2 psicoterapeuti vedono la stessa cosa in maniera diversa
Buonasera.
Il titolo del consulto potrebbe rimandare ad un’altra questione ancora e forse più attinente, ma invece io intendo un’altra cosa.
(Anche approfondire quella non sarebbe male)
Comunque.
Come è possibile che io, che ho fatto il giro delle 7 chiese (parlo di spdc, cliniche e comunità) ho incontrato psicoterapeuti che, in base a come io raccontavo lo svolgimento di una cosa, loro si facevano 2 opinioni differenti?
Ad esempio in comunità ho parlato con uno psicoterapeuta dicendogli che tutto il mio malessere derivava da mio padre, ma mentre raccontavo non ero convinta.
La seconda volta che ci ho parlato mi ha detto infatti io non ero proprio convinto che era tuo padre il problema
Uscita dalla comunità ho sempre raccontato che il motivo del mio malessere forse era mio padre e lei mi ha subito accolto e mi ha detto che mio padre si è comportato male.
Premetto che io sono una paziente confusa, cambio idea dall’oggi al domani.
Perciò un giorno accuso mio padre anzi 28 giorni accuso mio padre e gli altri 2 lo adoro e lo scagiono da tutto.
Quindi cioè forse è una domanda stupida ma dal modo in cui racconto una cosa lo/la psicologo capisce?
Ne approfitto e chiedo ulteriore aiuto: io mi sento persa, soprattutto appunto con il rapporto con mio padre.
Mi è stato detto che sono anni che ci provo ma non sono riuscita a sciogliere la matassa ingarbugliata del nostro rapporto.
Mentre la mia vecchia psicoanalista mi ha scritto: è per questo che si fa aiutare a sciogliere ciò che a volte sembra un groviglio indigeribile.
Io sono tanto confusa e sento di averne passate di ogni altrimenti non avrei questo macigno, il problema è che non lo so neanche io, cosa ho passato?
Vi chiedo di suggerirmi uno psicoterapeuta se cognitivo o psicoanalitico o relazionale
Oppure una terapia con la mia famiglia
Ah ho omesso che al momento vado da un cognitivo-comportamentale pubblico, e a me non sembra che trattiamo argomenti profondi.
Ps: chiedo scusa per la prima domanda forse è un po’ stupida o l’ho spiegata male
Il titolo del consulto potrebbe rimandare ad un’altra questione ancora e forse più attinente, ma invece io intendo un’altra cosa.
(Anche approfondire quella non sarebbe male)
Comunque.
Come è possibile che io, che ho fatto il giro delle 7 chiese (parlo di spdc, cliniche e comunità) ho incontrato psicoterapeuti che, in base a come io raccontavo lo svolgimento di una cosa, loro si facevano 2 opinioni differenti?
Ad esempio in comunità ho parlato con uno psicoterapeuta dicendogli che tutto il mio malessere derivava da mio padre, ma mentre raccontavo non ero convinta.
La seconda volta che ci ho parlato mi ha detto infatti io non ero proprio convinto che era tuo padre il problema
Uscita dalla comunità ho sempre raccontato che il motivo del mio malessere forse era mio padre e lei mi ha subito accolto e mi ha detto che mio padre si è comportato male.
Premetto che io sono una paziente confusa, cambio idea dall’oggi al domani.
Perciò un giorno accuso mio padre anzi 28 giorni accuso mio padre e gli altri 2 lo adoro e lo scagiono da tutto.
Quindi cioè forse è una domanda stupida ma dal modo in cui racconto una cosa lo/la psicologo capisce?
Ne approfitto e chiedo ulteriore aiuto: io mi sento persa, soprattutto appunto con il rapporto con mio padre.
Mi è stato detto che sono anni che ci provo ma non sono riuscita a sciogliere la matassa ingarbugliata del nostro rapporto.
Mentre la mia vecchia psicoanalista mi ha scritto: è per questo che si fa aiutare a sciogliere ciò che a volte sembra un groviglio indigeribile.
Io sono tanto confusa e sento di averne passate di ogni altrimenti non avrei questo macigno, il problema è che non lo so neanche io, cosa ho passato?
Vi chiedo di suggerirmi uno psicoterapeuta se cognitivo o psicoanalitico o relazionale
Oppure una terapia con la mia famiglia
Ah ho omesso che al momento vado da un cognitivo-comportamentale pubblico, e a me non sembra che trattiamo argomenti profondi.
Ps: chiedo scusa per la prima domanda forse è un po’ stupida o l’ho spiegata male
Buongiorno,
lei pone una domanda molto interessante che potrebbe essere oggetto di lungo dibattito.
Io però mi soffermerei più che altro sul fatto che probabilmente queste "discrepanze" di interpretazione hanno a che fare con il suo modo di percepire ciò che viene detto nella stanza di terapia, a seconda che sia nei 28gg o nei 2.
Il punto è che nei nostri dolori non c'è solo e unicamente la colpa di qualcun'altro. Siamo molto più complessi di così. Se il suo obiettivo terapeutico è stabilire se suo padre è amabile o detestabile, non uscirà dal suo groviglio. Che, mi sembra di percepire, abbia bisogno di una robusta e lunga alleanza terapeutica, prima di permetterle di andare a scogliere dei nodi. Cerchi una "chiesa" in cui si sente a suo agio e si fermi lì, con pazienza.
lei pone una domanda molto interessante che potrebbe essere oggetto di lungo dibattito.
Io però mi soffermerei più che altro sul fatto che probabilmente queste "discrepanze" di interpretazione hanno a che fare con il suo modo di percepire ciò che viene detto nella stanza di terapia, a seconda che sia nei 28gg o nei 2.
Il punto è che nei nostri dolori non c'è solo e unicamente la colpa di qualcun'altro. Siamo molto più complessi di così. Se il suo obiettivo terapeutico è stabilire se suo padre è amabile o detestabile, non uscirà dal suo groviglio. Che, mi sembra di percepire, abbia bisogno di una robusta e lunga alleanza terapeutica, prima di permetterle di andare a scogliere dei nodi. Cerchi una "chiesa" in cui si sente a suo agio e si fermi lì, con pazienza.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 337 visite dal 01/04/2025.
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