Ambiente di lavoro "disumano"

Buongiorno Dottori,
lavoro in un ambiente di lavoro, che io sento come "disumano", non nel senso dei tanto lavoro e degli alti ritmi (che comunque sono presenti), ma nel senso che sembrano non esserci rapporti umani fra colleghi. Non si lasciano mai andare a racconti sulla loro vita, i loro fine settimana, non abbandonamo mai l'atteggiamento serioso ed impegnato in favore di una battuta, una risata, una parola in più, ma anche solo di discussioni su argomenti vari, non attinenti al lavoro. Io sono arrivato a pensare che viga una sorta di norma gruppale, per cui il prototipo di impiegato modello debba essere così. Tant'è che io e due mie colleghe, che siamo più spiritosi ed espansivi, siamo degli outsider e giornalmente, quando scambiamo due battute in ufficio, subiamo l'ostracismo del gruppo, più o meno manifesto: una sbuffa, l'altra ci riprende, altri comprano i tappi per le orecchie.... :) è ridicolo, lo so, e me ne vergogno solo a parlarne, ma è così. Non posso sapere come sono queste persono al di fuori dell'ufficio e nelle pause pranzo che ho passato con loro (poche, e si capisce perchè) l'atteggiamento è sempre quello. Aldilà del fatto che sono coscente di dovermi cercare un altro posto di lavoro, perchè io là dentro non posso manifestare la mia personalità senza essere giudicato vale e vessato. Mi chiedo, ma è possibile che queste persone resistano anni (a dire il vero, non molti perchè il turnover è alto), passando 8 o più ore al giorno in questo contesto scevro di ogni manifestazione umana? Può essere un ambiente alienante, malato, o semplicemente è quello sbagliato per me? Rischio di conformarmi anche io? Già mi rendo conto di essere cambiato rispetto a prima di questo lavoro.... la mia solarità si sta assopendo....
grazie per l'ascolto
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

l'ambiente di lavoro può essere più o meno rilassato e accogliente in base a diversi fattori, non ultimo il tipo di attività che vi si svolge, ma spesso è la dirigenza o la proprietà a determinare il clima che si instaura.
Anche i tempi difficili che attraversiamo stanno avvelenando il clima in diversi luoghi di lavoro, dove i dipendenti temono la possibilità di perdere il posto.

E' quindi possibile che si generi un tipo di situazione come quella che lei ci descrive.

E' importante che abbia legato con le due colleghe che non intendono adeguarsi completamente alla seriosità dell'ambiente lavorativo, ma a mio avviso sarebbe soprattutto importante che investisse anche in altro e cioè nelle attività che può svolgere dopo il lavoro, nel tempo libero, e nelle relazioni che può instaurare e coltivare all'esterno dell'ufficio.

Cosa ci può dire della sua vita extra-lavoro?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
L'attività è tradizionale, così come il contesto (reazionario e conservatore, come quello di molte vecchie professioni classiche). E' verissimo che molta colpa ce l'ha la capa, che io spesso vedo come una specie di matriarca dispotico, iracondo, scorretto nei rapporto con i subalterni, iniquo, sfruttatore e, ahimè, ignorante.
Detto questo, che da solo basta per farmi vincere il premio di peggiore sceglitore di posti di lavoro, posso dire che non sono soddisfatto della mia vita extra-lavoro. L'indipendenze economica tarda ad arrivare, l'amore lo desidero molto ma non arriva nemmeno lui, gli amici sono pochi ed il mio tempo libero lo passo, devo ammetterlo, in solitudine. Non riesco più a leggere romanzi, perchè tutte i miei sforzi cognitivi sono orientati al lavoro. Altri hobby, meno dispendiosi intellettualmente, come il fare musica, li ho abbandonati. Faccio solo palestra, ma solo per mantenermi in forma, visto che non è un'attività che mi diverte molto.
Come dicevo, ho perso molta solarità, ironia, la leggerezza di un tempo è solo un ricordo. Sono spesso preoccupato, ombroso, anche molto nervoso.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che se avesse saputo prima che quell'ambiente ha queste caratteristiche ne sarebbe stato alla larga, non crede?

