Incinta di un ragazzo che non amo e non vedo più da più di 6 mesi

Sono rimasta incinta di un ragazzo che ho conosciuto quando ero in trasferta di lavoro.
Abbiamo iniziato a frequentarci nei weekend ma subito dopo qualche uscita ho scoperto che non è una persona che desideravo.
Molto ossessionato da me geloso ect.
E così ho deciso di chiudere questa conoscenza che era durata circa un mese.
Dopo qualche settimana ho scoperto di essere in attesa.
Ero spaventata non dalla gravidanza ma bene dalla persona con cui sarei diventata madre.
Ho sempre desiderato di diventare madre con mio ex che tutto ora ci tengo... spero che in qualche maniere riusciamo a metterci insieme.
Comunque decido di raccontare al questo ragazzo e decidiamo di tenerlo a prescindere che stessimo insieme o no anche se lui non era tanto d’accordo sul fatto di separarci in caso non funzionasse tra di no.
A passare del tempo e peggiorata la situazione lui sempre più ossessionato e possessivo, ovvio io non lo amo e mai amato quindi situazione soffocante ho dovuto decidere di portare la gravidanza da sola anche per essere tranquilla e lucida su quello che stava succedendo.
In poche parole ho fatto tutta la gravidanza da sola.
Adesso penso dovrei dare la paternità a una persona così?
Cosa sarebbe giusto?
Mi terrorizza averlo nella mia vita figuriamoci quello del mio figlio.
Penso che non è mai stato interessato alla gravidanza ben si solo a me.
Quindi ha senso andare con i legali per farli riconoscere il figlio?
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Grazie per aver condiviso una vicenda così delicata e complessa.

Dal suo racconto emerge con forza quanto questa gravidanza, pur desiderata da sempre, sia stata segnata da una grande solitudine emotiva e da una relazione difficile con il padre del bambino. È comprensibile che oggi lei si senta combattuta tra la volontà di proteggere sé stessa e suo figlio e i dubbi su quale sia la scelta più giusta e tutelante per entrambi.

Quando si parla di paternità non ci si riferisce soltanto a un atto giuridico, ma anche alla qualità del legame, alla sicurezza, alla stabilità emotiva e alla capacità di offrire al minore un ambiente sano e non conflittuale. Da ciò che descrive, sembra che questa persona non abbia mostrato un reale interesse per la gravidanza né una disponibilità affettiva autentica verso il nascituro, quanto piuttosto un attaccamento "disfunzionale" nei suoi confronti.

Non esiste una risposta univoca o valida per tutte le situazioni, ma è importante ricordare che ogni decisione in questa fase dovrebbe avere come obiettivo prioritario il benessere del bambino e la sua tutela. Coinvolgere un legale, nel caso in cui lei ritenesse opportuno un riconoscimento formale, può rappresentare un passo per definire con chiarezza i confini e le responsabilità, ma anche per evitare in futuro ambiguità o interferenze che potrebbero risultare dannose. Ma questo lo sa solo lei.

La invito, se non lo ha già fatto, a valutare un supporto psicologico in questo momento così delicato, per avere uno spazio sicuro in cui elaborare emozioni, timori e desideri legati alla maternità, alla relazione passata e al futuro di suo figlio.

Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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La ringrazio dottoressa..
lei mi ha capito molto bene.
Accetto il suo consiglio e sento che ho bisogno di parlane più approfonditamente. Grazie
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