Non so più chi è e chi sono

Gentili dottori,
Sono una donna di 23 fidanzata con un uomo più grande di 8 sensibile, attento e premuroso, anche se con una bassa autostima che ha da piccolo.
La nostra prima volta si è fatta attendere a causa mia.
Quando è arrivata ci sono stati problemi con le sue disfunzioni sessuali (disfunzione erettile e eiaculazione impossibile) Disse che aveva questo problema quando una donna era importante.
Io avevo cercato di rassicurarlo, ma non è bastato.
A tre mesi di relazione, ho notato un messaggio inviato a una donna adulta.
Mi aveva detto che gli poteva offrire un lavoro dove lei lavorava.
Una versione a cui io non ho mai creduto nonostante avesse giurato sulla sua mamma morta, a cui lui tiene particolarmente.
Ci sono state occasioni in cui mi sono resa conto che quando ha la sensazione di perdermi si sente minacciato e agisce d’impulso.

C’è stato un altro episodio che mi ha turbato.
Mi aveva detto che spinto dalle esperienze di amici si era fatto praticare sesso orale da un trans.
Quando stavo per chiedergli una pausa per questo, mi confessa che non c’era stato niente perché la voce maschile e la presenza del pene lo avevano fatto sentire a disagio e inibito.
Quando gli ho chiesto il motivo di questa bugia mi ha detto che era per farmi credere di avere fatto delle esperienze.
Ho più volte cercato di capire se lui ha un desiderio per i trans o gli uomini e devo ammettere che nel sesso con me è vivo, mi cerca e ha erezioni non appena mi vede e mi tocca.

Chiuso il discorso, dopo qualche settimana vedemmo per strada una ragazza svestita che si vantava di essere guardata.
Lui inizia a disprezzarla con parole forti perché era convinto che si lamentasse di attenzioni che aveva provocato lei vestendosi così.
Uno sdegno che non ho notato quando si parlava di trans.
Quando ha visto il mio disappunto mi ha detto tu pensi che io li giustifichi perché mi piacciono.
Lo dico perché non c’è differenza, diversamente da ciò che pensi tu, tra la mancanza di dignità di una donna svestita e una persona snaturata.

Gli ho teso un tranello su quella donna adulta perché mi era ritornata in mente.
Mi dice la verità e scopro che l’aveva cercata intenzionalmente.
Lo stavo per lasciare e lì mi ha confessato con molto pudore che lui prima di me era vergine e che sono stata la sua prima volta.
Mi ha detto che non sentendosi all’altezza doveva fare esperienza per sentirsi capace di stare con me.
Ho continuamente dubbi sia sul suo orientamento che su altre cose che non mi danno tregua.
Lui dice che in passato, nonostante avesse avuto questi problemi, mi ha rivelato di sua spontanea volontà che non ha mai provato attrazione per gli uomini, nemmeno in quell’occasione ha pensato che le sue disfunzioni sessuali e l’ansia di fare l’amore con una donna fossero il segnale di una sua omosessualità.
Poi dice di avermi scelta e non sono stata una scelta di comodo, avrebbe potuto farlo in passato quando gli sono presentati delle occasioni e non l’ha fatto.
Cosa devo pensare?
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
quello che racconta è un intreccio complesso di emozioni, attese, paure, scoperte, promesse e rivelazioni. Si percepisce chiaramente quanto questa relazione l’abbia coinvolta in profondità e quante domande, ancora oggi, restino aperte dentro di lei.

La fiducia, il desiderio, l'identità sessuale e la verità sono temi delicatissimi che, quando si intrecciano all’interno di una relazione affettiva, possono attivare sentimenti contrastanti. È interessante come lei descriva il bisogno di capire, la ricerca di coerenza nei racconti del suo compagno, ma anche il suo dubbio ricorrente rispetto a ciò che prova, a ciò che teme, a ciò che si nasconde tra le righe.

Le domande che possono aiutarla in questo momento forse non riguardano tanto chi sia davvero lui, ma cosa accade dentro di lei ogni volta che lui racconta, confessa, smentisce o giura. Cosa succede quando lo scopre a mentire? Quando si sente rassicurata? Quando la sessualità entra nella relazione portando con sé fragilità, insicurezze e ruoli?

La bugia (anche se nata per vergogna o paura) lascia spesso un’ombra. Le è possibile fidarsi ancora, nonostante quella zona d’ombra? E se sì, su quali basi?

L’altra domanda che potrebbe essere utile farsi riguarda il senso che ha oggi per lei questa relazione: si sente riconosciuta, rispettata, ascoltata nei suoi bisogni più profondi? È una relazione che la fa sentire libera di esprimere le sue emozioni, anche quelle più scomode?

Non ci sono risposte preconfezionate o strade giuste in assoluto. Ma è fondamentale che lei possa concedersi uno spazio per mettere ordine, per ascoltarsi senza giudizio, per comprendere se questa relazione le sta facendo bene, se la sta sostenendo oppure se la sta destabilizzando.

Darsi il permesso di fermarsi, di farsi delle domande, di ascoltare anche i propri dubbi senza cercare subito una risposta definitiva, è spesso il modo più autentico per capire cosa si desidera davvero. A volte, sono proprio le domande più scomode a indicare dove sta il nostro bisogno più profondo. E ogni percorso di consapevolezza inizia da lì: dalla possibilità di guardarsi dentro senza fretta, ma con sincerità.

Spero che queste riflessioni possano esserle utili.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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