Fatico a prendere in modo sereno l'omosessualità di mia figlia
Non so bene da dove cominciare.
La mia famiglia è sempre stata molto serena sul tema della sessualità.
Da sempre leggiamo e vediamo con nostra figlia libri, serie e film queer.
Abbiamo sempre condiviso con nostra figlia questo aspetto, tant'è che fin da bambina le abbiamo detto "Quando avrai un ragazzo o una ragazza".
Ecco.
Quando aveva 12 anni mia figlia ha preso la prima cotta verso una ragazzina.
L'ho capito io, prima di lei, ma non ho detto nulla.
A tredici anni, ha fatto coming out con noi, con molta serenità.
Noi abbiamo detto "Che problema c'è?
" e apparentemente è andato tutto bene.
Lei non ha mai avuto problemi nel dirlo agli amici, nell'approciarsi alle ragazze ecc.
Solo gli altri parenti non immaginano.
Per mio marito la cosa non ha fatto né caldo né freddo...io invece, senza dire nulla a nessuno, l'ho presa malissimo.
Proprio io, che da sempre partecipo al pride e ho sempre detto che per me non ci sarebbe stato alcun problema.
Non era vero.
Ci sto male, anche se non riesco, consciamente, a capire perché.
Quest'anno mi aveva detto di avere un fidanzatino e che lui le aveva regalato una rosa.
Mi ero sentita sollevata...ma poi ho scoperto che era una bugia.
In realtà con gli amici parla solo di ex fidanzate, nessun ragazzo.
Ora ha 14 anni e approccia le ragazze in modo disinvolto (e lei a fare il primo passo, a chiedere di fare coppia ecc.
). Io non riesco ad essere serena sul tema, continuo a pensare a come sarebbe stato bello se avesse avuto un fidanzatino, le cose che avremmo potuto condividere.
Mi sento un'ipocrita omofobica, e una piccola, assurda parte di me non può fare a meno di chiedersi se non sia stata colpa mia, se tutte le parole, le letture sul tema abbiano in qualche modo plasmato i suoi gusti.
Non ho purtroppo le risorse economiche al momento per un percorso psicologico, che sicuramente mi servirebbe.
La mia famiglia è sempre stata molto serena sul tema della sessualità.
Da sempre leggiamo e vediamo con nostra figlia libri, serie e film queer.
Abbiamo sempre condiviso con nostra figlia questo aspetto, tant'è che fin da bambina le abbiamo detto "Quando avrai un ragazzo o una ragazza".
Ecco.
Quando aveva 12 anni mia figlia ha preso la prima cotta verso una ragazzina.
L'ho capito io, prima di lei, ma non ho detto nulla.
A tredici anni, ha fatto coming out con noi, con molta serenità.
Noi abbiamo detto "Che problema c'è?
" e apparentemente è andato tutto bene.
Lei non ha mai avuto problemi nel dirlo agli amici, nell'approciarsi alle ragazze ecc.
Solo gli altri parenti non immaginano.
Per mio marito la cosa non ha fatto né caldo né freddo...io invece, senza dire nulla a nessuno, l'ho presa malissimo.
Proprio io, che da sempre partecipo al pride e ho sempre detto che per me non ci sarebbe stato alcun problema.
Non era vero.
Ci sto male, anche se non riesco, consciamente, a capire perché.
Quest'anno mi aveva detto di avere un fidanzatino e che lui le aveva regalato una rosa.
Mi ero sentita sollevata...ma poi ho scoperto che era una bugia.
In realtà con gli amici parla solo di ex fidanzate, nessun ragazzo.
Ora ha 14 anni e approccia le ragazze in modo disinvolto (e lei a fare il primo passo, a chiedere di fare coppia ecc.
). Io non riesco ad essere serena sul tema, continuo a pensare a come sarebbe stato bello se avesse avuto un fidanzatino, le cose che avremmo potuto condividere.
Mi sento un'ipocrita omofobica, e una piccola, assurda parte di me non può fare a meno di chiedersi se non sia stata colpa mia, se tutte le parole, le letture sul tema abbiano in qualche modo plasmato i suoi gusti.
Non ho purtroppo le risorse economiche al momento per un percorso psicologico, che sicuramente mi servirebbe.
