La mia famiglia d'origine

Non è semplice esporre in poche righe il mio problema. Cercherò di essere sintetica. Sposata,tre figli, un marito responsabile ,ma con un pessimo carattere : rissoso, prepotente, convinto della sua superiorità, di essere più intelligente è più preparato degli altri, dispettoso e vendicativo, accentratore. Ha sempre detestato la mia famiglia d'origine . Malgrado io mi ritenga una donna di sani principi, all'improvviso mi sono trasformata in qualcosa che non so definire. Dopo quasi trent'anni di matrimonio, ho iniziato una relazione extraconiugale con uomo che non mi dava nessuna speranza futura, che mi diceva che l'amicizia viene prima dell'amore e che se avessi voluto ricostruire il mio matrimonio si sarebbe fatto da parte. Malgrado mi dicessi di amarlo e di apprezzarlo come persona, in fondo sapevo che quella relazione non aveva futuro, non c'era programmazione di una vita di coppia,non c’era un percorso di vita condiviso, c'era solo la costanza di un rapporto sessuale (con mio marito i rapporti erano da tempo insoddisfacenti, lo infastidiva che gli chiedessi un rapporto completo, non mi baciava , aveva evidenti problemi d'erezione, ma invece di prenderne atto , faceva finta di niente e mi rimproverava di non essere coinvolta sessualmente, di essere ripetitiva,di non cercarlo, di dormire sempre ).Poi il mio amate mi ha fatto conoscere il suo amico che si è aperto a me raccontandomi le sue problematiche affettive. Da quel momento abbiamo cominciato a sentirci quotidianamente per telefono ed a mezzo mail. Ho cominciato a cercalo ed a confidargli i miei malumori ed i miei stati d’animo.Tra noi è stata subito intesa. Stavo bene con lui, era costruttivo, amante della vita, dello sport e del mare ,non aveva paura dei sentimenti, romantico, tenero, premuroso, pieno di vita .Quando ero con lui stavo bene. Pochi mesi dopo, a fine novembre, ero tra le sue braccia e nel suo letto assolutamente felice e convinta che fosse il mio uomo. Il problema è che contemporaneamente non ho comunicato al precedente amante, che indicherò con x, la fine della nostra relazione. Per non fargli sospettare di me e del suo amico, ho continuato comportarmi come sempre ,unica eccezione di non cercavo il rapporto sessuale. Uscivo da casa del mio uomo e facevo l’abituale telefonata ad x prima di rientrare a casa e, qualche volta ci siamo incontrati in macchina scambiandoci intimità. A dicembre mi rendo conto che non era possibile avere due amanti (più un marito da accontentare) e comunico al mio uomo che ho deciso di troncare con x. Avendo programmato un incontro intimo a casa di x il giorno del suo compleanno, decido di dirlo in quell’occasione. Due giorni prima , confidandomi col mio uomo, gli dico che c’è la possibilità di avere un ultimo rapporto sessuale d’addio naturalmente il mio uomo mi dice che non è assolutamente pensabile e senza senso. Ma , non solo , ho avuto quel rapporto ma ,nei giorni seguenti ho avuto manifestazioni di affettuosità telefoniche che di persona. Naturalmente tutto questo è stato ed è motivo di forti incomprensioni col mio uomo. Vorrei capire le ragioni del mio comportamento.
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Fare delle scelte e' sempre difficile. Si deve rinuncIare a tutto il resto e questo non e' sempre ciok che si desidera.
Sembra che questi due uomini rappresentino due aspetti diversi di se', che "e appartengono entrambi.
Naturalmente nella. Nostra cultura una signora deve tendere a formare una famiglia, a costruire una vita insieme all'uomo che ama perche' questo e' scritto nel nostro istinto procreativo. Talvolta pero" delle situazioni particolari come quella che la riguarda fa sballare questo meccanismo.
E' comprensibile che questo l'abbia messa in crisi e le abbia fatto sorgere delle domande.
Prenda del tempo per riflettere e se crede si faccia aiutare, a causa della delicatezza del tema.
