Dubbi su diagnosi: ansia sociale o qualcosa di più complesso?
Salve, so che non è efficace chiedere una diagnosi online, ma sento il bisogno di un parere orientativo.
Da circa 7 anni sono seguita da diversi psicologi (ne ho cambiati 4) e ho avuto un periodo in cui ho assunto anche farmaci (ansiolitici, stabilizzatori dell’umore e Rxulti a dosaggio minimo) per un malessere che includeva pensieri intrusivi e ricorrenti.
A 18 anni mi era stata fatta una diagnosi di ansia sociale, ma nel tempo ho sviluppato altri tratti che mi fanno dubitare che quella definizione sia completa.
Oltre all’ansia nei contesti sociali, provo spesso:
forti scoppi di rabbia verbale ed emotiva, che spesso riverso sui miei genitori a parole (sono le persone più vicine a me e finisco per sfogarmi su di loro con frasi impulsive e cariche di frustrazione);
un bisogno costante di attenzione e riconoscimento, quasi di sentirmi speciale;
una forte instabilità emotiva e di autostima: se ricevo affetto e validazione sto benissimo, se invece mi sento trascurata o non vista, la mia autostima va a zero e mi sento vuota o inadeguata;
una tendenza a voler controllare le situazioni sociali per evitare legami che mi possano far soffrire;
una difficoltà nel riconoscere e comunicare chiaramente questi vissuti alla mia psicologa, anche perché spesso vado agli incontri in giornate buone e poi il giorno dopo mi sento di nuovo male, come se stessi vivendo su due binari diversi.
Sto cercando di parlarne con la mia attuale terapeuta, ma faccio fatica a spiegarmi del tutto e vorrei sapere se secondo voi questi tratti possono indicare qualcosa di più ampio dell’ansia sociale, come ad esempio tratti di personalità da approfondire.
Grazie in anticipo per l’attenzione.
Da circa 7 anni sono seguita da diversi psicologi (ne ho cambiati 4) e ho avuto un periodo in cui ho assunto anche farmaci (ansiolitici, stabilizzatori dell’umore e Rxulti a dosaggio minimo) per un malessere che includeva pensieri intrusivi e ricorrenti.
A 18 anni mi era stata fatta una diagnosi di ansia sociale, ma nel tempo ho sviluppato altri tratti che mi fanno dubitare che quella definizione sia completa.
Oltre all’ansia nei contesti sociali, provo spesso:
forti scoppi di rabbia verbale ed emotiva, che spesso riverso sui miei genitori a parole (sono le persone più vicine a me e finisco per sfogarmi su di loro con frasi impulsive e cariche di frustrazione);
un bisogno costante di attenzione e riconoscimento, quasi di sentirmi speciale;
una forte instabilità emotiva e di autostima: se ricevo affetto e validazione sto benissimo, se invece mi sento trascurata o non vista, la mia autostima va a zero e mi sento vuota o inadeguata;
una tendenza a voler controllare le situazioni sociali per evitare legami che mi possano far soffrire;
una difficoltà nel riconoscere e comunicare chiaramente questi vissuti alla mia psicologa, anche perché spesso vado agli incontri in giornate buone e poi il giorno dopo mi sento di nuovo male, come se stessi vivendo su due binari diversi.
Sto cercando di parlarne con la mia attuale terapeuta, ma faccio fatica a spiegarmi del tutto e vorrei sapere se secondo voi questi tratti possono indicare qualcosa di più ampio dell’ansia sociale, come ad esempio tratti di personalità da approfondire.
Grazie in anticipo per l’attenzione.
Buongiorno, è possibile che l'ansia sociale spieghi solo una parte della situazione da lei descritta, e sicuramente è giusto approfondire gli aspetti "meno chiari" con la propria terapeuta. Anche la terapia farmacologica che descrive e riferisce di aver assunto in passato sembra propendere verso questa direzione.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Alessandro Arone - Psichiatra
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Tel: 3792963777; mail: alessandroarone2@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 242 visite dal 20/06/2025.
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