Crisi di ansia

Buongiorno. Da un bel po' di tempo soffro di crisi di ansia. La cosa, trascurata inzialmente, è andata progredendo. Sono una docente, ma ad onor del vero questo stato ansioso ha una origine diversa dal lavoro: mio padre lo scorso anno si è ammalato di tumore. Per 12 mesi ho cercato di essere forte, di dare forza, di non abbattermi, di reagire. Non ho mai avuto cedimenti, le forti preoccupazioni non hanno preso mai il sopravvento. Nel mese di luglio mio padre è stato operato ed ora, grazie a Dio, le cose sono migliorate. Proprio in questo momento di oggettiva serenità, ho iniziato ad avere attacchi di ansia. Sicuramente sto pagando il conto di 12 mesi di forza che ho dovuto "tirar fuori" ed ora sto crollando. Purtroppo mi trovo a lavorare a 40 km di distanza da casa: non riesco a guidare (cioè ci riesco, ma ho paura a mettermi alla guida in queste condizioni. Potrei essere un pericolo per me e per gli altri) e sto avendo disagi anche a servirmi dei mezzi pubblici. In pratica ho difficoltà a raggiungere il luogo di lavoro oltre a mancare della necessaria concentrazione per svolgere le mie mansioni (lavoro che tra l'altro amo molto e al quale mi dedico più per passione che per lo stipendio). Oltretutto, nelle condizioni in cui verso, ogni minima resposabilità che mi viene affidata mi genera ulteriore ansia. Certo non posso imputare il problema al lavoro, casomai sono io a portare i miei problemi personali nella sfera lavorativa. Quindi lungi da me pensare a burnout o similia!
Ho questi attacchi di ansia in momenti diversi della giornata e sono talvolta accompagnati anche da fitte a livello dello stomaco e da tachicardia.
Vorrei rivolgermi ad uno specialista, non so però se indirizzarmi ad uno psicologo o ad un neurologo. Vorrei un consiglio. Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara prof.ssa,

lei si è fatta carico di una situazione molto stressante impegnandosi a mantenere la calma per poter essere sufficientemente lucida e costituire (immagino) un punto di riferimento per i suoi cari quando suo padre si è ammalato.

Passata fortunatamente l'emergenza, la serenità della quale ora potrebbe godere fatica ad essere raggiunta perchè, come lei ha giustamente osservato, tutta la tensione accumulata per oltre un anno della sua vita ora sta emergendo.

Sarebbe davvero utile che si rivolgesse ad uno psicologo per essere aiutata ad elaborare tutte le emozioni che ha dovuto reprimere in questi lunghi mesi e che adesso si stanno facendo sentire: la paura di perdere il papà, il timore di affrontare la vita senza di lui, il senso di impotenza, l'incertezza sull'esito della malattia e della situazione nel complesso sono vissuti emotivi del tutto fisiologici, ma che è bene esternare e "smaltire" per evitare di esserne sopraffatti.

Se lei non ha potuto o voluto farlo durante la malattia di suo padre può tranquillamente occuparsene adesso.

In precedenza aveva mai sofferto di disturbi di tipo ansioso e/o depressivo?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"La cosa, trascurata inzialmente, è andata progredendo"

Questo è fisiologico quando si parla di ansia.

Per questa ragione Le suggerisco di rivolgersi al medico di base per escludere qualunque tipo di causa organica del Suo disagio, e in seconda battuta allo psicologo.

Se venisse confermata la diagnosi di disturbo d'ansia, potrebbe essere molto utile uno psicologo psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale, perchè in letteratura abbiamo prove di efficacia di questo tipo di terapia.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
gentilissime dottoresse, ringrazio per l'aiuto.
Venendo alla domanda della dottoressa Massari, no è la prima volta. Eppure ho attraversato, come tutti, momenti dolorosi, difficili, ho avuto preoccupazioni anche in passato eppure sono sempre riuscita non solo a gestire la situazione, ma a non avere (apparentemente) straschici. Dico e sottolineo "apparentemente" perchè, immagino, questi eventi che in passato possano essere stati messi a tacere, magari adesso stanno riaffiorando insieme ai più recenti. Un macello in pratica :-(
In questo particolare momento tendo a focalizzare la mia preoccupazione sul lavoro. in realtà so benissimo che è il mio modo di autoingannarmi e spostare l'attenzione dal problema reale.
Ancora grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"questi eventi che in passato possano essere stati messi a tacere, magari adesso stanno riaffiorando insieme ai più recenti"

E' possibile: a volte un serie di eventi stressanti (o anche di lutti) è affrontata "tranquillamente", ma arriva il momento in cui un nuovo stress fa riemergere in un solo colpo tutte le emozioni in precedenza represse.