Cordialmente.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile dott.sa, la ringrazio per la sua risposta. Concordo con lei quando mi dice che situazioni particolari fanno sballare certi meccanismi. Devo tutta via precisare che non avevo dubbi sulla mia scelta. Ero certa di voler troncare la precedente relazione con il primo amante, per continuale quella con colui che sento di amare profondamente. Infatti, dopo qualche mese dall’inizio della mia seconda relazione,ho comunicato a mio marito che non lo amavo più e che non mi sentivo più sua moglie, dormo in un letto separato e coabitiamo solo perché ho ancora un mutuo sulla casa ed i figli non sono ancora autosufficienti. Quello che non riesco a capire è perché non ho avuto la stessa determinazione con il primo amante. Quale perverso meccanismo o ragionamento mi ha portato inizialmente ad intrattenere due relazioni contemporaneamente, attribuendo ad uno stato di disorientamento il mio agire,nascondendomi dietro il “non voglio farlo soffrire”perciò devo lasciarlo senza insospettirlo e continuando così a telefonargli, parlargli , vederlo .Per più di un mese non ho fatto nulla per far trapelare le mie intenzioni e, quando gli ho comunicato che era finita, l’ho fatto nel peggior modo possibile, non gli ho detto: ti lascio perché non ti amo” ma che volevo ricostruire il mio matrimonio e consumando un ultimo,squallido , rapporto sessuale (durante il quale ho avuto una tremenda sensazione di gelo ,come se fossi con uno sconosciuto , con la voglia di scappare, con l’unico pensiero che finisse il più presto possibile) , alla fine del quale ho pianto disperatamente. Non solo, fedele alla promessa fattagli di restare amici, nei giorni successivi ho continuato a telefonargli interessandomi al suo stato fisico ed emotivo, l’ho invitato al cinema per distrarsi,ho consumato un caffè al bar in sua compagnia . Perché non ho semplicemente detto la verità, cioè non ti amo più? Cosa mi ha mi ha portato a non restituirgli subito la scheda telefonica , le chiavi di casa, ma a farlo in un secondo momento? Perché non ho subito cancellato il suo numero di telefono? Amavo già il mio attuale uomo e desideravo solo stare con lui ,ma non ho avuto riguardo né per lui né per me, perchè ?
Perchè il mio senso di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non mi ha guidata? Pur sentendomi una persona responsabile, mi sono comportata in modo talmente spregiudicato che ancora non riesco a capacitarmi delle mie azioni. Perché,analizzando il mio primo rapporto , mi rendo conto che in fondo sapevo di percorrere una strada sbagliata Perchè il mio senso di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non mi ha guidata? Pur sentendomi una persona responsabile, mi sono comportata in modo talmente spregiudicato che ancora non riesco a capacitarmi delle mie azioni. Perché,analizzando il mio primo rapporto , mi rendo conto che in fondo sapevo di percorrere una strada sbagliata. Spesso mi domandavo cosa stessi facendo e che quell’amante non valeva la metà di mio marito. Sentivo che non avrei mai lasciato mio marito .Non sono più andata a parlare col mio prete di fiducia per non dovergli raccontare del mio primo amante, mentre ho sentito la necessità e la gioia di raccontargli della mia relazione con il mio attuale uomo, ho avuto la necessità di farglielo conoscere e , con grande sorpresa, ho scoperto che il mio prete mi comprendeva ed era felice per me, per l’amore e la gioia che trasparivano. Cosa mi ha spinta a comportarmi in modo più che spregiudicato ? E’ possibile che io soffra o abbia sofferto di qualche patologia?Devo aggiungere che inizialmente, ho preferito non pensarci, non affrontare il problema ,fare finta che non esistesse, ho dovuto essere spinta dal mio uomo per avere il coraggio di guardare la verità ed affrontarla. Ed ora che sto cercando di capire ,mi fa paura quello che vedo e dentro ho tanta rabbia perché non è pensabile che a 50 anni ci si possa trovare in situazioni del genere e vergognarsi di se stessi.

