Ansia depressione xanax cipralex

Salve, avevo già brutto in precedenza per quanto riguarda un possibile ricovero volontario in psichiatria.
Scrivo per aggiornare che ormai sono a pieno regime coi farmaci, cipralex 10 gocce al giorno dopo pranzo e xanax 1mg la sera (ad occasione posso prendere una compressa da 0,25 in più.) È dal 20 gennaio che ho iniziato lo xanax, il cipralex non ricordo.
Sono stata da una psichiatra che mi ha “diagnosticato” una sindrome ansioso-depressiva.
In questi giorni sembrava andare meglio, dopo un periodo in cui neanche mi alzavo dal letto ho ripreso ad uscire, e son stata più serena forse anche per un periodo di lontananza dalla scuola.
Nonostante l’apparente miglioramento una volta tornata tra le mura domestiche vado in una profonda depressione e medito il suicidio o autolesionismo, atti che non ho il coraggio di commettere per non far soffrire i miei genitori.
La psichiatra, la piscoterapeuta e i miei genitori sono al corrente delle mie problematiche e anche delle inclinazioni per il suicidio. Volevo chiedere ad uno specialista quali sono gli estremi per un ricovero, o cosa posso fare per dare un po’ di sollievo alla mia mente, poiché non smette mai di pensare.
Faccio sempre più frequentemente uso della capsula di 0,25 di xanax da prendere in caso di emergenza. L’idea di tornare nell’ambiente scolastico dove non mi sento a mio agio mi angoscia, così come uscire di casa o compiere azioni quotidiane. Mi sembra di essere tornata all’inizio di questo mio periodo di crisi. Vi prego, consigliatemi su cosa fare, cosa chiedere alla psichiatra. Non sento la “voglia” di farcela, ma DEVO farcela. Non posso essere un peso economico ed emotivo per la mia famiglia per sempre, nonostante mi sostenga.
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Dò per scontato che lei sia maggiorenne, cioè abbia già compiuto i 18 anni. In caso contrario non consideri quello che sto per scrivere, ma lo faccia leggere ai suoi genitori.
Se lei ha pensieri anticonservativi, e pensa che si sentirebbe più sicura in un ambiente protetto, ne parli al suo psichiatra, e valuti con lui i pro e i contra di un ricovero in casa di cura specializzata.
La cura è con ogni evidenza sottodosata, e questo spiega il miglioramento solo parziale. Se entro 30-40 giorni non si ha un importante alleggerimento dei sintomi la terapia va modificata.
Con questo non voglio e non posso dire che il suo medico stia sbagliando. Il suo medico la conosce bene e di persona, e dispone di più parametri per decidere.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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