Gentile utente,
da molti anni seguiamo sull'account da cui ci scrive le vicende della sua famiglia. Per rispondere rileggiamo tutte le email precedenti, e ne emerge una grande confusione:
1. Forse non vengono rispettate le linee-guida che impongono un account per ogni utente, per cui lei qui ci parla in veste di "madre", mentre dai dati sulla scheda a noi risulta che è un uomo, e anche in due email precedenti sembra aver usato l'account di un uomo, oppure lei stessa ha cambiato sesso?
2. Non si capisce quanti figli abbia, e di quale età. In una email si parla di un bambino di tre anni, in una successiva di una bambina di sei anni e mezzo e in un'email di un anno dopo la bambina (la stessa o un'altra?) ha invece cinque anni.
Questa grande confusione non permette di capire a chi ci stiamo rivolgendo, e con quale situazione abbiamo a che fare.
Lei comprende che la madre di un solo figlio ha esperienze diverse della madre di tre figli, una donna che viene da un passato maschile può vivere la notizia dell'omosessualità della figlia in modo diverso da una donna cis, e in ogni caso tutti i suoi (o vostri?) racconti, compresa la necessità di mostrare filmati queer alla figlia (o a tutti i figli?) può far pensare ad una sorta di "invischiamento" familiare che rende arduo rispondere alla sua domanda.
Ci sono risposte semplici e rassicuranti circa la reazione emotiva che lei afferma di stare vivendo, ma per darle su una pagina aperta al pubblico è necessario aver presenti i parametri reali della situazione, e se vorrà fornirceli saremo ben lieti di risponderle.
Sento invece il dovere di rassicurare tutti quelli che ci leggono su un punto: l'affermazione "Non ho purtroppo le risorse economiche al momento per un percorso psicologico, che sicuramente mi servirebbe", ripetuta da lei (o dalla parte maschile dell'account) da più di dieci anni, non è realistica.
Come più volte ripetuto su queste pagine, alle ASL, al Consultorio Familiare, al Centro di Salute Mentale, presso le Scuole di psicoterapia e anche con il bonus psicologi, se ricorrono le condizioni economiche, si possono incontrare psicologi a costi accettabili o gratuitamente. Si può farsi prescrivere dal medico di famiglia dei colloqui psicologici presso il Servizio Pubblico o recarsi di persona a prendere informazioni. Esistono centri privati che offrono ai pazienti prezzi modici. Inoltre molti specialisti non hanno prezzi proibitivi, offrono una prima seduta gratuita e possono venire incontro a varie esigenze.
Il rifiuto di recarsi da uno specialista consegue dunque a resistenze più o meno consce, a quelli che Freud per primo chiamò "meccanismi di difesa", e non a difficoltà economiche.
Restiamo in attesa. Auguri.
da molti anni seguiamo sull'account da cui ci scrive le vicende della sua famiglia. Per rispondere rileggiamo tutte le email precedenti, e ne emerge una grande confusione:
1. Forse non vengono rispettate le linee-guida che impongono un account per ogni utente, per cui lei qui ci parla in veste di "madre", mentre dai dati sulla scheda a noi risulta che è un uomo, e anche in due email precedenti sembra aver usato l'account di un uomo, oppure lei stessa ha cambiato sesso?
2. Non si capisce quanti figli abbia, e di quale età. In una email si parla di un bambino di tre anni, in una successiva di una bambina di sei anni e mezzo e in un'email di un anno dopo la bambina (la stessa o un'altra?) ha invece cinque anni.
Questa grande confusione non permette di capire a chi ci stiamo rivolgendo, e con quale situazione abbiamo a che fare.
Lei comprende che la madre di un solo figlio ha esperienze diverse della madre di tre figli, una donna che viene da un passato maschile può vivere la notizia dell'omosessualità della figlia in modo diverso da una donna cis, e in ogni caso tutti i suoi (o vostri?) racconti, compresa la necessità di mostrare filmati queer alla figlia (o a tutti i figli?) può far pensare ad una sorta di "invischiamento" familiare che rende arduo rispondere alla sua domanda.
Ci sono risposte semplici e rassicuranti circa la reazione emotiva che lei afferma di stare vivendo, ma per darle su una pagina aperta al pubblico è necessario aver presenti i parametri reali della situazione, e se vorrà fornirceli saremo ben lieti di risponderle.
