Può essere un disturbo borderline o altro?
Buongiorno,
ho 27 anni e scrivo perché ho un profondo bisogno di comprendere meglio la mia condizione clinica.
Ho una diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità (DBP), ma sento che c’è qualcosa di più complesso.
Alcuni aspetti del mio funzionamento non mi sembrano spiegabili solo con questa diagnosi.
La mia storia è lunga e dolorosa:
Vengo da una famiglia gravemente disfunzionale: ho subito violenze fisiche, abusi sessuali e trascuratezza emotiva durante l’infanzia e l’adolescenza.
Ho avuto il mio primo episodio depressivo e pensieri suicidari a 16 anni.
A 17 anni sono emersi disturbi d’ansia sociale gravi.
A 22 anni mi è stata diagnosticata anche una sclerosi multipla benigna.
A 23 anni ho vissuto un scompenso psicotico: ho perso il contatto con la realtà, non sentivo più il mio corpo, mi sentivo posseduta da una parte bambina, la mia voce cambiava e sembravo completamente regredita.
Da lì in poi:
Ho avuto 18 ricoveri psichiatrici,
Ho tentato il suicidio 4 volte,
Ho avuto comportamenti autolesivi frequenti (tagli, ingestione di oggetti, ustioni con sigarette),
Durante le crisi non provo nessuna emozione, come se fossi spenta, e spesso non ricordo nulla dopo (amnesie dissociative),
Vivo con una sensazione costante di scissione interna, come se dentro di me ci fossero più parti:
una parte autodistruttiva che vuole morire,
una parte razionale che vuole guarire,
una parte bambina ferita e vulnerabile,
una parte che sta bene solo se malata o ricoverata,
una parte depressa che non vuole lavarsi o muoversi.
Il mio attuale psicoterapeuta (approccio psicoanalitico fenomenologico) dice che sono scissa dalle emozioni negative, che le racconto ma non le sento.
E che questa divisione interna è molto marcata.
Dice anche che non ho una depressione clinica, ma un funzionamento borderline dissociativo.
Io però mi domando se questo possa rientrare in un Disturbo Dissociativo Non Altrimenti Specificato (DDNOS) oppure addirittura nel Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), anche se non ho veri blackout totali, solo amnesie parziali.
Mi sento frammentata, incompleta, confusa.
A volte mi sento dominata da una parte autodistruttiva che prende il sopravvento e io dentro sono cosciente ma impotente.
Ho perso il ricordo di intere conversazioni e persino di mesi della mia vita, come se non li avessi vissuti.
Le mie domande sono:
È possibile che la mia condizione rientri ancora nel disturbo borderline, pur avendo così tante caratteristiche dissociative?
Ha senso approfondire in direzione di un disturbo dissociativo (OSDD-1 o DID)?
Cosa suggerite come percorso diagnostico approfondito (es.SCID-D)?
La mia è solo una forma grave e complessa di DBP, oppure merita un’etichetta diversa per potermi curare meglio?
Grazie di cuore per l’ascolto e per qualsiasi consiglio possiate darmi.
Mi affido a voi per avere un parere clinico serio e rispettoso.
G.
ho 27 anni e scrivo perché ho un profondo bisogno di comprendere meglio la mia condizione clinica.
Ho una diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità (DBP), ma sento che c’è qualcosa di più complesso.
Alcuni aspetti del mio funzionamento non mi sembrano spiegabili solo con questa diagnosi.
La mia storia è lunga e dolorosa:
Vengo da una famiglia gravemente disfunzionale: ho subito violenze fisiche, abusi sessuali e trascuratezza emotiva durante l’infanzia e l’adolescenza.
Ho avuto il mio primo episodio depressivo e pensieri suicidari a 16 anni.
A 17 anni sono emersi disturbi d’ansia sociale gravi.
A 22 anni mi è stata diagnosticata anche una sclerosi multipla benigna.
