Disturbo di personalità evitante

Cari dottori,sono un ragazzo di 27 anni che sin dall'infanzia ha presentato disturbi dell'umore trasormatisi nell'adolescenza in disturbi d'ansia.Ora mi ritrovo anche dopo aver intrapreso sia cure psichiatriche che psicoteraupetiche in una situazione ingestibile di profondo malessere ovvero un cocktail di depressione ansia panico fobia sociale o disturbo di personalità evitante.La mia domanda non è tanto cosa fare dato che ho un esperienza abbastanza ampia ma vorrei sapere se realmente da tutto ciò se ne può uscire.Avendo letto un infinità di articoli ho raggiunto la convinzione che il mio male è di natura genetica quindi non può sparire perkè è nella mia natura ma può essere solo gestito.Vorrei sapere da voi se invece qualke vostro paziente invece è riuscito a vincere del tutto..
Grazie per la disponibilità
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Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Gentile utente,
i disturbi di personalità sono trattabili e chi ne soffre può trarre un beneficio davvero significativo dalla terapia.

Rispetto alla sue convinzione che non potrà mai "guarire" dal suo disturbo in quanto di origine genetica, le posso dire che non esiste evidenza empirica circa l''origine genetica dei disturbi di personalità, le teorie contemporanee parlano di interazione tra componenti biologiche legate al temperamento e fattori ambientali (cultura, apprendimento, vita familiare).

Provi a dare un occhio a questo articolo
http://www.milanopsicologo.it/i-disturbi-di-personalita-sono-trattabili/

un caro saluto

Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com

[#2]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 173 3
Gentile utente,
che tipo di cure ha intrapreso? E' ancora seguito?

Dr.ssa Verena Elisa  Gomiero
psicologa psicoterapeuta
Operatore training autogeno

[#3]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
la ringrazio per la botta di speranza :) ma non ha risposto alla domanda:
esiste un esemplare di essere umano che sia veramente cambiato???
avendo fatto psicoterapia ho capito o mi sembra di aver capito che l'approccio
è di tipo gestionale ovvero imparare a gestire le situazioni pensando in maniera diversa
e più obiettiva.Certo questo è un aiuto ma non è una cura.Se lei ha mal di gola prende lo sciroppo e il male scompare.Se nessun dottore fosse capace di dire con certezza che qualcuno sia guarito dal mal di gola allora potremmo dedurre che non esiste lo sciroppo.
[#4]
Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
"Certo questo è un aiuto ma non è una cura"

Gentile ragazzo, esiste un trattamento per i disturbi di personalità, anzi esistono diversi trattamenti per i disturbi di personalità che sempre più spesso vengono combinati e utilizzati in maniera integrata per dare risultati migliori.
Questa è la cura per il disturbo, lo è esattamente come uno sciroppo per il mal di gola, per utilizzare la sua similitudine.
E' evidente che non tutti i disturbi rispondono allo stesso modo alle stesse terapie e questo vale sia per i mal di gola che per i disturbi di personalità ma questo non vuole dire che i mal di gola e i disturbi di personalità non siano trattabili (questo per rispondere alla sua prima domanda).

Ci racconta di essere in terapia sia psicoterapica che psichiatrica, ha parlato delle perplessità che ha circa gli esiti della terapia con i suoi curanti?Cosa è emerso?

un caro saluto e in bocca al lupo
[#5]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Il mal di gola, e' uguale per tutti e le cure sono piu' ' o meno simili, dall'antibiotico , all' antiinfiammatorio ecc.....
La struttura psichica dell' essere umano, e' decisamente piu' complessa e regolamantata da infiniti fattori.
Sull' aspetto genetico, non vi sono studi che lo dimostrano, anche se e' piu' facile immaginare che sia tutta colpa di un gene.
Ogni storia di vita , cosi' come come ogni disagio psichico, e' un caso a se', non omologabile, necessitano invece diagnosi cliniche chiare e progetti terapeutici mirati

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#6]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
Due anni fa ho fatto una cura di Seropram per un anno.
Da un anno faccio analisi transazionale.
Per ora benefici nessuno.
Ovviamente ho esposto al mio psicologo la carenza di benefici e la risposta è stata che il percorso è lungo e non sempre facile.
Da venti anni aspetto che la serenità arrivi e sentirsi dire che il percorso è lungo, taglia la speranza.La mia domanda alla quale ancora non trovo risposta (qualcuno è mai guarito-cambiato del tutto)non è banale se penso da quanto tempo aspetto e mi si chiede di aspettare per stare bene.
Non mi accontento di speranza ma vorrei cominciare a sentire delle certezze dato che il dispendio di energie e risorse economiche è elevato.
Entrambe avete affermato con certezza che l'influenza genetica non è ancora provata ma nessuna delle due ha potuto rispondere alla mia domanda,dicendo ad esempio:
<<tra i miei pazienti uno su tre dopo le cure sta bene (sta bene è diverso dal dire sta meglio)>>
[#7]
Dr.ssa Rosa Riccio Psicologo, Psicoterapeuta 247 5 14
Gentile utente,
immagino che dopo un anno di psicoterapia e nessun beneficio lei si senta scoraggiato e abbia bisogno di certezze. Mi sento di dirle due cose. La prima è che credo che non debba aspettare oltre e debba parlare con il suo terapeuta del fatto che ritiene di non aver tratto beneficio alcuno dalla terapia. Questo permetterà a entrambi di aggiustare il tiro oppure, se necessario, di interrompere il trattamento e passare a un trattamento nuovo. In tutta onestà penso che un anno sia un tempo ragionevole per apprezzare i benefici di una psicoterapia.

