Presunto disturbo esplosivo intermittente

Salve a tutti, vorrei avere un consiglio.


Il mio compagno di 31 anni con cui ho un figlio di 1 anno da sempre ha grandi problemi nella gestione della rabbia, non è una persona cattiva, manipolatrice o gelosa ma quando si trova sotto pressione si arrabbia per minime cose e ha reazioni spropositate.
Solitamente rompe oggetti, ha già fatto due buchi nella porta con un pugno, si strappa i vestiti di dosso, ha rotto un sacco di cose e sono stata spinta due volte.
Le reazioni sono state in seguito o frasi banali, come guardare il bambino per 10 minuti o cose simili.
Lui lamenta di essere sempre stanco anche quando ha dormito magari per 12 ore e questo causa litigi.


Lavora in fabbrica su tre turni, guida 20 km sia ad andare che tornare, è molto frustrato ma questo non può essere una giustificazione.


Amo il mio compagno ma ho la responsabilità per la serenità di mio figlio che davanti a queste scene si spaventa quindi devo trovare una soluzione, qualunque essa sia perché ho il terrore di crescere un figlio che da adulto avrà problemi anche lui.
Ho anche pensato di lasciarlo e lo farò se non risolveremo il problema.


È tornato in terapia dallo psicologo ma sono certa che il medico non abbia intercettato il reale problema, il mio compagno è disperato perché vorrebbe guarire ed è arrivato a dire che se è necessario curarsi con le medicine insieme alla terapia psicologica, lo farà per il bene della famiglia.


Leggendo ho letto di questo disturbo esplosivo intermittente che mi sembra sia in pieno la spiegazione del suo problema, in quanto inizia con un picco di rabbia che dura massimo un’ora e poi subentra la frustrazione, i pianti e il pentimento.


Io non sono i medico ma sono certa che questo sia il suo problema, il mio compagno è così da quando è bambino ma non è mai stato aiutato e compreso.

Ha avuto vari episodi di violenza anche nelle serate con amici.


Prima di distruggere la mia famiglia vorrei capire se una terapia farmacologica può essere utile, se questa inciderebbe sulla qualità della sua vita lavorativa e se si può pensare di vivere tutta la vita con una pastiglia che aiuta a non avere questi scatti o se comunque sono destinati a ritornare e quindi sarebbe meglio (per me) abbandonare tutto subito.


Grazie a chi saprà aiutarmi, sono molto disperata.


Sono di Torino, se qualche psichiatra ferrato sulla questione volesse palesarsi ne sarei grata.


Saluti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
La diagnosi e la autodiagnosi non servono ad inquadrare le questioni.

Il fatto che la terapia farmacologica sia vista come ultima ratio è sbagliato poiché in questo modo non si inquadra la questione in modo appropriato.

Non essendo lo psicologo medico non può consigliare terapie farmacologiche.



Dr. F. S. Ruggiero


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Utente
Utente
Grazie per la risposta dottore.
Capisco la sua perplessità in quanto non potendo scrivere qui tutta la vita e i trascorsi del mio compagno ho fatto passare il messaggio che la terapia sia l’ultima spiaggia giusto per sedare il problema più che per cercare di trovare una soluzione, il problema è stato identificato dalla psicologa ma non ha mai fatto una diagnosi, non ha mai fatto un nome, è consapevole dell’incapacità del mio compagno di gestire la rabbia quando sta montando, gli ha insegnato delle tecniche per fugarla o gestirla ma i risultati non ci sono stati e infatti siamo ancora qui a lottare contro delle situazioni più grandi di noi. La terapia farmacologica l’abbiamo presa in considerazione solo se uno psichiatra che attualmente stiamo cercando ma non sappiamo ancora chi sarà, valuterà che cosa ha esattamente il mio compagno visto che ad ora nessuno gliel’ha detto e se lo psichiatra giudicherà opportuno allora lo sottoporrà a delle cure. È chiaro che noi non possiamo più vivere questo inferno e se la terapia psicologica non basta mi chiedo quale altra soluzione si possa pensare oltre a quello di mandare all’aria una relazione, che forse sarebbe quella più quotata da tutti ma io almeno vorrei che il mio compagno trovasse la via per curarsi, qualunque essa sia e ritrovare un po’ di pace che ora non ha.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Se non c'è diagnosi e prognosi non è chiaro quale possa essere il trattamento psicologico cui si sottopone il suo compagno.


E' utile una valutazione psichiatrica.

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Utente
Utente
Se lei avesse un paziente che a seguito di X motivi reagisce spaccando oggetti anche in presenza del bimbo piccolo, insulti verso di me, minacce e a volte spintoni, seguito poi da sensi di colpa, minacce di suicidio a causa del senso di colpa, autolesionismo inteso con testate al muro, pugni dati volto da solo. Lei cosa dedurrebbe ? Che test farebbe fare per formulare una diagnosi e una cura? Potrebbe per favore indirizzarmi su che tipo di psicoterapia dovrebbe seguire oltre alla visita psichiatrica che anche li non saprei a chi fare riferimento perché la mia paura è che venga imbottito di medicine stordendolo. Io vorrei che lo aiutassero ma non lo stordissero, non so se è possibile tutto ciò. Sono molto triste e ammetto anche disperata perché il malessere che aleggia in casa è palpabile, in quanto lui è sofferente e questo aumenta la sua scontrosità anche solo nei piccoli gesti perché non sa come rimediare ai danni causati sia materialmente che moralmente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
A parte il fatto che sono psichiatra ed inquadrerei la cosa alla visita con un trattamento specifico.

Non ci sono alternative alla visita psichiatrica quindi non ci sono indirizzamenti psicologici da fare.

Ovviamente la cura è considerata imbottinerò di medicine per cui ci si sottrae ad essa utilizzando alternative non congrue alla situazione.

La risposta che doveva avere l’ha ricevuta già

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Utente
Utente
Dottore se le ho fatto passare il messaggio che a prescindere la terapia farmacologica è considerata imbottire di medicine allora mi sono espressa male, sono però certa che ci sono alcune persone che usando psicofarmaci diventano degli zombie che vagano, la mia paura per lui forse è proprio quella. Nessuno però si vuole sottoporre alla terapia farmacologica se necessaria, nemmeno il mio compagno che non ha mai rifiutato o negato nulla.

Chiedevo della terapia psicologica perché ho letto che spesso vengono affrontate entrambe, cioè alla terapia farmacologica si associa quella psicologica da un professionista cognitivo comportamentale.

Le chiedo solo un ultima cosa e poi la ringrazio e la saluto, lei che crede che con la terapia farmacologica si possa guarire o è una cura che andrà seguita a vita ? Esiste secondo lei qualcosa che non li faccia ricapitare più ? Lei crede si tratti di disturbo esplosivo intermittente ? Ho letto del tigretol, ma ovviamente sarà il medico a deciderlo.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
"Dottore se le ho fatto passare il messaggio che a prescindere la terapia farmacologica è considerata imbottire di medicine allora mi sono espressa male, sono però certa che ci sono alcune persone che usando psicofarmaci diventano degli zombie che vagano, la mia paura per lui forse è proprio quella."

Quindi mi faccia capire da dove si deve evincere che non ha pregiudizi.

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Utente
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Si dovrebbe evincere dal fatto che nessuno ha detto che verrebbe rifiutata la terapia farmacologica, ma se esprimere dubbi, perplessità o paura di una cosa nuova non sono contemplabili allora chiedo scusa, cosa devo dirle.