[#3]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
concordo con quanto detto dalla Collega, è possibile che i due uomini si alleino con due parti differenti di se '.
IL perchè del suo comportamento è veramente difficile saperlo, consideri però che forse la parte iniziale del consulto, contiene una parte della risposta:

"un marito responsabile ,ma con un pessimo carattere : rissoso, prepotente, convinto della sua superiorità, di essere più intelligente è più preparato degli altri, dispettoso e vendicativo, accentratore. Ha sempre detestato la mia famiglia d'origine . Malgrado io mi ritenga una donna di sani principi, all'improvviso mi sono trasformata in qualcosa che non so definire"

Il sentirsi, desiderata, ascoltata, rivalutata tra braccia "altre", forse le hanno restituito l'autosima e serenità perduta.

SE desidera, approfiti di questo momento di confusione, per approfondire la conoscenza di sè, mediante un aiuto specialistico.
V.Randone
P.S: le allego, qualche articolo, sulle dinamiche correlate ai tradimenti e matrimoni.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2321-tradimento-e-sessualita-quando-si-tradisce-per-salvare-il-matrimonio.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2287-insieme-per-i-figli-alibi-o-realta.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2231-amo-un-uomo-sposato-ma-lui-non-lascia-la-moglie.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora
Per dare una risposta alle Sue domande non si puo' analizzare gli avvenimenti e i suoi agiti solo alla luce della logica raziocinante.
Nella nostra psiche esiste un inconscio che guida le nostre azioni secondo altri parametri e altri obiettivi. Quindi la domanda dovrebbe essere: a cosa Le serviva ai fini delle sue motivazioni inconsce mettere in atto certi comportamenti?
Per rispondere a tale domanda occorre l'analisi. Perche' il nostro Io si difende dal dovere conoscere certe dinamiche.
Ecco la ragione del consiglio di chiedere un aiuto specialistico, nel suo caso di tipo psicodinamio o psicoanalitico perche' il suo obiettivo e' la conoscenza di se' stessa.
E' la strada per darsi delle risposte e spiegarsi alcune "debolezze". Il passo successivo e' affrontarle con una finalita' che decidera' Lei, con consapevolezza e liberta'
I migliori auguri, signora.
[#5]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentili Dottori , vi sono grata per l'attenzione che avete dedicato al mio problema .
Ho letto con molta attenzione i vostri pareri cercando di comprenderne a pieno il contenuto e riflettendo con molta attenzione. Tuttavia non mi è chiaro il significato di alcuni concetti . E' vero che fare delle scelte è sempre difficile e che nel farle occorre rinunciare a tutto il resto, ma nel mio caso a cosa avrei rinuciato lasciando il primo amante a favore del secondo ? In che modo i due uomini rappresentano due aspetti diversi di me? Forse il primo ha rappresentato il tentativo di un mero soddisfacimento dei miei bisogni ( e quindi il mio l'aspetto edonistico)ed il secondo il raggiungimento di un rapporto di coppia soddisfacente perchè contraddistinto da tutti i contenuti che un rapporto d'amore deve avere secondo i miei parametri ( e quini il mio aspetto psico-fisico)? E' in questa chiave di lettura che devo intendere l'affermazione che "è possibile che i due uomini si alleino con due parti differenti di se"? A quali uomini afferisce quest'ultima affermazione, al mio ex mio marito ed al mio attuale uomo oppure ai due amanti ?
Mi rendo conto che la mia esposizione dei fatti protebbe essere condizionata dal mio desiderio inconscio di darmi delle giustificazioni avendo la consapevolezza di aver tenuto un comportamento assolutamente riprorevole , ma è mia precisa intenzione capirmi ed individuare il problema , non voglio nascondermi dietro niente o far finta di niente.
[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Geentile Signora,
Non e' metodologicamente corretto che faccia io delle ipotesi. Andrebbero stimolate nel colloquio con lei:
Non e' detto che i suoi comportamenti tendano a darsi giustificazioni. Quesata e' una prerogativa della razionalita'.
Potrebbero esserci tanti "vantaggi secondari" nei suoi comportamenti.
