Pipì a letto a 6 anni dopo fine relazione

Buonasera, cercherò di essere il più sintetico possibile.


ho un figlio affidato a me che ad oggi ha 6 anni, sono il papà.
Vive ed è affidato a me da quando ne ha 1 e mezzo.


Siamo sempre rimasti io e lui e le mie relazioni non sono mai entrate in contatto con lui.
Tranne l'ultima con la quale abbiamo avuto una convivenza durata 3 anni che si è conclusa in questi giorni.

Purtroppo entrava in competizione con mio figlio, voleva l'esclusiva su di me e spesso mi accusava che giocavo troppo con lui invece che passare del tempo con lei, ecc.
comunque ero costretto a volte a dirgli: ora non posso giocare con te, mi dispiace ma devo parlare con Lei... con il cuore stretto glielo dicevo.
alla fine ho scelto di mettere fine alla relazione quando tutto questo è diventato insostenibile.


Prima che finisse mio figlio ha fatto la pipì a letto una volta.
ora che è finita e siamo andati via ha fatto di nuovo la pipì ma da sveglio.
semplicemente stava giocando e dice che "non mi sono accorto che mi scappava".


Sicuramente esprime un disagio questo.
ma vorrei poterlo risolvere e fare del mio meglio per fargli affrontare questo cambiamento di casa e di vita nel migliore dei modi.


È successo solo 2 volte.
ma per me sono sufficienti per accogliere il disagio che esprime e vorrei poter essere di supporto per fargli affrontare tutto questo.
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
il fatto che lei si sia accorto che suo figlio vive un momento di stress è meritorio ed è già un buon passo per aiutarlo.
Da lontano non posso che fare ipotesi: da quello che ci scrive esisteva una figura femminile con continuità di presenza alla quale suo figlio si era abituato, ed esistevano anche un alloggio, un quartiere, una condizione di vita che si sono concluse, non saprei quanto bruscamente.
Non so nulla neanche della presenza della madre naturale nella vita di suo figlio: la vede regolarmente? Fa rapide apparizioni e poi scompare? Non la vede mai?
Quanto sopra può contribuire a creare in suo figlio un senso di stabilità o al contrario di precarietà. L'ultima perdita (figura femminile, casa, abitudini) può iscriversi in un contesto solido oppure gravare su una situazione già incerta.
I bambini più ancora degli adulti hanno bisogno di dare un SIGNIFICATO alle loro esperienze, altrimenti affondano nelle sabbie mobili di una dolorosa incertezza.
Lei ci racconta una versione che lascia un po' in dubbio sulla fine della sua convivenza. Forse una terapia di coppia sarebbe stata necessaria, perché se non serve a rimettere insieme i due partner, serve a dare un senso a ciò che c'è stato e fornisce un perché comprensibile alla conclusione della storia, e questo, come ripetiamo più volte, agli adulti è utile, ma per i bambini è indispensabile.
Che non si trattasse della madre naturale o che i due non andassero d'accordo è ininfluente: la perdita di figure di riferimento e di prassi di vita per i bambini è devastante, soprattutto se manca una spiegazione accettata. In pratica suggerisce l'impressione che di nessuno ci si può fidare, che gli affetti non durano, che il mondo è ingannevole.
Lei risponderà che ha assicurato a suo figlio che lui è la sua unica priorità, l'unico vero legame.
Ebbene, intanto per un bambino questo è incomprensibile: l'esempio della continuità degli affetti per lui ha un senso, non le dichiarazioni verbali.
Inoltre certamente c'era un legame di suo figlio anche con la sua compagna, e questo legame si è interrotto.
Tra le cose che facciamo notare come conseguenze del divorzio che gravano sui figli c'è proprio questa rotazione di figure simil-genitoriali che scompaiono del tutto, inghiottite dal nulla.
Che fare adesso? Restare in ascolto delle necessità, dei rimpianti, delle preoccupazioni di suo figlio. Non reprimere mai le sue emozioni e le sue domande, ma accoglierle.
Se lo vedrà silenzioso e apparentemente rassegnato dovrà cominciare a pensare ad una consulenza specialistica: ciò che non emerge scava nel profondo.
Lei stesso ha cercato di comprendere con un aiuto specialistico la causa delle sue relazioni interrotte?
Ci tenga al corrente. Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, intanto la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e per la risposta molto dettagliata.
Sono molto attento al benessere di mio figlio. infatti la relazione è terminata principalmente per tutelare me e mio figlio. e ora argomento in modo abbastanza breve ma dettagliato i vari motivi.

Per rispondere al primo punto le dico che: È vero, mio figlio ha avuto una figura femminile continuativa per qualche anno. Avevamo una casa in affitto presa insieme e ha terminato l'asilo proprio questo giugno.
La condizione di vita si è conclusa bruscamente non per mio volere. avrei preferito sicuramente, non tanto per me quanto per mio figlio, un distacco graduale dalla mia ex compagna. Ma mi è stato risposto di no e che devo "aggiustarmi da solo perché la colpa è mia e quindi me ne assumo le responsabilità".
La madre naturale può vedere nostro figlio 2/3 volte a settimana ed è abbastanza regolare.

