Uso Cocaina per 1 mese e mezzo, dipendenza?

Buongiorno dottori. Ho delle delucidazioni che ho bisogno di chiedervi che riguardano la mia ragazza (30anni).
Agli inizi di dicembre per vari motivi, dopo diversi anni, ci siamo lasciati. Lei nel frattempo ha frequentato un'altra persona ma siamo finiti per risentirci a fine gennaio per ricominciare a frequentarci a febbraio. Lasciando stare la relazione, ho scoperto che quella frequentazione l'ha portata ad assumere cocaina (con una persona che ha scoperto dopo essere un tossicodipendente cronico e che l'ha convinta a farne uso), per un mese e mezzo a ritmi quasi giornalieri. Sin da quando abbiamo ricominciato a frequentarci (e quindi ha interrotto quella robaccia) ha iniziato ad avere inizialmente crisi di panico e comportamenti depressivi, complice anche una situazione familiare delicata (che fortunatamente é ignara di questa situazione) che la porta spesso a discussioni e litigi.
Per fortuna, anche grazie ad un percorso terapeutico e farmacologico (benzodiazepine) con uno psichiatra (1 seduta ogni 15 giorni) queste crisi di panico sono sparite e la depressione si é alleviata considerevolmente (fa ancora discorsi riguardanti il voler morire ecc. e quando può dorme anche 18 ore al giorno ma prima era quasi insostenibile). Permane però uno stato di ipersonnia che, se potesse, la farebbe dormire anche 20ore al giorno.
Ora, poiché leggo tantissimi articoli riguardo l'assunzione di cocaina in cui c'è scritto che la sua assunzione danneggia aree del cervello in modo irreparabile e che sconfiggere definitivamente la dipendenza é praticamente impossibile, volevo sapere se le tempistiche e la quantità dell'assunzione che vi ho descritto porta a questa situazione irreparabile o no, dato che non riesco mai a capire quali siano i tempi brevi di assunzione.
Anche perché spesso mi confessa che sente ancora il bisogno di quella cosa.
È costretta a vivere con le benzodiazepine? Tornerà mai ad una vita normale?
Supererà mai questa cosa in modo definitivo o non é proprio possibile fisicamente?

Inoltre ha praticamente il raffreddore da un mese, può mica significare che ne fa ancora uso? Io le credo ma comunque la vedo solo nei fine settimana e so che questa dipendenza può portarti a mentire spudoratamente. C'è un modo per capirlo? O può essere un qualcosa che si porta dietro? Anche se c'è da dire che é particolarmente soggetta a malattie da raffreddamento praticamente da sempre.
Questa situazione, purtroppo, sta logorando anche me e va oltre la relazione, che può anche finire, ma il mio affetto per lei resta e vorrei aiutarla in questa cosa, nelle mie possibilità ovviamente... quindi ringrazio in anticipo chi vorrà darmi delucidazioni a riguardo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La diagnosi di dipendenza si fa sulla base di una serie di comportamenti, un episodio singolo di uso che si è concluso può non essere chiaro in tal senso. La sola quantità e durata non indicano niente di preciso.
Le benzodiazepine così in generale non costituiscono una cura specifica, e a seconda di cosa hanno un potenziale d'abuso, specie in chi ha o ha avuto altre forme di abuso di sostanze,

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Innanzitutto grazie per la celere risposta. Beh, per quanto riguarda le benzodiazepine voglio sperare che lo psichiatra che la tiene in cura (che é uno abbastanza conosciuto di nome in zona, con una parcella da paura) sappia quello che fa e non peggiori la situazione.
Alla fine prende 20 gocce di EN prima di andare a dormire e se non sbaglio 15 di un altro, sempre della stessa classe di farmaci di cui non ricordo il nome, la mattina.
Per quanto riguarda la cocaina, il fatto che lei mi dica che ne senta il bisogno mi fa pensare alla dipendenza ormai instaurata...
Che io sappia sono 2 mesi che ormai non lo fa più ma ci si può fidare di una persona in queste condizioni? Io lo spero e ho una buona ragione di pensarlo se non quello che ha un lavoro abbastanza precario e ha praticamente dilapidato i suoi risparmi di vari anni in un mese e mezzo...ma non ne posso avere la certezza.
Purtroppo io, che non ho mai fatto nemmeno un tiro di sigaretta, non riesco a spiegarmi come si possa arrivare a questo punto senza rendersene conto... a spendere 100 euro al giorno quando ne guadagni poche centinaia al mese e vedere la propria vita scivolare via in questo modo.
Ma é vero che non se ne esce mai completamente da questa cosa? Che si é sempre in un certo qual modo predisposti a ricadere? Lei, da quello che le ho detto non riesce a ricavare nulla? Che tipo di informazioni le posso dare che possono aiutarla a capire qualcosa in più della situazione?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"l fatto che lei mi dica che ne senta il bisogno mi fa pensare alla dipendenza ormai instaurata..."

