Come capisco se sbaglio io o mia moglie?
Salve,
Sto con mia moglie da 8 anni (compreso di finanziamento) e da sempre ha avuto il padre con problemi di salute.
Per farla breve purtroppo suo padre è mancato qualche giorno fa!
Questo ha fatto sì che essendo lei figlia unica vuole prendersi cura della madre che è ovviamente distrutta (58 anni).
Lei vorrebbe tenerla sempre in casa con noi, ma io non voglio, e ci scontriamo pesantemente sulla cosa!
So che è molto presto, e so che il processo del lutto dura anni! Ma io non riesco a pensare di poter mantenere un rapporto con mia moglie con sua madre in casa, che caratterialmente è molto pesante da gestire, deve sempre parlare lei anche se mi rivolto alla figlia, deve sempre rispondere anche se la domanda è per la figlia e deve sempre approvare ogni cosa che riguarda i nostri figli (2, uno di 3 anni e una di 3 mesi).
Io e la madre ci scontriamo spesso per questo, lei ovviamente difende la madre il 90% delle volte.
Ora so che sembro indelicato a parlarne subito ma vorrei evitare di creare il problema prima che sia tardi:
Ho paura che lei si abitui a stare con noi e poi non possa tornare a stare da sola
Ho paura che mio figlio si abitui alla nonna in casa e poi dovrà riabituarsi senza di lei in casa
Ho paura di perdere la mia intimità e il pensiero di non poter mai invitare nessuno a casa senza che ci sia lei o non poter andare mai da nessuna parte senza lei mi soffoca!
Questo mi rende ovviamente teso, e quindi poi la situazione che è già complessa diventa impossibile.
Ho paura di perdere lentamente mia moglie, ma se ne parlo sono insensibile e non capisco le priorità della vita.
Mia suocera dal canto suo mi ha chiaramente detto di sapere che non può vivere con noi, però di contro vuole portare il cibo da noi, e se le faccio presente che ogni tanto voglio del tempo con mia moglie, lei va a raccontarglielo dicendo che teme di infastidirmi e quindi anche se se ne va a casa sua mia moglie c’è l’ha con me.
Non so proprio come fare.
Sto con mia moglie da 8 anni (compreso di finanziamento) e da sempre ha avuto il padre con problemi di salute.
Per farla breve purtroppo suo padre è mancato qualche giorno fa!
Questo ha fatto sì che essendo lei figlia unica vuole prendersi cura della madre che è ovviamente distrutta (58 anni).
Lei vorrebbe tenerla sempre in casa con noi, ma io non voglio, e ci scontriamo pesantemente sulla cosa!
So che è molto presto, e so che il processo del lutto dura anni! Ma io non riesco a pensare di poter mantenere un rapporto con mia moglie con sua madre in casa, che caratterialmente è molto pesante da gestire, deve sempre parlare lei anche se mi rivolto alla figlia, deve sempre rispondere anche se la domanda è per la figlia e deve sempre approvare ogni cosa che riguarda i nostri figli (2, uno di 3 anni e una di 3 mesi).
Io e la madre ci scontriamo spesso per questo, lei ovviamente difende la madre il 90% delle volte.
Ora so che sembro indelicato a parlarne subito ma vorrei evitare di creare il problema prima che sia tardi:
Ho paura che lei si abitui a stare con noi e poi non possa tornare a stare da sola
Ho paura che mio figlio si abitui alla nonna in casa e poi dovrà riabituarsi senza di lei in casa
Ho paura di perdere la mia intimità e il pensiero di non poter mai invitare nessuno a casa senza che ci sia lei o non poter andare mai da nessuna parte senza lei mi soffoca!
Questo mi rende ovviamente teso, e quindi poi la situazione che è già complessa diventa impossibile.
Ho paura di perdere lentamente mia moglie, ma se ne parlo sono insensibile e non capisco le priorità della vita.
Mia suocera dal canto suo mi ha chiaramente detto di sapere che non può vivere con noi, però di contro vuole portare il cibo da noi, e se le faccio presente che ogni tanto voglio del tempo con mia moglie, lei va a raccontarglielo dicendo che teme di infastidirmi e quindi anche se se ne va a casa sua mia moglie c’è l’ha con me.
Non so proprio come fare.
Gentile utente,
Stando al suo racconto, e nell'impossibilità di sentire l'altra campana cioè quella di Sua moglie, ritengo che le sue preoccupazioni abbiano qualche fondamento.
Della vostra situazione concreta non ne so nulla, all'infuori delle poche parole del consulto; ma la pratica clinica mi dice che:
-purtroppo, nella vedovanza, una certa percentuale di persone cerca spasmodicamente di ripristinare qualche forma di convivenza.
