Cosa dovrei fare se i miei genitori non mi fanno viaggiare con il mio ragazzo?

Salve
Sono una ragazza di 22 anni e da 1 anni e mezzo sono fidanzata.
Il mio ragazzo ha conosciuto già un anno fa la mia famiglia e frequenta assiduamente casa mia.
I miei sono molto all’antica e in tutto questo tempo non abbiamo potuto dormire nemmeno una notte insieme.
Solo quest’estate ci è stata permessa una vacanza con un gruppo di amici tutti insieme dopo una faticosa contrattazione.
Ora invece avevo proposto di fare un viaggietto di 4 giorni con un’altra coppia di amici anche loro fidanzati (così da non stare soli) anche a seguito di un evento molto triste successo al mio ragazzo.
Ovviamente il viaggio l’avrei pagato io con i soldi che mi sono messa da parte.
Quando ho detto di voler fare questo viaggio, mi hanno subito risposto che non se ne parlava nemmeno e cercando in maniera molto tranquilla da parte mia di convincerli, loro hanno alzato i toni e mi hanno insultata pesantemente dicendomi che se lo avessi fatto non mi avrebbero più fatto entrare a casa e non mi avrebbero più pagato l’università.
Ora è da una settimana che non ci parliamo.
Vorrei tanto un consiglio perché questa situazione mi sembra veramente assurda.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile utente,
come lei la descrive la situazione appare certamente fuori dal costume italiano odierno, tanto che mi chiedo se i suoi appartengano ad una nazione o ad un gruppo culturale o religioso con regole diverse da quelle italiane.
Lei non fornisce quest'informazione, si limita a dire: "I miei sono molto all’antica".
Ma quanti anni hanno? E quale formazione "all'antica", se non forse quella della Roma dell'età repubblicana tramontata due millenni fa, prevedeva il diritto di decidere della libertà personale di una figlia maggiorenne?
Per spiegarmi meglio, le dirò che una trentina d'anni fa una coppia di anziani genitori fu condannata in tribunale con l'accusa di "riduzione in stato di schiavitù" perché la figlia venticinquenne usciva solo accompagnata da loro.
Vivevano in un minuscolo paese dell'entroterra siciliano, e la figlia, forse perché plagiata, era consenziente, ma un vicino fece la denuncia e i due genitori furono condannati.
Compito dei genitori è fornire ai figli beni materiali e morali per sostenerli nella crescita e in quella fondamentale conquista dell'essere umano che è l'autonomia, anche questa, materiale e morale.
Se i suoi genitori hanno principi e regole diversi dai suoi, hanno tutto il diritto di manifestarli, non però di inibire la sua libertà nell'ambito dei comportamenti leciti. Se poi i suoi comportamenti fossero illeciti, ossia contrari alla legge, dovrebbero denunciarla, e non eseguire da soli la sentenza e la carcerazione.
Davanti a lettere come la sua, però, ci si chiede sempre quali siano i precedenti: che tipo di dialogo si è avuto coi genitori, quale formazione si è ricevuta, etc. Per esempio lei scrive: "non abbiamo potuto dormire nemmeno una notte insieme".
Cosa intende precisamente, che lei è ancora vergine? Che i suoi la ritengono tale per scarsa sincerità nella vostra comunicazione? O addirittura che i suoi danno via libera alla sua vita sessuale, ma fissano limiti esclusivamente esteriori? A quale scopo?
Se vorrà chiarire tutto questo, noi siamo qui.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Salve
La ringrazio della sua risposta. I miei abitano in una metropoli e hanno 60 anni. Non appartengono a gruppi religiosi, o meglio sono cristiani cattolici ma non praticanti se non in poche occasioni. Non ho mai parlato con i miei della mia vita sessuale ma comunque il mio ragazzo abita da solo quindi penso che sia una cosa facilmente intuibile che io non sia vergine quindi immagino sia un limite solamente esteriore. Io sono sempre stata sincera nei loro riguardi e anzi ogni volta che mi mettevano dei limiti io li rispettavo perché pensavo fosse sempre cosa giusta. Ora invece penso che forse sono stata talmente ubbidiente da non mettere loro dei paletti e ora non riesco a liberarmi da tutto questo e a maggior ragione quando ricevo ricatti del tipo che non mi pagheranno più università, macchina,ecc. Cosa posso fare?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 186
Gentile ragazza,
da qui sappiamo troppo poco di lei: se ha fratelli e sorelle, se ha dei parenti con figli della sua età che forniscano esempi positivi o negativi ai suoi genitori; che attività svolgono i suoi; se loro stessi non abbiano avuta più libertà, da fidanzati, di quanta adesso ne concedano a lei; infine non sappiamo nulla di vostre eventuali malattie, fisiche e/o mentali.