Il lavoro rappresenta un'area importante: consente di rendersi autonomi dalla famiglia mediante il percepimento di una remunerazione e di dimostrare le proprie capacità.

Forse il fatto che lei sta sperimentando dei sintomi d'ansia proprio in questo contesto ha un significato, e in particolare (in ottica psicodinamica) mi viene in mente che potrebbe dipendere dalla volontà del suo inconscio di segnalarle che non può fare tutto da sola, che è ora di appoggiarsi agli altri e di non caricarsi più di troppe responsabilità.
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Utente
Utente
in effetti sto stringendo i denti, perchè comprendo che il lavoro può essere un momento importante anche perchè, quando sono a scuola, non posso certo concentrarmi sulle mie preoccupazioni. Tuttavia un breve episodio mi è capitato anche poco dopo esser uscita dalla classe, ma non ho capito se fosse legato alla paura di dover affrontare i 40 km di viaggio o da altro.......Ancora grazie per l'aiuto
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non posso che consigliarle di contattare quanto prima uno psicologo della sua zona: è importante non lasciar passare altro tempo perchè il rischio è che la situazione peggiori ulteriormente.

Nel caso in cui i sintomi divenissero invalidanti tenga presente la possibilità di avvalersi di un supporto farmacologico per evitare di dover rinunciare alle sue abituali attività quotidiane.
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Utente
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ancora grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Grazie a lei per averci scritto.
Abbia fiducia nella possibilità di risolvere tutto, perchè probabilmente si tratta solo di un accumulo di emozioni da "sciogliere" il prima possibile per consentirle di ritrovare il suo equilibrio.

Se vuole ci aggiorni sulle novità, le faccio tanti auguri!
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Utente
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certo, sarà mio piacere ! grazie
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Utente
Utente
eccomi qui, a più di un mese dal nostro scambio. Ho iniziato un percorso terapeutico, con scarsi risultati: le crisi d'ansia sono notevolmente peggiorate, all'inizio sembrava chhe la cosa stesse migliorando poi sono ripiombata nelle crisi che sono aumentate di numero e anche in termini di durata.
Sono stanca, demotivata. Continuo ad andare al lavoro, ma ho avuto diversi episodi di attacchi di ansia mentre ero in treno (purtroppo non me la sento più di guidare). Il mio psicoterapeuta insiste nell'incitarmi a non mollare e mi dice che devo continuare ad andare al lavoro nonostante tutto. Io non me la sento, per cui ho chiesto al medico di base il quale mi ha fatto un certificato di 15 giorni.
Nel frattempo sto pensando di cambiare psicologo. Che potete consigliarmi?
Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
A volte può avvenirei un peggioramento temporaneo della sintomatologia in concomitanza con la trattazione in seduta di argomenti che generano ansia, ma visto che lei ha iniziato da poco è anche possibile che questo decorso non dipenda affatto dagli incontri con lo psicologo, ma che si sarebbe verificato lo stesso.

Finora quante sedute ha fatto?
Sintomi a parte, come si trova con quel terapeuta?

Ha valutato l'opportunità di richiedere anche un supporto farmacologico?

Suo padre come sta?
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Utente
Utente
Le sedute sono state quattro. Con il terapeuta scelto non sono entrata proprio in sintonia. La vedo come una figura distaccata e per nulla empatica. Mi rendo perfettamente conto che un terapeuta non è un amico e che il suo ruolo non possa essere di compartecipazione, ma è come se avessi con lui una sorta di freno.
Sto iniziando a pensare ad un supporto farmacologico, da sola è davvero troppo dura.
Lei continua a consigliarmi di proseguire con il lavoro (inizio a perdere colpi anche lavorativamente parlando, mi manca la concentrazione ed anche se è una professione che amo, che ho scelto e fortemente voluto, adesso inizio a vedere le responsabilità ad esso correlate come un peso, una montagna alta da scalare).
Grazie per avermi chiesto di mio padre. E' sempre sotto costante controllo medico e le cose procedono bene.
Un saluto
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Utente
Utente
buongiorno, chiedo scusa per il secondo messaggio consecutivo. Purtroppo ieri ho avuto l'ennesimo episodio mentre ero a scuola. La Dirigente mi ha affidato l'ennesima "gatta da pelare" che non ho potuto rifiutare. Appena concluso il colloquio sono andata in bagno e lì mi sono sentita male. Lo so, me lo ripeto e cerco di farmi forza pensando che il lavoro può essere un motivo per stare impegnata in qualcosa che non mi faccia concentrare sulla mia ansia, che possa in un certo senso "distrarmi", ma perchè devo sentirmi male sul luogo di lavoro, dover chiarmare il mio compagno per tornare a casa? Non avrei diritto ad un periodo di riposo? Ripeto, non sto cercando in tutti i modi di non andare a lavoare (di modi ce ne sono, di medici "disponibili" anche), ma io - magari sbagliando - sento di aver bisogno di staccare la spina.....
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"il lavoro può essere un motivo per stare impegnata in qualcosa che non mi faccia concentrare sulla mia ansia"

