Sindrome ansioso-depressiva

Buon pomeriggio, scrivo per un problema piuttosto grave di ansia mista a depressione che sta affiggendo mio marito da alcuni anni e per il quale è stato anche curato con successo per un discreto periodo. Tuttora sta assumendo gli stessi farmaci ma negli ultimi tre mesi c'è stato un peggioramento, forse causato dal fatto che il figlio maggiore (abbiamo due figli ciascuno da precedenti matrimoni) con il quale sui aveva un rapporto quasi simbiotico, si è fidanzato.
Mio marito (52 enne), un uomo intelligente, con una buona posizione professionale, per la quale gode di notevole stima, è, in famiglia, piuttosto immaturo e dipendente dagli altri, in particolar modo da me e da questo figlio che si è...giustamente affrancato. Nasconde per il 90% del tempo e al 90% delle persone la sua vera personalità che è appunto caratterizzata da una fragilità emotiva e da una bassa autostima, recitando un copione di marcata istrionicità, con scherzi e battute che vanno spesso oltre il limite della decenza, con scarsa capacità di valutazione del contesto. Questo lo rende, agli occhi dei più, un tipo molto simpatico e sicuro di sé, una persona dalla cui bocca ci si può aspettare che esca qualunque cosa, suscitando ilarità generale.
In realtà, appena a casa, si accascia. Oltre al farmaco (CITALOPRAM 20 al mattino e TRITTICO 150 la sera) beve qualche bicchiere di troppo, e, se lo trova in casa, anche qualche bicchierino di grappa.
Negli ultimi mesi ha avuto alcuni attacchi di ira piuttosto impressionanti. Sono un'insegnante di lungo corso, per cui ho per mia formazione professionale un marcato autocontrollo e la capacità di gestire anche situazioni di emergenza mantenendo una notevole lucidità e distanza dalle emozioni, ma sto avendo tachicardia.
Questi attacchi sono apparentemente inspiegabili. Esempio : entriamo in un supermercato alla ricerca di carciofi freschi per cucinare delle lasagne vegetariane per il giorno di Natale. Lui entra e dice "Ecco, siamo venuti tardi, i carciofi non ci sono" io rispondo "guarda ci potrebbero essere gli asparagi" . Si trasfigura in volto, comincia ad urlare incurante di chi ci è accanto :"Cosa stai dicendo? Io con te non posso più avere a che fare, è l'ora di farla finita"
Io comincio a camminare veloce abbassando la testa per evitare gli sguardi stupiti delle persone e lui mi viene dietro lanciandomi lampi di collera dagli occhi, poi trova i carciofi e si calma e con voce normalissima "allora di secondo che facciamo?"
In novembre ha avuto 7 attacchi quasi due alla settimana. Una volta da solo in bagno batteva violentemente i piedi in terra. Credevo che stesse facendo qualche lavoretto e invece aveva una crisi isterica per una conversazione (sempre normalissima come la precedente) avuta poco prima.
Vorrei portarlo a visita, ma quando le crisi gli passano dice che per lui non c'è speranza e che gli rimane solo da ammazzarsi. Siamo a Lucca ho visto che visita il dott. Pacini che avrei piacere mi leggesse.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Se su una struttura "umorale", quale è quella che descrive si sovrappone un consumo alcolico significativo, niente di più facile che aumenti l'instabilità dell'umore e la soglia per reazioni impulsive o parossistiche come quella dei carciofi, per intenderci.

La sua diagnosi per cui prende citalopram e trittico quale è in origine ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Dottor Pacini, devo dire la verità, la mia percezione di consumo alcolico è un po' alterata dal fatto che sono astemia. Contabilizzando, al di là delle percezioni si tratta di due/tre bicchieri di vino ai pasti e, se qualcuno ce lo regala come adesso è stato per le feste, oppure al ristorante, un amaro, un limoncello o una grappa come fine pasto. Mai vino o liquori lontani dai pasti o in altri momenti.
La diagnosi dello psichiatra Pupeschi che l'ha avuto in cura fino allo scorso anno e che gli ha insegnato il training autogeno che ha utilizzato fino alla comparsa di questa fase critica, è quella che dà il titolo al post: sindrome ansioso depressiva.
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
E' una categoria generica, cioè non una diagnosi precisa, ovvero corrisponde a diverse entità con diverso comportamento sotto antidepressivo, per esempio.
Quindi è un consumo alcolico con una sua regolarità, non necessariamente "elevato". L'umore però è di questo tipo, e nel tempo in maniera più accentuata.
Potrebbe darsi che l'umore non sia semplicemente configurabile in una depressione con conseguente stabilizzazione sotto antidepressivo, dal che il miglioramento di alcuni aspetti ma la comparsa di sbalzi o impulsività maggiore.
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Utente
Utente
Le confesso che non ho capito bene la seconda parte della sua risposta.
"L'umore però è di questo tipo, e nel tempo in maniera più accentuata.
Potrebbe darsi che l'umore non sia semplicemente configurabile in una depressione con conseguente stabilizzazione sotto antidepressivo, dal che il miglioramento di alcuni aspetti ma la comparsa di sbalzi o impulsività maggiore."
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Potrebbe darsi che se l'andamento umorale è di tipo instabile, non si tratti di una depressione lineare in cui l'effetto dell'antidepressivo è "correttivo" , ma di una di quelle forme in cui si procede a sbalzi o con aspetti di impulsività e instabilità che anzi possono accentuarsi.
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Utente
Utente
capisco.
di quante visite ha necessità un caso del genere per trovare la cura giusta, a suo parere? ed è indicato che lo accompagni io, visto che con lo psichiatra che l'ha avuto in cura per un anno con incontri quindicinali è riuscito a mascherare praticamente quasi tutto il quadro?
io ho partecipato solo al primo incontro.
ha una maschera/corazza veramente molto ben costruita e rodata che usa regolarmente fin dall'adolescenza e dunque non si tratta di una persona che si presenta a visita e dettaglia i sintomi.
questo non lo fa neppure col medico di base. esempio: andiamo dal medico di base perché è preoccupato per il mal di testa oppure un altro disturbo fisico, mi chiede di accompagnarlo affinché io dica al medico cos'ha. appena io parlo dei suoi sintomi lui minimizza facendomi passare per quella che lo ha voluto portare.
ho in mente di portarlo da lei, dott. pacini e gli ho detto che ho scritto qui per avviare la questione. visto che questa volta sta male e lo ammette, spero di persuaderlo ad aprirsi.
grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
La partecipazione dei familiari è spesso utile, anche per avere un terzo occhio sul problema, poi è subordinata al fatto che la persona la autorizzi e la gradisca.
Il fatto di trovare una cura adatta è in parte frutto inevitabile di tentativi, per cui può andar bene il primo come no, mentre l'inquadramento in genere è da subito, e nei mesi successivi se mai si può averne un'idea migliore sotto terapia, ma in questo caso la persona ha già una storia, non è all'esordio voglio dire.
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Utente
Purtroppo (o per fortuna chissà) la spiegazione del misterioso peggioramento era un'altra. Ha un'amante.
E non aggiungo altro, ora dello psichiatra potrei averne bisogno io
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Beh, da sola la cosa non è che spieghi così linearmente il perché uno ha quei comportamenti.
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Utente
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Me ne rendo conto. Purtroppo sono in pieno crash emotivo e non sono lucida. Vedremo come andrà a finire