Transfer

Salve,
ho 31 anni e sono di sesso maschile.
Il 26 Aprile 2009 ho,improvvisamente,perso mio padre,che aveva 70 anni.
Io sono nato in ritardo,ovvero,allorquando i miei genitori erano,già,avanti con gli anni.
La gente,in un modo o nell'altro mi ha fatto,sempre,pesare ciò.
Sono omosessuale e sono attratto,unicamente,da uomini "maturi".
Ricerco,infatti,un referente affettivo assimilabile ad una figura paterna.
Il che,congiuntamente all'annaffettività e superficialità altrui,mi ha creato non pochi disagi e problemi.
Io,cmq,non ricerco uomini,soltanto,con finalità sessuali;ma,anche e soprattutto,con l'intento di provare ad intessere legami conoscitivi,amicali,relazionali.
Mi è capitato di provare sentimenti d'affetto,di benevolenza;privi,cioè,d'implicazione sessuale alcuna,nei riguardi del mio terapeuta.
Costui ha 58 anni e,così come mio padre,ha avuto il suo unico figlio a 40 anni.
Ciò mi ha facilitato l'insorgenza di un legame affettivo verso di lui.
Io,in lui,rivedo un padre,uno zio,un amico;non provo,quindi,alcun coinvolgimento di natura sentimental-sessuale.
Questa situazione cosa può comportare per entrambi?
Io,peraltro,non voglio distaccarmi da lui;soffrirei,alacremente,a causa di ciòe,una volta conclusa la terapia,gradirei,ugualmente,rimanere in contatto con lui.
Mi potete,per piacere,rispondere?
Grazie
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Dr. Roberto Fantasia Psicologo, Psicoterapeuta 99 1 1
Gentile utente
quali conseguenze specifiche teme per la vostra relazione terapeutica? E' poco chiara la sua richiesta: un coinvolgimento affettivo nei confronti del terapeuta è del tutto naturale e umano, è grazie a questa positiva relazione che si cresce. Quali conseguenze teme "per entrambi"? Teme la fine della terapia? Tutto questo lo può affrontare col suo terapeuta. Vuole essere più chiaro?
Ringraziandola la saluto cordialmente

Dr. Roberto Fantasia
www.psicologo-fantasia.com

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

perchè non ne parla direttamente con il Suo terapeuta?
Noi da qui possiamo darLe indicazioni molto approssimative perchè ovviamente non siamo coinvolti nella relazione e non conosciamo nè Lei nè il Suo terapeuta.
Inoltre ritengo sia molto più utile per Lei far emergere ed utilizzare, con l'aiuto e la guida del terapeuta, qualunque tipo di sentimento Le appartenga.

Le faccio tanti auguri.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.Fantasia,
intanto grazie per la repentina risposta.
Visiterò il suo sito.
Quel che temo è che,parlando apertamente col terapeuta,lui possa cacciarmi dalla psicoterapia.Soffrirei,alacremente,a causa di ciò.
Io gli voglio un gran bene.Ripeto:in lui,vedo un padre,uno zio,un amico;non certo un partner,un amante od affini.
Temo che,lui,possa rifiutare il mio affettoe,quindi,come dicevo,cacciarmi dalla psicoterapia.
Credo che,un terapeuta,ovviamente,non può volere bene ad un paziente;ma,allorquando accade l'opposto,il terapeuta come si regola?!
Mi piacerebbe,ad es.,fargli dei regalini in occasione di ricorrenze.
Necessito di palesare a lui,quell'affetto che non sono,mai,riuscito,in alcun modo,a dimostrare a mio padre.
Io,in mio padre,vedevo un nonno.
Io necessito di un padre.
Nessuno lo potrà,mai,essere.Però,magari,nei limiti del possibile,potrei auspicare di reperire un referente affettivo assimilabile ad una figura paterna.
A conclusione terapia,gradirei,cmq,rimanere in contatto col terapeuta.
Non mi sento pronto a perderlo.
Vivrei,se così fosse,l'ennesimo abbandono.Il che lederebbe,ulteriormente,la mia inesistente autostima.
Io sono stato,sempre,ghettizzato,persino malamente;a causa della mia identità sessuale,benchè io non sia dichiarato od effeminato,e di un deficit motorio che mi ha reso claudicante.
Ho un grandissimo bisogno di dare/ricevere affetto,tenerezza,attenzione;specie da un referente affettivo assimilabile ad una figura paterna.
Se vuole chiedere altro,lo faccia.Sono qui,pronto a risponderle
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile utente,
sembra che lei sia effettivamente alla ricerca di una figura paterna sostitutiva, ma anche che viva con ansia crescente la paura della fine della relazione terapeutica.
Avete parlato di conclusione della cura?

