Famigliare cleptomane

Buongiorno.

Mi trovo ad affrontare una situazione allarmante e angosciante riguardante mia madre.
Ha 68 anni, vedova, pensionata.
Mi è stato riferito che avrebbe sottratto un mazzo di chiavi ad una parente, entrando in cucina mentre questa si trovava nel locale lavanderia al piano terra.
La parente non si è accorta subito della loro sparizione ma è certa che la colpevole sia mia madre, che però nega ogni suo coinvolgimento.
A quanto pare non è il primo episodio, in passato ha fatto sparire altri oggetti di poco valore e della corrispondenza.
I parenti hanno lasciato correre perché non volevano causarmi un dolore, sono stata tenuta all'oscuro di tutto fino a due giorni fa.

Non ci sono prove fotografiche ma ahimè non ci sono dubbi che la responsabilità di quest'ultimo furto sia sua.
Come posso aiutarla?
Ha già altri problemi di salute, soffre di ipertensione e negli ultimi mesi è parecchio nervosa causa cantiere in corso al piano di sopra.
Rumori, polvere, le stanno causando parecchio disagio.

Ho provato a parlarle con delicatezza ma niente.
Temo una reazione fisica avversa (crisi ipertensiva o autolesionismo) o un ripetersi dei furti insistendo nel chiederle se ha fatto qualcosa.

Spero possiate indicarmi quale percorso terapeutico intraprendere ed in quale forma lo potrei proporre a mia madre.

Grazie della vostra attenzione.
Dr. Michele Loia Psicologo 108 2
La cleptomania è classificata come un disturbo del controllo degli impulsi, caratterizzato dalla compulsione ricorrente a rubare oggetti che non sono necessari per uso personale o valore economico. Questo comportamento, impulsivo e spesso non pianificato, è accompagnato da tensione crescente prima del furto, sollievo temporaneo durante l’atto e successivamente sensi di colpa e vergogna. A differenza del taccheggio, che è intenzionale e strumentale, la cleptomania è disfunzionale e intrusiva, spesso vissuta con forte disagio soggettivo.
Le strategie di intervento per trattare la cleptomania possono basarsi sulla combinazione di terapia farmacologica e percorsi psicoterapeutici.
La strada maestra per il trattamento della cleptomania passa, in ogni caso, dai percorsi di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Questi possono risultare un valido supporto se non addirittura aumentare gli effetti dei trattamenti farmacologici.

La terapia cognitivo-comportamentale si pone l'obiettivo di controllare gli impulsi attraverso specifiche tecniche e un’esposizione controllata ai trigger che li innescano.
Il mio consiglio è quello di rivolgersi ad un* professionista della salute mentale (psichiatra - psicoterapeuta) il quale dopo un 'attenta valutazione e diagnosi inquadra la paziente in un progetto terapeutico.

In quale forma potrebbe coinvolgere sua madre?
- promuovere la consapevolezza, incoraggiandola a riconoscere il problema e a cercare aiuto professionale. La consapevolezza del disturbo è il primo passo verso il recupero.
-offrire supporto emotivo senza giudicarla. La cleptomania può essere fonte di vergogna e colpa, quindi è importante che la persona si senta compresa e accettata.
-consigliare di consultare uno psicologo, uno psichiatra o un altro professionista della salute mentale specializzato nel trattamento dei disturbi del controllo degli impulsi.
-se sua madre è disposta, incoraggiala a partecipare insieme a programmi terapeutici o di counseling mirati

Saluti

Dr. Michele Loia
Psicologo
micheleloia@aol.com

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