Io un giorno vorrei dei figli, lui a quanto pare no
Salve, vi scrivo per chiedere un vostro punto di vista sulla mia attuale situazione.
Ho 31 anni, io mio ragazzo ne ha 37 e stiamo insieme da 3 anni, di cui 2 di convivenza.
Abbiamo una relazione molto stabile, appagante, che in questi tre anni ci ha portato a fare molte cose insieme costruendo un rapporto molto bello e sereno.
Dopo i primi 3 anni in cui eravamo d accordo che ci saremmo "divertiti" e goduti la relazione in modo spensierato, quest'anno abbiamo pensato che potesse essere il momento giusto per compiere passi più importanti, come ad esempio l acquisto di una casa.
Questo fino al mese scorso, quando mi arriva una comunicazione inaspettata: durante una normalissima cena fuori mi comunica la sua decisione finale di non voler avere, ne oggi ne domani, figli.
Dice di apprezzare il suo tempo libero e il suo denaro e di non aver alcuna intenzione di dedicarsi ad un altro essere umano.
Per me è una doccia fredda, dato che ricordo benissimo di aver comunicato a lui quale fossero le mie aspirazioni già durante le prime uscite: sono stata, per intenderci, sempre molto chiara.
Ammetto di averlo sempre percepito dubbioso sull'argomento, ma mai era stato così tassativo, tanto che avevamo scelto anche dei nomi e le case che avevamo "puntato" non erano certo per 2 persone.
A detta sua, l arrivo del nostro cagnolino (preso pochi mesi fa, che richiede un bell'impegno) e i suoi 37 anni arrivati senza alcun instinto paterno sono indizi sufficienti.
Il suo cambiamento è stato piuttosto drastico e mi sembra di non avere più davanti la stessa persona che ho conosciuto, sono arrivata a pensare addirittura che stia cercando un appiglio per svincolarsi da una relazione che sta prendendo una piega troppo seria.
Detto questo, io sto tentando di riportare un po' di serenità nella coppia per provare a riaffrontare l argomento e capire definitivamente il da farsi, ma sono molto in difficoltà a lasciare una relazione di questo tipo, che mi ha sempre resa felice.
Avrete sicuramente visto tanti casi come il mio, avete qualche consiglio da darmi?
Qual è il confine tra la mediazione/ confronto / attesa che posso concedere a lui (e noi come coppia) e quando secondo voi è ora di voltare pagina?
Grazie, e scusate per il papiro
Ho 31 anni, io mio ragazzo ne ha 37 e stiamo insieme da 3 anni, di cui 2 di convivenza.
Abbiamo una relazione molto stabile, appagante, che in questi tre anni ci ha portato a fare molte cose insieme costruendo un rapporto molto bello e sereno.
Dopo i primi 3 anni in cui eravamo d accordo che ci saremmo "divertiti" e goduti la relazione in modo spensierato, quest'anno abbiamo pensato che potesse essere il momento giusto per compiere passi più importanti, come ad esempio l acquisto di una casa.
Questo fino al mese scorso, quando mi arriva una comunicazione inaspettata: durante una normalissima cena fuori mi comunica la sua decisione finale di non voler avere, ne oggi ne domani, figli.
Dice di apprezzare il suo tempo libero e il suo denaro e di non aver alcuna intenzione di dedicarsi ad un altro essere umano.
Per me è una doccia fredda, dato che ricordo benissimo di aver comunicato a lui quale fossero le mie aspirazioni già durante le prime uscite: sono stata, per intenderci, sempre molto chiara.
Ammetto di averlo sempre percepito dubbioso sull'argomento, ma mai era stato così tassativo, tanto che avevamo scelto anche dei nomi e le case che avevamo "puntato" non erano certo per 2 persone.
A detta sua, l arrivo del nostro cagnolino (preso pochi mesi fa, che richiede un bell'impegno) e i suoi 37 anni arrivati senza alcun instinto paterno sono indizi sufficienti.
Il suo cambiamento è stato piuttosto drastico e mi sembra di non avere più davanti la stessa persona che ho conosciuto, sono arrivata a pensare addirittura che stia cercando un appiglio per svincolarsi da una relazione che sta prendendo una piega troppo seria.
