Sto male per il mio ragazzo
Buonasera a tutti ho 23 anni è questa è la mia storia.
Sono fidanzata da 8 anni con il mio fidanzato abbiamo avuto momenti in cui non siamo stati insieme e fatto esperienze ma io sono sempre stata malissimo e lui è sempre stato il mio chiodo fisso pur conoscendo altri ragazzi ho sempre voluto solo lui.
Lui per me fa di tutto e mi dimostra ogni giorno quanto mi ama.
Negli anni ho avuto un momento dove non capivo se fossi ancora innamorata di lui, sono stata malissimo, non sentivo più le farfalle nello stomaco, e la mia forte paura era quella di non volerlo più di doverlo lasciare anche se non volevo, ma in quel momento la mia mente mi diceva questo.
Con gli anni poi mi è passato.
Io sono una persona molto vanitosa mi piace essere guardata, mi piace pensare di essere bella, mi piace prepararmi e pensare che gli altri mi guardino.
Diciamo che dopo anni non c’è più quel desiderio di prepararmi per il mio fidanzato perché ormai siamo abituati a vederci ogni giorno.
Mi capita spesso di prendere cotte passeggere ma con qualsiasi ragazzo, e pensare che io sia bella, che gli piaccio, che mi guardi, fare sguardi e avvolte mi capita di prendere momenti in cui penso a quel determinato ragazzo e magari preparami per farmi vedere, andare nei posti dove può esserci.
Non ci ho mai dato peso essendo caratterialmente così ma è una settimana che piango ininterrottamente con sensi di colpa estremi, la mia testa mi dice che l’ho tradito, e mi fa stare male, pensare che io mi sia preparata per un’altro, che abbia avuto il pensiero per un’altra persona, come ad esempi chisa se ci uscirei, chisa se non ci fosse il mio fidanzato cosa farei, avvolte mi sale la voglia di fare qualche banalità, non tradirlo addirittura, ma non l’ho mai fatto.
Ho spiegato qualcosa al mio fidanzato mi ha capita perché mi ha vista male ma so che sentirsi dire certe cose non è bello.
Il senso di colpa mi sta mangiando mi sento un peso sullo stomaco, mi sento la coscienza sporca solo per aver pensato, o magari essermi preparata per un’altra persona perché so che lui non lo merita.
Vorrei non avere occhi per nessun altro e non capisco perché mi succedono queste cose, perché voglio attirare l’attenzione di altri, perché mi capita di pensarmi vicino ad altre persone, questo me lo fa con chiunque.
Io amo il mio ragazzo, sono legatissima a lui e questa cosa mi fa stare male perché tante volte mi vengono i dubbi, penso se lo amo non dovrei pensare certe cose, perché le penso?
Allora non lo amo più?
Non sono più innamorata?
Sono abituata a lui?
Però con lui sto benissimo, mi sento a casa, ci divertiamo insieme, forse si è spento un po’ quel fuoco che avevamo i primi anni ma penso dopo anni di relazione sia normale, e forse avvolte mi manca questa cosa e vorrei provare certe cose con lui, diciamo che lo amo ma non mi emoziona più.
Non so che fare soprattutto perché il senso di colpa mi sta mangiando sento di aver fatto un errore irrimediabile pur sapendo che non ho fatto Nulla di grave.
Sono fidanzata da 8 anni con il mio fidanzato abbiamo avuto momenti in cui non siamo stati insieme e fatto esperienze ma io sono sempre stata malissimo e lui è sempre stato il mio chiodo fisso pur conoscendo altri ragazzi ho sempre voluto solo lui.
Lui per me fa di tutto e mi dimostra ogni giorno quanto mi ama.
Negli anni ho avuto un momento dove non capivo se fossi ancora innamorata di lui, sono stata malissimo, non sentivo più le farfalle nello stomaco, e la mia forte paura era quella di non volerlo più di doverlo lasciare anche se non volevo, ma in quel momento la mia mente mi diceva questo.
Con gli anni poi mi è passato.
Io sono una persona molto vanitosa mi piace essere guardata, mi piace pensare di essere bella, mi piace prepararmi e pensare che gli altri mi guardino.
Diciamo che dopo anni non c’è più quel desiderio di prepararmi per il mio fidanzato perché ormai siamo abituati a vederci ogni giorno.