Sento invece il dovere di rassicurare tutti quelli che ci leggono su un punto: l'affermazione "Non ho purtroppo le risorse economiche al momento per un percorso psicologico, che sicuramente mi servirebbe", ripetuta da lei (o dalla parte maschile dell'account) da più di dieci anni, non è realistica.
Come più volte ripetuto su queste pagine, alle ASL, al Consultorio Familiare, al Centro di Salute Mentale, presso le Scuole di psicoterapia e anche con il bonus psicologi, se ricorrono le condizioni economiche, si possono incontrare psicologi a costi accettabili o gratuitamente. Si può farsi prescrivere dal medico di famiglia dei colloqui psicologici presso il Servizio Pubblico o recarsi di persona a prendere informazioni. Esistono centri privati che offrono ai pazienti prezzi modici. Inoltre molti specialisti non hanno prezzi proibitivi, offrono una prima seduta gratuita e possono venire incontro a varie esigenze.
Il rifiuto di recarsi da uno specialista consegue dunque a resistenze più o meno consce, a quelli che Freud per primo chiamò "meccanismi di difesa", e non a difficoltà economiche.
Restiamo in attesa. Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Io e mio marito abbiamo chiesto consulti usando lo stesso account, ma ogni volta ho specificato, nei dati prima di inviare, se chi scriveva era di sesso maschile o femminile. Se fossi stato un genitore transessuale, in una richiesta di questo tipo lo avrei ovviamente specificato.
Abbiamo tre figli (2010, 2011, 2015).
"In una email si parla di un bambino di tre anni, in una successiva di una bambina di sei anni e mezzo e in un'email di un anno dopo la bambina (la stessa o un'altra?) ha invece cinque anni"
La seconda mail a cui fa riferimento è del 2018, la terza del 2020 (quindi non un anno dopo) e ovviamente si parla di bambine diverse.
"compresa la necessità di mostrare filmati queer alla figlia (o a tutti i figli?)". Lei parla di "necessità", io intendevo semplicemente che non abbiamo mai oscurato film con personaggi più o meno dichiaratamente omosessuali. Intendo film come "Brave world" della Pixar, Nimona o Heartstopper (lo specifico perché il suo tono sembrava intendere che mostrassimo "filmati" di chissà che natura). Idem per le letture: sono una volontaria in biblioteca e conosco bene la letteratura per l'infanzia, compresa quella di case editrici come Giralangolo che si propongono di abbattere gli stereotipi di genere.
Sull'ultima parte: abbiamo fatto richiesta del bonus psicologico appena uscì. Non siamo rientrati. Tramite il SSN non riesco a prenotare un ecocolor doppler cardiaco per la figlia di mezzo: prima data disponibile giugno 2026. Figuriamoci un percorso psicologico serio e duraturo. Sui prezzi "modici" bisogna capire di cosa stiamo parlando: da noi si parte comunque da 70 a seduta. Forse, sbagliando, diamo effettivamente la priorità ad altri percorsi medici (dentista, logopedista, oculista...).
Comunque va bene così, sia perché evidentemente nel fare la richiesta non abbiamo rispettato le linee guida sugli account, sia perché la risposta mi sembra abbastanza "particolare" (dell'ipotesi del genitore transessuale ai filmati che mostrato come siamo "invischiati" -???-). Grazie comunque.
Abbiamo tre figli (2010, 2011, 2015).
"In una email si parla di un bambino di tre anni, in una successiva di una bambina di sei anni e mezzo e in un'email di un anno dopo la bambina (la stessa o un'altra?) ha invece cinque anni"
La seconda mail a cui fa riferimento è del 2018, la terza del 2020 (quindi non un anno dopo) e ovviamente si parla di bambine diverse.
"compresa la necessità di mostrare filmati queer alla figlia (o a tutti i figli?)". Lei parla di "necessità", io intendevo semplicemente che non abbiamo mai oscurato film con personaggi più o meno dichiaratamente omosessuali. Intendo film come "Brave world" della Pixar, Nimona o Heartstopper (lo specifico perché il suo tono sembrava intendere che mostrassimo "filmati" di chissà che natura). Idem per le letture: sono una volontaria in biblioteca e conosco bene la letteratura per l'infanzia, compresa quella di case editrici come Giralangolo che si propongono di abbattere gli stereotipi di genere.
