Non so gestire certi tipi di interazioni
Gentilissimi/e,
Ho notato che molto spesso mi succede una cosa, e sto cominciando a pensare di essere sbagliat* io.
Mi capita di relazionarmi.
con uomini via chat, tramite app di incontri.
Puntualmente, questi cominciano ad appellarmi con vezzeggiativi quali "piccola" "tesoro", "dolcezza" che mi danno estremamente sui nervi mi fanno reagire con freddezza e con acidità.
Voglio dire, ci conosciamo da 10 minuti e non ci siamo nemmeno mai visti, non mi sembra affatto appropriato chiamarmi così.
A parte ciò, io ci provo anche a intavolare un discorso più o meno serio con sta gente, ma non c'è verso.
Faccio un esempio: stamattina un match su Tinder mi ha chiesto a quando risalisse la.
mia ultima relazione seria.
Ho ammesso che, nonostante i miei 40 anni, di relazioni serie purtroppo non ne ho mai avute.
Ho avuto delle frequentazioni, ma nulla che andasse mai oltre all'amicizia "con benefici".
Ora, se una persona la dicesse a me una roba del genere, mi scatterebbero subito i campanelli di allarme.
Come minimo, penserei di avere davanti una persona emotivamente immatura (cosa
che mi rendo ben conto di essere, ahimè... ) .
Non che ciò significhi essere una cattiva persona, e non è assolutamente una colpa.
l'immaturità affettiva.
Ma non è nemmeno positivo. Per carità, ognuno ha una sua storia e non sono certo il tipo che si rifiuta di conoscere qualcuno perché non ha avuto un passato esattamente lineare, ci mancherebbe (sarebbe ipocrita da parte mia). Però, quantomeno cercherei di capire come mai questa persona non ha mai avuto relazioni serie, e poi farei le mie valutazioni.
Questo ragazzo invece mi dice: "che carina e dolce che sei.
Ti abbraccerei in questo momento".
Sinceramente, mi sono cascate pure le gonadi di cui non sono provvist*.
Oh, io glie l'ho fatto notare a quest'uomo, che non è che sia una cosa positiva a 40 anni una risposta del genere.
Ma lui nulla: "ma no, invece io ti abbraccerei.
Vado a sensazioni".
Adesso, ditemi voi dove sbaglio.
Perché io a questi atteggiamenti reagisco male, mi sento trattat* come un infante.
Ma non c'è verso di farlo capire ai miei interlocutori.
Anzi, quando lo faccio notare mi viene risposto che sono solo nomignoli carini e atteggiamenti affettuosi, che sono io che sono troppo dur* e prevenut* nei confronti delle altre persone.
Che dovrei fidarmi di più del prossimo.
E sinceramente, all'ennesima volta che mi succede questa dinamica qua, mi viene da pensare che chi sbaglia sia veramente io.
Ma in cosa?
Ho notato che molto spesso mi succede una cosa, e sto cominciando a pensare di essere sbagliat* io.
Mi capita di relazionarmi.
con uomini via chat, tramite app di incontri.
Puntualmente, questi cominciano ad appellarmi con vezzeggiativi quali "piccola" "tesoro", "dolcezza" che mi danno estremamente sui nervi mi fanno reagire con freddezza e con acidità.
Voglio dire, ci conosciamo da 10 minuti e non ci siamo nemmeno mai visti, non mi sembra affatto appropriato chiamarmi così.
A parte ciò, io ci provo anche a intavolare un discorso più o meno serio con sta gente, ma non c'è verso.
Faccio un esempio: stamattina un match su Tinder mi ha chiesto a quando risalisse la.
mia ultima relazione seria.
Ho ammesso che, nonostante i miei 40 anni, di relazioni serie purtroppo non ne ho mai avute.
Ho avuto delle frequentazioni, ma nulla che andasse mai oltre all'amicizia "con benefici".
Ora, se una persona la dicesse a me una roba del genere, mi scatterebbero subito i campanelli di allarme.
Come minimo, penserei di avere davanti una persona emotivamente immatura (cosa
che mi rendo ben conto di essere, ahimè... ) .
Non che ciò significhi essere una cattiva persona, e non è assolutamente una colpa.
l'immaturità affettiva.
Ma non è nemmeno positivo. Per carità, ognuno ha una sua storia e non sono certo il tipo che si rifiuta di conoscere qualcuno perché non ha avuto un passato esattamente lineare, ci mancherebbe (sarebbe ipocrita da parte mia). Però, quantomeno cercherei di capire come mai questa persona non ha mai avuto relazioni serie, e poi farei le mie valutazioni.
Questo ragazzo invece mi dice: "che carina e dolce che sei.