Lei poi intitola la sua richiesta "transfert", come se in terapia foste arrivati a questo punto; è un elemento centrale di un approccio psicodinamico o psicoanalitico e, come tale, ha bisogno di essere accolto e sciolto proprio all'interno della relazione terapeutica e del setting.

Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#5]
dopo
Utente
Utente
Salve,
la terapia non è iniziata da tanto;per cui,logiacamente,non si è,ancora,parlato di conclusione.
Io temo ciò,perchè mi proietto nel futuro.
Naturalmente,tale paura,sparirebbe;se,il terapeuta,acconsentisse,dopo la conclusione del percorso,a rimanere in contatto;è auspicabile?
Io impiego il termine"transfer";perchè,penso,di riversare,sul referente affettivo in oggetto,l'affetto,la tenerezza,la dolcezza che non sono,mai,stato capace di palesare al mio defunto padre.Difatti,io,in mio padre,vedevo un nonno.Io,dal canto mio,ho,sempre,necessitato e necessito di un padre o,ribadisco,di un referente affettivo assimilabile ad una figura paterna.
Temo,ripeto,d'affrontare l'argomento col terapeuta;giacchè,se lui mi cacciasse dalla psicoterapia,soffrirei grandemente e,per l'ennesima volta,vivrei un abbandono;il quale rivestirebbe un valore più che destabilizzante
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3 9
Gentile utente,
il luogo della terapia e il terapeuta stesso sono strumenti che lei può utilizzare per comprendere megli se stesso, le sue debolezze, i suoi punti di forza e affrontarli e conoscerli per vivere in modo più sereno nel suo quotidiano.

Ciò presuppone l'aprirsi con il terapeuta e il fidarsi di lui e delle sue competenze.
Quindi il percorso che lei ha iniziato presupporrebbe il condividere ciò che ha detto qui a noi anche con il suo terapeuta.

Non è comunque chiaro perchè pensa che esprimendo le sue necessità nel setting psicoterapeutico, poi lei tema di venire rifiutato e abbandonato; forse però questo è un punto nodale della sua storia e potrebbe essere anche un punto cruciale della terapia.


Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Salve,
io temo un abbandono;perchè non so,se,il terapeuta,può accettare che,il paziente,nutra nei suoi riguardi dell'affetto e che lo associ ad un referente affettivo assimilabile ad una figura paterna.Mi piacerebbe,in occasione di ricorrenze,fargli dei regali.Poterlo aggiungere ai miei contatti di un noto social-network.Gradirei,ancor più,mantenere,con lui,un contatto,anche a terapia conclusa.Non so se,quanto io gradirei,è,effettivamente,plausibile e se,principalmente,il terapeuta può accondiscendere alle mie richieste?!
Io,purtroppo,ho,sempre,vissuto,sulla mia pelle,ripetutamente,la ghettizzazione,il dileggio,lo scherno,l'abbandono;ecco da dove scaturisce la mia,forse irrazionale paura.
Non voglio separarmi dal mio terapeuta
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Dr. Roberto Fantasia Psicologo, Psicoterapeuta 99 1 1
"io,purtroppo,ho,sempre,vissuto,sulla mia pelle,ripetutamente,la ghettizzazione,il dileggio,lo scherno,l'abbandono;ecco da dove scaturisce la mia,forse irrazionale paura.
Non voglio separarmi dal mio terapeuta": è su questo che dovrebbe lavorare in terapia...forse proprio facendo leggere quello che ha scritto qui. Sarebbe molto utile anche al suo terapeuta e sono sicuro le sarebbe grato.
Buon lavoro (a entrambi), saluti