Aiuto psicologico
Salve,
Ho intrapreso una IVG la scorsa settimana.
Vivo come in un incubo.
Ho un bimbo di 5 mesi e uno di 7 anni che non riesco a guardare più negli occhi da quel giorno sentendomi una madre che non ha saputo proteggere chi aveva in grembo.
Ho perso il lavoro poco prima di rimanere incinta e lavora solo il mio compagno e i nonni sono anziani o lavorano... avendo un bimbo così piccolo non ce la siamo sentita di andare avanti.
Avevo avuto il capo parto un mese prima e avrei dovuto iniziare ora la pillola.
Mi pare di essere disconessa dalla realtà.
Grazie
Ho intrapreso una IVG la scorsa settimana.
Vivo come in un incubo.
Ho un bimbo di 5 mesi e uno di 7 anni che non riesco a guardare più negli occhi da quel giorno sentendomi una madre che non ha saputo proteggere chi aveva in grembo.
Ho perso il lavoro poco prima di rimanere incinta e lavora solo il mio compagno e i nonni sono anziani o lavorano... avendo un bimbo così piccolo non ce la siamo sentita di andare avanti.
Avevo avuto il capo parto un mese prima e avrei dovuto iniziare ora la pillola.
Mi pare di essere disconessa dalla realtà.
Grazie
Gentile utente,
posso immaginare la condizione che sta vivendo.
Immagino anche che in tale percorso (ivg) lei e il suo compagno abbiate effettuato dei colloqui con lo psicologo e l'assistente sociale per esplorare a fondo le vostre questioni psicologiche e sociali.
Lei stessa racconta di una condizione sociale ed economica difficile, in quanto lei ha perso il lavoro, il suo compagno è l'unico per ora che sostiene economicamente la vostra famiglia, e non avrebbe potuto contare sul sostegno dei vostri genitori nella crescita di un altro bambino, che sarebbe stato il terzo.
E dunque conosce le ragioni che l'hanno portata a questa difficile decisione; ora dovrebbe però farle conoscere ed accettare anche a quella parte di sé colpevolizzante, dura e persino ingiusta.
Comprendo che tale esperienza abbia intaccato la sua identità di madre, ma tale identità si era costituita da prima, presumibilmente intorno a delle certezze, a un desiderio di maternità, a un percorso interno che l'ha portata a sentirsi, definirsi, pensarsi come madre. Quindi probabilmente da qualche parte dentro di sé c'è anche un'immagine di madre sufficientemente buona, solida, o forte, che ora è stata momentaneamente colpita, ma non distrutta. Può essere ritrovata.
Comprendo anche che esperienze come questa, traumatiche o dolorose, possano portare alla "disconnessione della realtà", intesa o come un ritiro psichico, che si costituisce come un rifugio, un luogo della mente nel quale collocarsi per difendersi da un eccesso emotivo insostenibile, o una dissociazione, ossia una disconnessione tra pensiero, memoria, emozioni. E' come se ci fosse una parte di sé che sa e una che non sa, perché altrimenti non potrebbe "andare avanti", per usare le sue stesse parole. Sarebbe necessario esplorare questi aspetti ed altri all'interno di un percorso psicologico.
Le consiglio di intraprendere un percorso psicologico in presenza oppure online al quale eventualmente associare una psicoterapia di coppia. Ritengo importante infatti che si affidi a un professionista, che si faccia aiutare ad ancorarsi a quelle vecchie sicurezze, che abbia uno spazio per sé, in cui mettere in parole tale esperienza, raccontandola e spiegandola in un modo che risulti amorevole, giusto e rispettoso per sé stessa.
Auguri per tutto.
posso immaginare la condizione che sta vivendo.
Immagino anche che in tale percorso (ivg) lei e il suo compagno abbiate effettuato dei colloqui con lo psicologo e l'assistente sociale per esplorare a fondo le vostre questioni psicologiche e sociali.
Lei stessa racconta di una condizione sociale ed economica difficile, in quanto lei ha perso il lavoro, il suo compagno è l'unico per ora che sostiene economicamente la vostra famiglia, e non avrebbe potuto contare sul sostegno dei vostri genitori nella crescita di un altro bambino, che sarebbe stato il terzo.
E dunque conosce le ragioni che l'hanno portata a questa difficile decisione; ora dovrebbe però farle conoscere ed accettare anche a quella parte di sé colpevolizzante, dura e persino ingiusta.
Comprendo che tale esperienza abbia intaccato la sua identità di madre, ma tale identità si era costituita da prima, presumibilmente intorno a delle certezze, a un desiderio di maternità, a un percorso interno che l'ha portata a sentirsi, definirsi, pensarsi come madre. Quindi probabilmente da qualche parte dentro di sé c'è anche un'immagine di madre sufficientemente buona, solida, o forte, che ora è stata momentaneamente colpita, ma non distrutta. Può essere ritrovata.
Comprendo anche che esperienze come questa, traumatiche o dolorose, possano portare alla "disconnessione della realtà", intesa o come un ritiro psichico, che si costituisce come un rifugio, un luogo della mente nel quale collocarsi per difendersi da un eccesso emotivo insostenibile, o una dissociazione, ossia una disconnessione tra pensiero, memoria, emozioni. E' come se ci fosse una parte di sé che sa e una che non sa, perché altrimenti non potrebbe "andare avanti", per usare le sue stesse parole. Sarebbe necessario esplorare questi aspetti ed altri all'interno di un percorso psicologico.
Le consiglio di intraprendere un percorso psicologico in presenza oppure online al quale eventualmente associare una psicoterapia di coppia. Ritengo importante infatti che si affidi a un professionista, che si faccia aiutare ad ancorarsi a quelle vecchie sicurezze, che abbia uno spazio per sé, in cui mettere in parole tale esperienza, raccontandola e spiegandola in un modo che risulti amorevole, giusto e rispettoso per sé stessa.
Auguri per tutto.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Utente
Salve Dr.ssa,
Grazie per il suo riscontro.
Spero di uscire da questo tunnel e spero che facendomi aiutare possa rivedere la luce.
Grazie per il suo riscontro.
Spero di uscire da questo tunnel e spero che facendomi aiutare possa rivedere la luce.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 375 visite dal 26/02/2025.
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