A 23 anni ho vissuto un scompenso psicotico: ho perso il contatto con la realtà, non sentivo più il mio corpo, mi sentivo posseduta da una parte bambina, la mia voce cambiava e sembravo completamente regredita.
Da lì in poi:
Ho avuto 18 ricoveri psichiatrici,
Ho tentato il suicidio 4 volte,
Ho avuto comportamenti autolesivi frequenti (tagli, ingestione di oggetti, ustioni con sigarette),
Durante le crisi non provo nessuna emozione, come se fossi spenta, e spesso non ricordo nulla dopo (amnesie dissociative),
Vivo con una sensazione costante di scissione interna, come se dentro di me ci fossero più parti:
una parte autodistruttiva che vuole morire,
una parte razionale che vuole guarire,
una parte bambina ferita e vulnerabile,
una parte che sta bene solo se malata o ricoverata,
una parte depressa che non vuole lavarsi o muoversi.
Il mio attuale psicoterapeuta (approccio psicoanalitico fenomenologico) dice che sono scissa dalle emozioni negative, che le racconto ma non le sento.
E che questa divisione interna è molto marcata.
Dice anche che non ho una depressione clinica, ma un funzionamento borderline dissociativo.
Io però mi domando se questo possa rientrare in un Disturbo Dissociativo Non Altrimenti Specificato (DDNOS) oppure addirittura nel Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID), anche se non ho veri blackout totali, solo amnesie parziali.
Mi sento frammentata, incompleta, confusa.
A volte mi sento dominata da una parte autodistruttiva che prende il sopravvento e io dentro sono cosciente ma impotente.
Ho perso il ricordo di intere conversazioni e persino di mesi della mia vita, come se non li avessi vissuti.
Le mie domande sono:
È possibile che la mia condizione rientri ancora nel disturbo borderline, pur avendo così tante caratteristiche dissociative?
Ha senso approfondire in direzione di un disturbo dissociativo (OSDD-1 o DID)?
Cosa suggerite come percorso diagnostico approfondito (es.SCID-D)?
La mia è solo una forma grave e complessa di DBP, oppure merita un’etichetta diversa per potermi curare meglio?
Grazie di cuore per l’ascolto e per qualsiasi consiglio possiate darmi.
Mi affido a voi per avere un parere clinico serio e rispettoso.
G.
Buongiorno gent.Le frequentatrice,
grazie grandissime intanto per la fiducia che riporta nel nostro lavoro di consulenza, nella nostra attenzione e in questo portale medico speciale.
Ho letto con molta attenzione il suo scritto; la chiarezza espositiva con cui scrive di se' restituisce il dolore delle esperienze di vita che hanno caratterizzato i suoi percorsi e non posso che destinare intanto profonda ammirazione (?non trovo aggettivo più consono al momento ) per la sua forza e la sue risorse .
Sono consapevole che non sono le parole che vorrebbe leggere e che ha chiesto ben altro; saranno i colleghi, nel caso a destinare aspetto diversi .
Non voglio ( o non sono in grado del tutto?) di definire una diagnosi da quello che porta
Temo infatti che ogni parte andrebbe si a definire una comprensione più chiara del dolore, ma nel contempo potrebbe anche in qualche modo venirlo a etichettare, cosa che a mio avviso verrebbe a sedare il moto emotivo, identificandovisi, che invece, al contrario ha bisogno di avere parola.
Le etichette diagnostiche , gli aspetti descrittivi,servono per restituire una fotografia del reale ; ma una fotografia, per quanto ci possa restituire, non e' la PERSONA, la sua carne, il suo essere se'
Questo per scriverle che a mio sentire il lavoro che sta condivenso con il collega mi pare aderente al quadro che lei prospetta .
Gli elementi dissociativi sono esperienze del quadro bordeline e possono essere esperienze a se' ..