Potrebbero rispondere a modalita' relazionali acquisite nell'infanzia.
Potrebbe avere bisogno di avere più' persone che si interessino a Lei senza escluderne nessuna per una sua problematica femminile. Potrebbe volere "diluire il suoi coinvolgimento " per difesa.
Tirare delle somme senza la sua elaborazione non e' possibile.
Ci vuole tempo e disponibilita' per farsi delle domande di questo tipo e cercare delle possibili risposte.
Comunque ci rifletta alla luce di quanto si e' detto qui.
I migliori saluti.
[#7]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dr.ssa, ho riflettuto su quanto dettomi e in particolar modo sulla domanda che mi consiglia di pormi e cioè a cosa serviva ai fini delle mie motivazioni inconsce mettere in atto determinati comportamenti.
All’origine della mia relazione col primo amante c’è stato il mio bisogno di attenzioni, di sentirmi amata ed apprezzata, sicuramente anche il desiderio di punire mio marito che, oltretutto, frequentava assiduamente un’amica (che l’ha persino corteggiato con me presente) della quale ho tollerato la presenza continua perché quando c’era lei, lui era tranquillo.
Mi rendo conto che non mi sono soffermata a riflettere ed analizzare il “ rapporto” col primo amante, non ho cercato di verificarne la natura ,evidentemente perché non lo sentivo un rapporto proiettato nel tempo. Mi è servito per avere le attenzioni e il soddisfacimento sessuale che mi “servivano”. Non ho mai sentito come possibile, l’ipotesi di un mio distacco dalla famiglia. Mi sentivo gratificata dal pensare di essere ammirata, è evidente che non m’interessasse avere un confronto, una crescita, un progetto di vita comune.
Credo sia sintomatico che in circa due anni di relazione, non c’è mai stato un litigio, non ho mai reclamato per il suo modo sciatto di vivere, vestirsi, mi bastava sentirmi fare qualche complimento sul fisico o sull’abbigliamento e mi sembrava che la mia autostima crescesse.Ho ignorato i segnali che io stessa ho cominciato a mandare dopo il primo anno, e cioè il sentirmi sempre irritabile, insoddisfatta, la consapevolezza che non valesse la metà di mio marito che è un uomo culturalmente elevato ed impegnato, mentre lui non aveva interessi oltre la sua attività lavorativa e non è neanche acculturato,anzi….
Ma a me non interessava com’era veramente, volevo sentirmi apprezzata e rivalutata perché mi sentivo una nullità, una fallita , non mi sentivo più in grado di affrontare responsabilità,volevo ricevere delle attenzioni e nello stesso tempo volevo sentirmi importante,volevo ridere,scrollarmi la tristezza che avevo dentro, volevo sentirmi leggera, svuotare la mente .
Volendo descrivere quel rapporto , potrei paragonarlo ad un viaggio in treno nel quale ho percorso un tratto di strada in sua compagnia ,ma con la certezza che arrivata alla stazione sarei scesa proseguendo per la mia strada . In quel momento non me ne rendevo conto , o per meglio dire, non volevo rendermene conto perché in tal caso avrei dovuto comportarmi secondo ragione ed interrompere quella frequentazione,fare i conti con la mia coscienza e la mia ragione ammettendo a me stessa che i sentimenti non c’entravano proprio,che era solo il soddisfacimento di alcune mie necessità. Ero talmente condizionata da quello che era il mio bisogno ossessivo di essere apprezzata, che non volevo prendere atto che quel rapporto era assolutamente inconsistente .Il mio sentirmi inferiore, diversa, rispetto alle altre persone, mi ha portato a non attribuire alla mia persona la giusta dignità, pensavo di non meritare nulla perché avevo sbagliato tutta l’impostazione della mia vita, perché ero un fallimento.
Sarebbe bastato guardare l’educazione che ho dato ai miei figli per rendermi conto che non era così, perché sono ragazzi di sani principi, responsabili,equilibrati, ho insegnato loro ad essere sinceri,a non aver paura di confidarsi con me, ma quando si trattava di me era come se non avessi il diritto di essere me stessa, come se dovessi sempre giustificarmi ,come se dovessi dare conto a qualcuno che mi avrebbe condannata a priori,mi sentivo sempre dalla parte sbagliata .
