Emeralopia astenia nervosismo svenimento ansia depressione

Gentili dottori,
fondamentalmente vorrei porre 2 quesiti, ma prima vi descrivo brevemente la mia situazione:

ho 46 anni e soffro di stati depressivi/ansiosi curati e tenuti sotto controllo solo da sereupin (una dose al giorno da 20mg).

Il primo quesito riguarda la possibilità di scalare e eliminare il sereupin per camminare con le mie gambe se riuscissi: ho scalato il farmaco gradualmente (procedura di vari mesi) fino ad arrivare a mezza dose, ora succede (e con il sereupin non accadeva) che faccio fatica a tirare le ore della giornata, sembra di essere ua pila scarica, debolezza agli arti, nervosismo, astenia, inappetenza, quasi svenimento. Ho fatto la curva glicemica anni fa quando mi capitò in un periodo di stress la stessa cosa, nulla risultò di anomalo secondo il medico anche se nel range io mi posizionavo all'inizio dei valori. Chiesi al medico che mi disse assolutamente no, è soggettivo e rientra nei giusti valori.
Il problema che ho descritto sarebbe anche superabile ma mi causa un'inappetenza, agitazione che mi impedisce di gustarmi un pasto poi, con il lavoro mi trovo assieme a colleghi e ciò è molto fastidioso e mi agita maggiormente.
In effetti sebrerebbe che assumendo il sereupin questo disagio non si presenti mai.
La mia domanda è quindi: la depressione e/o ansia ha una interazione con la glicemia? si tratta di glicemia o altro?

Il secondo quesito riguarda la vista, ho avuto anni fa un problema di "emeralopia" o simile che si accentuò in un periodo che non mi sembrava di stress, in pratica non riesco a vedere pulite e nitide superfici scure (nere specialmente) in penombra, una nebbia puntiforme di mancanza di definizione disturba la visione e adattamento corretto dei miei occhi (in egual modo bilateralmente). Questo problema mi causa una perdita del 30% della visione notturna che mi impedisce il solo camminare in un corridioio se non lo illumino.

Spero di essermi spiegato sufficientemente chiaro, scusate il modo ma è difficile a volte raccogliere i dettagli su ciò che mi capita.
Grazie
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
rispondendo alla Sua prima domanda,
lo stato emotivo può comportare oscillazioni della glicemia. E' noto che il cosidetto "ormone dello stress" (l'adrenalina, tipicamente secreta in eccesso nel circolo sanguigno proprio nei momenti di stress) fa assorbire il glucosio nelle cellule e dunque abbassa la glicemia.

Non voglio lasciare senza un commento nemmeno la Sua speranza ed i Suoi tentativi di "scalare e eliminare il sereupin per camminare con le mie gambe":

- semplicemente scalando o eliminando la cura (il Sereupin), non si guarisce dalla malattia. La Sua speranza di poter "camminare con le proprie gambe" su che cosa si poggia ? Che cosa fa per riuscire a camminare con le Sue proprie gambe ? Avete tentato l'approccio psicoterapeutico ?

In risposta alla seconda Sua domanda,
alle difficoltà di visione al buio potrebbe contribuire un eventuale insufficiente apporto di vitamina A o/e dei cibi che contengono tale vitamina; ma io farei anche la visita oculistica. Un bravo oculista potrebbe aiutare a trovare la chiave al problema più generale che Lei ha. L'esame del fondo dell'occhio, ad esempio, può essere informativo anche nelle malattie che coinvolgono non solo l'occhio.

Un'altra possibilità, da tenere in considerazione, è che nella veste di emeralopia possa presentarsi l'intolleranza psicologica al buio, la paura del buio, e spesso le persone avvertono un sollievo da una pur piccola fonte di luce nel buio per motivi psicologici. Se è così ne Suo caso, allora può essere un sintomo della Sua malattia psichica a Lei nota. E, di nuovo, si pone la necessità di un approccio di cura. Lei è seguito da uno psichiatra ? o/e da uno psicoterapeuta ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr Alex,
in effetti non ho riportato tutta la storia (dura da più di 10 anni), ho iniziato con uno psicologo, sono uscito dal problema ma con le vicessitudini negative della vita ci sono ricaduto, da oggi dovrei riprendere. La moglie mi ha lasciato 3 anni fa, nel 2013 sono morti i miei (a distanza di 7 giorni uno dall'altro) ma sicuramente nella mia testa c'è molto altro (lavoro perso dopo 18 anni di onorato servizio, insoddisfazione per questo lungo periodo dove tutto scorre veloce senza sapore e senza valore e dove tu conti zero, sei solo un numero che si può sostiruire quando e come pare e piace al tuo datore di lavoro, che non guarderà MAI a quello che vali in qualità, ma solo a cosa gli costi... basti vedere la qualità del lavoro e dei servizi in italia oggi per capire cosa sto dicendo).
Detto questo (poco per non tediarla) ho fatto le visite oculistiche ai tempi complete tra le quali campo visivo, fondo oculare, pressione oculare etc. (ho avuto questo problema in passato ma leggero poi sembrava quasi rientrato), ne ho fatte oggi (manca una erg scotopica che potrò fare a fine gennaio). Per ora non sono emersi problemi alcuni (ho una leggera escavazione papillare, ma non riconducibile al mio disturbo).
Il buio.. bella supposizione la sua, posso dirle che mi ha sempre dato un senso di protezione, tranquillità non ne ho mai avuto paura, da molto (anni) preferivo lo scenario notturno che a quello diurno, ma anche in questo caso potrebbe essere un problema sempre psicologico ma basato non sulla paura del buio?
Infine ho provato a assumere per 2 settimane vitamina A in gocce per vedere qualche cambiamento... nulla. A volte mi sembra che cali e quasi rientri il disturbo a volte come ora che le scrivo è più accentuato... Sono un caso disperato mi sa. Sono comunque poco stabile sul lato emotivo e cosa peggiore tengo tutto dentro, se correggessi il mio stato emotivo risolverei quindi con probabilità l'oscillazione glicemica? La ringrazio per il suo tempo dedicatomi.
Una buona giornata.
[#3]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
<< se correggessi il mio stato emotivo risolverei quindi con probabilità l'oscillazione glicemica? >>

