#21]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Ma la condizione come è stata diagnosticata ? Ovvero, è stata diagnosticata una depressione "grave" ? Nel caso è stato proposto un trattamento standard di tipo farmacologico ?
[#22]
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Utente
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esattamente questo non lo so, però il mio (ormai) ex fidanzato mi ha detto che la dottoressa gli ha detto che lui è come se stesso su un vulcano, che non è ancora scoppiato ma potrebbe scoppiare da un momento all'altro e gli ha fatto l'esempio che è come quando sentiamo in tv che una certa persona ha fatto qualcosa di grave e nessuno se lo sarebbe mai aspettato....

...questo è quello che so però io in buona sostanza lo vedo molto meglio rispetto all'anno scorso e molto migliorato, quindi tra me e la dottoressa qualcosa abbiamo fatto di buono in lui...la dottoressa ha praticato la terapie cognitive o comportamentale.

Sicuramente non è più andato dal neurologo (ha preso cipralex da agosto 2009 a circa gennaio 2010) quindi non ha più fatto la terapia farmacologica....

quello che mi dispiace è che quella a rimetterci alla fine sono io perchè lui pare voglia definitivamente e gradualmente chiudere la storia....

...magari sono venuta fuori come problema cardine nei vari colloqui (lui mi aveva detto che io lo avevo messo da parte perchè stavo sempre con i miei genitori - che cmq erano malati e li ho persi entrambi, mia mamma è morta nel 2007 e mio papà l'anno scorso).

Forse ho bisogno di aiuto anch'io perchè abbiamo parlato della nostra situazione anche settimana scorsa e ancora lui mi ha detto che non riesce a sentire più i sentimenti per me. (premetto che ormai Il nostro è un rapporto più che altro telefonico perchè non ci vediamo quasi più; non abitiamo neanche vicini - siamo a 60 km di distantza- quando aveva voglia di vedermi stava con me una mezza giornata (ovviamnete il sabato quando siamo entrambi liberi dal lavoro) e poi tornava subito a casa....
al che gli ho chiesto se senso aveva continuare a sentirsi e vedersi quando voleva lui e io continuavo ad avere delle aspettative da questa storia oltre che delle speranza che potesse prendere una nuova piega...siamo stati insieme tanti anni e per lui ero la persona più importate della sua vita, cosa che dice tuttora)

non riesco ad accettare anche questo e non so come fare ad andare avanti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Per la situazione della persona in questione non è possibile commentare oltre perché non è chiara la diagnosi e il tipo di trattamento psicoterapico. Se il cipralex non aveva avuto un effetto risolutivo mentre lo assumeva, solitamente si ricerca una soluzione migliore, anziché semplicemente togliere la cura.

Per quanto riguarda Lei, può richiedere un consulto specialistico perché, effettivamente, situazioni di delusione o stress continuato possono indurre sintomi di disagio significativi.
[#24]
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Utente
Utente
il tipo di trattamento sono sedute di psicoterapia cognitivo comportamentale e sta andando solo da questa psicologa, ultimamente ci va una volta al mese.

La psicologa è entrata in gioco dopo quando ormai la cura con cipralex l'aveva finita e non voleva cmq prendere altri farmaci..

a me lui dice di stare meglio, e non so se sta davvero meglio oppure se ormai riesce a convivere con i suoi conflitti interni....

la sua dottoressa gli continua a suggerire che noi non dovremmo più vederci e sentirci e in questa ultima settimana lui sembra molto convinto a farlo....

La dottoressa in una occasione mi ha detto che amare significa sapersi mettere da parte senza fare pressioni,e io però mi sento come se fossi l'unico problema del mio ex...magari lo sono e non voglio accettare neanche questo....

sarò solo io che non voglio accettare tutto questo e sono davvero delusa da tutto....ho trascorso 14 anni della mia vista con questa persona e per il momento vedo impossibile riuscire a dimenticarlo...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

"non volere prendere altri farmaci" in generale non è un atteggiamento costruttivo, è una presa di posizione solitamente sintomatica di una condizione, oppure perché non si sono visti risultati con uno, ma questo non significa niente di per sé.

Non vedersi più e mettersi da parte sono due cose diverse, ma non si capisce se come attesa, come soluzione comunque inevitabile o come terapia per lui. Non saprei come possa essere inteso.

L'unica ipotesi che forse meriterebbe di essere verificata è se non si tratti di una depressione in cui il rifiuto è semplicemente un sintomo conseguente allo stato mentale-emotivo, e il perché, visto il precedente di una cura a suo tempo prescritta, non siano poi seguiti altri tentativi di quel tipo.
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Utente
Utente
non ci capisco più niente neanche io e magari il tutto è molto più semplice ossia che lui per me non ha più nessun sentimento e che per me è difficile accettarlo...

il trattamento farmacologico era finito perche lui e il neurogolo che lo seguiva sentendosi a telefono il dottore gli chiedeva come stava andando e lui diceva che andava meglio e quindi questa cura andava scalandola per poi terminarla....

...sono stata io a farlo andare dalla psicoterapeuta (cognitivo comportamentale) in quanto a circa un mese dalla fine del farmaco (tutto ciò l'anno scorso) a me seembrava non stesse per niente bene e confermadomelo anche lui che non stava bene finalmente sono riuscita a farlo andare dalla psicologa dalla quale sta andando tutt'ora.

Per quanto mi riguarda la cosa che l'anno scorso mi ha scioccata è che lui non voleva neanche che pronunciassi che io e lui non stavamo più insieme e lui voleva che lo aspettassi. Però in agosto dell'anno scorso sono venuta a sapere che lui aveva detto a tutti che noi non stavamo più insieme e con me invece non voleva prendere nessuna posizione.
Ora forse a forza di interrogarlo sui suoi sentimenti e sul fatto che erano passati quasi 2 anni con questa situazione e che non era giusto che continuassi ad aspettarlo...pare che si stia allontanando lui come a farmi capire che infatti non vuole stare più con me e vuole provare a starmi lontano per vedere se gli manco oppure no....sicuramente noto che anche quando mi chiama non mi sembra che lo desiderasse il fatto di chiamarmi....

ormai tutta la storia è diventata difficile da seguire anche per me e non so più cosa fare anche io
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Dopo pochi mesi la cura andava "meglio" e quindi si scalva ? Direi che non torna, e comunque non torna che se uno sta nuovamente male la cura non sia riconsiderata.
Non è chiaro perché alla ricomparsa dei sintomi non sia stato contattato anche il neurologo che già gli aveva prescritto una cura risultata efficace.
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Utente
Utente
perchè appunto non voleva curarsi con i farmaci e avendo letto io dappertutto che la psicoterapia cognitivo comportamentale è efficace tanto quanto i farmaci nella depressione lui ha accettato di farsi seguire dalla psicologa....

tutto qua...cmq con i farmaci non tornano i sentimenti e magari con un lavoro di psicoterapia su se stesso gli sembrava essere meglio
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

"con i farmaci non tornano i sentimenti". Questo non è vero, inoltre "con i farmaci" quali, visto che ha provato uno ? Con quello forse, e quindi la cosa vale per tutti i farmaci esistenti ? Su quale base ?

E' una considerazione sbagliata. Non è su questa base che si sceglie una psicoterapia piuttosto che una farmacoterapia per una depressione.

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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