-Esse - perlopiù donne - hanno perso l'abitudine vivere da sole.
-Non sanno come prendere in mano quella solitudine pratica ed esistenziale, che la morte del/la partner comporta inevitabilmente.
Non sempre accade, come questo consulto testimonia:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1039584-dolore-per-la-perdita-di-mia-moglie.html
Una donna di 58 anni ha - teoricamente e anagraficamente - le energie per reimpostare una nuova vita, ovviamente differente da quella precedente.
Sempre che non trovi alibi per appoggiarsi nuovamente a qualcuno - in questo caso a Sua moglie - cercando di ripristinare una fase di vita che ormai si è conclusa.
Sono consapevole che questa risposta può sembrare troppo tranchant.
Ma la lunga esperienza clinica nell'ambito della terapia di coppia e sessuale lo testimonia:
la presenza di un/a genitore che, con la vedovanza, inizia a convivere nella famiglia di figlio/a comporta significative perturbazioni nell'equilibrio della famiglia formata.
E questo indipendentemente dal carattere dalla persona new entry, che può essere delicata; ma è pur sempre perturbante.
Occorrerà aiutare la signora a casa propria, stimolandola ad inserirsi in qualche gruppo ad es. dell'"Età Libera", parrocchia, volontariato.
Potrà essere necessario affiancarla per qualche periodo
-nell'inserimento in nuove situazioni,
-nel creare nuove routine a casa propria: pulizie, tipo, ecc.
-recuperare amicizie che poi si non perse,
-altro.
Utile diverrà stabilire il pomeriggio della settimana nel qual trascorrere del tempo con voi.
Occorrerà altresì parallelamente consolidare e rafforzare l'alleanza e la complicità tra Lei e sua moglie, per evitare che la coppia figlia-madre diventi prioritaria.
E' importante evitare che il nipotino assista alle discussioni tra genitori sull'argomento:
sarebbe portato a identificarsi (e schierarsi) con la persona che gli appare come più debole: la nonna vedova.
Talvolta lo scossone causato dalla dipartita del capostipite è così forte che occorre un aiuto esterno.
Se ci si accorge che dopo qualche mese la situazione si sta consolidando in un modo disfunzionale per la Vostra famiglia, chiedete aiuto - voi come coppia - ad un* Psicolog* psicoterapeuta con specializzazione in "Terapia della Famiglia":
tali e tante sono le problematiche della coppia e della famiglia che da tempo è stata istituita la specializzazione di ben 4 anni post-laurea; il curriculum dell* specialista lo esplicita.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Stando al suo racconto, e nell'impossibilità di sentire l'altra campana cioè quella di Sua moglie, ritengo che le sue preoccupazioni abbiano qualche fondamento.
Della vostra situazione concreta non ne so nulla, all'infuori delle poche parole del consulto; ma la pratica clinica mi dice che:
-purtroppo, nella vedovanza, una certa percentuale di persone cerca spasmodicamente di ripristinare qualche forma di convivenza.
-Esse - perlopiù donne - hanno perso l'abitudine vivere da sole.
-Non sanno come prendere in mano quella solitudine pratica ed esistenziale, che la morte del/la partner comporta inevitabilmente.
Non sempre accade, come questo consulto testimonia:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/1039584-dolore-per-la-perdita-di-mia-moglie.html
Una donna di 58 anni ha - teoricamente e anagraficamente - le energie per reimpostare una nuova vita, ovviamente differente da quella precedente.
Sempre che non trovi alibi per appoggiarsi nuovamente a qualcuno - in questo caso a Sua moglie - cercando di ripristinare una fase di vita che ormai si è conclusa.
Sono consapevole che questa risposta può sembrare troppo tranchant.
Ma la lunga esperienza clinica nell'ambito della terapia di coppia e sessuale lo testimonia:
la presenza di un/a genitore che, con la vedovanza, inizia a convivere nella famiglia di figlio/a comporta significative perturbazioni nell'equilibrio della famiglia formata.
E questo indipendentemente dal carattere dalla persona new entry, che può essere delicata; ma è pur sempre perturbante.
Occorrerà aiutare la signora a casa propria, stimolandola ad inserirsi in qualche gruppo ad es. dell'"Età Libera", parrocchia, volontariato.
Potrà essere necessario affiancarla per qualche periodo
-nell'inserimento in nuove situazioni,
-nel creare nuove routine a casa propria: pulizie, tipo, ecc.
-recuperare amicizie che poi si non perse,
-altro.
