Chi mi conosce pensa, è convinto, o ha il sospetto che io sia gay
Premetto che un consulto psicologico è da fare sicuramente, però amche questa può essere un buon inizio per perlomeno affrontare la vicenda.
Il punto primo, relativo al titolo è che mi sono accorto che chi mi conosce (nell’arco di anni intendo) pensa, è convinto, o perlomeno ha il sospetto che io sia gay.
È una cosa che inizio a vedere in maniera sempre più generalizzata intorno a me.
Chi mi fa battutine, chi mi guarda come se lo sapesse ma senza dire niente, chi non dice o fa niente però sembra che lo sospetta infondo.
Il mondo delle ragazza è sempre stato molto complicato per me.
Mai avuto la ragazza che mi piaceva, mai stato fidanzato, primo bacio a 21 anni e ancora mai riuscito a fare sesso.
A 20 anni, dopo l’ennesima delusione amorosa (con la quale non ci avevo manco provato peraltro) mi esplode una bomba dentro e si insedia il pensiero e se fossi gay?
, forse sono gay e tanti altri così
Iniziai un percorso psicologico ma lo interruppi perchè non ero pronto, non sapevo come funzionasse e mi aspettavo la pillola magica.
Premessa già fatta prima, un percorso forse sarebbe bene riprenderlo.
Comunque, dopo questo ultimo evento il pensiero non se n’è mai andato.
Mi accompagna e mi ha accompagnato anche nelle esperienze che ho fatto dopo (primo bacio, atti sessuali con 2 ragazze ma non sesso).
Dal mio punto di vista chiaramente ora sono combattuto, oggettivamente mi sono sempre e solo innamorato di ragazze (perlomeno l’ho categorizzato come amore) però da ormai 4 anni a questa parte è diventato tutto più nebbioso.
Paradossalmente sono stato io il primo a poi il dubbio se fossi omosessuale o meno, adesso a distanza di anni sono arrivati gli altri.
Forse lo sono davvero?
Mi è capitato 2 volte di avere la possibilità di fare sesso con delle ragazze, la prima volta con una ragazza che mi era piaciuta l’anno prima (c’era anche feeling) ma poi non mi è interessata più.
In questo caso avevo bevuto, abbiamo fatto baci e altro ma poi ho provato a fare sesso, ma non sapevo come farlo entrare e quindi non ho mantenuto l’erezione (dopo questa situazione chiaramente dubbi e ansia aumentati a dismisura).
Nella seconda occasione, con questa ragazza io pensavo di arrivare dritto al sodo subito ma lei non voleva e mi ha riempito di pressione addosso perchè non me l’ha mai detto chiaramente.
Quando sono riuscito a convincerla però non è andata benissimo.
Me l’aveva fatta scendere un pò la magia (mi viene da pensare, non è che sono gay e quindi per questo c’è sempre un motivo per cui vanno male le cose con le ragazze).
Nell’atto ho provato col preservativo (voleva solo così) ma non ho retto di nuovo l’erezione.
Dopo che non reggo l’erezione mi viene subito da lasciare perdere perchè è andata male, mi mette pressione, ansia e voglia di cambiare ragazza.
Adesso, tutto questo che fa se non aumentare i miei dubbi, soprattutto perchè ho conferme anche nel mondo esterno (gli altri pensano sia gay).
Qua ho cercato di dire tutto.
Che ne pensate?
Il punto primo, relativo al titolo è che mi sono accorto che chi mi conosce (nell’arco di anni intendo) pensa, è convinto, o perlomeno ha il sospetto che io sia gay.
È una cosa che inizio a vedere in maniera sempre più generalizzata intorno a me.
Chi mi fa battutine, chi mi guarda come se lo sapesse ma senza dire niente, chi non dice o fa niente però sembra che lo sospetta infondo.
Il mondo delle ragazza è sempre stato molto complicato per me.
Mai avuto la ragazza che mi piaceva, mai stato fidanzato, primo bacio a 21 anni e ancora mai riuscito a fare sesso.
A 20 anni, dopo l’ennesima delusione amorosa (con la quale non ci avevo manco provato peraltro) mi esplode una bomba dentro e si insedia il pensiero e se fossi gay?
, forse sono gay e tanti altri così
Iniziai un percorso psicologico ma lo interruppi perchè non ero pronto, non sapevo come funzionasse e mi aspettavo la pillola magica.
Premessa già fatta prima, un percorso forse sarebbe bene riprenderlo.
Comunque, dopo questo ultimo evento il pensiero non se n’è mai andato.
Mi accompagna e mi ha accompagnato anche nelle esperienze che ho fatto dopo (primo bacio, atti sessuali con 2 ragazze ma non sesso).
Dal mio punto di vista chiaramente ora sono combattuto, oggettivamente mi sono sempre e solo innamorato di ragazze (perlomeno l’ho categorizzato come amore) però da ormai 4 anni a questa parte è diventato tutto più nebbioso.