- può darsi;
sicuramente occuparsi della Sua instabilità emotiva (con la psicoterapia) ha senso anche a prescindere del problema glicemico.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Mi sono fermato con la psicoterapia anche perché avevo bisogno di sedute cognitivo comportamentali, ma come al solito (ormai siamo abituati) ciò che ti serve per curarti non rientra nell'assistenza mutuata.

Ora con un lavoro precario dove trovo 70-80 euro a seduta per almeno 10-15 sedute tanto per affrontare il problema?

Mi consola il fatto che molta altra gente sta peggio di me ed ha lo stesso problema.

La ringrazio dottore per il suo parere, vedrò cosa posso fare con la psicoterapia.

In ultima analisi ultimamente mi sono accorto che quasi matematicamente appena la mia testa pensa al fattore energetico la situazione precipita esempio:

una volta fatto un pasto parte una sorta di conto alla rovescia che la mia testa controlla, con il passare del tempo e con gli eventi di normale stress (lavoro, situazioni di spostamenti in posti nuovi, responsabilità etc..) la debolezza agli arti inizia a farsi sentire, più o meno lontana dal pasto (per ora sotto controllo).

Se con la testa riesco a ragionare sul fatto che tutto questo lo inventa proprio lei, che il sereupin non lo faceva capitare, anzi mi dimenticavo gli orari dei pasti e continuavo a oltranza poiché ciò che facevo mi dava piacere e voglia di continuare senza pensare come un ipocondriaco, allora dopo poco cala questo malessere e diventa tutto più gestibile.

Ma mi creda quando sono a casa mia senza problemi è abbastanza facile farlo, ma sul campo di combattimento (fuori casa) è una bella impresa.

Sono condizionato anche dal fatto di non essere lucido sul lavoro (apparire strano, svogliato, goffo), dalla gente che sta in giro a me e che si accorgerebbe del malessere (che non sparirebbe 2 o 3 giorni dopo come una normale influenza), insomma di apparire come il malato invalido.

Non riesco (sempre sul campo di battaglia) a godermi il piacere del mio lavoro, della compagnia, della voglia di fare che ho sempre avuto.

E' una condanna veramente "bastarda" mi consenta il termine, quella di questa maledetta situazione, ma ho comunque voglia di uscire da qui e poter camminare "con le mie gambe".

Una Buona Giornata e grazie ancora.
[#5]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile Signore,
Lei ha toccato un punto importante.

Lei scrive:

<< avevo bisogno di sedute cognitivo comportamentali, ma come al solito (ormai siamo abituati) ciò che ti serve per curarti non rientra nell'assistenza mutuata >>

- Ora.., io Le dico la mia su questo argomento, e non è detto che Lei dovrà essere d'accordo con me.

La salute psichica non è un diritto che può essere garantito all'individuo da parte dello stato o da parte della società. Prima di tutto, perché gli interessi della società e dell'individuo non sono gli stessi. La società ha bisogno che tu sia in salute perché tu servi alla società come lavoratore, come parente, ecc, e che poi non siano sprecate troppe risorse a causa di una tua malattia trascurata, ..., ma non per altro.

Nelle società più "primitive", dove è alta la solidarietà, dove i rapporti sono più stretti, - li sembra che tutto vada meglio; ma è così, perché gli individui si adeguano fortemente al gruppo, fanno prevalere gli interessi comuni e la fedeltà alle tradizioni sulla propria individualità.