Sarebbe importante che si concentrasse di più sulla vita extra-lavorativa, come le dicevo, ripartendo da lì a costruire qualcosa che la gratifichi e che le consenta di vedere il lavoro come una delle attività che svolge fra le altre, per quanto più estesa nel tempo, i cui aspetti negativi sono però sopportabili se nella sua vita c'è anche dell'altro.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

dal mio punto di vista è stato molto bravo ad "allearsi" con le due colleghe con le quali si permette di essere se stesso e scherzare.
In altre parole non mi pare si sia lasciato influenzare da quest'ambiente.
Semplicemente lo ritiene molto lontano dal Suo modo di vedere e di essere.
Ma ritengo anche che una variabile importante dell'essere umano sia la flessibilità.
Lei ritiene "disumano" l'ambiente di lavoro, o solo alcuni colleghi e il loro modo di porsi?

Per quanto riguarda le dinamiche relazionali e di gruppo che si creano in un'Azienda, in un gruppo (di qualunque tipo: la famiglia, le squadre sportive, ecc...) è chiaro che dall'alto si ha molto interesse a creare un certo clima.

Molto spesso in Azienda si nota un clima molto competitivo, a scapito dell'umanità dell'ambiente. E sappiamo bene che la competizione può esprimersi in tutte le forme, spesso anche subdole.

Vorrei capire meglio se la Sua vita fuori dal lavoro è piuttosto ritirata per i problemi e lo stress che ha incontrato al lavoro e quindi ora questo "ritiro" si è accentuato o è sempre stata così.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie Dott.ssa Massaro,
condivido il suo consiglio e ne farò tesori.

Grazie Dott.ssa Pileci,
risponderò alla Sua domanda.
Non posso proprio dire che la mia vita extra lavoro sia così a causa del mio lavoro.
Il "ritiro" si è accentuato ultimamente, ma per altri motivi.

Dai 22 ai 27/28 anni ho avuto dei rapporti di amicizia appaganti, così appaganti al punto che non ne cercavo altri. Di fatto, i miei amici stretti erano due, a cui più in là se ne è aggiunto un terzo.
Con il passare degli anni, io, ma probabilmente anche i miei due "amici" storici, siamo cambiati molto. Le esperienze, le diverse scelte ed i diversi approcci dinanzi a questioni importanti, ci hanno piano piano distanziati mentalmente e, poi, fisicamente. Sono stati oggetto di incomprensioni, sino ad accompagnarci inesorabilemente alla fine dell'amicizia. Ovvio che il passato ci lega molto, ma nel presente siamo spariti dai reciproci scenari quotidiani.
Questo è vero in particolare per uno dei due rapporti. COn l'altra persona, si passa ancora volentieri delle ore spensierate ogni tanto, ma poco più. Rimane il terzo rapporto, più recente, all'interno di cui ultimamente sto cercando di prendere più i miei spazi. Li vedo appositamente di meno, per non cadere nell'errore dell'"esclusività" che caratterizzava le mie altre amicizie. Peraltro nemmeno sento il bisogno di vedere più spesso questa persona.
Ripeto che non sentivo esigenze di avere altri amici, anche perchè eravamo sempre contorniati da una schiera di conoscenti, che rimanevano tali, e la vita non era per niente "ritirata" allora, anzi...... ora che questi pilastri sono crollati, l'intero edificio è crollato ....... e sono alla disperata ricerca di nuovi rapporti, ma mi scontro con l'ovvia considerazione che non è facile, nè in generale, nè in una grande città come Milano. Io non sono introverso. Mi reputo anche simpatico ed interessante. Se volete diventare miei amici, io ci sono :) ovviamente scherzo.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Può cominciare a individuare cosa le interessa e le piace fare e frequentare nuovi ambienti di conseguenza, in modo tale da poter conoscere altre persone a partire da una base condivisa.