Quando ho conosciuto l’uomo di cui mi sono innamorata (il secondo amante) ho sentito una straordinaria , irresistibile forza che mi ha attratto , con lui mi sono sentita subito bene, a mio agio ,coccolata, desiderata, amata . Ho sentito subito che con lui sarei stata felice, serena.
Mi sono sentita colpevole , non c’era alcun motivo per esserlo, ma io mi sentivo colpevole.
Era come se avessi sottoscritto un impegno ed all’improvviso, per essere felice, avessi cambiato idea. Avevo tutto il diritto di innamorarmi e di vivere pienamente l’amore che avevo tanto desiderato, ma invece di proteggere quel sentimento ho rivolto la mia premura al tentativo di non destare sospetti,ho “incastrato i due rapporti”coordinando gli appuntamenti :quello principale con l’uomo che amo e , di contorno, le telefonate , gli incontri fugaci con l’altro, e quant’altro . L’assurdo è che il mio unico desiderio era proiettato verso la costruzione del rapporto e conoscenza dell’uomo che amo, non ho avuto un attimo di ripensamento su di questo,eppure le mie azioni sono state contrarie,mi sono comportata come se dovessi essere riconoscente al primo per qualcosa ,non doveva sapere di me e del suo amico ,
doveva avere di me l’immagine di una persona seria che aveva perso la retta via per un periodo ,ma che adesso ritornava ad essere la persona retta che era sempre stata prima. Tutte frottole. Sapevo che non ero importante per lui così come lui non lo era per me. Io gli sono servita per dimostrare che non era omosessuale ( non mi ero accorta neanche di questo!) e lui mi è servito per vendicarmi di mio marito e per soddisfare la mia sessualità repressa . Tutto il resto è stato frutto della proiezione dei miei desideri. Adesso che sto affrontando la verità , mi sento come se all’improvviso mi sto liberando da un peso. Con la spinta e l’aiuto del mio uomo ho trovato il coraggio di farmi delle domande,di superare la paura di guardare i fatti per quello che sono , adesso voglio solo capire perché non capire è diventato per me un problema,perché non so come ho potuto continuare ad alimentare un rapporto inconsistente , che sapevo di non volere veramente, rischiando di perdere la possibilità di essere felice con il mio uomo che, se non avesse creduto in noi, avrebbe anche potuto non volermi più vedere e lasciarmi con tutto il suo disprezzo.
Non voglio più vergognarmi di me o fare delle scelte che in fondo sento che non mi appartengono, voglio essere me stessa , accettarmi, volermi bene, voglio sentirmi finalmente in pace con me stessa. Non voglio più cercare di non pensare perché è più facile fare come uno struzzo e nascondere la testa , tanto i problemi si accumulano e diventano più grossi, non voglio più cadere in depressione o essere autolesionista, piangermi addosso ,è ora per me di verificare che cosa sono.
So di avere scritto un fiume di cose, ma ho troppo da capire.
Grazie dell’aiuto che mi state offrendo.
[#8]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente

Quanto può avere influito sul mio comportamento recente , la mia famiglia d’origine?
Non sono stata una bambina serena, mi sono sempre sentita sola ed ero sempre animata dal desiderio di essere accetta perché mi sentivo meno importante degli altri , mi sentivo inferiore. Le mie cugine avevano delle sorelle quasi coetanee e non avevano bisogno di giocare con me perché erano già gruppo ed io mi sentivo un esclusa, sentivo tra loro la confidenza e la complicità che io non avevo con i miei fratelli perché erano troppo più grandi di me (10 anni mia sorella ed 8 anni mio fratello) . Mia madre era poco presente perché era un’insegnate e ,quando c’era ,era troppo indaffarata. Mia madre era una donna abbastanza rigorosa e poco propensa alla giovialità , sospirava sempre , era sempre angosciata perché mio fratello soffre di epilessia ( una forma di piccolo male) e per lei era un problema insormontabile . Si lamentava continuamente di mio padre, diceva che non combinava niente di buono perché,malgrado lavorasse senza risparmiarsi, non si faceva pagare perché era troppo buono e che lei doveva mantenere la famiglia. Papà era mite , ma sempre impegnato a lavorare ,era buono e amava suonare la chitarra, ma mia madre era tutta d’un pezzo prima venivano le responsabilità poi ( ma non sempre) l’aspetto leggero che veniva vissuto come una concessione e non come la normalità, per lei era peccaminoso essere frivoli.
