Cura farmacologica in adolescente

Buongiorno dottori,
Scrivo per mia figlia, 14 anni, in cura per attacchi di panico e abbassamento del tono dell'umore con pensieri negativi (descrizione della psichiatra) in cura con zoloft da 75 mg da sei settimane più psicoterapia appena iniziata.

La mia domanda è questa.
Possibile che dopo sei, quasi sette settimane di cura farmacologica non ci sia il benché minimo miglioramento, ed ha oltre gli attacchi di panico ancora l'umore a terra?
Come darle acqua fresca.

La neuropsichiatra infantile che le ha prescritto la terapia dice che per essere efficace ci vuole parallelamente la psicoterapia, che però ovviamente adesso è ferma per le feste.
Ok, ci vuole tanta pazienza, anche se vi assicuro che vedere mia figlia state così è per me dolorosissimo.
Però non capisco una cosa.
Va benissimo la psicoterapia, oltretutto mia figlia è una ragazzina e le servirà sicuramente, però è davvero possibile che il farmaco non faccia nessun effetto anche minimo da solo?
Potrebbe essere sottodosato?

Vi ringrazio tanto per l'attenzione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Il farmaco è sottodosato. La diagnosi di preciso quale è, perché ne descrive gli aspetti ma non riporta la diagnosi formale (episodio depressivo ? disturbo di panio ? altro ?)
Perché dice che la psicoterapia comunque può servire ? Di quale tipo d psicoterapia si tratta ?

Dr.Matteo Pacini
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[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dott Pacini per la risposta così veloce. Speravo proprio che mi rispondesse lei perché la leggo e la stimo.
Dunque, rispondo a tutte le sue domande.
La diagnosi è disturbo patologico da ansia e depressione.
Tutto è iniziato un anno fa in terza media quando mia figlia che è iper sensibile e riservata, ma molto matura rispetto alla sua età, ha iniziato a risentirne per degli atteggiamenti di bullismo a scuola che l'hanno portata a soffrire molto. Questa ansia e stress continui hanno portato ad attacchi di panico e poi depressione. Il lockdown da una parte ha aiutato perché Sofia non doveva andare a scuola e quindi evitava il luogo causa del suo malessere, dall'altra parte ha peggiorato i sintomi perché ovviamente a quell'età i ragazzi hanno bisogno di socializzare.
Per quanto riguarda la psicoterapia io penso che possa essere utile a mia figlia perché potrebbe aiutarla ad avere più stima in se stessa, e a gestire meglio situazioni che potrebbero causarle ansia.
Però non ne sono certa. Ed è per questo che mi è venuto questo dubbio relativo alla cura farmacologica. Perché purtroppo o per fortuna, non lo so, io credo di più nella farmacologica e non mi spiego questo attendere la psicoterapia per vedere un miglioramento tenendo basso il dosaggio dell'antidepressivo.
Mi sono spiegata malissimo, mi scusi.
Forse la dottoressa vuole tenere una dose bassa del farmaco perché di tratta di una ragazzina? ( Che comunque è alta 165 e pesa 64kg)
Non so, questa cosa non gliel'ho chiesta, però mi sembra poco plausibile.
Per quanto riguarda il tipo di psicoterapia le posso dire che per il momento la dottoressa ha sottoposto Sofia a vari test da cui ha ricavato la diagnosi (a cui noi genitori eravamo già arrivati)
Le ho chiesto esplicitamente se voleva occuparsi di Sofia con la terapia cognitivo comportamentale e la sua risposta è stata che avrebbe valutato. Le ho chiesto più o meno i tempi e le mi ha detto un anno e mezzo circa.
Sono molto confusa. Mi aiuta per favore dottore a capire? Come posso aiutare nel modo migliore mia figlia?
Scusi per il papiro, e grazie per la pazienza
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
I passaggi sono comunque poco chiari poichè dopo sei settimane andrebbe capito il livello di miglioramento raggiunto con questo dosaggio che, essendo basso, potrebbe dare risultati parziali.

La psicoterapia ha una sua funzione con tempi molto più lunghi ma in ogni caso in chiarezza diagnostica.

In verità la diagnosi non sembra essere molto chiara.


Dr. F. S. Ruggiero


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[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie anche a lei dottor Ruggiero, molto gentile.
Il livello di miglioramento è pressoché nullo. Mia figlia continua a sentirsi abbattuta, ha pensieri negativi, è demotivata, le vengono crisi di ansia con tachicardia, verso sera peggiora tutto. Si isola, le viene da piangere, è nervosa e tanto triste. Lei lo dice chiaramente come di sente. L'ha sempre detto, in primis a noi genitori e poi alla dottoressa. Io continuo a riferire alla dottoressa che non ci sono miglioramenti e lei mi risponde che vuole attendere come va con la psicoterapia.
Quello che non mi è chiaro è: può un antidepressivo agire solo in funzione della psicoterapia? Soprattutto in adolescenza? A questa domanda la dottoressa mi ha risposto che il farmaco non funziona perché non c'è ancora stato un cambiamento utile nella vita di Sofia che possa darle uno stimolo per stare meglio. E cioè un aiuto psicoterapico e lei dice anche l'inizio della scuola a gennaio. Quando Sofia potrà ricominciare a fare una vita abbastanza normale uscendo e vedendo i suoi amici. Ma allora se fosse solo questo cosa glielo ha dato a fare il farmaco? Come effetto placebo?
E anche così non ha funzionato.
Un farmaco non dovrebbe funzionare a prescindere? Almeno migliorare l'ansia.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
La descrizione del problema lascia ipotizzare una diagnosi, ma la dicitura "disturbo patologico da ansia e depressione" in sé invece non a capire se invece non ci sia una diagnosi definita (tipo "sindrome ansioso-depressiva"), oppure si.
La dose in sé è mediamente bassa rispetto a tutti gli usi, e che si tratti di un adolescente può essere un motivo, ma non perché si debbano usare dosi minori, ma forse per una maggiore cautela. Tuttavia, a distanza di molte settimane, l'evoluzione dovrebbe aver chiarito se il farmaco è sicuro e appropriato, anche se magari non efficace ancora.
La psicoterapia è lo stesso discorso: in generale non esiste, esiste con una diagnosi e uno scopo, che possono benissimo essere gli stessi di quelli della cura farmacologica.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora dott Pacini. Adesso le chiedo in pratica cosa mi consiglia di fare? La cautela ci sta nel dosaggio del farmaco, ma a che pro se Sofia non sta ancora bene? Non posso fare di testa mia, per forza, non lo farei mai. Devo seguire la proposta terapeutica della dottoressa però come comportarmi senza sembrare saccente e maleducata e anche malfidente se vedo che non ci sono risultati? Continuo a scriverle e lei mi risponde di attendere e intanto mia figlia soffre. Non voglio essere una di quelle mamme rompiscatole e pesanti, però neanche buttare via tempo prezioso. Aiuto dottore, cosa farebbe se fosse sua figlia? Mi scusi l'invadenza, glielo chiedo proprio con il cuore in mano
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Cercherei di capire meglio la diagnosi, e se le cautele sono derivate dal rischio che possa avere una fase eccitata, oppure no. La dose è genericamente bassa, ma per esempio rispetto ad una diagnosi di disturbo ossessivo sarebbe marcatamente bassa.
Se però il motivo è quello, cioè il rischio di fase eccitata, allora si comprende la cautela, altrimenti meno.
Anche per la psicoterapia, un conto è che sia genericamente raccomandata, altro è capire a cosa serve e con che tempistica.
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