Purtroppo l'insegnamento non tiene lontani dall'ansia, ma è fonte di ansia per molti suoi colleghi (tantissimi sono vittime del burn-out) e immagino anche per lei, che non tiene sufficientemente conto del fatto che svolge una professione decisamente stressante: gli insegnanti sono sottoposti a pressioni differenti che arrivano da tutti i loro interlocutori (studenti, colleghi, dirigenti scolastici, genitori) e non hanno vita facile.

Con questo non voglio dire che dovrebbe mollare tutto, ma che forse considerare il lavoro come un modo per distrarsi non è utile e la può stressare ancora di più, dal momento che può pensare di non riuscire nemmeno in questo.

A mio avviso in questo momento farebbe bene ad assentarsi per un periodo per malattia, che nelle sue condizioni è giusto che il medico le riconosca, per iniziare ad assumere una terapia farmacologica che potrebbe richiedere 2-3 settimane per entrare in azione (mi riferisco alla classe di farmaci che è probabile che le sia prescritta, gli antidepressivi ssri, che sono utilizzati anche per la terapia dei disturbi d'ansia).
Cercherei anche un altro psicologo, perchè è importante che lei si senta a suo agio con la persona che si occupa del suo problema.

Le consiglio sicuramente anche di esaminare con più attenzione cosa le mette a disagio nel contesto lavorativo, perchè sospetto che non sia un caso che il suo malessere sia emerso proprio sul lavoro.
Ad es.: tende a sovraccaricarsi? E' quella sulla quale tutti contano? Sa dire di no quando non vuole occuparsi di qualcosa?
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Cara signora,

leggo queste parole :
"Mi rendo perfettamente conto che un terapeuta non è un amico e che il suo ruolo non possa essere di compartecipazione"...chi le ha detto questo?
Un terapeuta, è vero, non si può considerarlo un amico, ma una figura che partecipa al suo dolore, alla sua vita, e che fa carico dei suoi problemi assolutamente si. L'empatia è fondamentale per entrare a contatto con qualcuno. Per aiutare qualcuno bisogna sentire il problema dell'altro. E' un percorso che va fatto insieme, vissuto e partecipato, finchè il paziente non è in grado di camminare nuovamente con le proprie gambe completamente rafforzato. Le dico questo perchè lei ha dimostrato di essere molto ferrata in certi argomenti, e quindi mi sento in dovere di chiarirle questo punto.
Probabilmente lei non ha sentito tutto questo nel suo psicologo, può capitare, può anche darsi che l'orientamento del terapeuta non preveda l'empatia...può essere però più specifica? Le ha dato degli obiettivi da raggiungere?

Da quanto leggo lei è entrata nel circolo vizioso dell'ansia, superabile con un percorso psicoterapeutico giusto. Ovviamente è un percorso che prevede il rivivere di alcuni momenti della sua vita che magari le genereranno sofferenza. Motivo per cui un momentaneo peggioramento del sintomo è possibile. Valuti se si è trattato di questo, in baso a cosa avete discusso in terapia, oppure se potrebbe dipendere da una relazione terapeutica che non si è instaurata. Nel secondo caso consiglio di cambiare terapeuta prima di andare troppo oltre.

