Desiderio costante di morire: cosa posso fare?

Buongiorno, sono uno studente universitario e ho 22 anni.
È da buona parte della mia vita che sto male.
Non traggo nessun piacere dalla vita, ho forti problemi di ansia, provo un profondo disagio nel relazionarmi con le altre persone, nonostante io desideri invece farlo e sono sempre stanco.
Qualche anno fa ho intrapreso un percorso psicologico, che è ancora in essere, e, successivamente, una terapia farmacologica, cambiata più volte ad oggi.
Nonostante tutto, provo, ogni giorno, il desiderio costante di suicidarmi.
L'ho riportato più volte alle persone che mi seguono, con cui mi trovo bene, però non so che altro fare.
È difficile dover far fronte ogni giorno a questi pensieri, a questo mio desiderio e ho paura che un giorno mi sfuggano di mano.
Vorrei poter smettere di soffrire ma non trovo un modo: finora né i farmaci né il percorso che ho intrapreso hanno ottenuto risultati apprezzabili.
Cosa posso ancora fare?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Sta parlando di un desiderio, o di un timore di poter compiere gesti che non vorrebbe arrivare a compiere ? Intendo, gesti che sono contrari alla spinta interiore che sente, e quindi la mettono a disagio al pensarci, o gesti che vede in maniera positiva, come una eventuale soluzione, e quando ci si avvicina li vive in maniere "sintonica" ?

Che cure ha fatto fino ad ora ?

Dr.Matteo Pacini
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Desidero smettere di soffrire e l'unica via che vedo al momento è il suicidio. Vorrei poter vivere però ho paura che un giorno possa prevalere la mia sofferenza e che io decida di suicidarmi. Tra l'altro, a tempo perso, mi sono anche già programmato le eventuali modalità. Finora ho assunto, in ordine, aripiprazolo, smesso dopo qualche settimana per forti effetti collaterali, olanzapina, smessa per lo stesso motivo, escitalopram, fino ad arrivare alla dose massima, presa per mesi senza nessun risultato, Zoloft, che mi ha fatto stare un po' meglio ma che mi è stato sospeso perché mi ha alzato notevolmente i valori delle transaminasi. Attualmente prendo mirtazapina 30mg da qualche mese, senza nessun risultato, e, da poche settimane, venlafaxina 75mg, che il medico mi ha alzato pochi giorni fa a 150. So che devo aspettare ancora qualche settimana per l'effetto della venlafaxina, però è anni di farmaci che aspetto e non ho più molta fiducia di poter stare meglio
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Vi ringrazio della, seppure breve, conversazione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ci sono altre classi di medicinali antidepressivi, e anche farmaci pensati come associazioni per forme resistenti. Ha usato l'aripiprazolo già ora, non so se perché la sua forma è di tipo bipolare, o per altri motivi. Se fosse il primo caso, ci sono da valutare allora altri medicinali, di tipo non antidepressivo. Rimangono poi anche le terapie non chimiche della depressione e dei disturbi dell'umore in generale.

Dr.Matteo Pacini
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La ringrazio delle informazioni
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Nell'attesa di trovare la combinazione giusta di farmaci, probabilmente mi sarò già tolto da tempo la vita
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Quindi che dovrebbero fare i medici che la seguono, non provare a trovarle una cura ?