No, sono i comportamenti che parlano. E la specifica della dipendenza è il recidivismo. Il resto non è dirimente. A volte si riesce a capire anche dal trascorso, ma perché emergono elementi che magari non erano chiari o non dichiarati come tali dalla persona agli altri.

Le sostanze che inducono dipendenza hanno la proprietà di indurre questo tipo di comportamento, sia transitorio, che persistente.
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Utente
Utente
E questa è la cosa più difficile da capire... non saprei capire se sia ricaduta o no in recidive. Io spero di no e lei dice di no ma come faccio a capirlo?
Riguardo a questa domanda invece : "Ma é vero che non se ne esce mai completamente da questa cosa? Che si é sempre in un certo qual modo predisposti a ricadere?"
è vero?

1 se e mezzo di utilizzo quasi giornaliero può essere un tempo breve o un tempo significativo?

Grazie mille per la disponibilità e le risposte.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Non è che debba capirlo Lei, è appunto l'oggetto di una visita una valutazione del genere.

Dipende se stiamo parlando di dipendenza o no la predisposizione a ricadere.

Se però ripete la questione del mese allora non sembra aver capito le risposte.
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Utente
Utente
Gentile dott. Pacini, innanzitutto la ringrazio per le risposte e per la disponibilità.

Se le faccio queste domande é perché sono completamente estraneo a queste dinamiche e cercavo appunto informazioni, come si evince dalle mie ultime domande, piuttosto generiche.
Io non sono un suo collega e mi scuso se certi ragionamenti non mi siano ovvi, é per questo che mi rivolgo ad esperti come Lei, per cercare di capire qualcosa in più riguardo quello che é un vero e proprio dramma che riguarda una persona a me cara e in un certo senso anche me, dato che la cosa mi logora dentro.
Quindi le chiedo, se vorrà, di essere più chiaro.

Mi scuso se questa risposta possa sembrare polemica, le assicuro che non é mia intenzione, ma non riesco a trovare un modo migliore per spiegarmi. Le chiedo di comprendere il mio disagio e le mie preoccupazioni.

Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Capisco, era soltanto che la questione della durata e della quantità non dicono niente di chiaro. Anche perché sono notizie dubbie.
Il decorso a ricadute è rivelatore, ed è quinci importante stabilire se già si è in quella fase.
Che ci siano momenti si interruzione invece non conta, perché è la regola.
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dopo
Utente
Utente
Quindi ora che in teoria é pulita da 2 mesi bisogna evitare la fase delle ricadute. Ho paura perché comunque vive dei momenti di disagio e di conflitti familiari che possono farla ricadere nel baratro. In che modo posso aiutarla in questa fase? Ora il prossimo incontro col dottore ce l'ha dopo Pasqua, non pensa che le sedute siano molto lontane tra loro (di solito 15giorni ma con pasqua in mezzo, stavolta, sono 3 settimane)?
Mi scusi ma sono davvero distrutto da questa cosa.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
No, non è che "bisogna evitare". Se la malattia comporta la tendenza alle ricadute, non è che sia compito di qualcuno evitarle, si è affetti da una condizione che le produce.
Se mai il concetto è che ci si può curare al fine di bloccare questo decorso, o ostacolarlo per quanto possibile.
Le ricadute sono espressione della dipendenza, non richiedono altri fattori esterni o interni.
Sedute di che cosa ?
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Utente
Utente
Sedute di psicoterapia dallo pischiatra, come ho scritto nel primo post.
Ma quindi cosa si fa? Si attende di capire se ha avuto ricadute o no?
Se non c'è modo di capire se ha ricadute come si fa ad aiutarla?
Mi perdoni ma non riesco a capire questa cosa.
Si lascia tutto agli eventi per capire cosa fa?
Capisco che é compito di uno specialista aiutarla a guarire ma ci sarà qualcosa che nel mio piccolo posso fare.
Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Innanzitutto, per capire cosa fare si deve avere una diagnosi, altrimenti cosa si cura ? Così a senso, a sintomi, ma non sempre è costruttivo.
Se si vuole curare una dipendenza, anche nel dubbio che lo sia davvero, in questo caso (cocaina) le cure sono all'inizio, per cui si deve aver chiara una cosa.
La cura si prova in un determinato tempo. Dire che le ricadute sono da evitare sarebbe come dire ad uno che ha l'infarto, "eviti di riaverlo". Se mai sarà la cura che lo preverrà. Se uno avesse il potere di evitare le ricadute della propria dipendenza, non è dipendente.
Quindi, le cure si provano nell'arco di un tempo lungo, cercando di capire se, a partire da una ricaduta, si porta a estinzione il fenomeno. O anche senza che si verifichino ricadute, ma bisognerebbe essere però sicuri della diagnosi in partenza per dire che è merito della cura.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottore... nonostante le promesse che non l'avrebbe più toccata oggi gliel'ho trovata in borsa... lei non sa che l'ho trovata e non so come potrebbe reagire al fatto che l'ho, diciamo, "spiata". Ora non so nemmeno se la usa ma se ce l'ha presumo di si... Come dovrei comportarmi? sono proprio distrutto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ripeto, la prosecuzione dell'uso non indica di per sé, se non si accerta l'intenzione della persona (così come dichiarata ad una persona "neutra") a evitare di usare, e la sensazione di non controllo.
In termini medici questo è il punto iniziale.
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dopo
Utente
Utente
Capisco ma possibile che non posso fare nulla? che suggerimento mi da riguardo quello che deve essere il mio comportamento? Lei, giusto qualche giorno fa, mi disse: "io quella roba non la tocco e non la voglio toccare più". Io non so nemmeno come affrontare l'argomento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Farle notare che non sta riuscendo in quello che vorrebbe, per cui forse ha un problema di controllo, per il quale forse è possibile intervenire.
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Utente
Utente
Scrivo un aggiornamento:
non ho avuto il coraggio di contestarglielo ma ho tenuto sotto controllo la cosa. Non ho voluto far passare una mancanza di fiducia per il mio controllo quindi ci ho passato sopra e non le ho detto nulla.
A questo punto non so se quella roba effettivamente é cocaina anche perché, a 18 giorni dal mio ritrovamento, é ancora lí, in un oggetto (beauty case con cosmetici) che oggettivamente non mi ha tenuto nemmeno lontano. Suppongo che se ci fosse una dipendenza forte l'avrebbe usata in 18 giorni... eppure é sempre li.