Da quello che lei racconta sembrerebbe che la coppia genitoriale sia graniticamente concorde in un atteggiamento di grave limitazione della sua libertà, del quale non vengono spiegate le ragioni.
Tuttavia traspaiono dalle sue due email alcuni dati che andrebbero approfonditi:
1) Lei si fidanza con un ragazzo, sei mesi dopo lo fa conoscere ai suoi e lui da allora "frequenta assiduamente casa mia". Non tutti i giovani sono disposti a questo; diciamo che il vostro è stato già un esporsi al "controllo" genitoriale, e i suoi dovrebbero esserle grati di questa fiducia.
2) "Solo quest’estate ci è stata permessa una vacanza con un gruppo di amici tutti insieme dopo una faticosa contrattazione". Che genere di contrattazione? Svolta da lei e dal suo ragazzo insieme? Quali resistenze manifestarono allora i suoi genitori?
3) Lei decide un viaggetto di quattro giorni "anche a seguito di un evento molto triste successo al mio ragazzo". I suoi genitori sono informati di questo evento? Lei aggiunge: "con un’altra coppia di amici anche loro fidanzati (così da non stare soli)". Perché non dovevate stare soli?
4) "Non ho mai parlato con i miei della mia vita sessuale".
Mia cara ragazza, questo può già essere un fatto di rilievo. Nessuno impone ad un maggiorenne di dire ai genitori con chi si accompagna sessualmente -qui siamo nell'ambito della libertà- ma da ragazzini, a dieci anni, a dodici, al sorgere delle prime curiosità/paure sessuali e poi nella piena adolescenza, coi genitori si parla eccome, almeno per informarsi dei metodi contraccettivi. Se non lo fa il figlio, sono i genitori stessi a iniziare il discorso, facendo seguito alle cautele adottate verso i rischi a cui il figlio poteva essere soggetto da bambino. Come lo si indirizza con delicatezza a schivare i pedofili, più tardi lo si istrada ad evitare le gravidanze indesiderate, le malattie sessualmente trasmissibili, come pure le sofferenze delle prime delusioni amorose e così via.
Mancando queste dinamiche durante la crescita del figlio, nemmeno i genitori evolvono, e restano nella convinzione di dover erogare cibo, vestiti, un tetto sopra la testa e basta. Ben che vada, si perde il dialogo col figlio, ci si trova spiazzati di fronte al bambino diventato adulto e si resiste istericamente al cambiamento, come appunto mi sembra stiano facendo i suoi. Nel vostro rapporto in cui "ogni volta che mi mettevano dei limiti io li rispettavo perché pensavo fosse sempre cosa giusta" è mancato il dialogo, l'esplicitazione dei rispettivi punti di vista.
Adesso, come insegna l'Analisi Transazionale, i suoi genitori si comportano come bambini, non sentono ragioni, esercitano la violenza a loro disposizione, le negano ogni futuro mantenimento, pur sapendo che le legge glielo impone fino al compimento dei suoi studi universitari, e così via.
La inviterei a capire che in loro parla un bambino spaventato dall'approssimarsi della vecchiaia, della solitudine, dell'abbandono; per questo non deve offendersi delle loro parole insultanti, ma ribadire con dolcezza i suoi diritti di adulta. Può farsi aiutare dal suo ragazzo, se ritiene sia il caso.
Se nemmeno così i suoi vorranno recedere da una posizione insostenibile, che mutila gravemente il vostro rapporto, la invito a consultare lo psicologo che è gratuitamente a disposizione in ogni università, anche alle ASL e al Consultorio oppure nel privato, allo scopo di elaborare con lui/lei il discorso gentile ma fermo da fare ai suoi genitori.
Allego il link di un caso simile al suo.
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1011244-convivenza.html
Molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com