Dr.Matteo Pacini
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Non volevo assolutamente dire questo. Però, io cosa dovrei fare nel mentre? Come posso affrontare ogni giorno questo mio desiderio? Non era mia intenzione essere polemico, è solo che vedo tutto nero, presente e futuro.
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Adesso abbiamo smesso il remeron totalmente, di colpo, è alzato l'effexor al massimo, almeno per un mese mi sembra. E, dato che non riuscivo, è tuttora non riesco a dormire più di due ore a notte, prendo xanax 0.25 tre volte al giorno e abbiamo abbassato la venlafaxina a 150 mg da prendere la mattina. Inutile dire che non dormo. Lo stesso, anche se, qualche oretta di sonno, riesco a recuperarla di giorno. Questo mi fa sentire ancora più stanco, la mattina mi sento agitato e il desiderio di suicidio, conseguente pianificazione, non fanno che aumentare. Nonostante la mia sincera e tempestiva comunicazione della cosa ai miei professionisti di riferimento, nulla, finora, è stato risolto. Dunque, dato che sono socialmente isolato, non consumo droghe, non fumo e non ho mai fame, mi ritrovo saltuariamente ad abusare del Valdorm e dello xanax, per dormire di più e meglio, e per sentii meglio in generale. Anche questo, sinceramente comunicato al mio psichiatra che, però, non è stato capace di fornirmi un:opzione migliore, più costruttiva o, quantomeno, meno distruttiva: non penso sia il caso di contattare il 112 ogni giorno della mia vita perché sto male: Confido di trovare il farmaco giusto, prima di decidermi per il suicidio, che è una idea che mi attrae, ogni secondo, sempre, costantemente di più : ahh..., niente più sofferenza. Sempre più vedo la morte come una liberazione, come l'arrivo di un Messia, VENUTO a spezzare e a liberarmi dalle catene di una vita alcun senso, una vita senza alcun piacere, quasi come fossi destinato a soffrire
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Dalla storia però non si direbbe abbia usato molte terapie diverse, come mai questi bilanci soltanto con la variazione di una cura ? CI sono cure farmacologiche diverse, ci sono cure non farmacologiche (io parlo rispetto ad una diagnosi di depressione), per cui non siamo neanche nell'ambito di una forma "resistente" mi pare.

Dr.Matteo Pacini
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Sono sempre più stanco, faccio sempre più fatica ad alzarmi dal letto ogni giorno, non dormo quasi niente, e provato decine di farmaci, oltre al fatto che da tre anni io faccia psicoterapia, che, almeno limitatamente ad alcuni obiettivi, mi ha fatto fare dei passi avanti. Non è una critica, ma penso che lei non conosca il peso, il fardello di pensare, pianificare e sognare il proprio suicidio ogni santissimo giorno e, ogni giorno, cercare di resistere a quei stessi pensieri. Sono stato il più ligio e preciso dei pazienti, probabilmente, però sto sempre peggio e finora più che "risposta insoddisfacente" mi ritrovo davanti a "farmaci che mi fanno lo stesso effetto dell'acqua, come l'escitalopram, che mi provocano effetti simil-parkinsoniani, come l'ariprazolo, o che, oltre a non funzionare, portano tutta una serie di fastidiosi, se non dolorosi, effetti collaterali. Gli unici miei desideri sono poter stare bene, vivere la mia vita, e la vita che ho perso finora nessuna me la restituirà, mai, e ricominciare a studiare, a fare cose per rimettermi in pari con i miei coetanei. Il mondo corre e di certo non si ferma ad aspettare me. Ecco uno dei motivi che mi rende il suicidio così attraente. Un altro, è che di solito i fiori si raccolgono quando sono più belli: ma, per questo, ormai, sono in ritardo...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ne ha citati due. Per cui rimane oscuro quanti ne abbia fatti e vale il discorso di prima. Se vuole continuare a proporre questi discorsi pessimistici sintomatici, sono a fondo cieco per definizione. Invece se vuole parlare di soluzioni, la prospettiva è aperta.