Mi capita spesso di prendere cotte passeggere ma con qualsiasi ragazzo, e pensare che io sia bella, che gli piaccio, che mi guardi, fare sguardi e avvolte mi capita di prendere momenti in cui penso a quel determinato ragazzo e magari preparami per farmi vedere, andare nei posti dove può esserci.
Non ci ho mai dato peso essendo caratterialmente così ma è una settimana che piango ininterrottamente con sensi di colpa estremi, la mia testa mi dice che l’ho tradito, e mi fa stare male, pensare che io mi sia preparata per un’altro, che abbia avuto il pensiero per un’altra persona, come ad esempi chisa se ci uscirei, chisa se non ci fosse il mio fidanzato cosa farei, avvolte mi sale la voglia di fare qualche banalità, non tradirlo addirittura, ma non l’ho mai fatto.
Ho spiegato qualcosa al mio fidanzato mi ha capita perché mi ha vista male ma so che sentirsi dire certe cose non è bello.
Il senso di colpa mi sta mangiando mi sento un peso sullo stomaco, mi sento la coscienza sporca solo per aver pensato, o magari essermi preparata per un’altra persona perché so che lui non lo merita.
Vorrei non avere occhi per nessun altro e non capisco perché mi succedono queste cose, perché voglio attirare l’attenzione di altri, perché mi capita di pensarmi vicino ad altre persone, questo me lo fa con chiunque.
Io amo il mio ragazzo, sono legatissima a lui e questa cosa mi fa stare male perché tante volte mi vengono i dubbi, penso se lo amo non dovrei pensare certe cose, perché le penso?
Allora non lo amo più?
Non sono più innamorata?
Sono abituata a lui?
Però con lui sto benissimo, mi sento a casa, ci divertiamo insieme, forse si è spento un po’ quel fuoco che avevamo i primi anni ma penso dopo anni di relazione sia normale, e forse avvolte mi manca questa cosa e vorrei provare certe cose con lui, diciamo che lo amo ma non mi emoziona più.
Non so che fare soprattutto perché il senso di colpa mi sta mangiando sento di aver fatto un errore irrimediabile pur sapendo che non ho fatto Nulla di grave.
Buongiorno,
Grazie per aver condiviso la sua storia. Quella che descrive è una situazione altamente complessa, sul piano emotivo, relazionale e anche etico. Non è raro che una relazione di lunga durata, già segnata da difficoltà precedenti (tradimenti, distanze affettive, squilibri nei ruoli e nella gestione familiare), venga ulteriormente destabilizzata da eventi traumatici e imprevedibili come una grave malattia.
La scoperta della doppia vita di suo marito, in un momento in cui lei è chiamata ad assisterlo e a proteggerlo, la pone in una posizione di estrema ambivalenza: da un lato la responsabilità coniugale, sociale e affettiva; dall’altro il dolore, la rabbia e il senso di inganno profondo.
In terapia si lavora molto su queste situazioni in cui l’identità della persona sembra frammentarsi: la moglie, la donna tradita, la caregiver, la persona che ha investito tutto nel legame, convivono dentro di lei e chiedono ognuna di essere ascoltata. Non c’è una soluzione giusta o sbagliata in senso assoluto: c’è la possibilità di mettere ordine nel caos, di prendere decisioni che rispettino il suo limite, la sua dignità e la sua salute mentale.
Il rispetto, come giustamente scrive, non è un atto dovuto ma una scelta reciproca. In questo momento, può chiedersi non solo se riesce a rispettare lui, ma anche e soprattutto se riesce a rispettare se stessa nel modo in cui sta affrontando questa prova. A volte, sostenere qualcuno che ci ha fatto del male non è forza: è violenza su di sé.
Le consiglio, se possibile, di intraprendere un percorso individuale per avere uno spazio protetto in cui poter elaborare questo shock, rileggere la sua storia, dare senso alla sofferenza e riattivare una progettualità futura che sia autenticamente sua.
Resto a disposizione,
Grazie per aver condiviso la sua storia. Quella che descrive è una situazione altamente complessa, sul piano emotivo, relazionale e anche etico. Non è raro che una relazione di lunga durata, già segnata da difficoltà precedenti (tradimenti, distanze affettive, squilibri nei ruoli e nella gestione familiare), venga ulteriormente destabilizzata da eventi traumatici e imprevedibili come una grave malattia.
La scoperta della doppia vita di suo marito, in un momento in cui lei è chiamata ad assisterlo e a proteggerlo, la pone in una posizione di estrema ambivalenza: da un lato la responsabilità coniugale, sociale e affettiva; dall’altro il dolore, la rabbia e il senso di inganno profondo.