Ci aggiorni

Un abbraccio

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Dimenticavo...lo psicoterapeuta è la figura più utile per i problemi di ansia. Al massimo il suo terapeuta può chiedere un consulto con uno psichiatra per eventuale somministrazione di farmaci. Il neurologo invece questo non lo fa, da solo terapia farmacologica. Il giusto approccio è quello integrato: psicoterapia e farmaci (se ritenuti necessari). Un percorso psicoterapeutico è comunque essenziale.
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Utente
Utente
gentili dottoresse, ringrazio entrambe per la disponibilità e la pazienza nel rispondermi.
La dottoresssa Massaro mi chiede di interrogarmi meglio su cosa mi generi ansia nel contesto lavorativo. In questo momento è difficile. In modo del tutto istintivo ed automatico le direi che i miei problemi iniziano sin da quando devo uscire da casa: ansia di guidare (infatti preferisco evitare), ansia che mi accada qualcosa servendomi dei mezzi pubblici, ansia (tremenda) di fare tardi e di non avere la possibilità di avvisare al lavoro che sono in ritardo (perchè magari in quel momento il cell non ha "campo"). Una volta giunta a scuola, poi, in effetti l'attività lavorativa mi distrae, ma ogni e dico ogni incarico mi genera ancora ansia ed, in effetti, fatico a dire di no. Spesso mi pongo la seguente domanda "se non avessi il problema di dovermi spostare di 40 km per andare al lavoro, starei più tranquilla?". E non so rispondermi (anche perchè convinta che a monte ci sia il difficilissimo anno trascorso che ora bussa alla mia porta presentandomi il conto). E poi c'è un altro aspetto: mi sento "male" alla sola idea di dovermi assentare per un profondo, radicato ed innato senso del dovere (in 10 anni di insegnamento mi sono assentata in tutto tre giorni per febbre alta con sensi di colpa allucinanti!) e per un grande amore che ho per questa professione.
Quanto al consiglio delle dottoresse Massaro e Mirona relativamente alla figura del terapeuta, sicuramente prenderò in considerazione anche se incominciare da zero nuovamente il percorso mi costa fatica. Se è necessario lo farò. Sono determinata a farcela, non si può vivere in questo modo. Non si può e non me lo merito. Non posso rovinare un momento che dovrebbe essere sereno. Caspita!
Buona giornata!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"mi sento "male" alla sola idea di dovermi assentare per un profondo, radicato ed innato senso del dovere (in 10 anni di insegnamento mi sono assentata in tutto tre giorni per febbre alta con sensi di colpa allucinanti!)"

E' giusto avere senso del dovere e responsabilità nei confronti del proprio lavoro, ma anche esagerare da questo punto di vista, senza darsi tregua, è deleterio e soprattutto lei ha presumibilmente questo fortissimo senso del dovere in ogni contesto, come l'ha avuto nell'occuparsi di suo papà sforzandosi di costituire un solido e incrollabile punto di riferimento per il resto della famiglia.

Ad un certo punto però le energie si esauriscono e le emozioni represse riemergono.

Provi a prendersi un più che giustificato periodo di assenza per malattia come gesto d'amore per sè stessa, per dimostrarsi che anche lei conta e che non contano solo le (altissime) aspettative degli altri nei suoi confronti.
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dopo
Utente
Utente
Ho appena contattato il mio medico di base: dice che, secondo lui, non c'è motivo alcuno di certificarmi due/tre settimane di malattia. Se e quando mi presenterà da lui con un certificato del neurologo allora potrà. Mi ha anche detto che se si volessero fare certificati a tutti quelli che sono in ansia i luoghi di lavoro sarebbero deserti. In pratica sono stata trattata come una lavativa che vuole farsi tre settimane di vacanza a spese dello stato. E' proprio vero: tutto quello che non è visibile non esiste! Se mi fossi presentata con una gamba rotta sarebbe stato più facile. Invece con l'anima "rotta" non c'è nulla da fare, non ti credono........
Grazie per i consigli e per l'aiuto
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Alla luce di questo le direi di cambiare medico, per più di un motivo.

Se mai servisse un certificato, sappia che può essere stilato anche da uno psicologo e che per avere valore legale non è necessario che sia stilato da uno specialista in psichiatria (più che in neurologia, come erroneamente indicato dal suo dottore).

Le faccio poi presente che se mai servisse oggettivare il suo disagio vi sono alcuni test psicodiagnostici (ad es. il MMPI-2) utilizzati anche in ambito forense e considerati quindi più che attendibili anche al di fuori dell'albito della psicologia.
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dopo
Utente
Utente
la ringrazio, chiederò al terapeuta. naturalmente poi sarà il medico di base che dovrà inoltrare il certificato telematico all'INPS e alla scuola, ma spero che con quanto dichiarerà il mio terapeuta non ci saranno problemi.
Ancora grazie, lei e la dottoressa Mirona mi state aiutando tantissimo e per me è molto importante perchè mi state facendo sentire che ce la posso fare!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Certo che ce la può fare!

Ci tenga aggiornate!
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
E' solo un nostro dovere.....mi dispiace che il suo medico di famiglia non la pensi come noi. Non si preoccupi, sicuramente la sua psicologa troverà il modo di certificare il suo attuale stato e di aiutarla.

Un abbraccio
Ansia

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