Se la società cercasse di procurare a tutti una salute psichica, non sarebbe una cosa autentica. Fanno il calcolo su quale è l'approccio più efficiente, a parità di costi, e convenzionano quell'approccio. In ambito psichico è l'approccio farmacologico. Così si ottengono i risultati affidabili, in relativamente poco tempo, ed ecco che la persona torna di nuovo a funzionare normalmente, ... , importante è il risultato. E, seguendo questa logica, non si può nemmeno dire che la società non ti dà il "diritto alla salute psichica", mentre, se tu vuoi camminare con le proprie gambe, questo non è necessariamente l'interesse che si pone la società nel suo programma...

Se fosse la psicoterapia l'approccio più efficiente, avrebbero mutuato di più questa, ma anche qui l'efficienza riguarda gli interessi della società e non coincide in tutto con i nostri. Rimane una parte di noi, cui interessi non possono essere realizzati grazie all'ordine sociale, quella parte, per la quale la cura deve trovarsi nello spazio delle ricerche, degli sforzi (ecc.) individuali.

Anche i bambini, ai quali un buon genitore cerca di non far mancare l'ambiente e l'approccio che favoriscono la sua salute psichica, non possono ricevere tutto dai genitori, la loro salute psichica necessita anche di uno sviluppo individuale e negli ambienti diversi dalla famiglia.

Dunque, non bisogna aspettare che la società ti dia tutto, non bisogna nemmeno rimpiangere tali aspettative, se uno vuole camminare davvero con le proprie gambe...

A parte questo, la salute psichica non è qualcosa che si può dare, non è un prodotto, non è un servizio, né è una prestazione, né una tecnica che fa effetto e punto; ... ma è qualcosa che una persona deve riuscire ad apprendere, acquisire
di propria iniziativa e volontà. Certamente, ha bisogno di aiuto, di guida, ma il lavoro principale è della persona.

Faccio un esempio. Mettiamo che la terapia cognitivo comportamentale fosse accessibile a tutti;..., ma non tutti, ai quali sarà indicata e offerta, sono abbastanza motivati ad impegnarsene, e molti di questi addirittura non riconoscono nemmeno la necessità di impegnarsene, o non riconoscono di avere un problema...; altri si sentono male e sono fortemente motivati, a stare meglio ovviamente, ma non necessariamente ad impegnarsi attivamente nella terapia, tendendo a percepirla come una formula, che, fatta dal metodo e dal numero degli incontri, funziona; ... perché la percezione della propria psiche è soggettiva e sono soggettive anche le aspettative.

Di contro, una persona, che ha le aspettative più obbiettive - che ci vuole un lavoro molto duro (altro che 15 sedute), - che dipende solo da te se decidi di aver bisogno di curarsi davvero, se vuoi davvero curarti, e se riesci ad apprendere e a prendere: questa persona, anche lavorando con lo psicologo della mutua, anche senza l'etichetta della TCC, riuscirà ad ottenere molto di più rispetto a chi sono stati citati prima. Senza voler scandalizzare i colleghi, gli elementi della TCC sono insiti nella pratica di ogni medico o psicologo, a prescindere dell'approccio. E se il paziente, appena descritto, avvertirà che la modalità del terapeuta non è adatta al suo caso, piuttosto farà dei sacrifici economici, ma troverà lo psicoterapeuta adatto anche a pagamento.

Secondo molti terapeuti, impegno economico motiva di più il paziente.

Secondo me, è vero, ma ciò non sempre potenzia le aspettative corrette e non è di per sé il punto più importante. Il punto più importante è la motivazione della persona ad affrontare il problema, e allora ci sono tanti modi, non solo la psicoterapia o la farmacoterapia ..., ma il fatto che un approccio che lui trova il più ottimale per lui è a pagamento e che, per seguirlo, deve magari chiedere i soldi in prestito o chiedere l'elasticità economica al terapeuta, o essere costretto a fare le pause nel percorso per motivi economici, - queste difficoltà sono per lui secondarie rispetto al suo obbiettivo.
[#6]
dopo
Utente
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Gentile Dr. Alex,
purtroppo non riesco a risponderle in modo completo a meno che non aprire un lungo dibattito (ma credo qui sia fuori luogo) ove esporle le mie opinioni riguardo le sue affermazioni, mi trova comunque daccordo su alcuni punti e su altri riuscirei a lasciarla senza possibilità di vincere sulle mie opinioni (in maniera logica intendo). Comunque dopo le belle parole il problema resta, e a detta sua pure l'allungarsi del numero di sedute di una TCC per poter ottenere qualche risultato, disciamo quindi per ora che curarsi in maniera adeguata (per chi lo vuole, e qui mi trova della sua opinione a proposito degli sprechi) è un concetto possibile assolutamente, ma solo per i ricchi...
La mia battuta le suggerirà sicuramente dove non sono daccordo con Lei, comunque La ringrazio per le risposte mediche, il quadro della mia situazioe mi è più chiaro, la strada che mi ha indicato è comunque una possibile per decidere quando e come tentare di uscire dal problema.
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