In terapia si lavora molto su queste situazioni in cui l’identità della persona sembra frammentarsi: la moglie, la donna tradita, la caregiver, la persona che ha investito tutto nel legame, convivono dentro di lei e chiedono ognuna di essere ascoltata. Non c’è una soluzione giusta o sbagliata in senso assoluto: c’è la possibilità di mettere ordine nel caos, di prendere decisioni che rispettino il suo limite, la sua dignità e la sua salute mentale.
Il rispetto, come giustamente scrive, non è un atto dovuto ma una scelta reciproca. In questo momento, può chiedersi non solo se riesce a rispettare lui, ma anche e soprattutto se riesce a rispettare se stessa nel modo in cui sta affrontando questa prova. A volte, sostenere qualcuno che ci ha fatto del male non è forza: è violenza su di sé.
Le consiglio, se possibile, di intraprendere un percorso individuale per avere uno spazio protetto in cui poter elaborare questo shock, rileggere la sua storia, dare senso alla sofferenza e riattivare una progettualità futura che sia autenticamente sua.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Buongiorno dottoressa grazie per la risposta ma penso si sia confusa con un’altra storia
Buongiorno carissima,
Ha ragione, ho confuso le tabs di Google!
Le chiedo scusa per questa indelicatezza.
Ciò che sta vivendo è molto più comune di quanto immagina, ma quando ci riguarda in prima persona può farci sentire profondamente smarriti e colpevoli.
In una relazione di lunga durata, soprattutto iniziata in adolescenza e attraversata da importanti tappe evolutive, è normale che il desiderio assuma forme diverse nel tempo, che il fuoco iniziale lasci spazio a una quotidianità più stabile, e che la mente inizi a fare confronti o a cercare nuovi stimoli. Non è necessariamente un segnale che l’amore è finito, è il riflesso di una fase diversa della relazione e della sua crescita.
Il bisogno di sentirsi guardata, desiderata, riconosciuta, non è una colpa, come il desiderio di piacere (anche al di fuori della coppia) non significa automaticamente mancanza d’amore o di rispetto verso il proprio partner. Siamo esseri relazionali e, in modo più o meno consapevole, cerchiamo rispecchiamento continuo negli occhi degli altri.
La colpa che prova probabilmente nasce da un’idea rigida e idealizzata dell’amore: quella secondo cui se si ama davvero qualcuno, non si dovrebbero provare attrazioni, curiosità o fantasie su altri. Ma l’esperienza clinica ci mostra ogni giorno che si può amare profondamente una persona, sentirsi legati, sereni e grati e al tempo stesso provare brividi, turbamenti o fantasie altrove. È ciò che scegliamo di fare con questi pensieri che fa la differenza, non il loro semplice passaggio nella mente.
Ha fatto una cosa importante: ne ha parlato con partner, nonostante la paura. Questo mostra quanto tiene a lui e al vostro legame. Forse ora può essere il momento per portare queste riflessioni in uno spazio più profondo: un percorso individuale potrebbe aiutarla a esplorare il senso di colpa, i bisogni personali che emergono in questo momento della sua vita, le parti di lei che stanno crescendo e quelle che fanno ancora fatica a trovare una forma.
L’amore, soprattutto dopo tanti anni, cambia volto. Spesso non è fatto di farfalle nello stomaco , ma di presenza, casa, intimità, cura. A volte è proprio in questi momenti di crisi apparente che si può riscoprire il desiderio, non tornando indietro, ma trovando nuovi modi per far brillare il legame.
Resto a disposizione,
Ha ragione, ho confuso le tabs di Google!
Le chiedo scusa per questa indelicatezza.
Ciò che sta vivendo è molto più comune di quanto immagina, ma quando ci riguarda in prima persona può farci sentire profondamente smarriti e colpevoli.
In una relazione di lunga durata, soprattutto iniziata in adolescenza e attraversata da importanti tappe evolutive, è normale che il desiderio assuma forme diverse nel tempo, che il fuoco iniziale lasci spazio a una quotidianità più stabile, e che la mente inizi a fare confronti o a cercare nuovi stimoli. Non è necessariamente un segnale che l’amore è finito, è il riflesso di una fase diversa della relazione e della sua crescita.