Dr.Matteo Pacini
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Non vedo nessuna soluzione, è questo il punto. I farmaci, in ordine: aripiprazolo, olanzapina, escitalopram, sertralina, Valdorm perché la sertralina non mi faceva quasi dormire, la mirtazapina, sia per l'effetto antidepressivo sia per aiutarmi a dormire con lo Zoloft, venlafaxina e, adesso, prendo venlafaxina, xanax e Valdorm e dormo due ore a notte. Non mi sembrano proprio due, sempre che io sappia ancora contare. Io di soluzioni, oltre il suicidio, non ne conosco quindi, lei che invece è un esperto, me le indichi pure. Io non volevo ne essere polemico ne essere ironico però mi sono sentito in dovere di risponderle a tono. Mi dispiace. Se, comunque, lei conosce delle soluzioni, perfavore, potrebbe gentilmente parlarmene? Perché io, altrimenti, vedo un'unica strada.
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Zoloft uguale sertralina, non vorrei che mi accusasse di esagerare con il numero di farmaci assunti
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Il problema è che lei non trova soluzioni perché vuole porsi alla pari nella condizione di paziente e per questo si sente in dovere di rispondere a tono al collega.

Il punto è che vuole rafforzare la sua idea di suicidio per discuterne e polemizzare sulle questioni di cura così da poter dire che non ci sono soluzioni per la sua situazione.



Dr. F. S. Ruggiero

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Mi avete detto di aprirmi ad altre condizioni e poi mi rimproverate di averlo fatto. Il mio unico obiettivo è quello di stare meglio, non me ne viene niente a continuare a polemizzare con due medici che, ve lo dico in modo sincero, mancano totalmente di empatia e umanità. Io sono il paziente, voi i professionisti: pur essendo una situazione asimmetrica, umilmente accetterò ogni consiglio, suggerimento o indicazione, frutto della vostra competenza, che vorrete concedermi. Perché continuate a porvi in modo aggressivo, mi chiedo. Perché continuate ad aggredirmi verbalmente, mi chiedo. Forse non vi hanno insegnato a relazionarmi in modo civile e umano ai pazienti, non lo so. Però, al fine di ottenere qualche informazione o indicazione, sopporterò pure questo. Questo sito è, proprio un ambiente malsano, peccato non essermene accorto prima. Spero che, nonostante l'atmosfera conflittuale, di cui ormai siamo tutti responsabili, saprete darmi qualche indicazione, consiglio, un'informazione che possa farmi percorrere un passo avanti nella strada per raggiungere il benessere.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Lei non sa cosa possa essere l’empatia e l’umanità ma pretende dagli altri che si comportino come dice lei diversamente non sono umani.

Sia intanto più educato invece di scrivere cavolate su chi le risponde.


Non ho propria voglia di consentirle di mettersi alla pari con me per cui non le risponderò più perché la maleducazione e l’ignoranza meritano indifferenza.

Saluti

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Ho provato ad essere diplomatico in tutti i modi ma lei continua a mettermi in bocca parole che non ho detto. Ho cercato di essere il più educato possibile ma "a vostre Altezze Reali" non è bastato. E poi, chi ha mai voluto mettersi alla pari con voi? Sono venuto qui, ho chiesto un quesito e mi sono ritrovato aggredito da due che, suppongo ormai, sono professionisti. Da dove nasce tutta questa conflittualità? Da voi. Chi emana arroganza e tracotanza da tutti i pori? Voi. Bensì ho provato ad essere gentile ed ed educato però avete voluto continuare nell'aggredirmi e nell'innescare questa conflittualità, che io, vi ripeto, non volevo. Ecco cosa succede se una persona cerca di un quesito, per lei di vitale importanza. Spero che le Vostre Altezze Reali non si sentano sminuire di nuovo o ferite nell'orgoglio: proprio non vi capisco. Cioè, vorreste dire che io sono spazzatura in confronto a voi? Io, ripeto, sono il paziente e voi, lo ripeto, siete i professionisti a cui mi sono rivolto in cerca di qualche indicazione, ricevendone solo insulti. Voi sarete sicuramente psichiatri e, in questo ambito, ne sapete più di me, però l'empatia e la comprensione, non sapete cosa siano. Ripeto, non ho mai voluto scavalcarvi e mai mi sarei permesso di farlo, soprattutto in ambiti che non mi competono. Vi saluto
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Si è sforzato di essere ciò che non è in modo goffo poiché ad ogni risposta ha controbattuto volendo affermare il suo diritto a rispondere sui tecnicismi portando il rapporto alla pari.