Detto questo, io sto tentando di riportare un po' di serenità nella coppia per provare a riaffrontare l argomento e capire definitivamente il da farsi, ma sono molto in difficoltà a lasciare una relazione di questo tipo, che mi ha sempre resa felice.
Avrete sicuramente visto tanti casi come il mio, avete qualche consiglio da darmi?
Qual è il confine tra la mediazione/ confronto / attesa che posso concedere a lui (e noi come coppia) e quando secondo voi è ora di voltare pagina?
Grazie, e scusate per il papiro
Gentile Utente,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità una situazione che, comprensibilmente, porta con sé molte emozioni contrastanti.
Da quanto scrive, emerge un legame affettivo solido, costruito nel tempo con cura, complicità e progettualità. Una relazione che ha avuto fasi ben definite: una prima più leggera e spensierata e una seconda in cui avete iniziato a pensare al futuro insieme, con decisioni concrete. Ed è proprio qui che, all’improvviso, qualcosa cambia direzione.
Quello che descrive non è solo un disaccordo su un tema pratico, ma una frattura profonda su un aspetto identitario e di senso: la genitorialità. Una frattura che spesso non riguarda solo il "fare un figlio", ma il modo in cui si immagina il proprio futuro, il proprio ruolo nella vita, il significato dell’amore e del prendersi cura.
In questo momento può essere utile chiedersi:
- cosa rappresenta per lei, in profondità, il desiderio di avere un figlio? È un progetto di realizzazione personale, un sogno da condividere, un modo di dare continuità alla relazione, o altro?
- quanto sente che questo desiderio fa parte del suo sé più autentico? È qualcosa su cui può attendere, ridefinire, esplorare oppure è una parte così centrale che metterla da parte significherebbe tradire se stessa?
- nel suo compagno riconosce ancora la persona con cui sente di poter costruire un futuro che la includa davvero, nella sua interezza? Oppure il suo bisogno di "riportare serenità" sta rischiando di metterla in secondo piano?
- qual è, oggi, il prezzo emotivo del restare? E quale sarebbe il dolore (e forse anche il senso) dell’eventuale lasciare andare?
Ci sono relazioni che ci fanno crescere profondamente anche quando ci portano a un bivio doloroso. E non è detto che una scelta sia più "giusta" dell’altra: è solo questione di comprendere, con lucidità e rispetto verso se stessi, quale storia desidera scrivere da qui in avanti.
A volte, attraversare questi momenti in uno spazio sicuro di ascolto e confronto può aiutare non solo a chiarire cosa si vuole davvero, ma anche a ritrovare se stessi dentro le scelte. È lì che spesso comincia un cambiamento autentico.
Spero che queste riflessioni possano esserle utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità una situazione che, comprensibilmente, porta con sé molte emozioni contrastanti.
Da quanto scrive, emerge un legame affettivo solido, costruito nel tempo con cura, complicità e progettualità. Una relazione che ha avuto fasi ben definite: una prima più leggera e spensierata e una seconda in cui avete iniziato a pensare al futuro insieme, con decisioni concrete. Ed è proprio qui che, all’improvviso, qualcosa cambia direzione.
Quello che descrive non è solo un disaccordo su un tema pratico, ma una frattura profonda su un aspetto identitario e di senso: la genitorialità. Una frattura che spesso non riguarda solo il "fare un figlio", ma il modo in cui si immagina il proprio futuro, il proprio ruolo nella vita, il significato dell’amore e del prendersi cura.
In questo momento può essere utile chiedersi:
- cosa rappresenta per lei, in profondità, il desiderio di avere un figlio? È un progetto di realizzazione personale, un sogno da condividere, un modo di dare continuità alla relazione, o altro?
- quanto sente che questo desiderio fa parte del suo sé più autentico? È qualcosa su cui può attendere, ridefinire, esplorare oppure è una parte così centrale che metterla da parte significherebbe tradire se stessa?
- nel suo compagno riconosce ancora la persona con cui sente di poter costruire un futuro che la includa davvero, nella sua interezza? Oppure il suo bisogno di "riportare serenità" sta rischiando di metterla in secondo piano?