Quando avevo quasi 8 anni, è nato un altro fratello che mi ha sostituita nel ruolo della piccola di casa , in me è aumentato il senso di solitudine. Spesso mi affacciavo al balcone e facevo finta di parlare con qualcuno che era in casa perché chi passava per strada pensasse che anche io avevo qualcuno con cui chiacchierare. Per un periodo ho giocato con una mia coetanea , vicina di casa e sorella di un’amica di mia sorella, ma quando è arrivata un’altra bambina , ha preferito frequentare lei perché era più libera ,non aveva tutte le mie limitazioni,ricordo il mio profondo disagio quando mi rendevo conto che loro stavano giocando ed io non ero stata invitata. Ero una bambina estremamente sensibile, amavo leggere le fiabe e sognare . Ero di struttura fisica piuttosto gracile ed ero disappetente. Ricordo ancora le scene dei bambini malnutriti del Biafra che mostravano in televisione e mia madre che mi diceva che ero ingrata perché quei bambini non avevano da mangiare ed io, che invece potevo, non apprezzavo il cibo. Non ha mai saputo che quelle parole su di me avevano un effetto dirompente, mi sentivo in colpa perché avevo da mangiare e cercavo di mangiare il meno possibile per non consumare quello che gli altri bambini non avevano. Ricordo i mie genitori sempre in lite perché erano di vedute completamente diverse, per tutti problemi economici che sono scaturiti dalla loro scelta di costruire un immobile e, dalla truffa subita da mio padre ad opera dei suoi soci , ricordo tutti i rimproveri e le recriminazioni che mia madre muoveva a mio padre, ricordo con angoscia tutta la mia adolescenza. Sono cresciuta desiderando di andare via da quella casa e da quella madre che sentivo più una nemica e della quale non mi fidavo e con la quale non c’era alcuna confidenza, tenevo per me i miei stati d’animo, i miei desideri, i miei sogni, mi sentivo solo giudicata e criticata. Mia sorella era lontanissima da me , presa dai suoi problemi, e mio fratello era semplicemente odioso e speso cattivo e prepotente.
La scelta del primo ragazzo è stata decisamente infelice, io poco più che quattordicenne e lui ventenne è stato il primo che mi ha corteggiata con sguardi ed occhi dolci, mi ha fatto sentire “cercata” e che mi ha chiesto se volevo fidanzarmi con lui. E’ stato con lui che ho avuto il primo rapporto sessuale estorto con il ricatto che se non lo avessi fatto mi avrebbe lasciata perché o non gli volevo bene o non ero vergine. Sono stata con lui circa un anno e mezzo, fino a quando mi sono resa conto che non voleva che io continuassi gli studi,mi seguiva dovunque anche a distanza,era gelosissimo, non aveva voglia di lavorare, amava giocare a carte,non voleva che io frequentassi nessuno, mi stava soffocando, ho deciso di lasciarlo. Non dimenticherò mai lo sguardo di mia madre quando , dopo aver perquisito il mio armadio (lei perquisiva sempre i cassetti dei figli, leggeva i nostri diari di scuola,origliava al telefono,ecc…) ha trovato delle lettere e delle poesie e dei bigliettini che c’eravamo scambiati e che, dopo essermele fatte restituire, avevo nascosto dentro la fodera di un impermeabile. Ho capito che lei aveva capito che non ero più vergine e che mi considerava una donna perduta. Avevo 15 anni e l’unica via mi è sembrata quella del suicidio. Sono stata salvata da papà che mi ha portata al pronto soccorso.