La seconda cosa che mi sento di dirle è che chiunque si occupi di disturbi di personalità (se è questa la diagnosi che le è stata fatta dal professionista che la segue) sa che esiste un'estrema variabilità, che la stessa etichetta diagnostica include segni e sintomi davvero molto differenti e che questo e molti altri fattori hanno reso nel corso del tempo lo studio di questi disturbi e delle relative terapie piuttosto complicato.
Detto questo, esistono eccome nella pratica clinica pazienti che dopo le cure stanno bene e penso che anche lei debba puntare a stare bene. Per questo il consiglio è quello di affrontare la questione con chi la segue e cercare di ottenere il meglio che può dalle cure che sta facendo.

un caro saluto e in bocca al lupo
[#8]
Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 173 3
Gentile utente,
ogni persona ha un'esperienza diversa della psicoterapia, ognuno ha i suoi tempi...poi ci sono le statistiche che aiutano a fare una specie di "sintesi " (mi passi il termine poco piacevole ma spero chiaro), questo per dirLe che un anno può essere tanto ma può essere anche poco... dipende dai problemi della persona e dal tipo di lavoro terapeutico. C'è chi dopo un anno sta bene e continua a camminare con le sue gambe e chi ha ancora bisogno di continuare la psicoterapia.
Capisco il suo desiderio di star bene ma se mi posso permettere non si soffermi sulla quantità di tempo ma sulla: <qualità, su cosa sta facendo con il suo psicoterapeuta, cosa le ha permesso di capire della sua sofferenza, quale strada intravede..> questo le dovrebbe servire il lavoro che sta facendo. Su queste domande-riflessioni ne parli con il suo terapeuta. Spero di esserLe stata un pò d'aiuto o di stimolo.
Cordialmente
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Può dirci in cosa consiste il lavoro psicologico che sta facendo? Contenuti discussi in seduta, eventuali compiti ricevuti da attuare fra le sedute, di cosa parlate in seduta ecc.

Inoltre, si sente seguito nel modo dovuto, oppure sente che avrebbe delle critiche da rivolgere al suo terapeuta, indipendentemente dai risultati che tardano ad arrivare?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#10]
dopo
Attivo dal 2012 al 2015
Ex utente
la psicoterapia a cui mi sto sottoponendo si chiama Analisi Transazionale:
ogni seduta è come se fosse un evento a se ovvero non c'è legame tra una seduta e l'altra se non quello metodologico.La seduta è cosi strutturata:
1) propongo il tema da trattare
2) insieme al terapeuta analizziamo il tema riportandolo a quelle che sono le basi dell'analisi transazionale(esempio:capire quale stato dell'io è intervenuto in quella situazione)
3) ristrutturiamo la vicenda in maniera oggettiva.
Tra una seduta e l'altra non ho alcun compito da seguire ne mi viene consigliato alcunchè.
Quando penso al mio terapeuta penso a una persona molto preparata e innamorata del suo lavoro(ho stima di lui) ma:
- la seduta è cronometrata nel senso che c'è un allarme che avverte la fine dell'ora di terapia
- essendo pure un neurologo lavora in un ospedale ed è molto impegnato inoltre da quanto ho potuto sbirciare dalla sua agenda è pieno di appuntamenti (infatti delle volte ho come l'impressione che di tutto quello che ci siamo detti non si ricorda una virgola,quindi si spiega perchè le sedute sono eventi a sè)
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Bene, mi pare una descrizione essenziale ma abbastanza precisa della sua esperienza in seduta. I punti fermi sembrano la preparazione del terapeuta e la sua affezione per ciò che fa, ma anche il sospetto che, essendo oberato di lavoro, forse non si stia occupando di lei con la cura che lei vorrebbe. Altro punto fermo è l'insoddisfazione per i risultati (non) ottenuti finora.

Le colleghe hanno già spiegato in modo esauriente i termini della questione, vorrei solo aggiungere il mio parere per conferma.

I disturbi di personalità - ammettendo che la diagnosi sia corretta - sono effettivamente quadri difficili da trattare e possono richiedere molto tempo. A volte se ne può uscire completamente, a volte tutto ciò che si può fare è imparare a gestirli. Molto spesso, dal punto di vista del terapeuta, i pazienti con DDP sono quelli che interrompono la terapia all'improvviso, poi magari richiamano dopo anni. Ciò ovviamente non facilita le cose, ma anche comportamenti di questo tipo fanno parte del problema.

Riguardo invece alla sua domanda originale e alla mesta conclusione che ne ha tratto:

>>> Avendo letto un infinità di articoli ho raggiunto la convinzione che il mio male è di natura genetica quindi non può sparire perkè è nella mia natura ma può essere solo gestito
>>>

devo invitarla a non prenderla come un dato di fatto, ma solo come una *sua* convinzione, che in questo momento ha, ma che non è più "vera" per il solo fatto che ci ha studiato molto sopra. Sapesse quanti esperti possono sbagliarsi, pur essendo tutti d'accordo fra loro.

Rifletta sul fatto che tutto nella vita ha una base genetica. La vita stessa, qualcuno l'ha definita ironicamente una malattia mortale trasmessa per via genetica. Anche la vita si deve imparare a gestirla, in ogni sua sfumatura, ma non per questo essa è meno degna di essere vissuta. Ognuno a le sue sfide da superare, a lei è toccata questa.

Riflessioni filosofiche a parte, se non è completamente soddisfatto del lavoro terapeutico che sta facendo, dovrebbe parlarne direttamente con il suo terapeuta. Ed eventualmente, può decidere di cambiare.
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