Sull'ultima parte: abbiamo fatto richiesta del bonus psicologico appena uscì. Non siamo rientrati. Tramite il SSN non riesco a prenotare un ecocolor doppler cardiaco per la figlia di mezzo: prima data disponibile giugno 2026. Figuriamoci un percorso psicologico serio e duraturo. Sui prezzi "modici" bisogna capire di cosa stiamo parlando: da noi si parte comunque da 70 a seduta. Forse, sbagliando, diamo effettivamente la priorità ad altri percorsi medici (dentista, logopedista, oculista...).
Comunque va bene così, sia perché evidentemente nel fare la richiesta non abbiamo rispettato le linee guida sugli account, sia perché la risposta mi sembra abbastanza "particolare" (dell'ipotesi del genitore transessuale ai filmati che mostrato come siamo "invischiati" -???-). Grazie comunque.
Gentile utente,
vedo che non ha letto con attenzione le mie parole. Non ha nemmeno corretto l'infrazione alle linee-guida che può farvi perdere il diritto ai consulti su questa pagina, e non si capisce per quale ragione non l'abbia fatto dal momento che gli account sono anonimi e gratuiti. La invito di nuovo a farlo.
Non è vero che lei specifica ogni volta che usa l'account non suo di essere una donna (vedere al link https://www.medicitalia.it/consulti/neuropsichiatria-infantile/773034-bambina-non-ricorda-cose-appena-accadute.html), ma soprattutto non è questo il genere di specifica che ci interessa, bensì i dati esplicitamente richiesti nella scheda di iscrizione.
Devo chiarire, a vantaggio di tutti quelli che ci leggono, che ciò che un utente può considerare ovvio non lo è per il professionista ("Se fossi stato un genitore transessuale, in una richiesta di questo tipo lo avrei ovviamente specificato"; "La seconda mail a cui fa riferimento è del 2018, la terza del 2020 (quindi non un anno dopo) e ovviamente si parla di bambine diverse").
Tenga conto che il professionista che risponde su queste pagine:
1) non ha di fronte la persona che lo consulta;
2) riceve abitualmente in studio e legge sulle pagine cui collabora individui molto vari, i quali, al contrario di quanto lei scrive, non specificano "ovviamente" a quale genere appartengono;
3) non è tenuto a fare complessi calcoli o a lanciare i dadi per indovinare se la persona che scrive ha tre figli, uno solo o nessuno, e di quale età.
Al contrario di lei che interpreta i toni -ma si fa poi sfuggire il significato delle parole- (scrive: "il suo tono sembrava intendere che mostrassimo "filmati" di chissà che natura") il professionista legge e non interpreta, ben consapevole che troppi elementi sfuggono, specie se sono volutamente occultati, come la scheda non compilata di un suo account personale.
Quanto all'invischiamento familiare, basta guardare in rete per sapere di cosa sto parlando: non certo guardare insieme filmati "di chissà che natura". L'invischiamento, concetto psicologico ormai noto, si può ipotizzare dai seguenti fatti:
- lei non riesce a creare un account distinto da quello di suo marito;
- scrive: "Da sempre leggiamo e vediamo con nostra figlia libri, serie e film queer", che non si può assimilare a: "non abbiamo mai oscurato film con personaggi più o meno dichiaratamente omosessuali". Le due frasi hanno un valore molto diverso: nella prima un preciso intento informativo/pedagogico, nella seconda il non attuare censure, se per liberalismo o per incuria non è dato sapere. Che ricorra il primo significato è poi confermato dalle sue successive parole: "una piccola, assurda parte di me non può fare a meno di chiedersi se non sia stata colpa mia, se tutte le parole, le letture sul tema abbiano in qualche modo plasmato i suoi gusti";
- infine, determinante: "In realtà con gli amici parla solo di ex fidanzate, nessun ragazzo". E lei questo come lo sa? Consultando il cellulare di sua figlia o interrogando i suoi amici?
Ciò detto, ben volentieri risponderei alle due domande della sua prima email:
1. perché lei è così turbata dall'omosessualità di sua figlia;
2. se possa averla determinata con sue "suggestioni".
Da quest'ultima ipotesi scaturiscono altre domande: può essere certa che sua figlia sia omosessuale? I comportamenti seduttivi e le relazioni in serie indicano solo questo? Come mai gli altri parenti non sanno nulla? Perché lei sceglie di non farsi seguire da uno psicologo, dato che i colloqui al SSN sono forse a distanza, ma tuttavia prenotabili?