Io le ho provate tutte quante: Terapia individuale io per "correggere il tiro su eventuali comportamenti non idonei a "stare al mondo" come diceva la mia ex compagna.
- Ho fatto terapia individuale perché quando ho un problema emotivo tendo a non volerne parlare e a suo dire io non andavo bene. - Risolta con lo psicoterapeuta che mi dice: La tua metodologia di elaborazione del dolore, se per te funzionale, È corretto non cambiare per altri, ma cambiare esclusivamente se ne senti tu la necessità.
- Ho fatto terapia individuale a livello intimo in quanto secondo la mia ex io ero ossessionato dall'intimità e non posso lamentarmi a 30 anni di fare l'amore 1 volta ogni due settimane (se va bene). e quindi mi sono sentito dire dell'ossessionato e della persona problematica.
- Ho fatto terapia individuale perché a suo dire io giocavo troppo con mio figlio e lui ha bisogno di un distacco perché secondo lei io non posso essere un suo compagno di giochi.
- Ho fatto terapia individuale perché preferisco fare attività più intime in famiglia che andare in discoteca la sera e secondo la mia ex non era consono e dovevo andare in discoteca.

Insomma. di terapie individuali alle quali mi ha costretto ad andare sono state tante. Sicuramente mi ha aiutato a gestire alcuni rapporti con me stesso e a generare il mio modo di "vivermi" alcune cose, che però non hanno nulla a che vedere con il mio carattere. Da qui ho iniziato a sentirmi sbagliato ogni cosa che facessi. Mi criticava come figlio, come fidanzato, come amico, come padre. Se cercavo di essere collaborante con la madre di mio figlio, dovevo nascondere il fatto alla mia compagna se no si litigava per mesi. Insomma. io dovevo plasmarmi a lei. e passavo dall'essere la persona migliore del mondo al suo nemico numero uno. mi è stato dato del narcisista, dello psichiatrico, del manipolatore, del bugiardo, del "cattivo".

Ad un certo punto le ho detto. io credo che dovremmo fare terapia di coppia. siamo durati un pò ma quando si andava sul suo spettro di lavoro iniziava a litigare e a dire: "io mi comporto in questo modo perché è lui che sbaglia". Così dopo alcune sedute il terapista ha scelto di interrompere le sedute dicendo che non è "ricettiva" la mia ex. e a quel punto mi è stato detto di aver mentito anche al terapista e che sono un bravo manipolatore. Fossi così in gamba a quest'ora avrei il mondo in mano....

Mio figlio ha fatto la pipì a letto... la prima volta mentre stavamo ancora insieme. segnale che anche lui viveva questo disagio

comunque ad un certo punto ho iniziato a dormire con ansia, non riuscire a riposarmi, ho sviluppato ipocondria e le dico che forse è il caso di trasferirci insieme più vicini alla mia famiglia in modo tale che ad elementari iniziate, se la nostra relazione non dovesse migliorare, almeno non mi trovo a dover cambiare di scuola in corso elementari a mio figlio e andare via. Lei ha detto che non se ne parla che se voglio stare con lei o sto dove dice lei, oppure è finita.

E così è finita. le ho chiesto un distacco graduale per mio figlio. mi ha risposto "si certo" a parole, ma come detto all'inizio di fatto, ogni volta che le chiedo di attuare il distacco graduale.. mi risponde: "io non ci sono oggi, io esco oggi, ho da fare, devo pensare a me, non ho tempo, ecc."

ed eccomi qui.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
comprendo la sua amarezza e la sua preoccupazione, che spiegano lo sfogo qui sopra.
Questo sfogo però non ha nulla a che fare con quanto le sarebbe utile e le suggerivo nella prima risposta: comprendere con un aiuto specialistico la causa delle sue relazioni interrotte. A questo punto devo aggiungere: comprendere perché sceglie delle partner così problematiche e analizzare le modalità perdenti con cui porta avanti queste relazioni.
Per far questo occorre la più grande disponibilità a mettersi in discussione, caratteristica che non emerge dalle sue parole. Qualche esempio:
-si lamentava di fare l'amore una volta ogni quindici giorni, ma non sembra essersi interrogato sulle privazioni quotidiane cui sottoponeva la partner, con l'effetto di raggelarne la libido: no alla discoteca; i giochi con suo figlio a scapito dei divertimenti con la partner (in effetti per suo figlio lei è il padre, non un coetaneo); il silenzio punitivo; altri elementi di scarsa propensione a costruire la vita di coppia.
Al proposito dubito che un terapeuta possa averle detto che "elaborare il dolore" nel silenzio possa essere esclusivamente una sua scelta. Il silenzio viene avvertito dal/la partner come una crudele punizione, tanto più destabilizzante perché incomprensibile.
Una delle cose evidenti fin dalla sua prima email è la sua diagnosi sull'enuresi di suo figlio, da lei attribuita alla separazione.
E' sempre bene seguire con attenzione i propri figli, specie nell'età evolutiva, ma per farlo occorre non sovrapporsi ad essi, non anticipare conclusioni, così come è bene non cedere a loro cattive abitudini e incoraggiarne la crescente autonomia, cose che non fa l'adulto che si lascia usare come compagno di gioco.
Comprendo che nel suo ruolo di genitore single lei abbia tutte le responsabilità e le preoccupazioni note alla psicologia, ma per il suo benessere e per quello di suo figlio occorre fermare questa mina vagante, e non crederla inarrestabile.
Prenda in considerazione l'idea di rivolgersi ad altri terapeuti.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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