Fondamentalmente lei ha un problema di gestione della rabbia che tende a rivolgere in modo auto diretto con questo tipo di pensieri fissi che riferisce o etero diretto come ha fatto qui.

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Se empatia, arroganza e soluzioni sono tecnicismi, lo ammetto: sono colpevole. Io volevo che si discutesse di soluzione ma voi, come in un circolo vizioso, alimentate un clima conflittuale: ad ogni vostra risposta, il discorso cade sempre sulla mia "presunta" maleducazione, sul mio "presunto" volervi scavalcare e "portare il rapporto da pari a pari. Tutte cose di cui sono chiaramente, chiaramente innocente: vi state costruendo tutto voi. Un'altra cosa: il rapporto dottore/paziente è asimmetrico, non è alla pari quindi, io, umilmente, ho chiesto di parlare del problema che mi affligge. Però per il resto, siamo "uguali" e abbiamo la stessa dignità e la stessa importanza, a prescindere dalle caratteristiche individuali. Dunque, per l'ennesima volta, vi chiederò: possiamo instaurare un dialogo civile sul mio problema? Anche perché le persone che sembrano avere un problema di rabbia, che sia auto o estero-diretta, siete voi. Rinnovo, nuovamente, la mia disponibilità all'apertura di un dialogo civile. Saluti
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Erroraccio: ho scritto estero-diretta invece che etero-diretta
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Forse Lei non ha una visione del problema. Lei si sta curando, la visione è che sta ponendo il problema in maniera totalmente illogica e anche sproporzionata. Si può avere idee di suicidio anche senza aver provato neanche una cura. Se è un sintomo del problema, non è né una soluzione., né un bilancio delle prove fallite o riuscite.
Ragion per cui non è che cercare una soluzione possa derivare dal ripetere i sintomi, anche perché ripetendo un'idea pessimistica o negativa mi pare improbabile che trovi in questo una prospettiva costruttiva.
C'è, e il collega glielo puntualizzava, una tendenza a "insistere" come per sostenere l'opportunità di un discorso "interno" alle sue considerazioni, invece no. Sono sintomi, il senso i sintomi lo producono, non ne hanno necessariamente uno alla radice. Se ho male al piede, non cammino e mi viene in mente che dovrò vivere senza camminare. Non che questa sia una soluzione.

Dr.Matteo Pacini
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Per questo chiedevo informazioni, indicazioni aggiuntive: sto già facendo tutto il possibile per curarmi, farmaci, psicoterapia, esercizio fisico, impegnarmi in progetti costruttivi però continuo a stare male e allora mi domando: cosa sto sbagliando? Cosa mi sfugge? Non so se lei possa immaginare come io stia però ogni giorno che passa è una tortura e ho difficoltà a stare fermo ad aspettare che un nuovo magico cocktail di farmaci inizi a funzionare. Com'è che posso gestire questi mio desiderio, questa mia pulsione? Non si vergogni di rispondere: non lo so. Capisco che nell'ambito della psichiatria le cose possano essere ancora più complicate che nelle altre branche della medicina. Non voglio star qui a lamentarmi di quanto sto male, come dice lei: io voglio sapere se esistono risposte, soluzioni ai miei problemi. Senza nessuna volontà di polemica, tra l'altro
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Utente
Utente
Non voglio farvi sprecare ulteriore con me: risolverò da solo, a modo mio magari. Vi ringrazio dei, seppur pochi, spunti di riflessione e perdonatemi se posso essere parso aggressivo: è solo che, come potete comprendere, è un problema a cui non posso che tenere tanto. Comunque giorno non lontano, si spera, tutto questo, e tutto il resto, non avrà più nessuna importanza. Vi auguro una proficua e serena carriera. Vi ringrazio ancora del vostro tempo e vi chiedo di nuovo perdono.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Però bisogna che legga anche le risposte. Perché la sua risposta di prima non tiene minimamente conto di quanto detto. Lei scambia quello che uno fa quando sta bene per lo strumento di cura per star bene. Progetti costruttivi, esercizio fisico etc...ma che c'entra questo con curare una malattia ? Se uno soffre di polmonite si mette a suonare la tromba o va a prendere un po' d'aria ?
Quello che non vede è questo, e infatti sta menzionando una serie limitata di terapie provate ragionandoci come se fosse un qualcosa su cui fare un bilancio definitivo delle cure provate. Il che non ha il minimo senso né proporzione.
Anche quando uno dice "come posso gestire", si rischia la confusione tra l'intervento palliativo, tipo un antidolorifico finché non mi guarisce una ferita, oppure tenerla pulita, con l'idea che la gestione della malattia debba corrispondere ad una versione adattata delle cose normali. Non è necessariamente così, specialmente nei disturbi psichici in cui è esattamente l'adattamento che non sta funzionando. Quindi non ci sono motivi particolari per non curarsi provando altre soluzioni.

