Depressione e farmaci

Buongiorno,sono una ragazza di quasi 30anni.Chiedo gentilmente il vostro aiuto per comprendere meglio la situazione che sto vivendo.Non è facile esprimersi e centrare in poche righe il problema.A causa di una storia familiare molto complessa e drammatica all'età di 17 anni di mia spontanea volontà e senza il consiglio di nessuno ho deciso di intraprendere una terapia psicoanalitica da un professionista in forma privata.Sentivo profondamente che questo percorso avrebbe ridato dignità alla mia vita.Nel corso dell'analisi infatti ho costruito molte cose,sempre con le tante difficoltà,aiutando sostanzialmente molto anche la mia famiglia anch'essa fortemente compromessa da gravissime patologie psichiatriche.In effetti non avendo nessuna figura genitoriale"sana"il percorso di recupero è stato molto faticoso e lungo .Ad oggi sono 13 anni che seguo la terapia,A causa di un'evento traumatico molto forte e di uno stato di salute precario,ipotiroidismo,sindrome ovaio policistico con pre-diabete per la prima volta nella vita ho iniziato a soffrire di attacchi di panico e depressione curata da un neurologo con il farmaco zoloft 1 pasticca al giorno.La diagnosi è stata depressione post-traumatica da stress prolungato.Inizialmente la cura ha fatto effetto,ma interrotta, a causa di una ricaduta di salute e un forte stress lavorativo si sono ripresentati i sintomi della depressione.L'analista mi ha chiesto di riprendere il farmaco annunciando una terapia che durerà a vita vista la storia traumatica del mio vissuto.Secondo lui dovrò continuare per sempre a convivere con questi disturbi.La mia domanda è questa:possibile che un'analisi può durare a vita?sono realmente necessari tutti questi farmaci.Premetto che la diagnosi di depressione non è accettata dalla mia endocrinologa ne dal medico di base che non riscontrano in me reali necessità farmacologiche cosi continuative.Semmai vedono una certa fragilità sotto stress ma del tutto superabile come del resto ho sempre fatto in tutti questi anni.Infatti l'unico sintomo depressivo realmente preoccupante è la continua stanchezza che manifesto tale da impedirmi di reagire alla vita quotidiana con forte ansia anche per le piccole cose.Non ho pensieri invalidanti ma sicuramente forti somatizzazioni. So che questo è un quadro patologico,conosco la mia fragilità, ma mi domando c'è un modo alternativo per uscirne? Mi sento confusa 13 anni di analisi per finire curata per sempre con un farmaco a cosa mi sono serviti?Quando decisi di andare in analisi vivevo in uno stato gravissimo di disaggio riconosciuto anche dai servi sociali e non ho mai dovuto assumere farmaci ho superato le difficoltà con tanta forza e autocoscienza ed ero anche molto più giovane e quindi immatura.Una terapia cognitivo-comportamentale non sarebbe forse più indicata? inizio a perdere fiducia nella figura del mio terapeuta.Sarebbe meglio consultare magari un professionista meno coinvolto rispetto al mio quadro psicologico?Vi ringrazio anticipatamente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
L'opportunità di un trattamento in presenza di una diagnosi di depressione è una scelta dello psichiatra che l'ha visitata e non mi pare che sia corretto che altre figure mediche si interpongano nel trattamento smentendo la diagnosi.

Per ciò che riguarda l'analisi, essa è una sua scelta che può decidere di continuare o meno, secondo quelli che sono anche i suggerimenti di chi la conosce di diversi anni.

Ha anche la facoltà di sentire altri pareri per decidere in merito al percorso da seguire.

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio veramente molto per la celere ed esaustiva risposta.
Il trattamento diagnosticato dallo psichiatra non è certo opinabile nel merito,la cura della depressione viene affrontata in base alla competenza e interpretazione del medico,come avviene per ogni patologia .Il motivo per cui ho permesso ad altre figure mediche di intervenire è stato in forma di semplice consiglio.L'analista ha richiesto al suo psichiatra di fiducia, con cui collabora da anni, di intervenire nel mio caso.Il problema è ormai di fiducia in queste figure professionali da parte mia,troppi anni di analisi, ben tredici e prospettive troppo lunghe ancora di cura.L'idea di vivere dipendente da un farmaco a vita,se pur in maniera alternata, non mi aiuta assolutamente in questo percorso.So che districarsi in queste situazioni è molto complesso e che ci sono varie scuole in merito all'approccio curativo della depressione.Sono consapevole anche della gravità di questa che è una malattia a tutti gli effetti.Ma prima di accettare un tipo di cura del genere,che è costata per me molto dolore(il farmaco mi ha fatto prendere 15kg di peso ritenzione idrica disturbi gastro-intestinali)vorrei cercare approcci diversi Ecco perchè credo che cercherò un soluzione terapeutica diversa,sulla base del modello cognitivo comportamentale e un neurologo per avere altri punti di vista in merito al mio quadro clinico.Credo sia possibile arrivare all'uso dei farmaci magari come ultima spiaggia La ringrazio ancora ha chiarito con la Sua risposta molti dubbi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
I due discorsi andrebbero separati.

Lei fa riferimento alla cura farmacologica ma in alcuni punti sembra far riferimento al suo percorso analitico...
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dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per la gentile risposta.Lei ha perfettamente ragione io unisco queste due cose a causa della grande confusione che sto vivendo Mi creda sono confusa.Essendo lo psicologo che mi indirizza dallo psichiatra mi sembra un percorso collegato.Forse non è cosi.Le due situazioni vanno scisse.Ma allora perchè pagare due specialisti anche molto salatamente con grandi sacrifici economici?non può bastare una sola strada?La depressione salta fuori dopo ben tredici anni di analisi,prospettando altri anni interminabili di psicoanalisi, e tutti gli anni precedenti dove era questo disturbo???E' realmente cosi grave e duraturo?Neanche lo psichiatra lo ha diagnosticato cosi certificando depressione post-traumatica da stress.Credo che seguirò il Suo consiglio.Valuterò bene la differenza fra le due strade e cercherò chiarezza attraverso altri consulti competenti.La prossima seduta parlerò con il medico ed esporrò questo grave conflitto che nutro.Dopo 13anni di analisi non è facile ma assolutamente necessario, credo che sia ora di interrompere questo percorso e seguirne altri senza confondere le due strade come Lei mi ha aiutato a comprendere Mi spiace ma io non riesco a conciliare dentro di me questi due approcci .Per me in questo contesto la psicoanalisi non può apportare più nulla mi rifiuto a percorrere un percorso vita natural durante con l'aggiunta di farmaci.Mi sembra una assurdità anche perchè oggi è risaputa la maggior efficacia della terapia cognitivo-comportamentale-sicuramente più mirata idonea e breve.

La ringrazio per la Sua squisita disponibilità
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