Vacanze con i nonni e mio figlio

Eccoci qua.
Le vacanze estive.
Mia madre ha una casa in Calabria e solitamente dal 20 luglio al 31 di agosto io e mio figlio ci trasferiamo lì perché mio marito lavora e viene gli ultimi 10 giorni.
Siamo sotto lo stesso tetto per ben 40 giorni io mia madre mio padre e mio figlio.
I primi giorni bene o male riusciamo ad andare d'accordo.
I giorni successivi in me subentra uno stato di angoscia, mio figlio che è nettamente peggiorato al mare.
Quando do uno sculaccione a mio figlio, mia madre lo abbraccia e mio figlio non ascolta più ciò che dico, sentendomi dire tutti i giorni brutta cattiva e stronza.
Mio figlio ha 4 anni.

I miei genitori non vanno più d'accordo, litigano tutti i sacro santi giorni per dinamiche connesse ai miei nonni paterni.

I miei genitori la sera non organizzano mai di andare a mangiare una pizza o di andare fuori a fare qualcosa.
Si rintanano.
E a me sinceramente dopo essermi fatta un sedere per pulire casa, badare mio figlio, la sera non riesco ad uscire per la stanchezza.

Quando andiamo a mare, mia madre si mette sotto l'ombrellone, e l'unico che combatte con mio figlio siamo io e il nonno.

Ho provato ad accennare a mia madre che l'anno prossimo non rimarrò giù da loro così tanto perché ho bisogno di farmi la vacanza in albergo dove mi riposo.
Mia madre è scoppiata in un pianto greco.

I miei genitori non sopportano mio marito.
Ci stavano facendo lasciare intromettendosi svariate volte nella coppia.

Mio marito per questo motivo non li vuole vedere.

Quando ero piccola non vedevo l'ora di scendere in Calabria.
Adesso è come se mi sentissi soffocare.
Mio figlio è sempre nervoso qui.
Non che a casa fosse un santo ma adesso è proprio peggiorato.
Mia madre che invece si rimproverarlo gli fa fare tutto.

Contate che questa sera le mie cugine mi avevano invitato a bere una birra.

Sinceramente non mi va.
Non sopporto neanche loro perché sono di una falsità inaudita.

Vorrei solo tornare a casa e fare la vita di tutti i giorni.

Senza sentirmi perennemente in carenza di aria.

Mio marito voleva proprio che non scendessi giù.
Per via del rapporto conflittuale che ho con i miei.
Dopo pochi giorni l'aria si fa pesante.
Non li sopporto più dopo tutto quello che hanno fatto alla nostra coppia.

L'ho fatto per mio figlio, perché potesse farsi 40 giorni di mare.
Ma io non sto bene.
Tendo a mangiare molto dolci e non mi va né di uscire né di fare nulla.

Mancano ancora altri 25 giorni.
Dopo dovrò riniziare a lavorare.

Ma quando è che io mi riposo?
Ma chi pensa a me?
Non appena viene mio marito prenderò un giorno per me per staccare da tutto e tutti.
Senza nessuno.
Aiuto.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Buongiorno,

le sue parole trasmettono un senso di fatica, di delusione e di profonda solitudine emotiva. È come se in questa lunga permanenza estiva tutto ciò che avrebbe dovuto rappresentare un momento di leggerezza e condivisione si fosse trasformato, invece, in un contenitore di tensioni familiari, incomprensioni e responsabilità non condivise.

La sua sensazione di soffocamento è comprensibile: si trova a gestire da sola la quotidianità con un bambino piccolo, in un ambiente carico di conflitti tra i suoi genitori, nei confronti di suo marito, e anche con lei... e senza spazi reali per ricaricarsi. La sua stanchezza non è solo fisica, è anche relazionale e affettiva.

In situazioni come queste, si finisce spesso per sentirsi in colpa anche solo al pensiero di prendersi un attimo per sé , come se questo significasse trascurare gli altri. Ma ciò che sta vivendo racconta chiaramente che ha bisogno, oggi più che mai, di tornare al centro della sua vita.

Il suo desiderio di tornare a casa, di riprendere una routine più sostenibile, di ritrovare il suo spazio, non è un capriccio né una fuga: è un bisogno legittimo. È anche un segnale di consapevolezza, che merita di essere ascoltato e non silenziato per dovere o abitudine.

Il fatto che lei riesca a nominare ciò che prova, a riconoscere i meccanismi che si ripetono tra lei e la sua famiglia d’origine, e a percepire quanto questi condizionino il suo benessere e quello della sua coppia, è già un primo passo importante.

Probabilmente, potrebbe essere utile trovare un contesto psicologico dove iniziare a lavorare su queste dinamiche familiari, sul senso di colpa che le impedisce di mettere confini più netti, e su quel bisogno, così evidente, di sentirsi finalmente vista, sostenuta, considerata.

Nel frattempo, quando suo marito sarà lì, provi davvero a prendersi quel tempo per sé, come ha scritto. Anche un solo giorno può servire a riprendere fiato, mettere un po’ di ordine dentro e capire dove vuole andare da qui in avanti.

Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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Purtroppo è difficile anche domare mia madre. Quando mio figlio fa capricci e prende degli sculaccioni perché magari tira schiaffi o pugni al nonno, mia madre consola mio figlio invece di dire che non si fa. Agli occhi di mia madre questa cosa non esiste. Si intromette sempre anche quando ci sono altre persone. Non si mette mai da parte. Già sta pianificando il compleanno di mio figlio a settembre. Io le ho risposto che ancora non ho organizzato nulla. Sinceramente vorrei ritagliarmi quella giornata per me, mio figlio e mio marito. Senza intromissioni, magari festeggiando con i nonni in un altro momento. Mi sento anche in parte in colpa ma comunque devono capire che non può essere che tutte le feste le facciamo insieme, e che non abbiamo un attimo di respiro.
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Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Comprendo bene il disagio che sta vivendo.
La situazione che descrive tocca un tema molto comune, ma spesso fonte di forte stress emotivo: la difficoltà nel mantenere un equilibrio tra il proprio ruolo genitoriale e l’invadenza, seppur spesso benintenzionata, di figure familiari, in particolare della madre.

È chiaro che lei stia cercando di educare suo figlio con coerenza, stabilendo limiti e trasmettendo regole che lo aiutino a crescere in modo sano. Tuttavia, quando questi messaggi vengono contraddetti o neutralizzati da altri adulti di riferimento, come nel caso di sua madre che interviene consolando il bambino subito dopo una correzione educativa, il risultato è una comunicazione ambigua per il piccolo e un forte senso di frustrazione per lei come genitore.

Anche il fatto che sua madre si senta in diritto di organizzare eventi come il compleanno di suo figlio, senza attendere una vostra decisione, può essere vissuto come una mancanza di rispetto dei confini familiari. È comprensibile che desideri vivere certi momenti in modo più raccolto, insieme a suo marito e a suo figlio, e che voglia riservare eventuali festeggiamenti con i nonni in un altro momento.

Il senso di colpa che riferisce è un’emozione molto comune in questi casi, ma è importante chiedersi: sta davvero facendo del male a qualcuno, o sta semplicemente cercando di proteggere uno spazio personale e familiare che le appartiene di diritto?

A volte, il passo più difficile non è dire no , ma accettare che chi ci sta vicino possa non comprendere o non approvare subito le nostre scelte. Tuttavia, questo non significa che non siano legittime o che debba rinunciarvi. È proprio attraverso decisioni chiare e coerenti che si costruisce un equilibrio sano tra generazioni.

Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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