Casa in comune: convivenza o sacrificio economico?

Gentili Dottori,
Chiedo questo consulto per avere delle idee chiare circa una situazione che potrebbe cambiare la mia vita in meglio o, ahimè, anche in peggio.

Sono fidanzata con un ragazzo da circa un anno, entrambi alla soglia dei quarant'anni, io professionista nel settore sanitario, lui operaio specializzato per conto di una piccola-media impresa.

Abbiamo un progetto comune che è quello di sposarci e vivere insieme.
Da sempre, desidero una casa tutta mia, indipendente, da scegliere e arredare a seconda delle mie esigenze, e anche in base alle sue.
Il problema è che lui ha deciso di comprare un intero stabile composto da due appartamenti, dove al piano di sotto vivranno i suoi genitori e in quello superiore vivremo noi.
Questa decisione nasce da un disagio economico della sua famiglia, che vive in una casa scomoda e poco adatta a due persone ultrasessantenni.
Il mutuo sarà totalmente a suo carico e la casa sarà ristrutturata da lui con gli avanzi di tempo.
I suoi daranno un piccolo contributo di "fitto", sempre in base alle loro possibilità.
Specifico che ha altre tre sorelle, due delle quali sposate con uomini benestanti, mentre l'altra vive ancora con i suoi senza avere o cercare un lavoro.

Mi chiedo se tutto questo sia giusto, e se non è possibile cercare altra soluzione dove anche i restanti figli si prendano la loro fetta di responsabilità nei confronti di genitori in difficoltà.
Questo suo sobbarcarsi un mutuo non alla sua portata potrebbe arrecare restrizioni alla nostra serenità economica.
Ho provato a parlargli ma non c'è verso, lui deve sistemare i genitori.

Premetto che io ho perso entrambi i genitori e ho avuto una vita caratterizzata da tanti ostacoli, dove essuno mi ha mai regalato nulla e la mia indipendenza economica me la sono costruita da sola.
Ora che sono ancora giovane e ho il dono prezioso del tempo, voglio godere dei piccoli piaceri della vita.

Aspetto un vostro parere, grazie infinite
Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 39 5
Gentile,

la situazione che descrive tocca nodi molto delicati: progetto di coppia, responsabilità familiari, confini, sicurezza economica e bisogni personali. È comprensibile che lei si senta divisa.
Da un lato, il suo compagno sta facendo una scelta coerente con il suo senso di responsabilità verso i genitori; dall’altro, questa scelta incide direttamente su un progetto che dovrebbe essere di coppia, senza che lei abbia avuto un reale spazio decisionale. Questo è il punto centrale, più ancora dell’aspetto economico.
Non è irragionevole chiedersi:
che tipo di vita coniugale immagina se l’abitazione, il debito e la gestione familiare sono già fortemente orientati verso la famiglia d’origine;
se i confini tra noi e loro saranno davvero chiari nel tempo;
se il peso economico e pratico che lui si assume rischia di diventare, di fatto, anche un limite per la vostra libertà futura.
Il tema non è stabilire chi ha ragione , ma capire se i vostri valori e le vostre priorità sono compatibili. Lei desidera autonomia, scelta, leggerezza dopo una vita costruita con fatica. Lui, oggi, mette al centro il dovere verso i genitori, anche a costo di sacrificare altro.
Se il dialogo su questo punto è bloccato, può essere utile spostare la conversazione da la casa sì o no a che tipo di matrimonio e di vita volete costruire, quali compromessi sono possibili e quali no. In alcuni casi, un confronto mediato (anche professionale) aiuta a chiarire aspettative che, se lasciate implicite, diventano fonte di risentimento nel tempo.
La domanda finale da porsi non è se questa scelta sia giusta in assoluto, ma se è sostenibile per lei, senza rinunciare a parti essenziali di sé. Su questo, nessuno può decidere al posto suo.

Cordiali saluti

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.
vincenzocapretto.psy@icloud.com

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