Il bisogno di sentirsi guardata, desiderata, riconosciuta, non è una colpa, come il desiderio di piacere (anche al di fuori della coppia) non significa automaticamente mancanza d’amore o di rispetto verso il proprio partner. Siamo esseri relazionali e, in modo più o meno consapevole, cerchiamo rispecchiamento continuo negli occhi degli altri.
La colpa che prova probabilmente nasce da un’idea rigida e idealizzata dell’amore: quella secondo cui se si ama davvero qualcuno, non si dovrebbero provare attrazioni, curiosità o fantasie su altri. Ma l’esperienza clinica ci mostra ogni giorno che si può amare profondamente una persona, sentirsi legati, sereni e grati e al tempo stesso provare brividi, turbamenti o fantasie altrove. È ciò che scegliamo di fare con questi pensieri che fa la differenza, non il loro semplice passaggio nella mente.
Ha fatto una cosa importante: ne ha parlato con partner, nonostante la paura. Questo mostra quanto tiene a lui e al vostro legame. Forse ora può essere il momento per portare queste riflessioni in uno spazio più profondo: un percorso individuale potrebbe aiutarla a esplorare il senso di colpa, i bisogni personali che emergono in questo momento della sua vita, le parti di lei che stanno crescendo e quelle che fanno ancora fatica a trovare una forma.
L’amore, soprattutto dopo tanti anni, cambia volto. Spesso non è fatto di farfalle nello stomaco , ma di presenza, casa, intimità, cura. A volte è proprio in questi momenti di crisi apparente che si può riscoprire il desiderio, non tornando indietro, ma trovando nuovi modi per far brillare il legame.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Dottoressa grazie mille per la risposta. Sì il mio problema è che ormai è come se per sentirmi meglio devo raccontargli qualsiasi cosa anche qualcosa che magari potrebbe ferirlo. L’unico rimedio per sentirmi meglio è questo. Tra l’altro ogni volta che ho avuto un problema, un momento no il mio unico sfogo, il mio porto sicuro è sempre stato lui e sapere che questa volta tante cose anche per rispetto non posso dirle mi fa stare male perché lui ora non può aiutarmi in tutto.
Quando lo guardo, sto con lui mi sento male, penso lui pensa che tu lo ami ma in realtà tu hai pensato ad un’altro, hai fatto questa cosa, e così mi deprimo, mi sento sbagliata e soprattutto mi dispiace tanto per lui, la cosa principale è questa come se pensassi che non lo merita, la mia testa mi dice devi dirglielo non puoi tenertelo per te, e se non ho una sua rassicurazione non riesco ad andare avanti, come se dovessi confessargli qualsiasi cosa. Tra una settimana dobbiamo partire e ho una tremenda paura di rovinare tutto, tanti sacrifici fatti, tanta voglia di partire e adesso quasi non vorrei andarci più, perché questi sensi di colpa fanno fatica ad andare via, qualsiasi cosa mi viene in mente mi fa stare male e non so cosa pensare in questi casi, cosa pensare per sentirmi meglio.
Quando lo guardo, sto con lui mi sento male, penso lui pensa che tu lo ami ma in realtà tu hai pensato ad un’altro, hai fatto questa cosa, e così mi deprimo, mi sento sbagliata e soprattutto mi dispiace tanto per lui, la cosa principale è questa come se pensassi che non lo merita, la mia testa mi dice devi dirglielo non puoi tenertelo per te, e se non ho una sua rassicurazione non riesco ad andare avanti, come se dovessi confessargli qualsiasi cosa. Tra una settimana dobbiamo partire e ho una tremenda paura di rovinare tutto, tanti sacrifici fatti, tanta voglia di partire e adesso quasi non vorrei andarci più, perché questi sensi di colpa fanno fatica ad andare via, qualsiasi cosa mi viene in mente mi fa stare male e non so cosa pensare in questi casi, cosa pensare per sentirmi meglio.
Quello che descrive ha molto a che fare con un bisogno profondo di rassicurazione e forse con una modalità, diventata automatica, di affidare all'altro il compito di fartla sentire "a posto". Il fatto che senta l’urgenza di raccontare tutto, anche ciò che potrebbe ferire o non essere utile, sembra essere un tentativo (comprensibile) di alleggerire un carico emotivo che però ritorna ogni volta con più forza. È come se, nel bisogno di sentirsi in pace, finisse per aggravare il conflitto interno.