Utile diverrà stabilire il pomeriggio della settimana nel qual trascorrere del tempo con voi.
Occorrerà altresì parallelamente consolidare e rafforzare l'alleanza e la complicità tra Lei e sua moglie, per evitare che la coppia figlia-madre diventi prioritaria.
E' importante evitare che il nipotino assista alle discussioni tra genitori sull'argomento:
sarebbe portato a identificarsi (e schierarsi) con la persona che gli appare come più debole: la nonna vedova.
Talvolta lo scossone causato dalla dipartita del capostipite è così forte che occorre un aiuto esterno.
Se ci si accorge che dopo qualche mese la situazione si sta consolidando in un modo disfunzionale per la Vostra famiglia, chiedete aiuto - voi come coppia - ad un* Psicolog* psicoterapeuta con specializzazione in "Terapia della Famiglia":
tali e tante sono le problematiche della coppia e della famiglia che da tempo è stata istituita la specializzazione di ben 4 anni post-laurea; il curriculum dell* specialista lo esplicita.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Buongiorno le consiglio alcune soluzioni pratiche per risolvere il conflitto in modo da evitare una separazione:
1. Dialogo aperto e ascolto reciproco: Organizzate un momento tranquillo in cui entrambi possiate esprimere le proprie emozioni e ragioni senza interruzioni. È importante ascoltare il punto di vista del partner con empatia.
2. Terapia di coppia: Consultate un terapeuta di coppia per affrontare il conflitto in modo costruttivo e imparare a comunicare meglio i propri bisogni e timori.
3. Valutate delle alternative abitative: Esplorate altre opzioni per la madre, come trasferirla in una casa vicina o in un appartamento separato ma facilmente accessibile.
4. Periodo di prova: Concordate un periodo di prova in cui la madre abiti con voi per un tempo limitato, definendo regole e confini chiari, e valutare se la situazione è sostenibile per entrambi.
5. Divisione degli spazi in casa: Se la madre deve trasferirsi, creare spazi separati e autonomi per garantire la privacy e il comfort di tutti, come una zona dedicata o un ingresso separato.
6. Coinvolgimento di un mediatore familiare: Rivolgersi a un mediatore professionista per trovare un compromesso che soddisfi le esigenze di entrambi.
7. Definire il ruolo della madre: Stabilire in anticipo come la madre contribuirà alla vita familiare e assicurarsi che non diventi fonte di tensioni quotidiane.
8. Accordo temporale: Stabilire che la madre venga ospitata solo in un momento specifico (es. convalescenza o difficoltà temporanee), fissando una durata chiara per la permanenza.
Queste soluzioni possono essere combinate o adattate in base alla situazione specifica, ma l’elemento chiave è la disponibilità di entrambi a trovare un compromesso.
Un cordiale saluto per lei
1. Dialogo aperto e ascolto reciproco: Organizzate un momento tranquillo in cui entrambi possiate esprimere le proprie emozioni e ragioni senza interruzioni. È importante ascoltare il punto di vista del partner con empatia.
2. Terapia di coppia: Consultate un terapeuta di coppia per affrontare il conflitto in modo costruttivo e imparare a comunicare meglio i propri bisogni e timori.
3. Valutate delle alternative abitative: Esplorate altre opzioni per la madre, come trasferirla in una casa vicina o in un appartamento separato ma facilmente accessibile.
4. Periodo di prova: Concordate un periodo di prova in cui la madre abiti con voi per un tempo limitato, definendo regole e confini chiari, e valutare se la situazione è sostenibile per entrambi.
5. Divisione degli spazi in casa: Se la madre deve trasferirsi, creare spazi separati e autonomi per garantire la privacy e il comfort di tutti, come una zona dedicata o un ingresso separato.
6. Coinvolgimento di un mediatore familiare: Rivolgersi a un mediatore professionista per trovare un compromesso che soddisfi le esigenze di entrambi.
7. Definire il ruolo della madre: Stabilire in anticipo come la madre contribuirà alla vita familiare e assicurarsi che non diventi fonte di tensioni quotidiane.
8. Accordo temporale: Stabilire che la madre venga ospitata solo in un momento specifico (es. convalescenza o difficoltà temporanee), fissando una durata chiara per la permanenza.
Queste soluzioni possono essere combinate o adattate in base alla situazione specifica, ma l’elemento chiave è la disponibilità di entrambi a trovare un compromesso.
Un cordiale saluto per lei
Dr. rolando tavolieri
tavolieri3000@gmail.com
tel: 3393245547
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 965 visite dal 10/01/2025.
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