Ho mille cose da dire ed ogni volta che affiorano i ricordi per me è una sofferenza che rivivo. Tornare con la mente alla mia gioventù mi angoscia. Ricordo la mia sensazione di avere la grande colpa di essere nata ….! Perché è questo che sentivo , anche da piccola , mi sembrava di avere la colpa di essere viva. Avevo meno di dieci anni e, sgridata e schiaffeggiata da mia madre perché avevo fatto tardi tornando dalla messa perché mi ero attardata con le amichette del catechismo, le ho gridato contro “ perché sono nata, perché non sono morta subito? Perché non sono nata maschio? Ancora ricordo quante botte mi ha dato!!!
Sono tanti i ricordi che riaffiorano, sono come un fiume in piena,mi fanno soffrire.
Desidero affrontare l’altra parte di me,quella che mi ha portato alla depressione, a non volermi bene,che mi ha portato a compiere azioni di cui mi vergogno, mi dispero perché non riesco a capire la ragione dei miei comportamenti, perché a ho fatto del male all’uomo che amo ed a me stessa, sto male perché è qualcosa che non riesco a mettere a fuoco e per me è diventato un problema che non so come risolvere.
Come posso fare?
[#9]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Ce le potrebbero essere tante di ragioni, almeno a leggere le situazioni della Sua vita che ha raccontato.
Ogni quadfeo andrebbe ampliato perche' in ognuno puo' esserci traccia di quel meccanismo che Lei ha utilizzasto preferibilmente per sgattaiolare fra gli spigoli della Sua infanzia, della Sua famiglia. E forse una volta trovato puo' averlo utilizzato ancora.
Mi sembra che ora Lei senta l'esigenza di spiegarsi meglio tutto.
Se ne avesse la possibilita' un aiuto psicologico psicoterapeutico in persona potrebbe giovarLe. Uno specialista di area psicodinamica o psicoanalitica per ripercorrere con un sostegno adeguato le tappe della sua vita che ricorda importanti.
Che ne dice?


[#10]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente

Gentile Dr. ssa , sono certa che un aiuto psicologico psicoterapeutico mi sarebbe di grande giovamento, ma vivo in un piccolo centro e non è facile trovare uno psicoterapeuta. Dovrei recarmi in un'altra città, ma la cosa mi è impossibile perché, pur essendo di fatto separata in casa, dovrei dare delle spiegazioni sulle ragioni di questa mia necessità e purtroppo non mi è al momento possibile.
D’altra parte mi rendo conto che per me è un periodo molto difficile perché mi trovo a dover fare i conti con me stessa, capire i miei riprovevoli comportamenti e non posso rimandare oltre la soluzione . E’ di vitale importanza per il mio equilibrio mentale, per il rispetto che , finalmente, sento di dovere avere per la mia persona e per rispetto all’uomo che amo e che mi è rimasto vicino e mi sostiene,malgrado tutto.
Spero vivamente con il vostro prezioso aiuto di riuscire a superare questo momento e sentirmi finalmente libera . Non sono più giovane e penso di aver vissuto male gran parte della mia vita, ho toccato il fondo in tutti i sensi,vorrei non sprecare gli anni che mi restano e vivere serenamente ed in modo giusto.
Distinti saluti
[#11]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
Il colloquio di persona non puo' essere sostituito da consulti on line.
Cerchi se puo' di bypassare il problema di doversi giustificare.
Comunque, ora una traccia ce l'ha e la sua possibilita' di scelta e' reale.
Le porgo i migliori saluti
[#12]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Gentile Dott.ssa se ci fosse stato il modo di bypassare il problema di giustificarmi lo avrei già trovato. Purtroppo non mi è possibile per una serie di motivi oggettivi. So bene che il colloquio di persona è insostituibile, ma quando è impossibile si cerca di aiutarsi in altro modo, magari cercando spunti di riflessione e facendo tesoro di suggerimenti esperti .
Distinti saluti