La cosa che più mi preoccupa è il malessere interno

Gentili dottori,

ho richiesto precedentemente consulti riguardo le mie crisi di panico e l'alterazione del mio ritmo sonno-veglia. Ho seguito una cura di circa un anno prescrittami dal neurologo (pasaden gocce - cipralex compresse) con un dosaggio man mano minore col passare dei mesi, che mi ha fatto stare bene, insieme a un ciclo di psicoterapia. Alla fine della cura, avvenuta più o meno un mese fa, tornando a controllo il dottore ha voluto solo prescrivermi la Melaxina T per dormire serenamente e il Serenplus compresse per farmi avere più energie dato che lamentavo stanchezza. Io non avevo attacchi d'ansia da quando prendevo le medicine, ma andando in vacanza una notte sono esploso in una crisi abbastanza forte che mi ha obbligato a tornare a casa per la paura. Calmatomi qualche giorno torno ad averli e chiamato ieri il neurologo mi ridà la cura pasaden-cipralex sostenendo che fosse causa caldo eccessivo. Oramai sono tre giorni che sono calmo solo quando dormo e quindi tendo a dormire e a stare sul letto il più possibile. Appena mi sveglio ho le palpitazioni, durante la giornata mai una goccia di saliva in bocca, una sensazione di stranimento che parte dalla testa con difficoltà di concentrazione e una stanchezza che non mi permette di far nulla. Quasi non riesco ad alzare un dito, e tra l'altro sto mangiando pochissimo perchè mji si è chiuso lo stomaco. La cosa che più mi preoccupa è il malessere interno e il senso di sconforto e depressione per il ritorno di questo disturbo che mi lascia con le spalle al muro. Ieri ho pianto per la paura di aver pensato la deplorevole azione di farla finita, e per la condizione dalla quale non riesco a uscire. Il consulto è per chiedere in che modo devo reagire, se, e vi prego su questo rispondetemi perchè non so che fare, è un bene o un male restare a casa quando ho sconforto, stanchezza mentale e fisica e ansia, dal momento che gli amici quasi vorrebbero costringermi ad uscire dicendomi che mi fa bene così. Io esco quasi tutti i giorni ma non quando non sto bene o non me la sento e non so se sbaglio a non uscire in queste circostanze. A parer mio peggioro solo le cose uscendo ma se devo sono disposto a farlo. Se è normale che io mi senta così stanco dal momento che le crisi e questo continuo stato ansioso mi portano stanchezza. Se forse è più indicato uno psichiatra a un neurologo per questo tipo di disturbo, o se è lo stesso. Se è una cosa dalla quale si esce, perchè ne sto quasi perdendo le speranze. Vorrei solo riavere la mia vita di prima e sapere se è possibile..

Ringrazio anticipatamente con cordiali saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente

Come già indicato precedentemente, lo specialista di riferimento è lo psichiatra.

L'evidenza di un ritorno dei sintomi non appare essere improvviso in quanto il solo trattamento di un anno espone a possibilità di ricadute, tanto più se i dosaggi si sono ridotti nel corso dei 12 mesi gradualmente mentre andavano mantenuti nel massimo dosaggio.

Già nel mese di giugno lei lamentava alcuni sintomi che non sono stati presi in considerazione.

La psicoterapia, se di ciò si è trattato, avrebbe dovuto darle gli strumenti per affrontare tale condizione.

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore

Mi scuso per il ritardo della risposta dovuto ai malesseri di cui ho parlato, che si sono sostanziati più in sconforto/depressione/tensione che in attacchi di panico. Volevo solo aggiungere alcune precisazioni. La psicoterapia la riprenderò a inizio del mese venturo avendo dovuto interromperla per il periodo estivo. La cura farmacologica sta funzionando non avendo avuto più attacchi di panico. Ciò che volevo chiedere e che mi spaventa è la dipendenza dalle benzodiazepine del Pasaden, ossia, se non erro, dall'etizolam, essendo molto preoccupato per il fatto che ne abbia avuto bisogno dopo poco più di un mese dalla fine della cura durata un anno. La dottoressa, mi sono informato, neuropsichiatra, ha ridotto il dosaggio man mano per evitare un'interruzione brusca del trattamento. Quello che mi spaventa è che sulle indicazioni del farmaco vengono consigliate otto-dodici settimane per l`ansia, incluso un periodo di sospensione graduale alla fine; è forse il periodo lungo che mi ha creato una ricaduta poco dopo la fine dell'assunzione? Ho ora una dipendenza?
Detto ciò leggo ovunque che i farmaci aiutano ma non rimuovono la causa, che sto dunque provando a trovare e a rimuovere con la psicoterapia. Può darmi consigli su come impostare da parte mia i colloqui in modo da farmi aiutare meglio?

Ringrazio anticipatamente con cordiali saluti.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente,

i farmaci curano al pari della psicoterapia e la "causa" da ricercare potrebbe non essere trovabile o non utile da trovare.

In ogni caso se la riduzione del farmaco è fatta correttamente non ci sono problemi nella dipendenza da benzodiazepine.

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