Ti abbraccerei in questo momento".
Sinceramente, mi sono cascate pure le gonadi di cui non sono provvist*.
Oh, io glie l'ho fatto notare a quest'uomo, che non è che sia una cosa positiva a 40 anni una risposta del genere.
Ma lui nulla: "ma no, invece io ti abbraccerei.
Vado a sensazioni".
Adesso, ditemi voi dove sbaglio.
Perché io a questi atteggiamenti reagisco male, mi sento trattat* come un infante.
Ma non c'è verso di farlo capire ai miei interlocutori.
Anzi, quando lo faccio notare mi viene risposto che sono solo nomignoli carini e atteggiamenti affettuosi, che sono io che sono troppo dur* e prevenut* nei confronti delle altre persone.
Che dovrei fidarmi di più del prossimo.
E sinceramente, all'ennesima volta che mi succede questa dinamica qua, mi viene da pensare che chi sbaglia sia veramente io.
Ma in cosa?
Gentilissim ,
quello che descrive è un vissuto molto più comune di quanto possa pensare, e ciò che emerge chiaramente dal suo racconto è il desiderio del tutto legittimo di avere interazioni più autentiche, rispettose, e aderenti a un livello di contatto che non sia né forzato né affettato.
Il fastidio che prova di fronte a quei vezzeggiativi precoci, così come alla leggerezza con cui vengono ignorate le sue parole più intime o vulnerabili, non è una sua durezza o prevenzione : è, semmai, una forma di sensibilità e consapevolezza delle dinamiche relazionali. È una richiesta implicita di ascolto reale e di rispetto dei tempi, suoi e della relazione.
Quando si ha un buon contatto con se stessi e con i propri limiti emotivi, si sviluppa anche un certo filtro per ciò che è autentico e ciò che è superficiale. Il disagio che prova di fronte a risposte standardizzate, frettolose, o addolcite in modo artificioso non è il segno di un problema: è semmai un'indicazione che sta cercando qualcosa di più maturo, consapevole, e genuino.
È anche comprensibile che, davanti alla ripetitività di certe dinamiche, possa sorgere il dubbio: sono io il problema? . Ma il punto non è chi ha torto o ragione, bensì quanto queste modalità si incontrino o meno con la sua sensibilità e i suoi bisogni.
Non è sbagliato voler essere pres sul serio, a voler comunicare in modo onesto, e a non voler essere abbracciat virtualmente da perfetti sconosciuti, come aspettarsi una risposta che vada al cuore della questione, invece che scivolare su frasi preconfezionate e consolatorie.
Il rischio, in queste app, è spesso proprio questo: che si salti l'incontro autentico e si cerchi una gratificazione affettiva immediata, svuotando il dialogo di profondità. E chi, come lei, cerca un contatto più reale, finisce col sentirsi disallineat .
Resto a disposizione,
quello che descrive è un vissuto molto più comune di quanto possa pensare, e ciò che emerge chiaramente dal suo racconto è il desiderio del tutto legittimo di avere interazioni più autentiche, rispettose, e aderenti a un livello di contatto che non sia né forzato né affettato.
Il fastidio che prova di fronte a quei vezzeggiativi precoci, così come alla leggerezza con cui vengono ignorate le sue parole più intime o vulnerabili, non è una sua durezza o prevenzione : è, semmai, una forma di sensibilità e consapevolezza delle dinamiche relazionali. È una richiesta implicita di ascolto reale e di rispetto dei tempi, suoi e della relazione.
Quando si ha un buon contatto con se stessi e con i propri limiti emotivi, si sviluppa anche un certo filtro per ciò che è autentico e ciò che è superficiale. Il disagio che prova di fronte a risposte standardizzate, frettolose, o addolcite in modo artificioso non è il segno di un problema: è semmai un'indicazione che sta cercando qualcosa di più maturo, consapevole, e genuino.
È anche comprensibile che, davanti alla ripetitività di certe dinamiche, possa sorgere il dubbio: sono io il problema? . Ma il punto non è chi ha torto o ragione, bensì quanto queste modalità si incontrino o meno con la sua sensibilità e i suoi bisogni.
Non è sbagliato voler essere pres sul serio, a voler comunicare in modo onesto, e a non voler essere abbracciat virtualmente da perfetti sconosciuti, come aspettarsi una risposta che vada al cuore della questione, invece che scivolare su frasi preconfezionate e consolatorie.
Il rischio, in queste app, è spesso proprio questo: che si salti l'incontro autentico e si cerchi una gratificazione affettiva immediata, svuotando il dialogo di profondità. E chi, come lei, cerca un contatto più reale, finisce col sentirsi disallineat .
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 241 visite dal 02/08/2025.
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