- qual è, oggi, il prezzo emotivo del restare? E quale sarebbe il dolore (e forse anche il senso) dell’eventuale lasciare andare?
Ci sono relazioni che ci fanno crescere profondamente anche quando ci portano a un bivio doloroso. E non è detto che una scelta sia più "giusta" dell’altra: è solo questione di comprendere, con lucidità e rispetto verso se stessi, quale storia desidera scrivere da qui in avanti.
A volte, attraversare questi momenti in uno spazio sicuro di ascolto e confronto può aiutare non solo a chiarire cosa si vuole davvero, ma anche a ritrovare se stessi dentro le scelte. È lì che spesso comincia un cambiamento autentico.
Spero che queste riflessioni possano esserle utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Buongiorno,
partirei dal fondo e le direi che no, non ho mai visto "casi" come il vostro, perché voi siete SOLO voi, con le vostre personalissime storie individuali e il vostro unico intreccio di coppia.
Poi sì, certo, non siete gli unici che ad un certo punto arrivano a confrontarsi con una divergenza rispetto alle aspettative individuali iniziali e rispetto al patto di coppia. Ma il motivo per cui questo avviene è ogni volta unico.
Il consiglio è di cercare di tenere aperto il dialogo, per esplorare insieme i nuovi elementi incorsi. Magari sono sopraggiunte nuove paure che si sono fatte più concrete con l'esperienza di cura da dedicare al cagnolino; che però non può essere paragonabile all'esperienza della genitorialità. Magari il suo compagno non aveva mai preso realmente in considerazione la paternità. Magari non si sente all'altezza. Magari si è reso conto di non voler essere padre. Magari viene da esperienze di genitorialità che ha paura di replicare... Le ipotesi sono infinite.
Se non riuscite da soli a sviscerare l'argomento, in modo costruttivo e rispettoso delle esigenze di entrambi, potreste valutare di farvi accompagnare da una consulenza psicologica di coppia.
partirei dal fondo e le direi che no, non ho mai visto "casi" come il vostro, perché voi siete SOLO voi, con le vostre personalissime storie individuali e il vostro unico intreccio di coppia.
Poi sì, certo, non siete gli unici che ad un certo punto arrivano a confrontarsi con una divergenza rispetto alle aspettative individuali iniziali e rispetto al patto di coppia. Ma il motivo per cui questo avviene è ogni volta unico.
Il consiglio è di cercare di tenere aperto il dialogo, per esplorare insieme i nuovi elementi incorsi. Magari sono sopraggiunte nuove paure che si sono fatte più concrete con l'esperienza di cura da dedicare al cagnolino; che però non può essere paragonabile all'esperienza della genitorialità. Magari il suo compagno non aveva mai preso realmente in considerazione la paternità. Magari non si sente all'altezza. Magari si è reso conto di non voler essere padre. Magari viene da esperienze di genitorialità che ha paura di replicare... Le ipotesi sono infinite.
Se non riuscite da soli a sviscerare l'argomento, in modo costruttivo e rispettoso delle esigenze di entrambi, potreste valutare di farvi accompagnare da una consulenza psicologica di coppia.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Utente
Grazie infinite per i vostri preziosi spunti. Dalle conversazioni avvenute con lui è abbastanza evidente che l' argomento sia vissuto molto diversamente. Per me la genitorialità non è un elemento imprescindibile per la mia realizzazione, ma sento un forte senso di "ribellione" quando penso che, se non dovesse avvenire, sarà solo per una scelta sua (non mia o nostra). Per quanto riguarda lui, lo vedo molto spaventato e ho il forte sospetto che la sua scelta non sia del tutto razionale, ma non posso sviscerare paure non mie se l'altra persona non fa la sua parte. Ho pensato alla terapia di coppia, ma ho paura che possa essere vissuta da lui come un mero tentativo di persuasione, cosa che non voglio assolutamente. Un figlio è di due persone, desiderato da entrambi, e il mio stesso desiderio nasce e cresce in quanto coronamento di una coppia che funziona. mi prenderò un po' di tempo per riflettere e valuterò con serenità. Grazie ancora!
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 287 visite dal 28/07/2025.
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