Paroxetina e psicoterapie

Buonasera Dottori.Ho 45 anni,e da ben 20 sono in cura con paroxetina,che ho assunto per una quindicina di anni a 20 mg.,e per i restanti 5(sparsi qua e là nel tempo,tipicamente i mesi estivi)a 10 mg.
Nel corso di questi 20 anni ho praticato due psicoterapie di orientamento cognitivo comportamentale.Tramite la prima(iniziata a fine 1999, quando ho cominciato anche a prendere la paroxetina)sono riuscito a superare in poco tempo un’ansia sociale paralizzante,congiunta a forti tendenze autosvalutative,mentre durante il secondo percorso ho lavorato soprattutto sul tema della gestione degli impulsi e dell’abuso di sostanze(cocaina).Anche qui ho raggiunto l’obiettivo e sono più di 10 anni che non tocco coca né altre droghe.
Quando però ho provato ad abbandonare la paroxetina(2008),con tutta la gradualità del caso,ho incontrato enormi difficoltà.Tentavo di aggrapparmi ai miei strumenti cognitivi ed emotivi,ma gli stessi mi sembravano meno accessibili.Esortato anche dal terapeuta ho stretto i denti ed atteso mesi,ma non mi sentivo più lo stesso.Abbiamo deciso assieme di riprendere l’assunzione del farmaco ed in una manciata di giorni ho ricominciato a sentirmi bene,cosi' ci siamo arresi all’evidenza che questa molecola mi sia particolarmente utile.
Il punto è questo:in accordo con il terapeuta condividemmo a suo tempo l’idea di assumere il farmaco,se necessario,pure per tutta la vita, prevedendo però dei periodi di "pausa".Ad esempio:dopo qualche anno di utilizzo,un tot di mesi di sospensione.Credo che la motivazione di ciò risieda nel fatto di non incoraggiare fenomeni di tolleranza.
Dopo il sofferto tentativo del 2008 non ho più trovato il coraggio di farlo,ma ora vorrei provarci.
Giungo alla domanda:durante tutti questi anni io non ho avvertito troppi effetti collaterali,fuorchè stati transitori di nausea,forte aumento di peso durante i primi 2-3 anni (una benedizione per me troppo magro) ed un po’ di ritardo nell’orgasmo (specie agli inizi del trattamento, l’effetto si è poi parecchio attenuato nel corso degli anni,cosi' come il peso che ho riperso).
Anche quando,nel 2008 ho ricominciato l’assunzione dopo 5 mesi di sospensione,gli effetti collaterali sulla sfera eiaculatoria sono stati blandi,ed anzi proprio in quel momento ho sentito riaffiorare la mia libido che pareva smarrita.Però avevo 35 anni!
In conclusione:se adesso(quando è comunque un anno e mezzo consecutivo che assumo il quantitativo di 10 mg.),sospendo per alcuni mesi il farmaco e poi lo riassumo al dosaggio terapeutico,è possibile che il maggior peso anagrafico mi faccia avvertire gli effetti collaterali che in passato non mi hanno particolarmente disturbato?
Oppure posso ipotizzare che il mio fisico sia oramai talmente abituato a questa molecola,che saprà rapidamente riassestarsi,e continuare a funzionare più o meno bene?
Io ho toccato con mano che la psicoterapia e l'aggiunta di un farmaco possono davvero cambiare la vita,e spero che la mia esperienza possa essere utile.
Grazie.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Non è possibile una previsione statistica.

È anche probabile che alla sospensione non vi sia necessità di nuova assunzione od anche che alla riassunzione possa non avere gli stessi effetti terapeutici attuali.


Si confronti con il suo psichiatra.


Dr. F. S. Ruggiero

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[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta dottore.Il primo scenario sarebbe quello ottimale per me,perché mi fornirebbe un riferimento di auto-attribuzione rispetto al mio cambiamento. Le assicuro che durante tutti questi anni ho lavorato molto su me stesso, raggiungendo obiettivi personali, professionali e relazionali un tempo per me impensabili. Tra i più significativi, la riduzione dell’ansia sociale e la dipendenza da cocaina (ma anche dalle massicce ubriacature). Mi sento molto cambiato grazie alla psicoterapia, cosi’ come è cambiata l’immagine di me da parte del terapeuta,definita molto più centrata.
Per questo avevo deciso di affrancarmi dal farmaco, ed ero certo potessi farcela, ed invece come ho raccontato nel post di presentazione, le cose sono andate male, ed ho dovuto richiedere aiuto alla paroxetina. Vediamo come andrà adesso, ho già iniziato il processo, da pochissimi gg., per ora solo fastidiosi sintomi fisici.
Lo specialista sostiene questo: finora i fatti hanno dimostrato che, nonostante l’acquisizione di abilità cognitive ed emotive, senza paroxetina queste non abbiano comunque retto (anche se non è che fossi tornato a stare cosi’ male come stavo prima del 2000). Perciò l’ipotesi in ballo è che tale molecola mi sia particolarmente utile e ciò, anche in funzione di alcune mie precise disposizioni di tipo biologico e temperamentale, di natura calda ed emotiva, ed orientate alla ricerca di novità e stimoli forti.
Nondimeno è stato detto che possa essere presente anche una componente di affezione al rito della pastiglia,che comunque io associo al periodo in cui(cominciando la mia prima psicoterapia ed il farmaco insieme),cambiai la mia vita in pochi mesi, compatibile anche con la mia tendenza alla dipendenza da sostanze.
Volevo sapere se le considerazioni fatte, le (vi) sembrano plausibili.
Un saluto.
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Secondo me la questione si basa sulla sua caratteristica intrinseca della concentrazione di neurotrasmettitori.

Se la teoria fosse differente ad oggi non ci sarebbe stato bisogno della reintroduzione del farmaco.

Le interpretazioni le lascerei stare anche perché se avesse un’altra malattia per cui prendere una compressa giornaliera potrebbe instaurare parimenti un rituale, ma non credo che sia questo il punto.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per la risposta dottore. Adesso sono già alcuni giorni che sono sceso sotto i 10 mg.,ovvio che il mio obiettivo sia quello di sperimentare di stare bene, o abbastanza bene, e di mollare.
Volevo farle un'ultima domanda: se cosi' non fosse e dovessi riavvertire delle forti difficoltà, potrebbe aver senso valutare una riassunzione ma di un farmaco diverso?
Chiedo questo perchè questo farmaco mi è stato prescritto per la prima volta 20 anni fa,quando altri farmaci della stessa classe ancora non esistevano,e la quantità di studi sul loro profilo di efficacia/tollerabilità era meno nota (mi riferisco in particolare agli effetti sulla sfera sessuale).
In sostanza le chiedo se,alla luce delle attuali evidenze cliniche ed in ordine al profilo di cui sopra,la paroxetina sia da considerarsi ancora una molecola di prima scelta per determinati disturbi (che potrei sinteticamente indicare come timori nelle situazioni sociali specie in situazioni di conflitto e potenziale critica, tendenza all'anticipazione negativa ed alla rimuginazione), o se invece sia "superata".
Grazie infinite.
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