Vorrei farleuna domanda, se le va di rifletterci: cosa cerca esattamente quando viole "confessare"? Perdono? Controllo? Conferma del suo valore nonostante l’errore? È lì che può cominciare a lavorare, perché il nodo spesso non è in ciò che è accaduto, ma in quello che rappresenta per lei.
Ha tutto il diritto di desiderare un viaggio sereno, e anche di non essere perfetta. I sensi di colpa che sente parlano forse di un’idea di amore molto severa, dove non c'è spazio per la complessità, per il dubbio, per gli inciampi. Ma le relazioni, quelle adulte, si costruiscono anche (e soprattutto) attraversando insieme le zone d’ombra.
Resto a disposizione,
Vorrei farleuna domanda, se le va di rifletterci: cosa cerca esattamente quando viole "confessare"? Perdono? Controllo? Conferma del suo valore nonostante l’errore? È lì che può cominciare a lavorare, perché il nodo spesso non è in ciò che è accaduto, ma in quello che rappresenta per lei.
Ha tutto il diritto di desiderare un viaggio sereno, e anche di non essere perfetta. I sensi di colpa che sente parlano forse di un’idea di amore molto severa, dove non c'è spazio per la complessità, per il dubbio, per gli inciampi. Ma le relazioni, quelle adulte, si costruiscono anche (e soprattutto) attraversando insieme le zone d’ombra.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Si è come se volessi sentirmi dire da lui non preoccuparti non fa niente ti perdono, non hai fatt nulla di grave. Vorrei la sua approvazione e così mi sento libera. Noi siamo una coppia molto unita, siamo sempre insieme, siamo uno la spalla dell’altro e come nelle altre cose anche in questo caso ho bisogno di lui.
Anche lui quando eravamo più piccoli ha fatt degli errori e l’ho perdonato. Ma vedo oggi quanto ci tienè per me, quanto mi ama, si prende cura di me e aver sol pensato, o avuto un momento di down per un’altra persona mi fa sentire così male, penso che lui non lo merita, e quindi automaticamente questa cosa mi fa avere forti sensi di colpa perché penso magari lui in questo momento mi tratta bene, fa di tutto per me ma magari non sa questa cosa che potrebbe dargli fastidio.
Anche lui quando eravamo più piccoli ha fatt degli errori e l’ho perdonato. Ma vedo oggi quanto ci tienè per me, quanto mi ama, si prende cura di me e aver sol pensato, o avuto un momento di down per un’altra persona mi fa sentire così male, penso che lui non lo merita, e quindi automaticamente questa cosa mi fa avere forti sensi di colpa perché penso magari lui in questo momento mi tratta bene, fa di tutto per me ma magari non sa questa cosa che potrebbe dargli fastidio.
Le sue parole mostrano quanto sia profondo il legame con il partner, ma anche quanto questo rapporto sia diventato, forse, il principale contenitore emotivo per ogni suo vissuto, anche il più intimo e faticoso.
Il bisogno di raccontare tutto, persino pensieri che non si sono tradotti in comportamenti e la ricerca della sua approvazione per sentirsi sollevata, possono indicare una dinamica relazionale molto simbiotica: un tipo di legame in cui si è fortemente interdipendenti e dove, a volte, si rischia di non distinguere più pienamente i propri bisogni da quelli dell’altro.
Non c’è nulla di sbagliato nel desiderare vicinanza, anzi, ma è altrettanto importante riuscire a sviluppare uno spazio interno in cui poter contenere emozioni e pensieri senza che debbano essere per forza validati dall’altro per poter trovare pace.
Forse un sostegno psicologico potrebbe essere d'aiuto sia a lei che alla sua relazione.
Un caro saluto,
Il bisogno di raccontare tutto, persino pensieri che non si sono tradotti in comportamenti e la ricerca della sua approvazione per sentirsi sollevata, possono indicare una dinamica relazionale molto simbiotica: un tipo di legame in cui si è fortemente interdipendenti e dove, a volte, si rischia di non distinguere più pienamente i propri bisogni da quelli dell’altro.
Non c’è nulla di sbagliato nel desiderare vicinanza, anzi, ma è altrettanto importante riuscire a sviluppare uno spazio interno in cui poter contenere emozioni e pensieri senza che debbano essere per forza validati dall’altro per poter trovare pace.
Forse un sostegno psicologico potrebbe essere d'aiuto sia a lei che alla sua relazione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 660 visite dal 18/07/2025.
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