Disperazione diventata rassegnazione

A distanza di alcuni anni, ritorno di nuovo a scrivere qui.
Ma non per belle notizie.

Dopo averle provate quasi tutte, ormai sono giunto al punto di rassegnazione.
Sto iniziando ad accettare sempre di più com'è normale che sia la mia condizione da emarginato della società (potete aggiungermi agli "Hikikomori" per i dati statistici forse).
Avere almeno un briciolo di illusione poteva essere quantomeno sano, gestibile e stabile, ora la consapevolezza della mia inadeguatezza a questo mondo, questa società, quest'epoca, è davvero troppa.
Troppi indizi, che nel corso di questa tormentata "gioventù" mi hanno fatto praticamente abbandonare tutto.
Anzi, correggo, io non ho mai fatto parte di questa società, me ne sono stato sempre alla larga.
Troppo grande il divario da colmare con gli altri, il senso di inferiorità, la paura delle persone, il sentirsi così diversi.
Vorrei solo trovare un pò di pace.
Ho provato qualche volta a mettermi in gioco (nei rari e fugaci momenti "Prime" della mia vita), fallendo miseramente, nel senso di aver mollato tutto alla prima cosa "storta", tipo una performance non all'altezza, un giudizio presunto o apparente su di me.
Sì perchè io soffro tremendamente il giudizio altrui e cosa pensano le persone di me.
Lo so, lo so, dovrei farmi scivolare di più le cose addosso e fregarmene, ma proprio non ci riesco.
Non so nemmeno cosa scrivere, troppi troppi pensieri passeggeri per la testa che manco mi ricordo.
Rassegnazione non significa pace dei sensi, anzi.
Sto soffrendo terribilmente, al punto che sono entrato nell'ordine delle idee di provare l'ultima spiaggia a cui non avrei nemmeno lontanamente pensato o voluto arrivare, ossia fare un percorso in una struttura di riabilitazione, su proposta di mia mamma.
Senza motivazione ovviamente.
In arrivo c'è mio nipote, ma nemmeno questa notizia così bella ha sortito effetti positivi in me, come se ormai fossi completamente distaccato da questo mondo, dagli esseri umani (che penso di odiare ma in realtà è perchè non amo, non accetto me stesso).
Vorrei essere solamente una persona "normale", non avevo mai creduto di chiedere così troppo.


PS.
Attualmente sono in psicoterapia al CSM dopo un percorso di due anni cognitivo-comportamentale con uno psicologo dell'ASL.
Ho quindi cambiato diversi terapeuti tra il pubblico e il privato, e anche trovandomi piuttosto bene, se il cambiamento non parte da me (e il cambiamento non partirà da me perchè ci ho già provato e perchè il primo problema è che debba accettarmi per come sono e io non mi piaccio per come sono), difficilmente anche il miglior psicoterapeuta del mondo credo possa fare qualcosa per me.


Non so cosa stia chiedendo precisamente, forse il mio è solo un semplice sfogo, o un grido d'aiuto.
Senza speranze.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Buongiorno,

Le sue parole sono molto intense. Nonostante tutto, ha trovato la forza di scrivere e di mettersi in contatto con il mondo.

La sofferenza che descrive è profonda e stratificata: il senso di esclusione, l’odio verso di sé, la fatica di vivere in un corpo che non sente suo, la paura del giudizio, la rabbia che maschera un bisogno d’amore mai accolto fino in fondo. E, soprattutto, una cosa che ha nominato con estrema lucidità: la rassegnazione che non è pace, ma stanchezza dell’anima.

Credo che l’idea di una struttura riabilitativa, se vissuta non come una punizione ma come una possibilità, possa essere una strada, un luogo protetto, dove interrompere la caduta libera, dove non dover funzionare subito, ma semplicemente essere accolto così come sei ora. A volte, il cambiamento non parte da noi. Parte da chi ci tiene la mano quando non abbiamo più voglia di camminare. E poi si riaccende qualcosa.

Il nipotino che sta arrivando forse non smuove nulla oggi, ma un giorno potrebbe vederla per ciò che è, e non per come si è sentito trattato dal mondo.

Parli con il tuo terapeuta al CSM, porti lì anche queste parole. E se sente che la vita, in questo momento, è insopportabile, non si vergogni a chiedere aiuto.

Resto a disposizione.
Un caro saluto,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Contatta lo specialista e prenota una visita

Consulti su disturbi dell'umore

Altri consulti in psicologia