Dr.Matteo Pacini
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E invece è lei che non sa leggere, per l'amor di dio. Mi dicono che l'esercizio fisico aiuta a tener su l'umore, e l'ho fatto. Stessa cosa per il tenermi impegnato in progetti costruttivi. Tutte le terapie o suggerimenti proposti dai professionisti che mi seguono io le ho tentate, le sto tentando e, finché riesco, le tenterò ancora. Le mancano, oltre le capacità di immedesimazione, anche quelle di comprensione del testo. Lei è una persona spregevole e le auguro di non restarle sulla coscienza, che probabilmente non ha, se dovessi suicidarmi. Discorso chiuso: parlare con i muri può essere divertente ma solo fino ad un certo punto, perché tanto, alla fine, non ti ascoltano: le mie sono, dall'inizio del consulto, parole al vento, sempre distorte, sempre travisato, sempre rimaste inascoltate. Le auguro una proficua e serena carriera.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Il problema è che il muro è lei e non se ne accorge.

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Se continuate a provocarmi, quel muro non fate che alzarlo a dismisura. Il dottor Pacini addirittura mi accusa, nell'ultima frase del suo commento, di non volermi curare... Ma se sto facendo tutto quello che mi prescrivono i professionisti e seguo pure tutti i loro consigli? Sembra quasi che lo facciate apposta a fraintendermi, è per caso uno scherzo ai miei danni? Perché in questo caso non penso sia molto etico . Questa, se non ve ne siete accorti, è una battuta per allentare la tensione, non mi voglio prendere gioco di voi, sia chiaro. Io mi sto curando, sto seguendo tutte le terapie in modo ligio, e non sto "proponendo una versione adattata della vita normale" di testa mia, e, soprattutto, non sto attribuendo le mie idee di suicidio alla cura: perché, se è questo che avete capite, ve lo dico senza cattiveria, avete seri problemi di comprensione del testo. Poi, per voi dottori, ovviamente il paziente non ha mai ragione, non bisogna mai ascoltarlo, no? Che scandalo se dovessero parlare o chiedere qualcosa, sia mai! Forse voi vedete la pagliuzza nel mio occhio, ma non vedete la trave nel vostro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Abbia pazienza, il suo atteggiamento è molto aggressivo e accusatorio. Ha detto una cosa, ha ricevuto un commento. Senza alcun motivo, si inalbera perché ...voleva che le dicessimo che era un'idea ottima, non saprei quale sia il problema. Così, è inutile che chieda alcunché. Non sta chiedendo, sta esponendo delle idee, se qualcuno le dice che non sono corrette o non da applicare, si arrabbia e offende la professionalità di chi le ha risposto. Il tutto poi per che cosa ? Per averle fatto notare che confonde i sintomi del benessere con gli strumenti per ottenerlo. Tutto qui. Il consulto è opportuno concluderlo. Non siamo qui per contrapporci.

Dr.Matteo Pacini
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