Depressione, problemi di autocoscienza

Cari dottori,
la storia è lunga ma cercherò di sintetizzare.
Ho fatto due anni di università, pochi esami, quindi ho lasciato. Sono andato a fare il lavoro che mi piaceva, come libero professionista, ma nessuno mi prendeva sul serio. Si tratta di una professione molto svalutata, nonostante sia utile e richieda molti studi (ma nessun titolo e non esiste laurea o accreditazioni specifiche), che io ho portato avanti comprando i migliori libri e sperimentando.
Visto che dopo due anni non c'erano risultati (e qui avrei molto da dire ma lo spazio e tiranno) sono andato a studiare lontanissimo da casa. Ma adesso sto incontrando un sacco di difficoltà. Le cose che studio sono, per certi versi, correlate alla professione: ma solo in piccolissima parte.
Mi tapperei il naso e le studierei, ma purtroppo non ci riesco.
Sono totalmente solo, sono sempre distratto e mi dimentico un sacco di cose.
Mio padre sta impazzendo e si sta suicidando perché rifiuta di curarsi (non ha una malattia mortale, ma è convinto di non essere malato), mia madre invece è fissata con il fatto che mi devo laureare e, oltre ad avermi trattato malissimo, non mi vuole far tornare a casa, evita di parlarne, mi dice sempre le stesse cose, ecc. Vuole che mi laureo per il mio bene, dice lei.
Non capisco come possa essere il mio bene visto che sto male, mi sento depresso, scoraggiato, non studio mai, passo le mie giornate chiuso in casa, non esco mai perché non ho amici qui, non prendo sonno, ogni tanto penso che mi dovrei suicidare ed in generale non ho voglia di fare niente.
Anche se facessi qualcosa sarebbe inutile perché per la professione che voglio fare io non c'è futuro, la laurea non la prenderò mai perché sono un incapace, e non so proprio che fare della mia vita.
Anche se non fossi un incapace comunque non riesco a stare concentrato per molto tempo, tendo a scordare le cose e a distrarmi.
Esempio: recentemente sono stato in compagnia, per qualche giorno, questa persona mi inizia a spiegare una cosa molto semplice, io gliel'avevo chiesto, ma dopo circa 3 secondi la mia mente inizia a divagare per i fatti suoi. Questa cosa mi capita spessissimo, come mai prima d'ora.
In generale non sento più me stesso, mi sembra di non esistere più.
Vorrei tornarmene a casa, riprendere le forze e cercarmi uno spazio, anche da povero chi se ne frega, dove almeno ho qualche amico e qualche familiare.
Ma se mollo tutti mi rideranno dietro e poi magari me ne pento.

Ovviamente non ho i soldi per permettermi assistenza medica di alcun tipo attualmente, perché appunto la mia famiglia è prossima al collasso e non mi resterà niente.

Mi spiace addirittura inviare questo consulto perché mi rendo conto che non sto chiedendo niente, che sono generico, e che in fondo non è importante o di interesse ciò che sto dicendo. Cioè mi sembra che ci sia qualcosa di vile in quello che ho scritto.

Se riesco a che tipo di medico dovrei rivolgermi?

Grazie anticipatamente anche per la sola lettura
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, il modo in cui pensiamo ed il modo in cui "ci sentiamo" emotivamente sono strettamente correlati.

E' possibile che, in alcuni momenti della propria vita, si sviluppino convinzioni negative:

- su di sè (ad esempio, "sono un incapace")
- sul mondo (ad es., "il mondo punisce i miei tentativi di realizzarmi")
- sul futuro ("non c'è niente da fare").

Secondo lei, chi pensi continuamente queste cose può vivere serenamente e con fiducia la sua vita?

L'indicazione che posso darle è: cosa ci perde a provare a consultare uno psicoterapeuta?

Se il suo problema è esclusivamente economico, può provare:

- a rivolgersi al Servizio Pubblico (ad es., alla AUSL di appartenenza o al Medico di Medicina Generale)
- a consultare telefonicamente diversi terapeuti, esponendo loro le sue possibilità e chiedendo con chiarezza informazioni circa l'aspetto economico. Potrebbe concordare alcune soluzioni per venire incontro alle sue disponibilità.

Se vuole maggiori informazioni sul'orientamento terapeutico (ovvero, su "cosa pensano" le diverse scuole di terapia e "cosa fanno" per aiutare a risolvere i propri problemi) potrà leggere un articolo che abbiamo scritto a riguardo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

E' abbastanza lungo per chi avesse difficoltà di concentrazione ma, se è arrivato a leggere la mia risposta fin qui, potrà "spezzettarlo" e leggerne un paragrafo per volta. I problemi grossi diventano più "gestibili" quando li scomponiamo in problemi più piccoli!

Cordiali saluti
[#2]
dopo
Utente
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Grazie del consiglio, vedrò che posso fare.