Altre ipotesi dietro diagnosi e terapie non funzionanti

Salve,

scrivo per interposta persona.
La ragazza ha 30 anni, caucasica, nessuna particolare patologia.
Da piccola ha subito appena nata un intervento chirurgico, perché è nata con l'esofago ostruito.
Da piccola - età di fine elementari, inizio medie - ha sofferto di attacchi di panico, poi svaniti con lo sviluppo.

La ragazza soffre da 7 anni circa di disturbi psicologici.
Il tutto cominciato con disturbi d'ansia generalizzati e attacchi di panico, sfociati poi nel tempo (parlo a livello sintomatico) in disturbo ossessivo compulsivo, dismorfofobia, depressione, pensieri suicidi.

A oggi, le crisi sono così forti da durare ore - giornate, fra crisi forti e deboli -, tanto da impedirle di portare avanti una qualsivoglia vita normale.
Le crisi più forti sono così intense che ho l'espressione regredisca a una forma primordiale di disperazione e dolore.
Urla come se le stessero conficcando dei pugnali nel cervello (è ciò che ci dice poi, a cose finite).
Non è solo la paura, ma il dolore a essere esagerato.


Non siamo stati fermi, chiaramente.
Siamo stati da molti medici (psicologi e psichiatri in combinazione), ma alla fine tutti i medici hanno gettato la spugna.
Ha portato avanti, dal punto di vista farmacologico, le seguenti terapie.

Cipralex + Tolep (Cipralex le ha provocato le crisi più forti mai avute, a quei tempi non erano nemmeno un problema.
da lì in poi è stato un peggioramento, come se avesse "aperto" una ferita nella sua mente, parole sue)
Mutabon + Tolep + xanax
Daparox + rivotril + Tolep
En gocce + Anafranil + Olanzapina + Litio
Paroxetina + olanzapina + litio (terapia attuale)

Specifico che è stata verificata l'assenza di epilessia tramite risonanza, e la diagnosi è di disturbo istrionico di personalità, aggravato da DOC, dismorfofobia.
I medici hanno anche escluso il bipolarismo.
Il litio viene dato per i pensieri suicidari, e perché pare che la ragazza non assorba bene il litio.


Nel frattempo, chiaramente, è in cura da psicologi, che vanno soprattutto di cognitivo comportamentale, con le esposizioni.


Ora, il problema di fondo è che tutte queste terapie, quando è andata proprio bene (es.
En+anafranil+olanzapina+litio) l'hanno fatta stare bene per 15-20 giorni.
Poi torna tutto in discesa fino a bloccarle la vita.
E chiarmente sta così male che anche la terapia psicologica è in pausa.


Pur sapendo che in un consulto online non potete sbilanciarvi, vorrei capire se ci sono idee sul perché i farmaci non le fanno effetto, se c'è qualche diagnosi differente che possa spiegare la sua situazione.
Magari test da fare.
Questo sito è una specie di brainstorming, e spero che fra tutti gli esperti e i professionisti, si riesca a dare una prospettiva diversa a una situazione davvero problematica.


Grazie per qualsiasi aiuto potrete fornirci.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Manca il dettaglio relativo al seguimento in strutture pubbliche e se sono state proposte progettualità individuali anche con invii in strutture specializzate per il trattamento della patologia relativa alla diagnosi che riporta.


Dr. F. S. Ruggiero


http://www.francescoruggiero.it

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[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottor Ruggiero,

spero di interpretare correttamente il suo intervento.
La ragazza è stata in cura sia da psichiatri privati che da primari di ospedale pubblico. I diversi specialisti consultati nel corso degli anni sono stati di pareri constrastanti su un ricovero: alcuni suggerivano di ricoverarla per effettuare dei test al momento della crisi, altri che - data la condizione psichica - un ricovero avrebbe comportato un necessario peggioramento, privandola anche di quei pochi momenti di benessere e svago che riesce a coltivare.

Nel caso in cui non abbia risposto alla sua richiesta, le chiedo la cortesia di spiegarmi meglio cosa vuole sapere.

Grazie mille.
[#3]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Se attualmente è seguita da un servizio pubblico e se è proposto un PTRI


Lei in quale grado di parentela è con questa persona?