Ora però il problema é che sono tornati i momenti di depressione. Costante senso di inutilità e inadeguatezza, dice costantemente di voler morire, di essere inutile, di non vedere futuro, di vedere tutto nero, che la sua condizione non cambierà mai e che starà sempre così e nessuno può far nulla.
Questa cosa mi condiziona perché non so come comportarmi. Cerco di esserle vicino ma la cosa é davvero frustrante a volte perché mi sento impotente. Quando sta con me sta meglio ma quando é lontana sprofonda in queste cose. Spesso ha crisi di pianto per cose futili e non riesco ad aiutarla.
Come bisogna comportarsi in questi casi?
Il suo psichiatra le ha dato appuntamento a un mese (ora deve andare a fine Maggio), ma io nel frattempo cosa posso fare?
La cosa inizia davvero ad essere difficle da gestire e crea problemi anche al mio stato d'animo e al mio quotidiano... grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Lei parla come se in qualche modo dovesse dipendere da un suo comportamento (di Lei che scrive dico), ma nessuno ha stabilito che sia così.
Se è in cura, lo psichiatra starà provando a seguire il caso, ma non necessariamente vi sono dei "compiti" affidati ad altri o dei fattori che ha senso indicare a livello terapeutico nei comportamenti di chi sta intorno.
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dopo
Utente
Utente
Mi scusi dottore ma a volte il suo approccio alla cosa mi spiazza.
Io non pretendo di guarirla, per quello c'è il dottore (che però vede 1 volta al mese), vorrei solo darle e avere sollievo ed evitare di usare modi che potrebbero peggiorare la situazione.... cose del genere.
Lei mi sta dicendo che io e le persone a lei vicine dobbiamo fregarcene e fare nulla di nulla?
Davvero gli affetti sono così indifferenti? Lei dovrebbe sapere meglio di me che la situazione é pesante... cosa consiglia? Di lasciare tutto al caso? Perché oltre quell'ora al mese con lei ci siamo noi...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Io capisco bene che vorrebbe avere un ruolo, ovvero vorrebbe averlo in positivo.

Ma non capisco perché dica che è lasciato "al caso". Intanto, chi dice che appunto alcuni fattori debbano avere un'influenza ? Inoltre, se la persona è in cura si presume non sia "al caso".

In secondo luogo: se non abbiamo una diagnosi, su cosa si possono dare consigli specifici ? E' diverso se abbiamo una persona che fa uso libero, o una persona che ha una dipendenza, o una persona che un disturbo dell'umore e che in coincidenza con alcune fasi può farne uso etc.
Quindi non è che esista un comportamento universale.
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Utente
Utente
Io penso che i suoi problemi derivino da quello che la circonda e il medico deve essere quello che fa chiarezza su questo e dà una soluzione.
Ma credo anche che chi le sta intorno possa quantomeno provare a darle un ambiente migliore. E credo sia utile avere delle linee guida geenrali.
Anche solo sapere come rispondere a cose come: "voglio morire" credo sia utile. O a cose come: "non c'è soluzione al mio problema".
Perché a volte diventa frustrante al punto tale che sto per pensare di avere bisogno di consulenza anche io.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Quindi Lei ha una sua visione delle cose, ma questo non necessariamente ha a che vedere con come stanno le cose.
Inoltre, non sappiamo di che cosa tecnicamente parliamo come diagnosi, né se la persona lo viva come un problema.
Lei parla di linee guida addirittura, quando non è neanche detto che ci siano delle indicazioni generiche. Non è che esista sempre un modo giusto di gestire un tipo di situazione. Secondo me l'equivoco è che essendo "psichica" la situazione, ci deve essere un modo psicologico per gestirla, è questo che forse è chiaro quando invece è tutto da dimostrare.
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