In caso le interessassero queste risposte, basterà scriverci con un suo account e le saranno fornite.
Buone cose.
vedo che non ha letto con attenzione le mie parole. Non ha nemmeno corretto l'infrazione alle linee-guida che può farvi perdere il diritto ai consulti su questa pagina, e non si capisce per quale ragione non l'abbia fatto dal momento che gli account sono anonimi e gratuiti. La invito di nuovo a farlo.
Non è vero che lei specifica ogni volta che usa l'account non suo di essere una donna (vedere al link https://www.medicitalia.it/consulti/neuropsichiatria-infantile/773034-bambina-non-ricorda-cose-appena-accadute.html), ma soprattutto non è questo il genere di specifica che ci interessa, bensì i dati esplicitamente richiesti nella scheda di iscrizione.
Devo chiarire, a vantaggio di tutti quelli che ci leggono, che ciò che un utente può considerare ovvio non lo è per il professionista ("Se fossi stato un genitore transessuale, in una richiesta di questo tipo lo avrei ovviamente specificato"; "La seconda mail a cui fa riferimento è del 2018, la terza del 2020 (quindi non un anno dopo) e ovviamente si parla di bambine diverse").
Tenga conto che il professionista che risponde su queste pagine:
1) non ha di fronte la persona che lo consulta;
2) riceve abitualmente in studio e legge sulle pagine cui collabora individui molto vari, i quali, al contrario di quanto lei scrive, non specificano "ovviamente" a quale genere appartengono;
3) non è tenuto a fare complessi calcoli o a lanciare i dadi per indovinare se la persona che scrive ha tre figli, uno solo o nessuno, e di quale età.
Al contrario di lei che interpreta i toni -ma si fa poi sfuggire il significato delle parole- (scrive: "il suo tono sembrava intendere che mostrassimo "filmati" di chissà che natura") il professionista legge e non interpreta, ben consapevole che troppi elementi sfuggono, specie se sono volutamente occultati, come la scheda non compilata di un suo account personale.
Quanto all'invischiamento familiare, basta guardare in rete per sapere di cosa sto parlando: non certo guardare insieme filmati "di chissà che natura". L'invischiamento, concetto psicologico ormai noto, si può ipotizzare dai seguenti fatti:
- lei non riesce a creare un account distinto da quello di suo marito;
- scrive: "Da sempre leggiamo e vediamo con nostra figlia libri, serie e film queer", che non si può assimilare a: "non abbiamo mai oscurato film con personaggi più o meno dichiaratamente omosessuali". Le due frasi hanno un valore molto diverso: nella prima un preciso intento informativo/pedagogico, nella seconda il non attuare censure, se per liberalismo o per incuria non è dato sapere. Che ricorra il primo significato è poi confermato dalle sue successive parole: "una piccola, assurda parte di me non può fare a meno di chiedersi se non sia stata colpa mia, se tutte le parole, le letture sul tema abbiano in qualche modo plasmato i suoi gusti";
- infine, determinante: "In realtà con gli amici parla solo di ex fidanzate, nessun ragazzo". E lei questo come lo sa? Consultando il cellulare di sua figlia o interrogando i suoi amici?
Ciò detto, ben volentieri risponderei alle due domande della sua prima email:
1. perché lei è così turbata dall'omosessualità di sua figlia;
2. se possa averla determinata con sue "suggestioni".
Da quest'ultima ipotesi scaturiscono altre domande: può essere certa che sua figlia sia omosessuale? I comportamenti seduttivi e le relazioni in serie indicano solo questo? Come mai gli altri parenti non sanno nulla? Perché lei sceglie di non farsi seguire da uno psicologo, dato che i colloqui al SSN sono forse a distanza, ma tuttavia prenotabili?
In caso le interessassero queste risposte, basterà scriverci con un suo account e le saranno fornite.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Capisco meglio adesso. Ho forse dato per scontato aspetti che non lo sono, in un colloquio a distanza.
Scriverò creando un account personale allora. Grazie.
Scriverò creando un account personale allora. Grazie.
Prego, gentile utente. Se vuole le risponderò io, altrimenti lascerò il posto ad un* collega. Mi faccia sapere qui cosa preferisce.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 648 visite dal 22/08/2025.
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