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[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Ruggiero

Al momento non è seguita dal servizio pubblico, ma da uno psichiatra privato (in passato anche servizio pubblico).
Non ci è stato mai parlato di PTRI, nè proposto uno (ne ho cercato il significato prima di risponderle, e posso dire che non ci è stato proposto nemmeno sotto altro nome).

Io sono il compagno di questa ragazza, da 12 anni.

Grazie
[#5]
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Buonasera. Una situazione difficile, ma mai disperare.
In questi casi una osservazione in ambiente ospedaliero può essere molto utile, sia per affinare la diagnosi, sia per testare terapie non eseguibili domiciliarmente. Sicuramente ci sono vicino a voi delle case di cura specialistiche private, convenzionate con la regione, dove potrebbe essere curata in ambiente relativamente tranquillo.
La sua descrizione è chiara ed esauriente. Mi permetto di correggere due cose:
- la diagnosi di epilessia non si fa con la rmn ma con l'EEG (elettroencefalogramma)
-il litio è un farmaco, nell'organismo è presente in quantità minime. Ha una finestra terapeutica molto stretta, nel senso che se il livello è troppo alto può divenire tossico, mentre se è troppo basso può non funzionare. Per questo, specie all'inizio, è opportuno eseguire spesso l'esame del sangue per la litiemia, e insieme anche quelli per la funzionalità tiroidea. Se vi sono pensieri anticonservativi il litio è un'ottima scelta. Ma questi pensieri corrispondono a una volontà o a una paura ?

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Carbonetti,

la ringrazio per la risposta e per le precisazioni. Per quel che riguarda il litio, viene effettuata una litiemia ciclica per tenere d'occhio che sia nel range terapeutico.
I pensieri sono cominciati come voce estranea, come metodo per interrompere il dolore, e generavano in lei molta paura. Con l'aggravarsi della situazione, lei percepisce sempre i pensieri come estranei e non suoi (spesso si riferisce alla parte "malata" come "la mia testa" e non "io"), ma durante le crisi più forti in cui perde totalmente il controllo i pensieri la spingono a gesti molto pericolosi, come correre verso il balcone per buttarsi di sotto. Per questo c'è sempre qualcuno con lei.

Per quanto riguarda il ricovero ospedaliero - chiedo soprattutto per fornire un quadro più preciso alla diretta interessata - per quale motivo le terapie a cui fa riferimento non sono testabili a casa? Per problemi di somministrazione o per l'eventuale insorgenza di effetti collaterali?
Inoltre, ci sono altri test (oltre la risonanza, l'ECG e i vari test del sangue) che è possibile fare per verificare altre strade? Dico, sia in chiave di ricovero ospedaliero che fuori.

Non è il mio mestiere, quindi non mi azzardo a fare ipotesi. Ma questa parziale inefficacia dei farmaci, o l'efficacia limitata al massimo a due settimane, mi fa pensare che forse non è tutto di natura psicologica/psichiatrica, ma che ci sia magari qualcos'altro a livello fisiologico o neurologico che possa concorrere allo stato attuale. Secondo lei (secondo voi) è una cosa plausibile? Ci sono test che è possibile fare in tal senso?

Grazie per l'attenzione
[#7]
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
In casi come quello della sua ragazza, con una patologia psichiatrica pesante e apparentemente non responsiva alle terapie eseguibili domiciliarmente, un ricovero è sempre consigliabile, sia, come le scrivevo, per avere un quadro diretto della sintomatologia, sia per esperire protocolli terapeutici ospedalieri (infusioni intravenose, farmaci ad alto dosaggio, terapie biologiche non farmacologiche, ecc.).
Per quanto riguarda il secondo quesito, se ci fossero patologie neurologiche o internistiche sottogiacenti avrebbero già dato segni di sè. In ogni caso ritengo che RMN ed EEG siano stati già eseguiti.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
A mio parere la questione va seguita da un servizio pubblico.

La regione in cui vi trovate non consente accessi a strutture senza una presa in carico ed un PTRI specifico.

Oltretutto, tutte le valutazioni possono essere fatte sempre che la persona abbia la volontà di seguire le indicazioni inclusi progetti a lungo termine che possano prevedere ingressi in strutture specializzate.

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