Nevrosi

Gentili Dottori,
vi scriver un ragazzo di 33 anni per un consulto riguardo al disturbo di identità di genere, del quale ritrovo i sintomi quali depressione, ansia, chiusura sociale sfociata poi nei problemi di lavoro ed in generale la tendenza è quella di chiudermi in casa o uscire solo per evitare contatti significativi durante i quali devo esprimermi al maschile o vengo in qualche modo identificato in tal senso. Oltre a questo l'immagine che ho di me e la percezione, sopratutto allo specchio è quella di donna e sopratutto quando mi sento ‘’bene’’.
Cosi come il ''dialogo interno'' nei momenti di solitudine, dove anche lo stomaco (tipicamente contratto ) riesce a lasciarsi andare, producendo ansia, poi piano piano leggero benessere, per poi sparire, lasciandomi la sensazione di benessere e quindi di‘’donna’’ addosso.
Situazione sfociata circa un anno fa con attacchi di panico, ansia e depressione. Difficoltà ad allontanarmi da casa.
Mai avuto rapporti omosessuali significativi tranne uno da molto piccolo circa 13 anni ( solo alcune efusioni)
Ho avuto invece diversi rapporti con ragazze. La mie idea è che l’immagine di donna e la vicinanza con esse abbia dato modo al mio rapportarmi con la parte non espressa di me, solo il suono della voce femminile e l’appellarsi in tal senso hanno funto da ‘’antistress’’ per il mio stomaco.Riiferirsi a me in termini maschili ricrea la medesima tensione.Una giornata ''piena''porta la tensione e poi l’ansia a livelli di stanchezza molto difficili da gestire. Noto che le sensazioni di donna sfociano in occasione di momenti di tenerezza e di calore provati e condivisi. Occasioni durante le quali lo stomaco si rilassa e gli occhi si socchiudono accennando un sorriso e la sensazione di essere al sicuro.
La mia domanda però è rivolta al rapporto di mia madre ( da anni sotto tavor)con mio padre (normativo ed eccessivamente invadente con il quale vivo un rapporto di conflitto odio amore, spesso impotenza davanti alle sue eccessive manifestazioni di controllo anche quando non richieste) in quanto la stessa vive una situazione di ‘’ripudio’’ dell’immagine estetica di mio padre.
 Da circa 30 anni è ‘’ossessionata’’ dall’immagine del viso di mio padre, cosa che le provoca ansia. L'immagine e presenza di mio padre la portano a vivere una condizione di ‘’paura che lui la possa far star male’’, cosi da lei descritta.
Naturalmente condivide con me il tutto.Il rapporto potrei stimarlo ad un 90 (con mia madre) rispetto al 10 che condivido, con difficoltà con mio padre, che piuttosto che ascoltare fa del suo punto di vista l’unica strada percorribile. Con entrambi non condivido alcun tipo di contatto affettivo ( abbracci, parole calorose, contatto vero e proprio, corporeo intendo. Può secondo voi ‘’il rigetto’’ per la figura paterna maschile che mia madre nutre aver condizionato in qualche modo la mia percezione di me mutando la necessità di evadere dalla mia identità maschile di nascita? 


Grazie per il vostro prezioso parere.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Prima di tutto va inquadrata la situazione in modo adeguato. Non è detto che il suo racconto sia libero da ciò che lei vuole riferire omettendo altro e, pertanto, la visita diretta consente di capire effettivamente cosa sta accadendo.

Per ciò che attiene a quantoriferisce sui suoi genitori, pare più che vi sia una condivisione di elementi che non hanno fondamento, in riferimento al “viso”di suo padre.

Farei fare una visita seria anche a sua madre.

Dr. F. S. Ruggiero

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