Il mio ragazzo urla e insulta durante i litigi

Salve sono una donna di 23 anni che sta con un coetaneo, scrivo per chiedere un parere sulla mia situazione.
Di recente è capitato di litigare col mio ragazzo per motivi futili, che si è poi ingigantito.
Tutto è partito da qualche giorno prima di pasqua, quando il mio ragazzo mi invita a passare Pasquetta in montagna da e con i suoi, ci sarebbero stati anche i suoi amici del liceo.
Io avevo in programma un esame per il mercoledì dopo Pasquetta; avviso per tempo che non ci sarei stata dovendo studiare, e ho ribadito per tutta la settimana prima di pasqua che non avrei cambiato idea.
Scopro poi a Pasqua di non poter dare quell'esame in quanto non mi ero iscritta in tempo per un errore sciocco di distrazione, al che aspetto che mi richieda se voglio venire.
Il punto è me lo ha richiesto, ma con un tempismo pessimo perché lo ha fatto nello stesso istante in cui io gli stavo dicendo, triste, che mi sono giocata l'esame.
Lui invece che ascoltare, mi chiede se ci sarò a Pasquetta ma non tanto per interesse quanto più per confermare a un suo amico che doveva ordinare una torta la mia presenza.
Faccio notare al mio ragazzo che vorrei mi ascoltasse e mi dà dell'infantile perché non in grado di mettere da parte le mie cose quando necessario e rispondere a cose urgenti quando è il momento.
Mi sento piccola e stupida, ma avrei solo voluto un po' di ascolto e conforto.
A cena sono da lui e il padre, con cui vado d'accordo e siamo sulla stessa lunghezza d'onda (la madre difende a spada tratta il figlio, qualsiasi cosa dica), mi chiede se sarò presente a Pasquetta pure lui.
Scoppio a piangere a tavola, presa da senso di inadeguatezza, e mi rimbombano le parole del mio ragazzo "non ci sei solo tu e le tue questioni, se ti chiedo una cosa rispondimi, devo dirla al mio amico che si deve organizzare in base al fatto che tu ci sia o meno".
Mentre piango il mio ragazzo sbotta, inizia a urlare a me davanti ai genitori dicendo che "è tutta la settimana che mi stressi, mi stai rompendo le balle, sembri una bambina che non sa mettere da parte un attimo le proprie questioni per dare una risposta su una cosa urgente che le si chiede, vedi di crescere ".
Sono dovuta uscire di casa sua per prendere una boccata d'aria colta da un attacco di panico, e sono stata raggiunta dalla madre che ha continuato a giustificare il figlio dicendo "è fatto così, è così da quando è piccolo", e dicendo a me che se me la prendo così avrò "grossi problemi nella vita".
Mi sono sentita come se dovessi ringraziare il figlio che mi urla contro perché è una sorta di "palestra a quella che è la giungla della vita".
Ma è davvero così?
Io sento di essere stata umiliata, giudicata e trattata a pesci in faccia.
Non so come fare, non so se sono io quella fragile che si offende, o se dovrei fare tesoro degli atteggiamenti del mio ragazzo per allontanarmene.
Non è la prima volta che alza la voce, e non so come gestire la situazione.
Non mi sento ascoltata nè compresa, ma non vorrei aver ingigantito io tutto.
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 696 14
Gentilissima,
no, le urla contro non sono una palestra; e quel "è fatto così, è così da quando è piccolo" non è una giustificazione ma un campanello d'allarme enorme.
Se vuole una "palestra per la vita", intesa come un posto che la aiuti a modificare degli aspetti di sè e delle insicurezze che lei sente per se stessa faticose, può pensare ad un percorso psicologico. Al contrario avere a che fare con atteggiamenti aggressivi e irrispettosi non è un bene, per nessuno.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it

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