Diciamo che spesso il quadro bordeline e' un quadro che contiene dentro di se' ' tutto. 'e questo tutto ci permette anche di lavorare con i molteplici variegati aspetti, rinfondendo i percorsi con altrettanto strumenti fra i più diversi, in risposta ai sintomi riportati, .L'obiettivo di rinforzate parti e sostenere con la loro solidità gli attacchi stressor che potrebbero riportare a situazioni di rottura
( scompenso e/ o dissociazione ).
Mi permetto di indicarle di vonfrontarsi tarsi con il suo curante su questo aspetti diagnostjci , sui suoi interrogativi.
Di leggere il meraviglioso libro della Lineah ' una vita degna di essere vissuta' '
Psicoterapeuta, narra il suo dramma umano, violenze, abusi e maltrattamenti, e tanto altro,a cui e' sopravvissuta e ha ' destinato la sua cura personale.
Il mio invito, vedrà sarà realtà;anche lei avra' possibilita di far fiorire di nutrimenti il lavoro su di sé , intanto proprio per vivere un pochino felice .
Se lo deve .
Un saluto grandissimo .
A.Prunotto
Psicologa- Psicoterapeuta
OPV 3165
grazie grandissime intanto per la fiducia che riporta nel nostro lavoro di consulenza, nella nostra attenzione e in questo portale medico speciale.
Ho letto con molta attenzione il suo scritto; la chiarezza espositiva con cui scrive di se' restituisce il dolore delle esperienze di vita che hanno caratterizzato i suoi percorsi e non posso che destinare intanto profonda ammirazione (?non trovo aggettivo più consono al momento ) per la sua forza e la sue risorse .
Sono consapevole che non sono le parole che vorrebbe leggere e che ha chiesto ben altro; saranno i colleghi, nel caso a destinare aspetto diversi .
Non voglio ( o non sono in grado del tutto?) di definire una diagnosi da quello che porta
Temo infatti che ogni parte andrebbe si a definire una comprensione più chiara del dolore, ma nel contempo potrebbe anche in qualche modo venirlo a etichettare, cosa che a mio avviso verrebbe a sedare il moto emotivo, identificandovisi, che invece, al contrario ha bisogno di avere parola.
Le etichette diagnostiche , gli aspetti descrittivi,servono per restituire una fotografia del reale ; ma una fotografia, per quanto ci possa restituire, non e' la PERSONA, la sua carne, il suo essere se'
Questo per scriverle che a mio sentire il lavoro che sta condivenso con il collega mi pare aderente al quadro che lei prospetta .
Gli elementi dissociativi sono esperienze del quadro bordeline e possono essere esperienze a se' ..
Diciamo che spesso il quadro bordeline e' un quadro che contiene dentro di se' ' tutto. 'e questo tutto ci permette anche di lavorare con i molteplici variegati aspetti, rinfondendo i percorsi con altrettanto strumenti fra i più diversi, in risposta ai sintomi riportati, .L'obiettivo di rinforzate parti e sostenere con la loro solidità gli attacchi stressor che potrebbero riportare a situazioni di rottura
( scompenso e/ o dissociazione ).
Mi permetto di indicarle di vonfrontarsi tarsi con il suo curante su questo aspetti diagnostjci , sui suoi interrogativi.
Di leggere il meraviglioso libro della Lineah ' una vita degna di essere vissuta' '
Psicoterapeuta, narra il suo dramma umano, violenze, abusi e maltrattamenti, e tanto altro,a cui e' sopravvissuta e ha ' destinato la sua cura personale.
Il mio invito, vedrà sarà realtà;anche lei avra' possibilita di far fiorire di nutrimenti il lavoro su di sé , intanto proprio per vivere un pochino felice .
Se lo deve .
Un saluto grandissimo .
A.Prunotto
Psicologa- Psicoterapeuta
OPV 3165
Dr.ssa Amalia Prunotto
Psicologa-Psicoterapeuta
Psicoterapie Dinamiche brevi
WWW.AMALIAPRUNOTTO.COM
Padova-Parma- Bologna
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 275 visite dal 01/07/2025.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.
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