Paradossalmente sono stato io il primo a poi il dubbio se fossi omosessuale o meno, adesso a distanza di anni sono arrivati gli altri.
Forse lo sono davvero?
Mi è capitato 2 volte di avere la possibilità di fare sesso con delle ragazze, la prima volta con una ragazza che mi era piaciuta l’anno prima (c’era anche feeling) ma poi non mi è interessata più.
In questo caso avevo bevuto, abbiamo fatto baci e altro ma poi ho provato a fare sesso, ma non sapevo come farlo entrare e quindi non ho mantenuto l’erezione (dopo questa situazione chiaramente dubbi e ansia aumentati a dismisura).
Nella seconda occasione, con questa ragazza io pensavo di arrivare dritto al sodo subito ma lei non voleva e mi ha riempito di pressione addosso perchè non me l’ha mai detto chiaramente.
Quando sono riuscito a convincerla però non è andata benissimo.
Me l’aveva fatta scendere un pò la magia (mi viene da pensare, non è che sono gay e quindi per questo c’è sempre un motivo per cui vanno male le cose con le ragazze).
Nell’atto ho provato col preservativo (voleva solo così) ma non ho retto di nuovo l’erezione.
Dopo che non reggo l’erezione mi viene subito da lasciare perdere perchè è andata male, mi mette pressione, ansia e voglia di cambiare ragazza.
Adesso, tutto questo che fa se non aumentare i miei dubbi, soprattutto perchè ho conferme anche nel mondo esterno (gli altri pensano sia gay).
Qua ho cercato di dire tutto.
Che ne pensate?
Buongiorno,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un vissuto complesso e delicato. Le sue parole restituiscono bene il senso di confusione e di solitudine che può derivare da un dubbio identitario che si protrae da tempo, amplificato dallo sguardo (reale o presunto) degli altri.
Mi sembra di cogliere, sotto la superficie del "sono gay o non lo sono?", un bisogno più profondo: comprendere chi è davvero, al di là delle etichette. Il fatto che lei si interroghi su questo da anni, che lo viva con ansia, che ogni esperienza fallita venga letta come una prova a sostegno del dubbio, indica che sta cercando risposte che non possono arrivare solo dalla prestazione sessuale o dal giudizio degli altri.
L’identità sessuale non è sempre un processo lineare, e può includere momenti di incertezza, esplorazione, blocco o paura. A volte, la difficoltà a lasciarsi andare può essere legata all’ansia da prestazione, al perfezionismo, o a un senso di inadeguatezza radicato. Altre volte, è un segnale più profondo, un invito ad ascoltarsi in modo autentico, senza forzature.
Lei dice bene: un percorso psicologico oggi potrebbe essere molto diverso da quello interrotto anni fa, soprattutto se si sente più pronto ad affrontare le domande che porta con sé. Un lavoro terapeutico non ha l’obiettivo di "diagnosticare l’orientamento sessuale", ma di accompagnare la persona nella costruzione di un senso di sé più stabile, consapevole e libero da pressioni esterne.
Non si tratta quindi di stabilire una verità definitiva, ma di conoscersi meglio. In questo senso, ciò che le accade non è un errore, ma un processo in corso. E ogni processo ha i suoi tempi.
Un caro saluto,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un vissuto complesso e delicato. Le sue parole restituiscono bene il senso di confusione e di solitudine che può derivare da un dubbio identitario che si protrae da tempo, amplificato dallo sguardo (reale o presunto) degli altri.
Mi sembra di cogliere, sotto la superficie del "sono gay o non lo sono?", un bisogno più profondo: comprendere chi è davvero, al di là delle etichette. Il fatto che lei si interroghi su questo da anni, che lo viva con ansia, che ogni esperienza fallita venga letta come una prova a sostegno del dubbio, indica che sta cercando risposte che non possono arrivare solo dalla prestazione sessuale o dal giudizio degli altri.
L’identità sessuale non è sempre un processo lineare, e può includere momenti di incertezza, esplorazione, blocco o paura. A volte, la difficoltà a lasciarsi andare può essere legata all’ansia da prestazione, al perfezionismo, o a un senso di inadeguatezza radicato. Altre volte, è un segnale più profondo, un invito ad ascoltarsi in modo autentico, senza forzature.
Lei dice bene: un percorso psicologico oggi potrebbe essere molto diverso da quello interrotto anni fa, soprattutto se si sente più pronto ad affrontare le domande che porta con sé. Un lavoro terapeutico non ha l’obiettivo di "diagnosticare l’orientamento sessuale", ma di accompagnare la persona nella costruzione di un senso di sé più stabile, consapevole e libero da pressioni esterne.
Non si tratta quindi di stabilire una verità definitiva, ma di conoscersi meglio. In questo senso, ciò che le accade non è un errore, ma un processo in corso. E ogni processo ha i suoi tempi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 652 visite dal 03/08/2025.
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