Dinamiche relazionali con donna separata e mamma
Buonasera, Illustro la situazione.
Io uomo di 50 anni mai sposato e senza figli con una precedente storia di convivenza, lei, un anno più piccola di me, divorziata, con un figlio di quasi 17 anni.
La nostra relazione nasce 4 anni fa a distanza di circa un anno dalla sua separazione.
Viviamo in due città diverse distanti circa 100km.
Quando il figlio è con il padre (due weekend al mese) stiamo da me.
Il fatto è che quando sono nella sua città, sebbene conosca il figlio e si sia instaurato una relazione tranquilla, non mi viene data la possibilità di poter dormire in casa sua (ad una certa ora devo andar via per tornare alla mia abitazione a 100 km di distanza.
A volte mi sono messo in macchina alle due di notte per essere a casa alle tre).
L'estate lei si trasferisce dai genitori in una villa a mare insieme a suo figlio e alla famiglia di sua sorella.
Sono stato invitato a stare qualche giorno lì ma ho dovuto dormire solo in una stanza mentre lei in un'altra stanza con il figlio.
Premetto che anche a casa sua, lei dorme ancora nello stesso letto con il figlio di 17 anni (nei confronti del quale a dir suo nutre sensi di colpa per avergli sottratto una famiglia).
Nel momento in cui reclamo qualcosa di più, un passo avanti e lamento questa condizione, lei mi definisce insensibile ed egoista e non capisco gli sforzi che fa per poter gestire tutto.
Concludo dicendo che non ho mai interferito nella relazione madre/figlio e ho sempre compreso che il figlio sia una priorità, ma mi chiedo se questa condizione non sia disfunzionale.
Io uomo di 50 anni mai sposato e senza figli con una precedente storia di convivenza, lei, un anno più piccola di me, divorziata, con un figlio di quasi 17 anni.
La nostra relazione nasce 4 anni fa a distanza di circa un anno dalla sua separazione.
Viviamo in due città diverse distanti circa 100km.
Quando il figlio è con il padre (due weekend al mese) stiamo da me.
Il fatto è che quando sono nella sua città, sebbene conosca il figlio e si sia instaurato una relazione tranquilla, non mi viene data la possibilità di poter dormire in casa sua (ad una certa ora devo andar via per tornare alla mia abitazione a 100 km di distanza.
A volte mi sono messo in macchina alle due di notte per essere a casa alle tre).
L'estate lei si trasferisce dai genitori in una villa a mare insieme a suo figlio e alla famiglia di sua sorella.
Sono stato invitato a stare qualche giorno lì ma ho dovuto dormire solo in una stanza mentre lei in un'altra stanza con il figlio.
Premetto che anche a casa sua, lei dorme ancora nello stesso letto con il figlio di 17 anni (nei confronti del quale a dir suo nutre sensi di colpa per avergli sottratto una famiglia).
Nel momento in cui reclamo qualcosa di più, un passo avanti e lamento questa condizione, lei mi definisce insensibile ed egoista e non capisco gli sforzi che fa per poter gestire tutto.
Concludo dicendo che non ho mai interferito nella relazione madre/figlio e ho sempre compreso che il figlio sia una priorità, ma mi chiedo se questa condizione non sia disfunzionale.
Gentile utente,
quanto racconta indica una dinamica che può generare disagio emotivo e senso di esclusione nella relazione. È comprensibile che lei senta la necessità di maggiore intimità e condivisione, anche solo sotto forma di poter dormire nello stesso letto quando siete insieme, e che la situazione attuale, in cui il figlio rimane centrale fino a gesti che lei percepisce come eccessivi, le faccia provare frustrazione e confusione.
Dall’altra parte, la sua partner sembra muoversi tra il senso di responsabilità verso il figlio e i propri bisogni di autonomia, un equilibrio che può diventare difficile da gestire e portare a rigidità nella vita quotidiana. Il fatto che lei venga definito insensibile o egoista quando solleva le sue esigenze riflette probabilmente tensioni emotive profonde e mancanza di comunicazione chiara sui confini e i bisogni reciproci.
In situazioni come questa, può essere molto utile affrontare il tema con un percorso di coppia, anche a distanza, in cui imparare a comunicare senza colpevolizzarsi, definire confini sani e condividere aspettative realistiche rispetto al tempo e allo spazio da dedicare alla relazione. Parallelamente, può essere utile anche un lavoro individuale per esplorare i suoi limiti, i bisogni affettivi e le emozioni che emergono da questa situazione, così da affrontarla in modo più sereno e consapevole.
La condizione che descrive non è necessariamente disfunzionale in senso assoluto, ma può diventare problematica se le esigenze di uno dei partner vengono sistematicamente trascurate o non riconosciute.
Resto a disposizione,
quanto racconta indica una dinamica che può generare disagio emotivo e senso di esclusione nella relazione. È comprensibile che lei senta la necessità di maggiore intimità e condivisione, anche solo sotto forma di poter dormire nello stesso letto quando siete insieme, e che la situazione attuale, in cui il figlio rimane centrale fino a gesti che lei percepisce come eccessivi, le faccia provare frustrazione e confusione.
Dall’altra parte, la sua partner sembra muoversi tra il senso di responsabilità verso il figlio e i propri bisogni di autonomia, un equilibrio che può diventare difficile da gestire e portare a rigidità nella vita quotidiana. Il fatto che lei venga definito insensibile o egoista quando solleva le sue esigenze riflette probabilmente tensioni emotive profonde e mancanza di comunicazione chiara sui confini e i bisogni reciproci.
In situazioni come questa, può essere molto utile affrontare il tema con un percorso di coppia, anche a distanza, in cui imparare a comunicare senza colpevolizzarsi, definire confini sani e condividere aspettative realistiche rispetto al tempo e allo spazio da dedicare alla relazione. Parallelamente, può essere utile anche un lavoro individuale per esplorare i suoi limiti, i bisogni affettivi e le emozioni che emergono da questa situazione, così da affrontarla in modo più sereno e consapevole.
La condizione che descrive non è necessariamente disfunzionale in senso assoluto, ma può diventare problematica se le esigenze di uno dei partner vengono sistematicamente trascurate o non riconosciute.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 488 visite dal 21/08/2025.
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