Progetto itaca: andarci?

Salve dottori, sono un ragazzo di 33 anni in terapia da 4 anni.



Comincio col dirvi che non ho una vita sociale e non lavoro da ormai 4 anni.



La mia ultima esperienza lavorativa risale a 4 anni fa, e non ho più amici perché tutti fidanzati.


Appena mi chiamano per un colloquio di lavoro mi sale l ansia fino a svenire, mi sono isolato parecchio.



Io mi sento diverso perché non ho mai avuto una relazione, non ho un identità sessuale, ma credo di non avere proprio una mia identità in quanto non riesco a defirmi.



Lo psichiatra mi ha diagnosticato il disturbo ossessivo e disturbo dissociativo, prendi gli psicofarmaci, ma non aiutano tanto.



Ho subito abusi nell' infanzia da parte di mio zio.



La mia vecchia psicologa mi aveva parlato di progetto Itaca: un associazione formata da ragazzi che hanno un disagio psichico, fanno attività e poiché seguo questi ragazzi da un profilo fake vedo che escono insieme il sabato sera.


Anni fa ero andato a fare il colloquio e a presentarmi.


Non ci sono più andato.



Ora la mia nuova psicologa mi ha detto di andarci.



Però ho un dubbio, andarci non mi farà sentire Ancora di più diverso, tipo guarda Dove sono finito.


Oppure ciò potrebbe farmi ripartire, nel senso inizio da progetto Itaca per poi poter ripartire, trovare lavoro, inizia a riprendere una vita sociale, un passo alla volta, per poi buttarmi nel mondo del lavoro.



Perché non ha senso fare psicoterapia e prendere gli psicofarmaci per poi stare sempre solo, chiuso nella mia stanza.


Vorrei sentire un vostro parere.


Grazie
Dr. Natale Vincenzo Maiorana Psicologo, Psicoterapeuta 16 3
Buongiorno,
lei cosa vuole fare? Mi sembra di capire che in qualche modo quello che ha visto di progetto Itaca le è interessato, però è frenato dal possibile giudizio di sé che potrebbe maturare dopo esserci andato.
Direi che la cosa più furba da fare potrebbe essersi approcciarsi a questa realtà sospendendo il giudizio, vada e provi a vedere come si trova con queste persone.
Se non si sentirà a suo agio in quel contesto potrà parlarne con la sua terapeuta e fare una riflessione sui perchè si sente così, di sicuro sarà un'esperienza più produttiva della solitudine, come lei stesso riconosce.

In bocca al lupo!

Dr. Natale Vincenzo Maiorana

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